Il ministro Martino, titolare nellattuale
governo del dicastero della Difesa, sembra, a vederlo, luomo
più pacifico di questa terra. Il suo sorriso non sarà
forse tra i più accattivanti, ma i suoi modi cortesi,
la sobria eleganza del suo vestire e la pacatezza con cui è
solito esprimersi rivelano in lui uno di quei liberali di antico
stampo cresciuti, come si usava, alla scuola dei gentlemen.
Non per niente è figlio darte: suo padre era il
capo della nostra diplomazia ai bei tempi di De Gasperi e Scelba,
e, se ricordo bene, rassomigliava un poco a sir Anthony Eden.
Il rampollo è forse meno affilato nei lineamenti, un
po più cicciotello e tracagnotto, ma un non so
che di britannico, in un modo o nellaltro, se lo porta
dietro. È facile immaginarselo nella sala da fumo di
un esclusivo club londinese, magari intento a parlare di viaggi,
con Phileas Fogg o ospite per un week end di caccia alla Gosford
Park in qualche dimora patrizia del Kent o del Sussex.
Apparenza: tutta apparenza. Questa immagine, abbiamo scoperto
non senza malinconia, è tristemente ingannevole. Come
ben si addice a un ministro italiano della Difesa, i suoi modelli
lonorevole Antonio Martino preferisce cercarseli oltre
Atlantico. La stoffa di cui vorrebbe essere fatto è quella
del rude pioniere, del marine tutto di un pezzo, delluomo
capace di sopravvivere in una realtà urbana aggressiva
e pericolosa, come potrebbero interpretarlo un Clint Eastwood
o un Charlton Heston. E il riferimento allindimenticabile
interprete della prima versione del Pianeta delle scimmie
è particolarmente calzante, perché anche Martino,
come fa spesso lattore statunitense, ha voluto spezzare
una lancia a pro del diritto di tutti noi a girare armati fino
ai denti.
È poco ma sicuro
Sfidando il senso comune dei benpensanti ha dichiarato
lunedì 22 aprile il ministro della Difesa a Radio Radicale
difendo il secondo emendamento della Costituzione americana,
che garantisce ai cittadini la possibilità di portare
armi. La nostra legislazione, che invece è restrittiva,
ha disarmato quanti obbediscono alle leggi, ma non ha disarmato
i delinquenti
Quando sono state introdotte le restrizioni,
io non ho visto alle questure file di mafiosi che consegnavano
la lupara o di terroristi che consegnavano il kalashnikov.
Impeccabile, ma, forse, un poco schematico. Infatti gliene hanno
dette praticamente di tutte. Gli hanno ricordato, persino dallinterno
della maggioranza, che la liberalità americana in tema
di armamento individuale è considerata dagli esperti
una grave fonte di pericolo per lordine pubblico. I vari
sindacati di polizia, che non avevano ancora riunito le forze
per difendere i colleghi incriminati a Napoli, hanno accantonato
per un momento le molte beghe reciproche per auspicare che alla
proposta del ministro non si desse proprio seguito. Qualcuno
ha osservato persino che se il tasso di omicidi rilevato a Chicago
supera di cento a uno quello delle vicine metropoli canadesi,
dipende in gran parte dal fatto che in Canada comperarsi una
pistola e portarsela in giro è più difficile che
nello Stato dellIllinois. Insomma, il poveraccio ha dovuto
affrettarsi a buttar lì una mezza smentita, dichiarando
che a lui interessava solo sottolineare la saggezza della Costituzione
degli Stati Uniti. Che è quanto tutti si attendono da
un ministro italiano, ma è anche, diciamolo pure, una
sciocchezza mica male, perché si sa che tra tutte le
cose di cui quel paese può menar vanto la Costituzione
è forse lultima, non fossaltro perché
risale a una fase storica in cui i problemi sociali e politici
che affliggono oggi gli americani erano tutti di là da
venire.
Così, il secondo emendamento in questione afferma il
diritto del popolo a detenere e portare armi in base al
principio per cui un esercito ben organizzato è
necessario per la sicurezza di uno stato libero. Si può
pensare quel che si vuole di questo postulato, ma è poco
ma sicuro che il suo collegamento con il diritto ad armarsi
individualmente poteva avere un senso ai tempi in cui lemendamento
fu votato, nel 1791, quando gli USA erano un aggregato di comunità
in cui si rispondeva alla chiamata alle armi presentandosi con
il proprio schioppo ad armacollo, e che la norma crea più
problemi di quanti ne risolva da quando lesercito è
unorganizzazione permanente su base professionale, che
le armi ce le mette di suo. E se qualcuno si chiede come mai
nessuno sia riuscito ad abrogare quellarticolo arcaico
e controproducente, vuol dire che ignora non solo che le norme
positive si caratterizzano per una certa qual viscosità,
una certa tendenza allautoperpetuazione, ma anche che
quella tendenza si mescola spesso con gli interessi materiali,
come quelli, nel caso, di chi le armi le produce e le vende.
In America quegli interessi sono ingenti e ingente è
la pressione che esercitano. Il Charlton Heston di cui sopra,
da quando non si esibisce più nei ruoli del virilone,
ha trovato una seconda, proficua carriera come portavoce della
lobby dei mercanti di fucili e pistole. Il loro motto,
per cui non sono le armi a uccidere, ma gli uomini
fa venire i brividi ai poliziotti di tutti i cinquanta stati,
ma finora hanno vinto loro. E infatti in America ci si spara
che è una bellezza, e basta fare quattro passi in Times
Square, a New York, dove un apposito tabellone luminoso dà
ragione del numero quotidiano dei morti ammazzati, per rendersene
conto.
Ora, nessuno ha sentito il bisogno di ricordare come anche in
Italia, nel nostro piccolo, fabbrichiamo fucili e pistole. Si
tratta, anzi, di un settore importante della nostra industria
di precisione. E mentre nessuno contesta a chi lo guida il diritto
di affidare la propria causa, se se la sente, a un qualche abile
portavoce, il fatto che questo ruolo se lo assuma non un attore
sfiatato qualsiasi, ma il ministro della Difesa in persona fa,
lo ammetterete, una certa impressione. Il fatto di essere ministro
non garantisce nessuno dal rischio di dire delle sciocchezze,
specie in tema di ordine pubblico, ma dovrebbe consigliare,
se non altro, una certa cautela prima di aprire la bocca. Il
polo ha vinto le elezioni, figuriamoci, ma ci sono ancora dei
cittadini vecchio stile che preferirebbero che tra un ministro
e un lobbista si notasse qualche sensibile differenza.
Partendo dalla coda
Macché. Gli uomini di Berlusconi non badano alle distinzioni
troppo sottili. Forti della loro maggioranza, non hanno nessun
bisogno di spaccare i capelli in quattro. Quando si è
liberali, per loro, non si può che liberalizzare, anche
perché i divieti, come ha fatto acutamente notare Martino,
ostacolano soltanto i cittadini per bene. Come se non fosse
ovvio che chi non rispetta le leggi non lo fa per diletto, ma
perché pensa di trarne vantaggio, e che il compito di
qualsiasi governo è appunto quello di rendere loperazione
un po meno vantaggiosa.
Invece no. I nostri sagaci statisti hanno deciso di risolvere
il problema partendo, per comodità, dalla coda. Se non
è possibile far rispettare una certa norma, basterà
abolirla e si aboliranno automaticamente in blocco i reati relativi.
Qualcosa di simile, per intenderci, a quanto si è già
fatto in tema di falso in bilancio. Per eliminare il porto darmi
abusivo, così, basterà autorizzare la gente ad
armarsi. In seguito, nella medesima logica, si potrà
combattere la criminalità organizzata eliminando ogni
remora legale alla possibilità dei criminali di organizzarsi
tra loro e si avvierà la soluzione del problema dellevasione
fiscale decidendo che chi non paga le tasse, almeno da una certa
cifra in su, non evade proprio nulla. Anzi, forse questo lhanno
già deciso e si sono soltanto dimenticati di dircelo.
O magari siamo noi che non labbiamo capito.
Carlo Oliva
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