Rivista Anarchica Online


ed avevamo gli occhi troppo belli

Una bella storia
intervista a Paolo Finzi di G.R.
foto di Reinhold Kohl

Settemila copie vendute in 3 mesi. Centinaia di lettere, richieste di info e di copie-saggio, numerosi nuovi abbonamenti (ed anche qualche nuovo diffusore).
Il cd+libretto uscito il 12 giugno scorso sta andando alla grande. Ne parliamo con il “produttore”.

Incontro Paolo Finzi in una calda domenica d’agosto, in redazione. È circondato da tre scatoloni pieni di buste già confezionate ed affrancate: dentro e intorno c’è una quantità di confezioni di ed avevamo gli occhi troppo belli, il cd+libretto che insieme costituiscono il numero straordinario di “A” uscito il 12 giugno scorso. Straordinario da più di un punto di vista, butto lì.
Certo. Straordinario perché, seppure fuori numerazione, lo abbiamo concepito come un numero della rivista: le 72 pagine del libretto sono il frutto di un impegno redazionale, costruito intorno a De André, ma pensato innanzitutto come uno strumento di “propaganda anarchica”, seppure con un taglio molto molto particolare. Non a caso dentro al libretto ci sono Malatesta, Armand, Pinelli, Mannerini, Brassens, il manifesto del concerto di De André a Carrara nell’82 in favore della stampa anarchica ed altro ancora. Oltre alla premessa redazionale ed al mio intervento sul rapporto tra Fabrizio e l’anarchismo.
Ma straordinario anche per il successo che sta ottenendo: aldilà di ogni più rosea aspettativa.
Sul tavolo Paolo ha un paio di schemi riassuntivi: in due mesi e mezzo ne sono state vendute circa 6.000 copie, per un incasso di quasi 120 milioni di lire – pari, più o meno, alle spese finora sostenute per la stampa delle prime 20.000 copie.
La prima tiratura è stata di 7.000 copie – precisa Paolo – ma dopo pochi giorni, a fronte della marea di richieste, abbiamo deciso di stamparne altre 13.000. E con le richieste del cd sono giunte anche numerose richieste del dossier Signora libertà, signorina anarchia: quasi un migliaio negli ultimi due mesi. Tra un po’ dovremo farne fare la quarta ristampa, arrivando così (compreso il n. 252 di “A”, contenente una prima versione del dossier, andato completamente esaurito) a 20.000 copie stampate.

“Vedrai, ti chiamerò”

Chiedo a Paolo come sia nata l’idea di questo cd+libretto.
Quando Fabrizio morì, i mass-media parlarono molto di lui, facendo anche riferimento – chi più, chi meno – al suo “anarchismo”. Spesso, però, questo riferimento era impreciso, superficiale, se non a volte addirittura inconsistente. Decidemmo di “costruire” su A un dossier, che appunto vide la luce nel numero di marzo 1999: in copertina mettemmo quella foto scattata da Reinhold “Denny” Kohl che è diventata un po’ il simbolo del Fabrizio libertario. Il rapido esaurirsi di quel numero e numerose sollecitazioni ci spinsero a concepirne una versione editorialmente autonoma ed arricchita nei testi. Al maxi-concerto genovese del 12 marzo dello scorso anno, nel teatro Carlo Felice ricolmo di pubblico e di emozioni, così come tra le 40.000 persone in piazza De Ferrari, davanti al maxi-schermo, iniziavamo la diffusione del Signora libertà, signorina anarchia.
Proprio in quelle settimane riceviamo in redazione tramite Marco Pandin un bootleg (una registrazione-pirata) di una versione live di “Via della Povertà”, registrata (molto male) a Marsala nel 1975. Fabrizio era solito aggiornare quella canzone a seconda dei personaggi politici in auge, per cui ne esistono tante versioni differenti. Andiamo a trovare Dori, per parlarle della nostra idea di allegare ad un numero di “A” un cd con quella registrazione. Ci rendiamo conto che la registrazione è proprio brutta, ma l’occasione è ghiotta: e poi Fabrizio che cita gli anarchici nel testo... La prima idea è quella di allegare un CD con quella registrazione ad un numero della rivista.
Dori dice subito di no. E ci convince: Fabrizio era sempre stato molto attento, in maniera quasi maniacale, alla qualità dei suoi “prodotti” e certo non avrebbe apprezzato una simile registrazione. Nemmeno il lavoro fatto dall’amico e compagno Piero Milesi, che era stato l’arrangiatore ed il direttore artistico di “Anime salve”, riesce a migliorare sufficientemente quella registrazione. “Vi troverò io qualcosa, abbiate pazienza” ci dice Dori, confermandoci il suo impegno a sostenere la nostra rivista – come aveva fatto a suo tempo Fabrizio.
Passano altre settimane, qualche mese. Ci ritroviamo a Garessio, in provincia di Cuneo, per la prima edizione delle giornate dedicate a Fabrizio. Sollecito Dori: il dossier Signora libertà, signorina anarchia sta andando benissimo, tanta gente – nell’ordinarlo, nel comprarlo – si rivolge a noi con pensieri di libertà, di affetto per Fabrizio, di nostalgia ed anche di anarchia. È tutto un mondo che si va palesando ai nostri occhi. Un mondo sconosciuto e profondo. “Ne riparliamo al ritorno dalla Sardegna” si impegna Dori. “Vedrai, ti chiamerò”.
E un giorno d’autunno, in effetti Dori mi chiama. Ci troviamo nella sede dell’Associazione Fabrizio De André e a piedi ci rechiamo nello studio di Lucio “Violino” Fabbri. Sottoterra, in un locale acusticamente isolato, grazie ad apparecchiature per me eccezionali e sconosciute, ci ritroviamo avvolti, penetrati dalla voce di Fabrizio: è una versione live di Se ti tagliassero a pezzetti, quella che poi è entrata a far parte del nostro cd. Ma ascoltarla – e riascoltarla più volte – laggiù, in quel contesto, è stata un’esperienza indimenticabile. Dori in un angolo ed io in un altro, accucciati, non ho il coraggio di guardarla negli occhi.
Quando ritorniamo in superficie ho in mano una copia di quella registrazione. Dori è convinta che sia la cosa giusta, con quel “signorina anarchia” al posto dell’ufficiale “signorina fantasia”. Anch’io penso possa essere il fulcro di qualcosa: ma di che cosa? Dori accenna alla possibilità di aggiungere un passaggio parlato di Fabrizio durante un concerto, del tipo di quelli utilizzati nel filmato “Faber”.
Passa altro tempo e Giancarlo Pierozzi – il fonico di tante tournée di Fabrizio – mi fa avere alcuni cd con decine di “chiacchierate” del Nostro: brevi, lunghe, belle, meno belle, insomma le più varie. Altre me ne fa avere Mariano Brustio, il più grande collezionista/conoscitore delle opere di Fabrizio, il cui ruolo nella realizzazione del nostro progetto è assolutamente di primo piano.
Apro una parentesi: Garessio, primi di luglio 2000. Al tavolo di fianco, al ristorante, c’è una famiglia tipo la mia, anche loro con due figli più o meno dell’età dei nostri. Aurora butta lì: “Secondo me, sono qui per De André, attacchiamo discorso”. Io, orso come sempre, le ricordo che farsi i cavoli propri è virtù mai abbastanza seguita. Dopo cinque minuti siamo seduti allo stesso tavolo e lui sta raccontando di essere un collezionista di tutto ciò che riguarda Fabrizio. Ha moltissime registrazioni, gliene manca una di “Via della Povertà” del ’75. “Proprio quella che ho qui con me” – butto lì. Occhi sbarrati. “Ma non te la posso dare, Dori non ha piacere che certa roba giri ed io sono d’accordo con lei”. “Capisco.” Contatto stabilito, scocca un’amicizia. Chiusa la parentesi.
Ma le registrazioni che ci passa Mariano non sono – come qualità acustica – come quelle di Pierozzi. Non vengono dal mixer. Per cui si decide di utilizzare solo quelle “ufficiali”. Mariano però ha un asso nella manica. Tra mille altre cose, ci consegna un bootleg serio, una registrazione fatta dai suoi amici Paola e Massimo a Perugia nel ’97: è quella che nel nostro cd sarà la traccia 8, I carbonari. Ma in quel momento non si sa se si tratti di una canzone popolare o d’autore sconosciuto. Quando Dori l’ascolta, non ne viene a capo: fra l’altro lei a quel concerto di Perugia non era presente e non si ricorda di averla mai sentita cantare da Fabrizio in pubblico (“in privato forse sì”). Come si fa a scoprire che cos’è? Se bisogna richiedere i diritti di riproduzione a qualcuno?
Si procede empiricamente. Dori la canticchia per telefono a Franco Fabbri. Io, per parte mia, ne parlo con Fabio Jacopucci, un anarchico di Roma che subito si ricorda di averla ascoltata in un film di Luigi Magni: “Nel nome del papa re”, butta lì. In realtà scopriremo alla fine che si tratta de “Nell’anno del Signore”, un cult-film di Luigi Magni con fior d’attoroni, uscito nel ’69. A Dori la registrazione – sempre “restaurata” al meglio dal solito Milesi – piace e diventa la seconda traccia musicale del cd – quella conclusiva. Con Mariano e la sua famiglia trascorriamo insieme lo scorso Capodanno, ad ascoltare e riascoltare quelle tracce parlate: alla fine ne scegliamo sei. Il tutto viene rispedito in Liguria a Milesi, perché ripulisca, equalizzi, faccia insomma tutto il possibile per renderci al meglio la voce di Fabrizio, quella voce.
Il cd a questo punto è pronto per la produzione.
Nel frattempo Paolo ha lavorato per mesi alla preparazione del libretto. Qui Dori Ghezzi non c’entra: tra tanto materiale, vengono scelti alcuni scritti. Altri vengono accantonati, a volte non senza perplessità e dispiacere (anche degli autori). Ma il limite delle 72 pagine è invalicabile (per motivi di produzione e di costi) e dentro devono starci anche tante foto (tutte originali) e la trascrizione completa dei testi di Fabrizio, parlati e cantati. Paolo racconta di lunghe chiacchierate, telefoniche e di persona, con Mariano Brustio, Piero Milesi, Reinhold Kohl, ecc. per definire bene il progetto grafico, i contenuti, la copertina, ecc..
A Massimo Ortalli, responsabile dell’Archivio storico della Federazione Anarchica Italiana, viene chiesto di individuare due brani, brevi ma significativi, rispettivamente di Errico Malatesta (figura di punta dell’anarchismo organizzato) e di Emile Armand (individualista anarchico), di stampo “deandreiano”: analoghi, per quanto possibile, all’etica di Fabrizio. Dopo pochi giorni Ortalli propone due pezzi davvero belli e poco conosciuti.
Vado a trovare a casa sua Fernanda Pivano, – ricorda Paolo – mi accoglie con simpatia: De André apre tante porte, alla grande. Si dice disponibile a preparare uno scritto per il nostro libretto, poi per varie ragioni la cosa non si concretizza.
Vengono fatti 14 giri di correzione delle bozze, continui aggiustamenti ai testi ed alla grafica. La pazienza di Mai Esteve, dello studio Amber, autrice del progetto grafico e della fotocomposizione, è messa a dura prova, per settimane, per qualche mese. Sembra ad un certo punto che il lavoro sia infinito, che il cd+libretto non uscirà mai.
Tanta gente dà una mano. Ricordo la visita nello studio di Guido Harari, il principale fotografo in Italia di personaggi del mondo della canzone: sta preparando un volume fotografico su Fabrizio, che uscirà a breve. Ci ha dato alcune foto inedite di Fabrizio, così come ha fatto Reinhold Kohl – una cui mostra fotografica su De André (dal titolo Signora libertà, signorina anarchia) sta girando nelle librerie Feltrinelli in tutt’Italia.
Paolo ricorda poi i problemi “burocratici” per l’ottenimento delle liberatorie per i due brani musicali, da parte delle case di edizione musicale e dei “musici” che suonavano con Fabrizio. Tutti disponibili, anche grazie al supporto di Dori. E poi i rapporti con la City Records, che fa produrre il cd negli stabilimenti austriaci della Sony, e la complessa scelta del formato della confezione a 8 copertine e della tipografia alla quale affidare la produzione ed il confezionamento del libretto.
Una faticaccia, una tensione vissuta anche con punte parossistiche. C’è stato un periodo in cui i miei familiari sono giunti a odiare me “e il tuo De André”, perché sembrava che altro non mi interessasse. A parte gli eccessi quasi inevitabili quando “senti” appieno la responsabilità di un progetto così coinvolgente, debbo riconoscere che la gestazione del cd (durata proprio 9 mesi, dall’inizio della fase operativa, lo scorso ottobre, fino al 12 giugno, giorno della “nascita”) è stata proprio una bella storia.

Nel campo-nomadi

Il 12 giugno è la data della presentazione del cd alla stampa nel campo nomadi di via Idro a Milano. Io c’ero e mi è parso che sia andata bene.
Sì, è stata una mattinata davvero positiva. L’idea di farla in un campo di zingari mi era venuta in mente mesi prima, come diretta conseguenza della presenza dei Rom sia in uno dei parlati di Fabrizio (come presentazione del brano Khorakané, seconda traccia del suo ultimo album “Anime salve”) sia nel libretto (con la testimonianza su di una zingara tedesca reclusa ad Auschwitz) sia – infine – sulla stessa copertina del cd.
L’organizzazione è stata tutt’altro che semplice, perché la struttura nella quale è stata tenuta la conferenza-stampa, è gestita dal Comune di Milano. Gli zingari del campo hanno approvato e sostenuto il progetto fin dall’inizio e durante la conferenza-stampa erano presenti in buon numero. Desidero qui ringraziare in particolare Marina, Tora, Franca e le altre Romnì (donne Rom) che ci hanno dato una mano nel gestire il buffet. E poi Angela Sacco, da sempre vicina ai Rom (ed in particolare a quelli del campo di via Idro) con la sua calda umanità e fine conoscenza della loro cultura. Ed anche vari Rom (Mario, Lisse, ecc.) che si sono resi disponibili. E Mario Bossi e gli anarchici del “Ponte della Ghisolfa” che si sono occupati dell’impianto audio.
Un grazie davvero speciale va ad Iride Baldo, che ha gestito con polso fermo e grande professionalità l’intera operazione di “lancio” del cd, contattando e coinvolgendo decine di giornalisti, preparando i comunicati e le cartelle-stampa: un lavoro certosino, che non ho mai visto fare per un’iniziativa anarchica e che ha dato i suoi frutti. All’indomani della conferenza-stampa, cioè mercoledì 13 giugno, il 95% dei quotidiani nazionali riferiva della conferenza-stampa. Certo, hanno contato la presenza di Dori, di Antonio Ricci (il regista di “Striscia la notizia”), di don Andrea Gallo (il prete dei carrugi di Genova), di Franco Fabbri, ecc. Certo, si trattava del primo cd veramente nuovo uscito dopo la morte di Fabrizio, contenente solo materiale inedito e realizzato con il consenso ed il sostegno di Dori e della Fondazione Fabrizio De André. Ma senza Iride, senza le sue centinaia di fax, telefonate, idee, il tutto sarebbe stato impossibile.
In effetti, scorrendo i giornali del 13 giugno, la notizia è stata riportata spesso con grande rilievo e con sostanziale correttezza. Il messaggio è passato chiaro: un prodotto, anzi un omaggio degli anarchici al cantautore che per tutta la sua vita, anche artistica, si era sempre schierato dalla nostra parte. E, con gli anarchici, gli zingari, parte di quel mondo di “perdenti” che Fabrizio ha cantato con profondo rispetto e con preciso senso dello schieramento: dalla loro parte, non da quella del potere. E con loro gli omosessuali, gli Indiani d’America, la libertà: il nostro mondo.

Pacchi e pacchetti

Un punto sul quale Paolo insiste molto è la modalità di distribuzione. La scelta di non affidare la distribuzione all’esterno, ma di autogestirla, è fondamentale: ed é in linea con il “prodotto”, che appunto non è “un cd di De André”, ma innanzitutto un numero della rivista anarchica “A”.
È chiaro – spiega Paolo – che fin dall’inizio abbiamo pensato ad una “cosa” che potesse anche far entrare dei soldi nelle casse della rivista. Questo è stato anche l’intendimento di Dori, che nella sua bella lettera pubblicata in una delle copertine del cd parla di “sostegno ad A”. Ma non a qualsiasi costo: abbiamo scelto la via forse più difficile, quella appunto della vendita diretta. Abbiamo stabilito degli sconti di scala (vedi il box di questa pagina) fino ad un massimo di 20 copie, in modo da favorire la piccola distribuzione, le librerie, i centri sociali, i gruppi - non le catene di librerie o i grandi punti-vendita.
Paolo spiega che si è subito messa in moto una rete sempre più estesa di gente varia (non solo anarchici), piccole librerie, edicole, negozi, ecc. che ha iniziato ad ordinare il cd alle nostre condizioni: sconto massimo 28%, pagamento anticipato e nessun diritto di resa. Numerose librerie (grosse) e soprattutto quelle facenti parte della principale catena di librerie “politiche” si sono fatte vive per cercare di spuntare condizioni particolari. “Siete matti”, “Siete fuori mercato”, “Abbiamo decine di persone interessate all’acquisto, ma non potete pretendere di dettare voi le regole del mercato: dovete lasciarci il diritto di resa”.
C’è stata – racconta Paolo – anche un’offerta di acquisto di 10.000 copie, purché in conto-deposito. Ma a tutti abbiamo detto di no, spiegando che vogliamo poter guardare in faccia anche il vecchio contadino anarchico pugliese che ce ne ha ordinate 20 copie, pagandole anticipatamente alle nostre condizioni. E l’ha fatto senza protestare, perché si tratta di un’iniziativa no-profit, nel senso che il profit andrà nelle casse di A.
La nostra idea, fin dall’inizio, è stata quella di coinvolgere nell’impresa (pagamento e poi guadagno) tutti coloro che ci sono vicini e credono nel nostro progetto. Credimi, per noi sarebbe stato molto più comodo consegnare gran parte della tiratura nelle mani di un distributore (in primis l’ottimo Enrico Vigna, che con la Diest distribuisce mensilmente nelle librerie la rivista) e lasciare a lui l’incombenza del grosso dell’amministrazione.
Ma abbiamo voluto dimostrare – e lo stiamo facendo – che è possibile resistere alle sirene del mercato, ai grossi quantitativi dati con grossi sconti magari ad un grosso distributore, che alla fine ci avrebbe guadagnato lui. Non ci sta bene. E vediamo, settimana dopo settimana, allargarsi la rete di piccole realtà (librerie, gruppi anarchici, realtà pacifiste e del commercio equo e solidale, ecc.) che si impegnano nella distribuzione del cd.
Tanto per non fare nomi, il titolare dell’Unicopli di Milano (che è al contempo casa editrice e distributrice) si è fatto vivo con noi per l’acquisto di 500 copie. Ha subito compreso ed apprezzato lo spirito della nostra iniziativa ed ha accettato in pieno le nostre condizioni: ha mandato un fattorino con un assegno di quasi 10 milioni. La libreria Utopia di Milano ha oltrepassato le 600 copie vendute, il negozio di musica di Gianni Tassio a Genova le 400 copie, la libreria Anomalia a Roma e la Mag6 a Reggio Emilia le 200 copie. E la lista è lunga.

Paolo spiega che è tutto un mondo che si è messo in movimento, bombardando la redazione di richieste attraverso i vari canali possibili: messaggi in segreteria telefonica, fax ed e-mail per segnalare il proprio indirizzo e richiedere l’invio contrassegno; oppure lettere con assegni, versamenti sul conto corrente postale e bonifici bancari per ricevere quanto richiesto senza l’aggravio delle spese postali.
L’assalto – spiega Paolo – è stato tale che per alcune settimane si sono aggiunte 3 o 4 persone, alcune a tempo pieno, solo per evadere le richieste. Abbiamo stipulato un contratto con un corriere, quotidianamente andiamo in posta a spedire, una persona si occupa solo della parte amministrativa. È stato ed è un grosso successo “politico”, prima ancora che commerciale: migliaia di persone si sono dovute relazionare con la redazione di una rivista anarchica, a tanti abbiamo proposto anche il dossier Signora libertà, signorina anarchia e abbiamo inviato copie-omaggio di A. Sono così aumentati gli abbonamenti, le richieste di materiali vari (letture, volantone antifascista e antiglobalizzazione, musica per “A”, ecc.) e soprattutto di informazioni sull’editoria anarchica, sulle opinioni degli anarchici... Sono arrivate anche lettere belle, qualcuna addirittura commovente.
Nessuna critica?
Naturalmente sì. Uno ci ha scritto chiedendoci dov’è finita la buona e vecchia razza degli anarchici, istintivamente anticlericali, visto che alla nostra conferenza-stampa abbiamo invitato anche un prete. Due o tre se la sono presa con il prezzo del cd troppo elevato, uno ci ha accusato addirittura di ignominia perché sfrutteremmo un morto per far soldi. Un altro ci ha contestato che l’aver fissato il prezzo (come riferimento) in euro, per avere un prezzo tondo quando la lira non ci sarà più, sarebbe in linea con chi dal 1° gennaio prossimo alzerà i prezzi con la scusa della comodità dei prezzi interi.
Sul prezzo Paolo si accalora. Sottolinea che il prodotto è ben curato, in tutti i suoi aspetti, ma evidentemente lo si paga. Spiega:
Si sarebbe potuta realizzare una confezione più dimessa, senza un libretto di tante pagine, a due colori, ecc. Ma sarebbe stata un’altra cosa. Di edizioni simili certo non ne faremo tante, forse nessun’altra. E francamente ci tenevamo a farla “bella”, con un cartonato sostanzioso (che non ti si sfacesse in mano dopo poco tempo), con una ricca dotazione di immagini, ecc.
Spiega poi che nel prezzo sono comprese le (eventuali) spese di spedizione postale. Chi lo paga anticipatamente (27.000 lire, appunto) lo riceve a casa per posta prioritaria ovunque abiti nel mondo: il che è stato pensato per non sfavorire chi abita lontano dai centri dove lo si può comprare direttamente in una libreria o presso un circolo.
E poi, a giudicare dalle lettere e dalle e-mail che ci arrivano – conclude Paolo – la stragrande maggioranza delle persone è entusiasta dell’iniziativa, delle sue caratteristiche, delle sue modalità distributive.

G.R.

Quanto costa
Una copia costa 14 euro (lire 27.108).

A partire da 3 copie, costa 13 euro (lire 25.172) - sconto 7% circa

A partire da 5 copie, costa 12 euro (lire 23.235) - sconto 14% circa

A partire da 10 copie, costa 11 euro (lire 21.299) - sconto 21% circa

A partire da 20 copie, costa 10 euro (lire 19.363) - sconto 28% circa

Non chiedeteci ulteriori sconti.
Non si effettua alcuna forma di conto/deposito.
La conversione euro/lira, fissata per legge, fa sì che i prezzi in lire (peraltro utilizzabile solo fino al 28.02.2002) siano definiti alla lira. Per la comodità degli acquirenti, il prezzo finale (cioè quello dell'intero ordinativo) può essere arrotondato alle mille lire inferiori (es. 27.108 diventa 27.000, 54.216 diventa 54.000 ecc.).


Per acquistarlo.
Chi paga anticipatamente non paga le spese di spedizione postale

I pagamenti anticipati si possono effettuare:
- con versamento sul nostro conto corrente postale 12 55 22 04 intestato a Editrice A, cas. post. 17120, 20170 Milano;
- con bonifico bancario sul nostro conto corrente bancario n. 6.81 intestato a “Editrice A - Milano”, presso il Monte dei Paschi di Siena, filiale n. 11 di Milano (Abi 1030, Cab 1612).
- con assegno non/trasferibile intestato a “Editrice A” spedito in una busta.

Per acquistare contrassegno è sufficiente comunicarci (per posta, fax o e-mail) i propri dati ed il numero di copie richieste – e prepararsi a pagare al postino il pacchetto che arriverà. Per le spedizioni in contrassegno (qualsiasi sia l’importo) applichiamo un sovrapprezzo di 4 euro (lire 7.745).


Poster, cartoline, mostra fotografica

Si intitola – come il nostro special – “Signora libertà, signorina anarchia” e riproduce la stessa foto scattata da Reinhold Kohl a Fabrizio, da noi utilizzata in copertina, il poster, formato 50 x 70, che viene messo in vendita a lire 12.000 (+ 3.000 per le spese di spedizione postale, in un apposito tubo). Per richieste di 5 o più copie, il costo scende a lire 10.000 cadauno (spese di spedizione, in questo caso, comprese). Per richieste di 20 o più copie, il costo unitario scende a lire 8.500 (sempre spese di spedizione postale comprese). Gli ordinativi si fanno esclusivamente tramite pagamento anticipato (con assegno non/trasferibile o vaglia postale) alla Tipografia Mori, viale Lunigiana 13, 54011 Aulla (Ms), tel. 0187 421 403, fax 0187 421 396, e-mail: morimarina@libero.it.
Alla stessa tipografia Mori si possono richiedere delle cartoline in quadricromia: si tratta di 11 soggetti diversi, tutti riproducenti fotografie di De André scattate dal solito Kohl. Il costo al pubblico è di lire 2.500 a cartolina (+ relativa busta bianca). Per info su modalità, sconti e ordinativi, rivolgersi direttamente alla Tipografia Mori.
Il poster è in vendita anche alla libreria Utopia (via Moscova 52, Milano) ed all’Infoshop MAG6 (via Vincenti 10-A, Reggio Emilia).
Ricordiamo che Reinhold Kohl ha deciso che parte del ricavato del poster vada nelle casse della nostra rivista. Di questo gli siamo, naturalmente, grati.
Sempre con il titolo “Signora libertà, signorina anarchia” Kohl ha realizzato una “piccola” mostra fotografica, disposta su 3 pannelli, contenente una quarantina di foto di De André. E’ stata esposta, finora, nelle librerie Feltrinelli di Pisa, Genova, Firenze e Siena. In ottobre viene esposta alla Feltrinelli di Parma e – dal 3 novembre – in quella di Modena.
Ne esiste anche una versione più “grande”.
Chi fosse interessato ad averla per iniziative pubbliche, contatti lo stesso Kohl al suo indirizzo di e-mail: reinholdkohl@fotokohl.com