Leggere
la musica
È cosa difficile scrivere a proposito di musica (Laurie Anderson dichiarò
una volta, non senza spirito polemico, che è come "danzare l'architettura"),
piccola prova ne sia l'imbarazzo con cui spesso mi ritrovo a raccontarvi su queste
pagine di musiche e dischi ascoltati. Meno male che giochiamo a carte scoperte:
questa è esplicitamente una rivista anarchica, questo è un osservatorio
indipendente e io non ho l'intenzione di darvi alcun consiglio per gli acquisti.
Ancora, non è argomento da trattare con leggerezza, lo sciamanismo. E se
tutt'e due queste cose sono vere, immaginate la difficoltà di raccontare
di un libro che di musica e sciamani si occupa!
Per mia (e vostra, se vorrete leggerlo) grande fortuna, Musiche e sciamani
non è un oggetto da spacciare ai ragazzi delle scuole superiori a caccia
di sballo facile ai rave nostrani o, peggio, ai consumatori new-agers tra i trenta
e i quaranta: qui dentro si discute di certa magia ma senza usare trucchi, di
trance ma senza bisogno di additivi, di musica ma senza suggerire dei metodi.
Antonello Colimberti ha raccolto alcuni interventi sull'argomento, tutti cronologicamente
abbastanza recenti, soffermandosi a latitudini gelide: Tuva, Siberia e Lapponia
in particolare, e aggiungendo qualche considerazione personale al tutto (è
musicista e studioso di antropologia musicale). Accanto alla dimensione scritta
il libro offre quella sonora: sua parte integrante è un cd contenente alcune
registrazioni originali effettuate in Siberia, tutte argomentate da note tecniche
esplicative e rigorosamente autorizzate dagli esecutori.
Spicca tra i contributi scritti il curioso resoconto delle avventure siberiane
in parte rese note in Italia attraverso le pagine della compianta rivista
Musiche del percussionista Ken Hyder (che probabilmente conoscerete
come anima del gruppo etnojazz Talisker) in compagnia di Tim Hodgkinson (che ricorderete
certo come fondatore degli Henry Cow e poi di Work, Momes e un mucchio d'altri
gruppi e formazioni musicalmente non allineate). Le loro sono testimonianze di
viaggio e d'incontri umani rese con estrema semplicità narrativa (...altro
che i taccuini di turismo organizzato in Mongolia di qualche ex punk nostrano
in cerca d'illuminazione alternativa all'Enel!).
Hyder e Hodgkinson sono andati a suonare la loro musica, fatta di improvvisazione
- intesa nell'accezione occidentale, e comunque come offerta musicale estranea
alla logica dell'uso e consumo commerciale - davanti a delle persone che non avevano
mai immaginato potesse esistere un'espressione sonora simile. E anche al di là
del mondo, raccontano, sono riusciti a trovare terreno comune per emozioni e sensibilità,
coinvolgendo in partecipazione attiva e spontanea alcuni musicisti locali, che
vivono come "normale" la dimensione spirituale del suono. Musica, quindi,
come mezzo primo per entrare in contatto con l'uomo (qualunque sia la distanza
e la differenza) e con la natura: per parlare con alberi ed animali, per avvicinare
le persone e per intervenire sull'equilibrio della salute e della vita.
La cosa che più colpisce già alla prima lettura è la complessiva
armonia della scrittura: il testo (un misto di testimonianze e momenti di approfondimento)
è piuttosto scorrevole e, nonostante la lontananza geografica e culturale
dei diversi contributi e qualche picco "per iniziati" (meglio, per "già
informati"), è scritto in uno stile piuttosto divulgativo, e comunque
non troppo inaccessibile.
È inoltre piacevole accorgersi della mescolanza tra due diversi atteggiamenti
dello scrivere: la passione profonda e contemporaneamente il rispetto estremo
per le culture altre. Solo un bilanciamento accurato ed intelligente delle due
cose ha permesso al curatore di non sprecare un'occasione: complimenti, davvero.
Immagino che il libro abbia una qualche distribuzione, quindi provate a chiedere
al vostro pusher di libri e dischi di fiducia. E se proprio non lo trovate, mettetevi
in contatto con l'editore: Textus, via F. Crispi 67100 L'Aquila, tel./fax 0862
411596.
La stessa casa editrice ha pubblicato di recente una ricerca di Paolo Coteni e
Giovanni Antognozzi, entrambi dell'associazione culturale romana Silenzio, dal
titolo la musica minimalista, dedicata cioè a quell'espressione
musicale in cui il tempo cronologico si viene a stemperare in cicli sonori in
continua ed impercettibile trasformazione. A titolo esemplificativo, sono considerati
autori minimalisti Terry Riley, La Monte Young e Charlemagne Palestine, ed i più
recenti Steve Reich e Philip Glass, solo per dirne alcuni.
Il libro è diviso idealmente in due parti: una presentazione storica ricca
di testimonianze, citazioni, interviste e ricostruzioni introdotta con
sublime concisione da Terry Riley , seguita da un dizionario ragionato e
(soprattutto) critico di nomi ed opere.
Colpisce l'estrema semplicità ed essenzialità degli interventi:
Riley e Young, ad esempio, sembrano sospesi a mezz'aria a irradiare serenità
zen mentre raccontano se stessi attraverso le proprie visioni, descrivendo la
struttura delle proprie composizioni (che costituiscono, sia chiaro, una vera
e propria rivoluzione epocale nell'universo sonoro conosciuto) con lo stesso sorriso
cosmico con cui un bambino descriverebbe i propri disegni e i propri sogni.
Non un manuale enciclopedico per orientarsi nell'acquisto di dischi, piuttosto
una miniera di informazioni che si rivelano preziose per comprendere meglio e
più a fondo queste forme d'espressione musicale e imparare a distinguerne
i sapori, i retroscena, le motivazioni.
Della massima parte degli autori di cui si parla nel libro e di molti altri
musicisti e musiche cosiddette "difficili" Silenzio offre dischi
e cd: un catalogo di dimensioni esagerate i cui prezzi mi sembrano più
che corretti, a volte addirittura stracciati (la ragione è il contatto
diretto ed attivo mantenuto da Silenzio con i musicisti e le varie realtà
culturali del settore all'estero).
Informazioni e contatti: Silenzio, via Filippo De Grenet 26 00128 Roma, tel./fax
06 5082556. C'è anche un website da visitare all'indirizzo http:/web.tiscalinet.it/silenziodist,
e un recapito di posta elettronica: silenzio.dis@tiscalinet.it.
Marco
Pandin
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