Attenti
al cane
Gli animali non hanno ancora imparato a parlare e, sentendo
le parole sputate dagli odierni ministri della salute attraverso
gli schermi televisivi, si potrebbe sperare che non imparino
mai.
Tantomeno loro, gli animali, non hanno ancora affinato le proprie
tecniche di scrittura, e, riflettendo per un attimo sugli scarabocchi
confusi di quotidiani nazionali su temi quali quello della sindrome
da morso, sia consentito sognare che non prendano mai in
zampa una penna.
Fatto sta però che e dalla carta stampata, e da quella
straccia dei fogli letti al telegiornale, continuano ad arrivare
quotidianamente attacchi, ingiurie e diffamazioni nei confronti
di quella che sempre più si sta cercando di definire
come una categoria pericolosa: quella dei cani, appunto.
Il passo da questa «classe» particolare, a quella
più generale della «specie» animale è
in fin dei conti breve. Volendo ridurre la questione ad un sillogismo
esplicativo si potrebbe così sintetizzare il pensiero
statale in materia di animalismo:
Premessa 1: Chi minaccia laltrui incolumità
è suscettibile di contromisure proporzionate e limitanti.
Premessa 2: I cani minacciano laltrui incolumità.
Conclusione: I cani devono essere limitati con contromisure
proporzionate e limitanti.
Se al termine cane si sostituisce quello di malvivente, terrorista,
sovversivo ecc., non risulta difficile comprendere che qui si
parla di un meccanismo del tutto simile a quello legislativo.
Proviamo a cambiare i termini delle proposizioni:
Premessa 1: Chi minaccia laltrui incolumità
è suscettibile di contromisure proporzionate e limitanti.
Premessa 2: I padroni dei cani turbano lintegrità
(psicofisica) di questultimi imponendo pratiche come quella
delladdestramento (dattacco e non), che deviano
le naturali tendenze dellanimale.
Conclusione: I padroni devono essere limitati con contromisure
proporzionate e limitanti.
La «colpevolezza» dei morsi animali non sta quindi
nella presunta famelicità canina, ma nel machismo delluomo,
e dimostrarlo non sembra poi così difficile.
Ma certamente non è questo il percorso che potrebbe interessarci;
si rischierebbe una linguistica legittimazione dellimposizione
statale, dellordine giuridico, e della strategia accusatoria
e carceraria.
Ciò che probabilmente risulta più utile evidenziare
e che, non solo queste ultime mosse sullo scacchiere nazionale
corrispondono ad una pratica di controllo ormai conosciuta (che
va dalle leggi speciali antiterrorismo alla militarizzazione
delle strade pre e post Genova), ma che esse, queste tanto necessarie
nuove misure di sicurezza, si nutrono di premesse contraddittorie.
Cerchiamo di spiegarci un po meglio.
Lo stato prevede lesistenza della proprietà privata.
Accantonando per un attimo quei loschi figuri con la divisa
che a turno mutano il loro nome in polizia, carabinieri, preti
e soldati, che la proprietà privata difendono, possiamo
senza rischio di contraddizione asserire che la repubblica legittima
la difesa degli spazi non pubblici mediante lo sfruttamento
(guarda un po
) di «cani da guardia».
I conti non tornano.
Finché un pitbull morde chi non riconosce lesclusività
della proprietà privata allora tutto va bene; quando
poi, fuori dai recinti, dai cancelli e dai prati inglesi un
dobermann deve passeggiare per espletare almeno quelli fisiologici
dei suoi bisogni?
Sirchia consiglia (anzi, impone): guinzaglio e museruola.
La contraddizione è evidente.
Ogni problema ecologico è un problema sociale, e non
soltanto un problema politico o legislativo: la sostanza sta
nel ristrutturare lintera società in maniera che
essa possa convivere con la natura, disse Murray Bookchin.
I centri di vivisezione, di sperimentazione, di addestramento,
di controllo sugli animali si stanno allargando anche nelle
strade. Togliere le museruole agli animali con cui si condivide
una passeggiata, non strangolarne le intenzioni con un guinzaglio
fatto di ordinanze ministeriali; questa una prima, concreta
azione possibile.
Mauro Massafia
(Lecce)
Taglio
schietto
Ho letto con interesse larticolo di Andrea Papi Lo
stato delle cose. Mi trovo completamente daccordo
con la sua esposizione e mi è piaciuto il taglio schietto
e pulito con cui lha scritto.
Lincanto e non il dominio sguardo e sentimento
col quale reimparare a guardare il mondo e tutti i suoi
abitanti.
Anchio credo che, pur avvicinandosi a grandi passi il
punto di non ritorno, ci siano ancora possibilità immense
per ritrovare la strada smarrita.
E non è utopia. La consapevolezza che il nostro attuale
stare al mondo non è altro che un modo sbagliato e che
altri modi sono possibili, dovrà spingerci con forza
a cambiare atteggiamento. Ma cè da cominciare subito.
Chiara Bellini
(Mantova)
I
nostri fondi neri
|
Sottoscrizioni.
Antonino Pennisi (Acireale) 12,00; Aurora e Paolo
(Milano) ricordando Alfonso Failla, 500,00; Milena
e Paolo Soldati (Clermont Ferrand Francia)
60,00; Gianluigi Santini (SantAngelo Lodigiano)
10,00; a/m Marinane Enckell, Ronald Creagh (Montpellier
Francia) 75,00; Paul Avrich (New York
USA) 100,00; Rocco Tannoia (Settimo Milanese) 5,00.
Totale euro 762,00.
Abbonamenti sostenitori.
Patrizio Quadernucci (Bobbio) 100,00.
Totale euro 100,00.
|
|