Il Brasile, terra dei paradossi, non
si è smentito nemmeno in occasione della scomparsa di
Jorge Amado, il suo scrittore più popolare e di maggior
successo. Nei giorni seguenti la sua morte, non pochi sono stati
i riconoscimenti alla vastità e coerenza della sua opera
letteraria (mossa sempre dalle stesse utopie), al lirismo dei
suoi romanzi, alla valorizzazione e innovazione della lingua
portoghese. La stranezza, alla base del paradosso, è
stato verificare quanti tra coloro che omaggiavano leroe
morto erano gli stessi che nellambiente universitario,
nellélite brasiliana e tra i critici letterari
avevano da sempre disprezzato i suoi libri o li avevano coperti
di un manto di silenzio.
Evidentemente il Brasile non si sottrae alla regola per cui
si riconosce autorità e valore ad unopera solo
post mortem. E pensare che Jorge Amado voleva essere
ricordato, più di ogni altra cosa, come il romanziere
delle puttane e dei vagabondi. In questo suo essere il cantore
dei diseredati, lo scrittore baiano ci appare per certi versi
simile, pur nella sua profonda diversità di indole, di
appartenenza generazionale e di espressione artistica, al nostro
Fabrizio De André.
Eppure la critica letteraria brasiliana, in relazione allopera
di Jorge Amado, si è dimostrata in tutti questi
anni incapace di giudicare e capire. In verità
ci fu anche di peggio. Durante lEstado Novo, la dittatura
populista instaurata da Getúlio Vargas nel 1937, centinaia
di esemplari dei suoi libri furono inceneriti in un falò,
in perfetto stile nazista, acceso nel centro della città
di Salvador. Sin da quel tempo Jorge Amado era uno scrittore
scomodo, e per molti ha continuato ad esserlo.
Questo assunto non valeva, viceversa, per la considerazione
e la stima di cui Jorge Amado godeva tra la gente. Mario Vargas
Llosa racconta, ad esempio, che quando fu a Salvador de Bahia
nel 1982, per la festa dei 70 anni di Jorge Amado, rimase meravigliato
dellentusiasmo con cui la gente del popolo lo festeggiava.
[...] Io sapevo che egli era popolare nella terra che
la sua fantasia e la sua prosa hanno reso famosa in tutto il
mondo, ma mai avrei immaginato che questo prestigio e affetto
avesse radici in tutti i segmenti sociali, a partire dai più
poveri, dove è improbabile che leggano i suoi libri [...].
A dispetto di ciò e nonostante la diffusione internazionale
dei suoi romanzi (tradotti in 48 lingue differenti), nel mondo
accademico brasiliano Jorge Amado è stato uno scrittore
doppiamente discriminato: per la sua utopia socialista e per
essere uno scrittore di successo.
Anche la critica non ha mai sopportato questa sua duplice condizione,
finendo per avere una visione assolutamente miope della sua
opera letteraria. Il fatto che Jorge Amado fosse un scrittore
impegnato politicamente e socialmente, ha rappresentato per
molti critici una barriera ideologica alla lettura, allinterpretazione
e alla valutazione dei suoi romanzi.
Questo preconcetto verso il politico, si è unito alla
logica elitaria storicamente dominante tra gli intellettuali
brasiliani, che da sempre hanno dato importanza solo agli autori
che solo loro leggono, mentre arricciano il naso per qualsiasi
scrittore che abbia accesso ad un vasto pubblico.
Lobiettivo di Jorge Amado era, al contrario, la ricerca
di unampia accettazione popolare, scrivendo per un grande
numero di lettori allo scopo di liberare così la letteratura
brasiliana dal dominio della élite al potere. Per questo
i suoi romanzi hanno trovato le proprie radici, in primo luogo,
nella tradizione popolare nordestina (la letteratura di poco
valore, i cantastorie) e poi nellestetica del realismo
critico e di denuncia. Questo realismo sociale è, però,
temperato nelle pagine di Amado dalla descrizione fantastica
e dalla visione sognatrice propria della tradizione romanzesca
del XIX secolo, così come da una certa rappresentazione
teatrale melodrammatica.
Possiamo affermare che Jorge Amado in quegli anni ebbe, dallaltra
parte dellatlantico e senza saperlo, la stessa intuizione
di Walter Benjamin, il quale dimostrava che se il grande pubblico
preferiva un film di Charles Chaplin ad un quadro di Pablo Picasso,
era perché Chaplin giocava con tutta la tradizione del
circo, del melodramma, delle storie di appendice e, con questo,
sapeva fare arte per le masse.
Comunista,
però...
Già negli anni 30 Jorge Amado, guardando
al futuro, cominciava a sviluppare una letteratura rivolta alle
grandi masse che iniziavano ad alfabetizzarsi. Il suo pubblico
preferenziale, come egli stesso affermava, doveva essere formato
da studenti e operai, ma paradossalmente queste categorie di
lettore erano raggiunte più allestero che in Brasile.
Da Il paese del carnevale, il suo primo romanzo pubblicato
quando aveva solo 18 anni, fino alla trilogia del 1952 I
sotterranei della libertà (con certezza la sua opera
più propagandistica sul piano politico, di cui recentemente
Einaudi ha pubblicato in italiano il secondo volume Agonia
nella notte), i libri di Jorge Amado hanno accompagnato
da vicino la traiettoria del Partito Comunista Brasiliano e
le trasformazioni della sinistra brasiliana. Nei suoi libri
pubblicati fino agli anni 50 sincontrano, però,
tanto lillusione iniziale riposta nel partito, quanto
il suo successivo disincanto. Certamente, in nessuno degli scrittori
brasiliani dellultimo secolo la relazione dellarte
con la politica è così presente come nella prima
fase letteraria di Jorge Amado, ma soprattutto durante e dopo
il suo rientro in Brasile dallesilio in Europa (1948-52).
Erano gli anni della guerra fredda nel mondo e delle dittature
in America Latina (in Brasile al potere cera nuovamente
Getúlio Vargas), limmagine pubblica di Jorge Amado
(premio Lenin della letteratura) e la sua opera si identificavano
con lidea dello scrittore militante, che usa la penna
come arma per denunciare le ingiustizie sociali, le tirannie,
lo sfruttamento e per conquistare proseliti alla causa socialista.
Gli scritti di allora di Jorge Amado, come quelli di suoi contemporanei
ispanoamericani dellepoca Pablo Neruda o Miguel
Ángel Asturias erano animati da unideale
civico e morale (rivoluzionario è la parola appropriata),
ma al tempo stesso estetico.
Quello che ha salvato Jorge Amado dalla trappola in cui sono
caduti molti scrittori latino-americani impegnati,
che diventarono come voleva Stalin ingegneri di anime,
ossia meri propagandisti, fu che nei suoi romanzi politici un
elemento intuitivo, istintivo e vitale vinceva sempre sui limiti
ideologici e distruggeva gli schemi razionali. Ma nonostante
questa felice sintesi tra denuncia politica e sociale, grande
narrazione e realismo magico, è evidente
che cadute le illusioni e i miti che adornavano
il socialismo reale quegli scritti hanno perso laggressività
e la freschezza di un tempo. In altre parole sono invecchiati.
Ma il primo a percepirlo fu lo stesso Jorge Amado che, pur senza
il trauma di una rottura con il passato, diede una svolta nella
sua opera letteraria, spoliticizzandola, liberandola di presupposti
ideologici e tentazioni pedagogiche, aprendola verso altre manifestazioni
della vita, cominciando dallironia divertita e terminando
nei piaceri del corpo e nei giochi dellintelletto.
Nascono così i suoi indimenticabili personaggi femminili,
come Gabriella, garofano e cannella (1958) e Dona
Flor e i suoi due mariti (1966) e, poi, quello che viene
considerato un manifesto della liberazione della donna Teresa
Batista stanca di guerra (1972).
Nei libri scritti in questa seconda fase dal 1958 fino al 1992
(vedi biografia) non cè, però, né
incoscienza né miopia rispetto alle avversità,
alle atroci privazioni con le quali limmensa maggioranza
delle persone in Brasile fa i conti quotidianamente. Sofferenza,
inganno, abuso, menzogne e stupidità sono presenti tanto
nelle sue pagine quanto nella vita dei suoi lettori. Ma nei
romanzi di Jorge Amado tutte le disavventure del mondo non bastano
per piegare il desiderio di sopravvivenza, lallegria di
vivere, lingegno gioviale e scherzoso che anima i suoi
personaggi. Questo amore per la vita è tanto intenso
e contagioso che, leggendo le storie raccontate da Amado, ci
si convince che qualsiasi siano le circostanze negative in cui
si vive, sempre ci sarà nella vita umana un posto per
il divertimento e un altro per la speranza.
Immensa
disillusione
È forse la cosa più bella che ci lascia, da usare
come un manuale di resistenza popolare, come unantidoto
contro il potere (
una risata vi seppellirà
)
e contro tutti gli integralismi, come un talismano per continuare
a sognare.
Infine, per amore di verità e di rispetto verso la sua
persona e verso Zélia Gattai, la sua compagna di vita
da oltre 50 anni, è doveroso chiarire che, nonostante
sia considerato ancora oggi un comunista (in particolare in
Italia), Jorge Amado è stato il primo grande intellettuale
brasiliano ad abbandonare il PCB (e questo è un fatto
poco conosciuto). Uscì, infatti, dal partito verso la
fine del 1954, prima del 20º Congresso del PCUS del 1956,
in cui furono denunciati per la prima volta dagli stessi comunisti
i crimini di Giuseppe Stalin.
Jorge Amado mai ammise, pubblicamente, limmensa disillusione
avuta nei confronti del PCB, perché non volle esporre
la sua ferita e non volle trasformarsi in un anticomunista o
in un dissidente. Preferì semplicemente allontanarsi
dal partito e conservare con sé le sue idee e convinzioni
politiche, rimaste coerentemente di sinistra. La scelta di non
rompere apertamente con il partito comunista può essere
criticabile, in quanto ha ritardato in Brasile la presa di coscienza
sugli orrori dello stalinismo e sulle mistificazioni del socialismo
reale, ma non possiamo dimenticare il contesto e lorientamento
prevalente in quegli anni dellintellighenzia di sinistra
(compresi molti che ragionavano con la loro testa) di tenere
nascosta la verità per paura di consegnare al campo avversario
la vittoria definitiva.
Nonostante alcune delle critiche siano legittime (dipende ovviamente
da che pulpito provengono), ci sono episodi che dimostrano,
però, in modo inconfondibile lindipendenza intellettuale
di Jorge Amado. Ad esempio quando il PCB maledisse lo scrittore
Graciliano Ramos, perché aveva rinnegato il realismo
socialista, Amado fu il primo a solidarizzare con lamico
e ad alzarsi in sua difesa.
Con il tempo è indubbio che Jorge Amado ha maturato una
visione eretica del socialismo, più coerente
con i suoi sentimenti (e i suoi istinti): refrattaria ai principi
autoritari, insofferente verso il burocratismo, sarcastica verso
la cultura accademica, irriverente nei confronti delle gerarchie
prodotte dalla ricchezza e dal potere, mediata dal sincretismo
culturale e religioso espressione originale del meticciato
e della negritudine della gente di Bahia.
Alcuni dei tratti anarchici (spesso nascosti e sotterranei)
di questo comune sentire di Jorge Amado si ritrovano nel libro
autobiografico O menino grapiúna (di cui si riportano
di seguito alcuni brani), scritto nel 1981, dalle cui pagine
traspare la natura e la passione libertaria del suo pensiero.
[...] I capi e gli eroi sono vuoti, sciocchi, prepotenti,
odiosi e malefici. Mentono quando si dicono interpreti del popolo
e pretendono di parlare a suo nome, poiché la bandiera
che impugnano è quella della morte, per sopravvivere
hanno bisogno delloppressione e della violenza. Quale
che sia la posizione che assumono, il sistema di governo o il
tipo di società, il capo e leroe esigeranno obbedienza
e culto.
Non possono sopportare la libertà, linvenzione
e il sogno, hanno orrore dellindividuo, si pongono al
di sopra del popolo, il mondo che costruiscono è brutto
e triste. É sempre stato così, chi riesce a distinguere
tra leroe e lassassino, tra il capo e il tiranno?
Lumanesimo nasce da coloro che non possiedono carisma
e non detengono nessuna parcella di potere. Se pensiamo a Pasteur
e a Chaplin, come ammirare e stimare Napoleone? [...]
[...] Per il bambino di Bahia - strappato alla libertà
delle strade e dei campi, delle piantagioni e degli animali,
dei palmeti e dei villaggi sorti da poco - linternato
nel collegio dei gesuiti fu la carcerazione, il tentativo di
domarlo, di sottometterlo, di obbligarlo a pensare con la testa
degli altri.
Lintenzione del padre era di educarlo
nel migliore collegio, il più rinomato.
Non si rendeva conto di come violentava il figlio.
La stessa sensazione di soffocamento, di costrizione, sarei
tornato a provarla più volte nel corso della mia vita.
Nel desiderio di servire cause giuste e generose, mi è
capitato di accettare incarichi e di svolgere compiti non graditi
- per due anni, ad esempio, sono stato deputato federale, pur
non avendo vocazione parlamentare né gusto per la carica.
Allo stesso modo, per identici motivi, in certe occasioni ho
accettato e ripetuto concetti, regole e tesi che non erano miei,
ho pensato con la testa degli altri.
Nel collegio dei gesuiti, grazie alla mano eretica di padre
Cabral, trovai nei Viaggi di Gulliver le vie della liberazione,
i libri mi aprirono le porte della galera. Leresia di
padre Cabral era estremamente limitata, non aveva nulla a vedere
con i dogmi della religione. Eretico soltanto per quel che concerneva
i metodi di insegnamento della lingua portoghese in uso a quellepoca,
e tuttavia quella piccola ribellione si rivelò positiva
e creatrice. Leresia è sempre attiva e costruttiva,
apre nuove prospettive. Lortodossia invecchia e fa marcire
idee e uomini.
La lunga e dura esperienza mi ha insegnato, con il passare degli
anni, limportanza di pensare con la propria testa. Per
pensare e agire di testa mia, pago un prezzo molto alto, bersaglio
quale sono delle pattuglie di ronda di tutte le ideologie, di
tutti i radicalismi ortodossi. Un prezzo molto alto, e nonostante
tutto modico. [...]
[...] Non saranno per caso le ideologie la disgrazia
del nostro tempo? Il pensiero creativo sommerso, soffocato dalle
teorie, dai concetti dogmatici, il progresso delluomo
intralciato da regole immutabili?
Sogno una rivoluzione senza ideologie, dove il destino dellessere
umano, il suo diritto a mangiare, a lavorare, ad amare, a vivere
la vita pienamente non sia condizionato al concetto espresso
ed imposto da unideologia, non importa quale.
Un sogno assurdo? Non abbiamo un diritto più grande e
inalienabile del diritto al sogno. Lunico che nessun dittatore
può ridurre o annientare. [...]
Giovanni Alioti
Da
Ferradas a Salvador
Jorge
Amado nasce il 10 agosto del 1912 a Ferradas, distretto
del municipio di Itabuna, nella regione del cacao nel
sud dello Stato di Bahia, dove il padre di professione
commerciante aveva acquistato una fazenda.
Alla
fine degli anni 20 nella città di Salvador
capitale dello Stato di Bahia, dove completa gli studi
secondari, Jorge Amado comincia ad interessarsi di politica,
finendo per integrarsi ad un gruppo di intellettuali rivoluzionari
legati al movimento modernista dellAccademia dei
Ribelli. Passa a collaborare con giornali e riviste di
sinistra, che esprimono il suo anticonformismo
rispetto alla situazione brasiliana di quel periodo. Lavora,
quindi, come giornalista nel Diário
da Bahia,
nelle riviste A
Luva,
Dom
Casmurro
e Para
Todos
e nel giornale O
Imparcial di
Salvador.
Negli
anni 30 si trasferisce a Rio de Janeiro per frequentare
lUniversità, dove si laurea in Scienze Giuridiche
e Sociali, ma senza abbandonare la passione per il giornalismo
e la letteratura, che lo hanno ormai conquistato. È,
infatti, in questepoca che Jorge Amado, influenzato
dagli amici Santiago Dantas e Augusto Frederico Schmidt,
pubblica il suo primo libro O
país do carnaval (1931).
Ma è nel 1932 che, dopo aver diretto vari giornali
e riviste, Jorge Amado convinto da Rachel de Queiroz diventa
militante político del Partido Comunista Brasileiro
(PCB), il cui leader è ancora il comandante rivoluzionario
Luiz Carlos Prestes.
A
partire da allora scrive vari romanzi impegnati, come
Cacau
(1933),
censurato e proibito durante lEstado Novo del dittatore
Getúlio Vargas, la serie di romanzi urbani ambientati
nella città Salvador: Suor
(1934), Jubiabá
(1935), Mar
Morto
(1936) e Capitães
de areia
(1937) ) e A
estrada do mar
(1938). È in questa epoca che i libri di Jorge
Amado cominciano ad essere tradotti in varie lingue, mentre
in Brasile subiscono la censura del regime.
Nei
primi anni 40 Jorge Amado per fuggire alla polizia
politica di Vargas va in esilio a Buenos Aires e a Montevideo
(1941/42). È in quel periodo che pubblica il libro
ABC
de Castro Alves,
una biografia del grande poeta baiano Antônio Castro
Alves (1941) e la biografia del leggendario comunista
brasiliano Luiz Carlos Prestes Cavalheiro
da Esperança
(1942). Rientrato in Brasile nel 1942 è arrestato
e incarcerato. Tornato in libertà lanno dopo,
pubblica i romanzi Terras
do Sem fim
(1943), São
Jorge dos Ilhéus
(1944) e il libro sulla città di Salvador Bahia
de Todos os Santos
(1945).
Nel
1945 è eletto deputato federale per il PCB, come
rappresentante dello Stato di São Paulo, ma il
suo mandato dura solo due anni in quanto il maresciallo
Eurico Gaspar Dutra, allora presidente (1946/51), mette
fuorilegge i partiti di sinistra. In quegli anni pubblica
il romanzo Seara
Vermelha
(1946) e un pezzo teatrale intitolato Amor
do Soldado
(1947).
Perseguitato
abbandona nuovamente il Brasile e viaggia in diverse parti
del mondo, svolgendo unazione sistematica di denuncia
della realtà politica del suo paese. Sono gli anni
in cui Jorge Amado conosce lUnione Sovietica e i
paesi dellEuropa Occidentale dove vive, esiliato,
a Parigi (1948/50) e a Praga (1951/52). Durante lesilio
pubblica solo il libro O
mundo da paz (1951),
mentre con il suo ritorno in Brasile dà alle stampe
(1952-54) la trilogia Subterrâneos
da liberdade
(composta dai romanzi Tempos
difíceis,
Agonia
da noite
e, infine, A
luz no fundo do túnel),
le sue opere più dichiaratamente politiche al servizio
della propaganda di partito.
Alla fine degli anni 50 Jorge Amado, ormai uscito
dal PCB sin dal 1954, apre una nuova fase della sua opera
di scrittore, ampliando le tematiche narrative e incorporando
nella sua prosa nuovi elementi come il lirismo e lironia.
I libri successivi al periodo della militanza politica,
pur continuando a ruotare su personaggi socialmente emarginati,
rivelano infatti una prosa fantastica che descrive con
colori vivi e sensuali i costumi e la dimensione magica
e reale di Bahia. A questo proposito si è parlato
di regionalismo bahiano, ma lorizzonte regionalista
di Jorge Amado abbraccia temi universali, con uno stile
personalissimo aderente alle radici e al sentimento popolare
della gente di Bahia, attraversando il realismo critico
e tutti gli altri movimenti della moderna letteratura
brasiliana.
Questa
seconda fase della svolta letteraria di Jorge Amado si
apre con il romanzo Gabriela,
Cravo e Canela
(1958), uno dei suoi maggiori successi internazionali,
tradotto in 33 lingue. A questo libro seguono cronologicamente
i romanzi A
morte e a morte de Quibas Berro dágua (1961),
Os
velhos marinheiros ou Capitão de longo curso
(1961), Os
pastores da Noite
(1964), Dona
Flor e seus dois maridos
(1966), Tenda
dos Milagres
(1969), Tereza
Batista Cansada de Guerra
(1972), Tieta
do agreste
(1977), Farda,
Fardão e camisola de dormir (1979),
Tocaia
Grande
(1984), O
sumiço da Santa
(1988), A
descoberta da América pelos turcos
(1992).
In questo arco di tempo (dagli anni 60 agli anni
90) vengono, inoltre, pubblicati alcuni libri per
bambini O
gato molhado
e a
andorinha Sinhá
(1976) e A
bola e o goleiro
(1984); un racconto Do
recente milagre dos pássaros
(1979) e due libri di memorie O
menino Grapiúna
(1981) e Navegação
de Cabotagem
(1992).
La quasi totalità dei libri di Jorge Amado sono
pubblicati in italiano da diversi editori e molte delle
sue opere sono adattate per il cinema, il teatro e, in
Brasile principalmente, per le telenovelas. Alcuni dei
romanzi più famosi sono conosciuti allestero,
anche grazie al successo cinematografico ottenuto dal
film Gabriela, interpretato da Marcello Mastroianni
e da Sônia Braga, e dai film Dona Flor e seus
dois maridos e Tieta do Agreste, con
lattrice Sônia Braga ancora nella parte della
protagonista.
Durante
la sua lunga vita Jorge Amado riceve vari premi internazionali
come il Premio Internazionale Lenin (Mosca, 1951), il
Premio della Latinità (Parigi, 1971), il Premio
dellIstituto Italo-Latinoamericano (Roma, 1976),
il Premio Pablo Neruda (Mosca, 1994) e il Premio Luís
de Camões (Lisbona, 1995).
Negli
ultimi anni, a causa dei suoi problemi cardiaci (nel 1993
ha un primo infarto), Jorge Amado si ritira a Salvador
de Bahia con la compagna di tutta la sua vita, la moglie
Zélia Gattai, scrittrice e libertaria, figlia di
immigrati anarchici italiani arrivati a São Paulo
dalla Toscana allinizio del XX secolo.
Muore
a Salvador de Bahia la notte del 6 agosto 2001 a pochi
giorni dal suo 89° compleanno. Il suo corpo è
cremato e le sue ceneri, secondo la sua volontà,
sono disperse alla base di un grande albero di mango,
che lui stesso ha piantato tanti anni fa nel giardino
di casa.
G.A.
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