«Educare il target a non concepire nient’altro
al di fuori della fede nel prodotto, favorire le unioni, le
abitudini, i comportamenti ‘leciti’ fra persone
che condividono questa fede, è una strategia che va ben
oltre le tecniche di feedback e di misurazione della consumer
satisfaction. Di più: le precede. Inoltre, la Chiesa
è formata dai suoi stessi consumatori e quindi auto-determina
le proprie esigenze di consumo e le soddisfa in tempo reale.
Nessuna marca è mai arrivata a tanto».
Bruno Ballardini, Gesù lava più
bianco. Ovvero: come la Chiesa inventò il marketing,
ed. minimumfax, Roma, 2000.
Un documento, «Considerazioni
circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone
omosessuali», prodotto dalla Congregazione per la dottrina
della fede nel luglio dello scorso anno, tiene fede a quanto
citato sopra in maniera così disperatamente ostinata
da risultare meschina, volgare. Si tratta di difendere il Mercato
da attacchi che svilirebbero la natura unica del prodotto venduto,
il matrimonio non-plus-ultra cattolico, quello indissolubile,
… già intaccato dalla realtà dei fatti,
e da quel mattacchione di Milingo che ne ha, diciamo, un po’
appesantito i tratti ultraterreni. Si tratta anzi di convincere
i fedeli, e «di illuminare l’attività degli
uomini politici cattolici», che l’altro prodotto
( la legalizzazione delle unioni di fatto) è assolutamente
nocivo!
Ma se la etero-sessualità ritenuta dalla Congregazione
«quella VERA», va fatta ad ogni costo primeggiare,
congiuntamente al RITO di formalizzazione di fronte alla società
della coppia, quali pericoli la minacciano? Praticamente nessuno,
visto che l’introduzione del rito civile e del divorzio
non impedisce ai cattolici di sposarsi in Chiesa. Sono le squallide,
volgari, infime esigenze di mercato che obbligano il clero a
voler sabotare ad ogni costo la possibilità per gli/le
altre a volersi sposare o quantomeno a voler legalizzare la
propria unione civilmente. Civilmente e non in Chiesa.
Evidentemente però, visti i toni, la Chiesa cattolica
intende difendere un presunto controllo totale del parco-clienti,
apponendo anche un marchio di fabbrica sul matrimonio, un brevetto
tale che nessuno possa osare nemmeno nominare le parole «unione
di una coppia», nonostante, per il suo significato, una
«coppia» sia già «unita» nei
fatti!
Questa multinazionale vuole il monopolio, e vende peggio della
Microsoft!
Sappiamo tutti benissimo infatti, come nel testo che gira da
anni in internet su «da Fidanzata 1.6 a Moglie 1.0»,
che le unioni tra le persone, per loro stessa natura, non sono
sempre solide e imperiture; è quindi lo stesso modello
venduto dalla Chiesa, il –sacro vincolo del matrimonio-,
che fa acqua da tutte le parti, pur «essendo stato fondato
dal Creatore». Meglio non attardarsi qui a considerazioni
critiche sulla strumentalizzazione dei testi (in questo caso
il Libro della Genesi) da parte della Chiesa, che ormai, pur
di dimostrare le proprie affermazioni, non fa più distinzione
tra citazioni dalla Bibbia, da Encicliche, da commentari, depliant,
ecc.... rivestendo tutto di un’aura di sacralità
e infallibilità. Il Verbo.
Zoccolo molle
Ma in questo caso soprattutto il Verbo segregare, perché
la legalizzazione delle unioni di fatto, e Ratzinger si riferisce
a quelle tra persone dello stesso sesso, è presentata
come un gesto delinquenziale, e la richiesta universale (ma
sì, usiamo un termine loro) di queste coppie ad avere
dei diritti civili «è un fenomeno inquietante»
che minerebbe... le basi stesse della società! Come una
realtà che già esiste possa minare, se legalizzata,
le basi stesse della società, è un mistero,…
a meno che... a meno che non si intenda per «basi della
società» quello zoccolo molle di eterosessuali
sessuofobi che preferiscono pensare che, in fondo, se il loro
matrimonio è uno schifo, però per fortuna è
benedetto dalla Chiesa, che lo ritiene sacro e virtuoso... non
come «quelli là».
Razzismo, incitamento a gesti di intolleranza: il politico cattolico
«deve opporsi in tutti i modi possibili» anche a
eventuali leggi già in vigore che diano finalmente la
possibilità alle persone di unirsi civilmente per vedere
riconosciuta la scelta fatta (come coniugi, compagni di vita,
conviventi o semplicemente persone legate da un reciproco contratto).
La Chiesa si spinge sino a definire assenti addirittura gli
«elementi antropologici» dalle unioni omosessuali,
elementi che possano caratterizzare queste unioni come famiglie.
Antropologa, sessuologa, portavoce di dio: nei suoi prestidigitatori
ruoli la Congregazione per la Dottrina della fede si spinge
con agio all’infamare, a definire «i compiti per
i quali il matrimonio e la famiglia meritano un riconoscimento
specifico e qualificato» incentrandoli sulla procreazione,
e affermando come conseguenza che «le unioni omosessuali
non svolgono neppure in senso analogico e remoto» questi
compiti.
Insomma, un documento scritto con l’acqua alla gola e
quindi urlato, su di un problema che è tale solo per
chi ha ancora ansie da copyright. Chi vive più a contatto
con la realtà e l’umanità delle persone,
può solo considerare queste calunnie con indignazione
e, collateralmente, pietà (ma sì, usiamo un termine
loro).
Francesca “Dada” Knorr
I
PACS in pillole:
PACS,
proposta di legge “Patto civile di solidarietà
e unione di fatto” presentata dall’onorevole
Franco Grillini.
Il 14 febbraio 2004 si è tenuta a Roma, a Piazza
Farnese, promossa dall’Arcigay nazionale, la manifestazione
“Kiss2PACS”, volta a sensibilizzare l’opinione
pubblica, ad informare e a sostenere la proposta di legge
in questione. (www.unpacsavanti.it)
A chi è rivolta la proposta di legge:
– patto civile di solidarietà è l’accordo
tra due persone di sesso diverso o dello stesso sesso,
volto a regolare i rapporti personali e patrimoniali relativi
alla loro vita in comune
– unione di fatto è la convivenza stabile
e continuativa tra due persone, di sesso diverso o dello
stesso sesso, che “conducono una vita di coppia”.
Le possibilità offerte dai PACS:
– aiuto mutuo e materiale garantito a vicenda dai
due contraenti
– diritto all’assistenza ospedaliera e carceraria
in quanto familiari
– decisione sanitarie e successive alla morte spettanti
di diritto all’altro/a contraente il PACS
– subentro nel contratto di locazione
– diritto all’eredità
– diritto del partner straniero ad acquisire la
cittadinanza
– diritto ad usufruire delle agevolazioni previdenziali,
fiscali, ed assicurative in quanto appartenente al nucleo
familiare
– diritto al lavoro (disoccupazione, pubblici concorsi,
equiparazione a coppia sposata)
– diritto ad astenersi dal deporre in caso di imputazione
dell’altro contraente
– iscrizione all’anagrafe come famiglia e
diritto alla casa
- possibilità di sciogliere il patto mediante atto
scritto anche non congiunto.
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