Ho scoperto recentemente
che uno scudo non è soltanto quello strumento di difesa
di varia foggia utilizzato in combattimento da molteplici società
guerriere dell’era del bronzo e del ferro. Può
essere, non ve ne stupiate, un acronimo: per l’esattezza
l’acronimo italiano di un’espressione inglese. In
un testo, diciamo così, pubblicitario che mi è
capitato di recente sott’occhio, S.C.U.D.O. (in lettere
maiuscole puntate) sta per Security Consulting United Didactics
Organization, che dovrebbe significare, più o meno “Organizzazione
Unità di Consulenza Didattica per la Sicurezza”,
come a dire una struttura (lì, veramente, la si definisce
“una joint”) in cui più organizzazioni uniscono
le proprie forze per spiegare a chi, per motivi personali o
professionali, ne abbia bisogno, come migliorare la sicurezza
propria o altrui.
Tempi difficili
I motivi per cui un organismo del genere si è costituito
e si offre sul mercato sono, a prima vista, abbastanza persuasivi.
“La nuova ondata terroristica e di crimine organizzato”
si legge “attraversa un momento di rapida escalation e
turba la necessità della vita quotidiana, seminando paura
e preoccupazione nella società civile. I Governi e le
Organizzazioni Internazionali affrontano questa minaccia con
provvedimenti di emergenza e con l’adozione di regolamenti,
direttive e risoluzioni dedicati alla verifica dell’efficacia
delle misure di sicurezza già in atto” e i proponenti,
quindi, “interpreti dell’attuale disagio e forti
dei propri strumenti istituzionali” hanno ideato e sottopongono
all’attenzione del pubblico “un programma a favore
delle persone e delle proprietà all’interno degli
ambienti ‘più a rischio’”. Nel concreto,
l’offerta è quella di una serie di corsi professionali
per la formazione di operatori esperti in materia. Le tipologie
previste sono quattordici, e vanno dal “Security Training”
– come lo chiamano – per Ship Security Officer (SSO)
e Company Security Officer (CSO), che immagino siano gli ufficiali
e i funzionari addetti alla sicurezza sulle navi e negli uffici,
a quelli per il personale aeroportuale, gli impiegati bancari,
gli Ufficiali delle Forze dell’Ordine, i Commercianti,
le Guardie Giurate... A costoro si offre, suppongo a pagamento,
“una formazione efficace per la prevenzione e la riduzione
dei rischi”, per la “identificazione just in time
delle possibili minacce” e per la “protezione propria
e altrui in caso di attentato e di aggressione”.
Niente da eccepire, fin qui, salvo forse una certa sovrabbondanza
di maiuscole e di termini inglesi. Viviamo in tempi difficili,
sa Iddio se il terrorismo e la criminalità non rappresentano
delle minacce reali – anche se, sull’incidenza dell’una
e dell’altro nella vita di tutti i giorni si tende, per
svariati motivi, a esagerare – e l’idea di insegnare
alla gente il modo migliore di reagirvi senza perdere la testa
non sembra, a prima vista, malvagia. Uno degli enti proponenti,
una certa Logan’s Ltd di cui, personalmente, non avevo
mai sentito parlare, si presenta come fondata “nel 1988
da un gruppo di consulenti di sicurezza, dotati di un vasto
know how e di una grande esperienza nel campo”, tutti
esperti che “hanno riunito una serie di qualità
e di capacità e le hanno integrate per formare una sinergia
vincente”, e si impegna a formare, per ogni progetto,
“i Teams più adeguati per creare” di nuovo
“una sinergia vincente, al fine di massimizzare l’efficacia,
la professionalità e l’efficienza della sicurezza.”.
Micidiale efficienza
Quello che può lasciare perplessi, se mai, è
l’elencazione delle qualifiche del personale. Le squadre
della Logan’s – a quanto sembra – sono formate
da “1. Ex alti ufficiali delle forze della difesa israeliani;
2. Ex alti ufficiali dell’Esercito e Senior della Marina
internazionali; 3. Tecnici delle forze speciali antiterrorismo
israeliani; 4. Specialisti di sicurezza antiterrorismo civile
israeliani ed internazionali; 5. Ex ufficiali di Polizia internazionali;
6. Consulenti di Sicurezza specializzati in sicurezza marittima
& aerea; 7. Tecnici specializzati in tecnologia & in
sistemi di sicurezza; 8. Esperti di ‘intelligence’
internazionali”. Come a dire, tecnici a parte, di ex agenti
segreti, ex militari ed ex poliziotti, con particolare riguardo
a quelli provenienti dalle varie forze speciali e che abbiano
operato sotto bandiera israeliana.
Niente di strano anche in questo, naturalmente. Anche a prescindere
dal fatto che, come si può facilmente appurare, la stessa
Logan’s Ltd è un’organizzazione israeliana,
la scelta si spiega con l’alto grado di efficienza delle
forze di sicurezza di quel Paese. Non occorre avere particolari
competenze in tema di intelligence per conoscere la fama del
Mossad e basta leggere i giornali per sapere con quanta micidiale
efficienza i militari e gli specialisti del governo di Gerusalemme
sanno intervenire contro chi mette a repentaglio la vita dei
loro concittadini. Esperti più esperti di loro sembrerebbero
davvero difficili da trovare.
Poi, naturalmente, uno comincia a riflettere. Comincia a dirsi
che, efficienza o non efficienza delle sue forze speciali, Israele
non è poi un Paese tanto sicuro, e non solo, forse, perché
i suoi nemici sono particolarmente agguerriti e feroci. In fondo,
la sicurezza in senso lato non si identifica al cento per cento
con la security, nel senso che non dipende soltanto dalla capacità
di difendersi. C’entra molto anche quella di non aggravare
ed esacerbare le ostilità, il saper risolvere i problemi
di convivenza e le rivalità storiche con giustizia e
lungimiranza, la consapevolezza diffusa che la violenza, per
quanto sublimata tecnologicamente, chiama solo altra violenza
e che certe tensioni si possono anche ridurre a forza di compromessi
e di buona volontà. Tutte doti che, com’è
noto, all’attuale governo israeliano sarebbe difficile
riconoscere e che, naturalmente, ai tecnici dell’antiterrorismo
non vengono richieste. Per cui, forse, potrebbe valere la pena
di chiedersi se la cultura della sicurezza come risposta esclusivamente
militare non sia, in ultima analisi, più dannosa che
altro e se affidarsi esclusivamente, in materia, a quel tipo
di tecnici non possa significare un passo in più verso
quella specie di militarizzazione totale della società
che, come non ha rappresentato niente di buono laggiù,
niente di buono può rappresentare per noi.
Cultura non attecchita
A queste domande, ovviamente, ciascuno può dare la risposta
che crede, per poi agire di conseguenza. Chi si sentirà
convinto, per un motivo o per l’altro, che le minacce
vengono sempre e solo dal di fuori, perché la violenza
dipende sempre e soltanto dalla malevolenza altrui, potrà
rivolgersi in piena tranquillità a enti del tipo della
Logan’s Ltd (chissà quanti altri ce ne saranno),
certo di trovarvi il più sicuro e più valido dei
presidi. Ma a me corre l’obbligo di far notare, per completezza
d’informazione, che a proporre in Italia questo tipo di
S.C.U.D.O. non sono soltanto loro. I proponenti, vi dicevo,
sono due. Ex alti ufficiali ed esperti di intelligence sono
chiamati a mettere a frutto il bagaglio delle loro competenze,
ma non sono loro a organizzare i corsi che il programma, concretamente,
propone. Anche questo è un compito specializzato e tocca,
ovviamente, a degli specialisti. Ebbene: il partner della Logan’s
in questa occasione non è altri che l’ENAIP, l’Ente
Nazionale ACLI Istruzione Professionale, una delle strutture
più importanti dell’associazionismo sociale cristiano
nel Paese. E se vi pare strano che un ente morale che emana
dalle ACLI, che, come è noto, fanno parte della Tavola
della Pace e contribuiscono non poco (va detto) a esprimere
l’opposizione alla guerra di tanta parte del mondo cattolico,
organizzi e proponga una serie di “corsi professionali”
tenuti da ex alti ufficiali dell’esercito e delle forze
speciali israeliane, be’, non posso che darvi ragione
di tutto cuore. La cultura della pace, evidentemente, nel nostro
strano Paese non ha attecchito fino in fondo.
Carlo Oliva
|