In "Nuovo cinema Paradiso", il pluripremiato
film di Giuseppe Tornatore del 1988, l'anziano operatore Alfredo, interpretato
da uno splendido Philippe Noiret, trasmette il proprio amore per il cinema ad
un bambino (Salvatore Cascio). Alla morte di Alfredo il bambino, ormai adulto,
si vede recapitare in eredità un lungo montaggio di spezzoni di pellicola,
che erano stati censurati dal prete del paese: una sequenza infinita di baci più
o meno casti o appassionati.
Nell'affrontare l'argomento della mostra "Le nuvole dell'anarchia" ci
siamo ispirati a quella suggestiva sequenza di baci censurati: in primo luogo
abbiamo ritenuto stimolante e informativo presentare un collage variegato di spezzoni
di fumetti in cui compaiono personaggi anarchici (o riconducibili all'anarchia)
in veste di protagonisti o di semplici comparse; in secondo luogo evidenziare
autori (sia famosi che sconosciuti) che attraverso il fumetto hanno dato segnali
forti di impegno e di critica "
per demolire a colpi di matita il muro
prepotente del potere, dell'arrivismo e delle falsità" è un
contributo alla lotta contro tutte le forme di controllo sul pensiero che ogni
potere persegue attraverso la censura. Il dibattito accesosi di recente sulla
cancellazione della trasmissione "Satyricon" di Daniele Luttazzi lascia
presagire tempi peggiori in merito. Del resto proprio qui a Prato nella scorsa
edizione si è affrontato il tema di artisti e di fumettisti perseguitati
a causa del proprio impegno.
Il tema generale "L'Utopia a fumetti" si è rivelato impegnativo
anche per la novità dell'argomento: mi pare si possa parlare in questo
caso di un'iniziativa senza precedenti, almeno nel campo delle mostre del fumetto,
e il fatto che venga ospitata all'interno di una rassegna come quella di Prato,
così attenta ad affrontare temi sociali ed aperta ad apporti interdisciplinari,
ci onora come autori e come anarchici.
Un approccio esaustivo al tema avrebbe richiesto un'analisi su tutto il rapporto
tra gli anarchici e l'illustrazione, rapporto che si è già cominciato
ad affrontare con ricerche e mostre sul connubio arte e anarchia; ricerche che
peraltro hanno evidenziato come in campo anarchico l'attenzione per il disegno
e per l'illustrazione sia sempre stata grande e di ottimo livello; d'altra parte
gli anarchici sono dei malati della carta stampata: il numero di giornali, testate,
riviste, libri ecc. a cui hanno dato vita è incredibilmente lungo, sicuramente
il più lungo tra le correnti del pensiero alternativo.
Raccontare per immagini è da sempre l'obiettivo di molti artisti, e il
presentarli in rapporto con l'editoria e la stampa anarchica occuperebbe tutto
lo spazio di questo catalogo; mi limiterò dunque a citarne uno per tutti:
Frans Masereel, il grande xilografo fiammingo, il quale, grazie ad un'abilità
e ad una tecnica notevoli, dette vita a dei veri e propri racconti per immagini,
di immediata ed universale comprensione, arrivando a sensibilizzare pubblici vastissimi
alle tematiche sociali. I suoi lavori si possono considerare i veri precursori
dei comics moderni: "
un'eccellente iconografia contro la guerra, contro
la folla gregaria, contro le istituzioni (e non solo quelle del capitalismo) per
la difesa dell'individuo, per l'amore, per la libertà" (Michel Ragon).
Satira e avventura
Per ritornare all'argomento fumetto, una ricerca certosina probabilmente avrebbe
dato risultati più vasti; ma riteniamo che il materiale esposto sia sufficientemente
rappresentativo dell'approccio al tema in questione. Nel commentarlo mi limiterò
dunque all'ambito Italia, operando una distinzione tra fumetto d'autore tout court
e fumetto italiano ispirato o prodotto dall'area anarchica; in altre parole da
quei fumetti d'autori che si definiscono anarchici e/o fumetti editati dalla variegata
pubblicistica anarchica di lingua italiana. Inutile dire che in tutti i paesi
occidentali, ma non solo, si sono prodotti comics anarchici o di anarchici sicuramente
più numerosi che da noi: il piccolo assaggio dato in questa mostra potrà
essere ripreso in altre edizioni.
Per rimanere a casa nostra ci è sembrato opportuno iniziare dal fumetto
cosiddetto di "satira", per poi passare a quello di "avventura".
E se di satira si deve parlare, come non iniziare con Alfredo Chiappori e il suo
personaggio più conosciuto, Up il sovversivo? Lo ritroviamo in molte strisce
degli anni '70: il tema qui proposto e affrontato più volte con amaro cinismo
dall'autore è quello della "strage di stato": la vicenda è
quella nota del ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli "suicidato" dalla
questura di Milano nel 1969; sul tema degli anarchici e del loro cliché
bombarolo Chiappori ritorna con Alfreud, l'omuncolo rinchiuso nel cubo, quel cubo
formato dalle linee metaforiche dell'ignominia, dell'ignoranza e del luogo comune.
Rimanendo nel campo della satira, ricordiamo il settimanale Zut, degno
erede del più conosciuto Il Male che imperversò negli anni
'80 ospitando schiere di disegnatori ora dispersi in altre testate. Da Zut
citiamo due strisce di Staino con il suo Bobo, il veterocomunista qui rivestito
con gli scomodi ma gloriosi panni dei marinai rivoluzionari e anarchici di Kronstadt.
Terminiamo questa brevissima carrellata con il più cattivo: Cattivik, la
creatura di Bonvi e Silver che denuncia la sua natura anarchica comparendo anche
sulla copertina di A-rivista anarchica. Era lui a macinare nel tritacarne
l'omino tricolore simbolo dei mondiali di calcio italiani del '90, mentre il "cugino"
Lupo Alberto è notoriamente un sovversivo potenziale da quando fondò
l'associazione dei "Bravi Ragazzi" (B.R.) con una stella a cinque punte
come simbolo!
Nell'ambito del fumetto d'avventura italiano dei giorni nostri, gli anarchici
invece la fanno da padroni. Vittorio Giardino affronta l'argomento della guerra
civile spagnola con un commosso omaggio agli sconfitti di quella guerra-rivoluzione
con "No pasaran", tra le righe e i disegni butta lì una citazione
su Victor Serge, meglio conosciuto come l'anarchico Kibalcic, già coinvolto
nella Banda Bonnot e poi rivoluzionario nella Russia dei Soviet; sempre dello
stesso albo, belle e storicamente corrette le immagini con le scritte e i manifesti
sui muri di Barcellona, ma soprattutto l'immagine dell'autobus a due piani rosso
e nero con la sigla dell'organizzazione anarcosindacalista CNT, che all'epoca
controllava la produzione di tutti i mezzi di trasporto.
L'esotico personaggio di Solange, di Cinzia Ghigliano e Marco Tomatis, ci fa scoprire
le sue origini citando conoscenze approfondite: Louise Michel, la leggendaria
anarchica della Comune di Parigi, amica della nonna, e il vecchio compagno fotografo
ex garibaldino e anarchico incallito circondato da ritratti di Bakunin; la stessa
Solange, in un'avventura successiva, arrestata e seviziata in cella, si lascia
sfuggire con angoscia il riferimento a Gaetano Bresci "suicidato" in
un carcere sabaudo.
Di un protagonista del fumetto italiano come Guido Crepax e della sua splendida
Valentina abbiamo trovato pochissimo che ci possa interessare; d'altra parte il
più politicizzato degli autori nostrani, tutto preso per il suo amore per
Trotzkj, nella sua metafora del treno come rivoluzione in A proposito di Valentina,
treno ormai avviato alla dittatura con Stalin come conducente, non poteva non
citare gli sconfitti di sempre: "i rossi, gli anarchici, gli ebrei".
Sergio Toppi, in una delle sue lussureggianti ricostruzioni storiche, affronta
la rivoluzione messicana ne L'uomo del Messico: e l'uomo del Messico non
può essere che lui, Emiliano Zapata, il leggendario rivoluzionario al cui
grido "Tierra y Libertad" si sollevarono moltitudini di peones nei primi
del 900. Forse non è del tutto inutile ricordare la formazione anarchica
di Zapata ad opera dei fratelli Magòn: non a caso le bandiere dell'EZLN
e di Marcos di oggi sono rosse e nere i colori dell'anarchia. Ritroviamo
sempre Toppi in una ricostruzione, questa volta non del tutto corretta (peccato!)
della tragedia di Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani uccisi dalla giustizia
forcaiola americana.
Di Ken Parker, uno dei migliori personaggi dei fumetti di questi ultimi anni,
citiamo il mitico albo Sciopero nel quale gli autori Bernardi e Milazzo
danno un saggio della notevole capacità di analisi della società
americana di fine Ottocento e delle tensioni sociali che la attraversarono, fino
a sfociare nei massacri e nelle persecuzioni culminate con la già citata
vicenda di Sacco e Vanzetti.
"Sei un sovversivo"
Se di utopia a fumetti si vuole parlare, un punto fermo l'hanno messo ormai
da tempo Hugo Pratt e Corto Maltese, probabilmente la stessa persona: chi meglio
di loro può interpretare l'immagine di uno spirito libero e ribelle che
percorre il mondo alla generosa e perenne ricerca di cause per le quali mettersi
in gioco? Corto si immischia nelle lotte anticoloniali africane, milita nelle
battaglie dell'Ira irlandese, e dei rivoluzionari russi, per non parlare delle
rivolte sudamericane. "Non credo ai dogmi né alle bandiere" ripete
spesso, quasi a sottolineare il suo anarchismo di fondo; un porsi "contro"
sempre, un avversario tenace e testardo per ogni luogo comune, un'etica e una
morale individuali che assomigliano troppo a quella anarchica per essere un caso:
"Il risultato è che non sei capace di comandare. Sei troppo individualista
e indisciplinato. Sei un sovversivo!" si sente dire Corto. Un eroe dei nostri
tempi, ha detto qualcuno, ma un eroe in rivolta continua contro i nostri tempi
di autorità imbecilli e ottuse
e l'anarchismo non ha sempre detto
di essere contro la storia e suo malgrado ritrovarsi spesso a farla, a determinarla?
Di anarchici si parla spesso, in Corto Maltese: dai liberi pensatori di Port Duval
agli anarchici polacchi ebrei; dagli italiani e spagnoli massacrati in Patagonia,
agli argentini, ai galeotti evasi dalla Caienna, per finire con gli immancabili
protagonisti dell'ultima delle rivoluzioni "romantiche": gli anarchici
della Spagna rivoluzionaria del 1936, uno per tutti il Buenaventura Durruti del
volume L'Ultimo volo dedicato a Saint Exupéry.
Nel fumetto italiano troviamo continui riferimenti a fatti o a personaggi anarchici
anche in autori come Andrea Pazienza, in personaggi come Mister No e Magico Vento
della Benelli editore, ma soprattutto in prestigiose riviste di settore come Linus
o Eureka (si veda in quest'ultima la "Rivolta di Kronstadt" di
Bonafede-Curcio) e anche in fanzines o albi meno diffusi, nonché in accurate
ricostruzioni storiche a fumetti dell'Italia attraverso le canzoni di rivolta
come L'Italia l'è malada di Ghigliano-Tomatis delle edizioni Ottaviano.
Concludiamo questa carrellata sul fumetto italiano d'autore con Dylan Dog, la
famosa creatura di Tiziano Sclavi del 1986, che ha battuto tutti i record di popolarità
e di diffusione del settore; la tiratura ha spesso superato le 200.000 copie per
albo, fatto questo che ha obbligato la critica ufficiale, non solo quella degli
addetti ai lavori, ad occuparsi del fenomeno fumetto. In Dylan Dog i richiami
al nostro tema sono ripetuti soprattutto negli episodi che ridicolizzano le convenzioni
e i luoghi comuni della piccola borghesia inglese e l'imbecillità ottusa
e cinica dei politici britannici (le battute sulla Thatcher si sprecano); è
evidente inoltre un certo anarchismo di fondo del personaggio, spesso in scontro
aperto con l'autorità più assurda di tutte: l'esercito in
questo caso quello di "Sua Maestà britannica" (e anche la famosa
polizia Scotland Yard spesso ci fa una figura idiota). Tra gli oltre 170 numeri
usciti, gli anarchici avranno senz'altro notato quello dove il classico maggiordomo
assassino diventa anche rivoluzionario e ubriacone, contraddistinto dalle continue
esternazioni improntate ad un sano anticapitalismo e antiautoritarismo di fondo:
aggredisce verbalmente, e non solo, i rappresentanti della nobiltà e della
borghesia e i governanti tutti, sperando di veder sorgere un dì il sol
dell'avvenire; e come si fa a non simpatizzare con il maggiordomo Desmond che
chiama continuamente "compagno Dylan" il protagonista e tiene appeso
in camera un gigantesco ritratto di Bakunin?
Nell'albo Il marchio rosso, uno dei migliori di Tiziano Sclavi, illustrato
dal grande GianLuigi Coppola, l'attenzione per il mondo degli emarginati, dei
"diversi" è costante e tratteggiata con grande umanità
e solidarietà. Di fronte ai soprusi e alle angherie di una giustizia di
parte, Dylan Dog non può non sbottare con "L'intero processo è
stato un linciaggio alla Sacco e Vanzetti !" .
Ma è con l'albo 129, Il ritorno di Killex, che le citazioni si fanno
colte: notevoli le sequenze sugli orrori nazisti e le inquietanti immagini della
moltitudine dei senzatetto ed extracomunitari, immagini che richiamano il famoso
quadro di Pellizza da Volpedo "Il Quarto Stato"; emerge dalla folla
un personaggio che aspettando il sole dell'avvenire proclama "intanto per
far luce, cercheremo di riaccendere la fiaccola santa dell'anarchia e della rivoluzione
"
.Nel corso della storia Sclavi riporta, con pochissime varianti, l'intero testo
dell'Inno della Rivolta, uno dei canti più diffusi in Italia, nato
alla fine dell'Ottocento in un secolo segnato dalla strage di Bava Beccaris a
Milano, dalle repressioni crispine e dalla gravissima crisi economica che portò
appunto alle rivolte contadine e operaie.
Abbiamo già detto dell'interesse della pubblicistica anarchica per l'illustrazione
in genere; ritornando al fumetto possiamo dire che numerosi sono stati i periodici
anarchici che se ne sono occupati: da Germinal, quadrimestrale libertario
del Triveneto, a Bounty, mensile romano degli anni ottanta; da A-rivista
anarchica, il mensile più noto di diffusione nazionale, che ha visto
la nascita di Anarchik di Roberto Ambrosoli e ne ha riportato tutte le peripezie,
a Tracce, rivista trimestrale anch'essa degli anni ottanta, di Piombino,
che si può ritenere la pubblicazione anarchica che ha prestato più
attenzione al fumetto inteso come contributo autonomo all'indagine del sociale,
sia ospitando che producendo fumetti di Bertelli e Panicucci e altri.
Fitto anche il sottobosco di fanzines, di albi sciolti e di personaggi ironici
o satirici ospitati qua e là in una miriade di giornali perlopiù
autoprodotti e diffusi con alterne fortune all'interno del movimento.
Il sogno continua
Nel variegato settore dell'editoria libertaria possiamo segnalare almeno tre
esempi di fumetto vero e proprio con contenuti e di autori anarchici:
1) La rivoluzione volontaria, biografia per immagini di Errico Malatesta,
di Elis Fraccaro e Fabio Santin, edizioni Antistato, 1980, un grande volume di
oltre 100 pagine. Dalla prefazione di Oreste del Buono: "è un'interpretazione
della vita italiana dell'ultimo secolo condotta con un punto di parte francamente
denunciato. Ma è la prova convincente che il fumetto può proporsi
addirittura come mezzo di studio e di lotta, come strumento per cercare di raggiungere
la verità".
2) Ravachol: il cavallo zoppo della libertà, di Pino Bertelli e
Massimo Panicucci, edizioni Anarchismo, 1987, una storia a fumetti ambientata
in Italia con numerose citazioni da immagini celebri e da fotogrammi di film.
In apertura un curioso glossario di suoni e rumori usati nel corso della storia.
Ravachol è il nome del cavallo protagonista, che rifiuta di farsi ammazzare
nel macello e irrompe violentemente nella vita sociale di una sonnacchiosa periferia
italiana degli anni '50.
3) Non si parte! Non si parte!, di Antonio Mangiafico e Pippo Gurrieri,
edizioni Sicilia, Punto L, 1991. Le sommosse in Sicilia contro il richiamo alle
armi: un'accurata ricostruzione di una rivolta di popolo nell'immediato dopoguerra
in Sicilia, denigrata e cancellata dalla memoria dal regime di turno.
Concludo l'excursus con Vittorio Giardino, a cui dobbiamo l'immagine emblematica
di tutta la mostra: quel Corto Maltese messo al muro a Malaga davanti ad un plotone
d'esecuzione comandato da un giovane Franco. Sul muro campeggiano le scritte della
CNT e della FAI, cioè del sindacato e della federazione anarchica iberica.
Nella vignetta rarefatta si presagisce l'imminente dramma: nel particolare, l'eliminazione
di un ribelle, di un sovversivo
nel generale, l'uccisione di un sogno: "La
breve estate dell'anarchia", la chiamerà Hans Magnus Enzensberger.
Ma una giovane signora (Bocca Dorata?) assiste impassibile e si lascia sfuggire:
"
e con ciò? Si fa presto a fucilare una divisa
chissà
dov'è ora
forse un giorno morirà anche lui. O forse no. Chi
può dirlo?".
L'utopia dunque non è mai morta, e il sogno può continuare. Sul
muro, in piccolo, W DURRUTI.
Fabio Santin
Un ordine non scritto
Erano
molti anni che la Rassegna del Fumetto di Prato voleva dedicare uno spazio all'espressione
del pensiero anarchico attraverso i comics. Grazie alla collaborazione
di Fabio Santin, esperto e disegnatore amatoriale, siamo riusciti nell'impresa
che sembra essere l'unica di questo genere nel panorama delle mostre italiane.
In molte storie a fumetti, nostrane e straniere, traspare in modo più o
meno diretto il legame tra il media-fumetto e i principi anarchici. Oltre alle
storie biografiche esistono numerosi esempi di come i personaggi di carta esprimono
il proprio carattere anarchico attraverso i loro gesti, le parole e le loro azioni,
il tutto mirato alla salvaguardia dell'individuo e alla lotta contro i poteri
e le prevaricazioni.
Sono molti gli autori e i personaggi del mondo dei fumetti che trasmettono chiari
segnali di stampo anarchico: libertà, tutela del singolo e della collettività,
lotta al potere, difesa dei lavoratori, pace e altruismo.
La "A" cerchiata che vediamo spesso dipinta sui muri delle città
o stampata sul retro dei giubbotti ha un significato ben preciso: A uguale "Anarchia
è ordine". È un ordine che non è scritto in nessun statuto
o costituzione perché proviene dall'autocoscienza e dalla forza del singolo
nel rispetto dell'autodeterminazione e della collettività.
Il fumetto, come mass-media d'effetto, riesce a trasmettere queste "pulsazioni"
che fanno parte del sentimento umano e che risvegliano le coscienze, spesso turbate
da messaggi unilaterali e di coinvolgimento politico incanalate in progetti di
potere e di governo. Sono messaggi multicolori che annientano o assopiscono il
pensiero libero e che sfociano nella costruzione di "edifici" di potere,
governi e tirannie più o meno evidenti che appiattiscono il valore del
singolo individuo, massificando il concetto di libertà.
La mostra "Utopia a fumetti: le nuvole dell'anarchia" è un tentativo
per evidenziare come il fumetto riesca a trasmettere segnali di libertà,
affini o identici a quelli espressi dal pensiero anarchico. Un pensiero libero
e puro, quello anarchico, che tende a risvegliare il bisogno di autodeterminazione
e di autocoscienza, grazie a quel percorso che non prevede sigle o etichette esclusive
e che quindi cozza con i principi del potere mirati ad allineare e a intruppare
il singolo.
Personaggi come Ken Parker, Corto Maltese, Mister No, Anarchik e lo stesso Cattivik
si muovono, fra le nuvole di carta, come portavoce dell'anarchismo lanciando chiari
messaggi libertari e di rifiuto dell'arroganza dei poteri. Sono le nuvole dell'anarchia,
che si muovono sulle nostre teste e ci ricordano quanto sia preziosa e inalienabile
la nostra individualità messa al servizio della collettività.
Marco
Riccomini
organizzatore della mostra
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