Lettera aperta dal carcere di Nuoro
Alcuni detenuti denunciano agli Organi di Stato e Stampa che
nell'istituto di Nuoro non si sconta la sola privazione della
libertà, già di per sé terribilmente brutta,
ma si sconta la reclusione in un ambiente difficile ed ostile,
angusto e malsano (questo, lo ammettiamo, anche per gli agenti
di polizia penitenziaria) dove le condizioni igieniche sono
terribili, si pensi che sia nei passeggi che nelle stanze siamo
costretti a fare i bisogni corporali in bella vista dei compagni
senza nessuna riservatezza. In questo istituto mancano educatori,
assistenti sociali, medici (in particolare modo il dentista
non opera da circa un anno) e le strutture sono fatiscenti la
promiscuità è la regola, i rapporti con l'amministrazione
sono difficoltosi e discrezionali le opportunità di lavoro
quasi nulle.
Viviamo in un ambiente dove non esiste alcun presidio di tutela
dei diritti e di legalità, a parte l'Ufficio di Sorveglianza
di Nuoro ma i provvedimenti del magistrato di sorveglianza non
vengono applicati e né presi in considerazione.
A questo punto, per farci sentire ed ascoltare e per sensibilizzare
l'opinione pubblica, in modo pacifico e costruttivo, alcuni
detenuti, esclusivamente i continentali (per non fare rischiare
che i compagni detenuti locali siano deportati in continente,
lontani dalle proprie famiglie come è accaduto a noi...)
a partire dal primo dicembre attueremo per tre giorni consecutivi
una battitura notturna dalla durata di 15 minuti a partire da
mezzanotte (battitura ai cancelli forma di protesta pacifica
adottata per reagire ai fatti ingiusti interni al carcere).
Le nostre rivendicazioni sono:
- il federalismo penitenziario (tanto caro all'ingegnere
Ministro della Giustizia Castelli), la fine della deportazione
dei detenuti, i continentali nel continente ed i sardi in
Sardegna per tenere conto al diritto dei diritti della necessità
dei prigionieri di avvicinarsi ai familiari o nelle regioni
limitrofe. Per l'applicazione integrale dell'art. 28 0.p.
che sottolinea la particolare cura che deve caratterizzare,
nel corso dell'esecuzione penale la tutela dei rapporti del
detenuto con la propria famiglia e l'art. 115 del N.R.E. “In
ciascuna regione è realizzato un sistema integrato
di istituti differenziato per le varie tipologie detentive
la cui ricettività complessiva soddisfi i principi
di territorialità delle esecuzione penale tenuto conto
anche di eventuali esigenze di carattere generale”;
- l’applicazione dei provvedimenti dell'Ufficio di Sorveglianza
in particolare modo quelli della riservatezza e di igiene
dei bagni sia nelle stanze che nei passeggi; quello relativo
alla forma del contratto di lavoro, cioè rispetto della
forma scritta richiesta della legge per il contratto di lavoro
parziale; quello della verifica semestrale dell'assegnazione
al circuito E.I.V. come previsto dall'art. 32 N.R.E. e ribadito
dal decreto del Magistrato di Sorveglianza di Nuoro, Musumeci
del 22 ottobre 2003, ecc.
Consentiteci queste riflessioni:
è assurdo che dei "delinquenti" debbano protestare
(anche a rischio di eventuali rapporti disciplinari) con delle
battiture notturne per il rispetto della legge, dei regolamenti
e dei provvedimenti del magistrato di sorveglianza p. q. m.
i detenuti, per ultimo, chiedono una ispezione ministeriale
nel carcere di Nuoro per accertare l'eventuale illegalità
ed un incontro collettivo con il nuovo Magistrato di Sorveglianza
e cogliamo l'occasione per augurargli buon lavoro. In conclusione,
per la protesta che attueremo l’1, 2, e 3 dicembre del
2004 a mezzanotte della durata di 15 minuti auspichiamo solidarietà
della società esterna ed in particolare modo dei cittadini
nuoresi. Segue firma dei partecipanti (foglio a parte).
Trenitalia: libertà di sanzionare
Quando questo numero della rivista uscirà, il processo
intentato da Trenitalia contro Fabrizio Acanfora, presso il
tribunale Civile di Roma, sarà già stato celebrato.
L’azienda, dopo aver rifiutato il ricorso presso l’Ufficio
Provinciale del Lavoro, ha denunciato Fabrizio per ottenere
il riconoscimento della legittimità del provvedimento
disciplinare di dieci giorni di sospensione, comminatogli nell’
agosto 2003 dalla dirigenza trenitaliota ligure.
Nei prossimi numeri della rivista daremo ulteriori notizie riguardo
alla vicenda di Fabrizio, intanto pubblichiamo qui alcuni documenti
ripresi dal sito della FdCA: www.fdca.it.
L’estate rovente di Trenitalia, almeno in Liguria, comincia
presto. Già a giugno, infatti, i numerosissimi e mai
affrontati problemi relativi a materiali rotabili, mezzi di
trazione, linee, esplodono in tutta la loro drammaticità.
Sulla Genova – Torino ed in particolare sulla Genova –
Milano i treni accumulano ritardi quotidiani sempre più
consistenti, partono dalle stazioni di origine corsa in condizioni
indecenti (sovraffollamento, scarsa pulizia, composizioni ridotte,
impianti di climatizzazione e di illuminazione guasti, ecc.),
i viaggiatori protestano sempre più veementemente con
il personale viaggiante.
Inizialmente i capitreno cercano di gestire la situazione –
le “criticità” come vengono eufemisticamente
definiti i disservizi dalla dirigenza di Trenitalia –
ma appare subito chiaro che dietro a tali e tanti problemi c’è
qualcosa di sospetto. Vetture in arrivo la mattina a Torino
e segnalate come guaste dal personale viaggiante ripartono la
sera senza che sia stata effettuata alcuna riparazione. Motivo:
per le riparazioni devono essere inviate alla loro residenza,
i budget di spesa sono stati rigorosamente divisi per officine.
Così una vettura con le porte d’accesso che non
si aprono, con il condizionamento non funzionante o priva di
illuminazione viene rimessa in composizione e viaggia fino a
Napoli o Reggio Calabria. A volte tali vetture, per l’intervento
deciso dei capitreno, vengono poste in composizione ma fuori
servizio e questo, se da un lato garantisce la sicurezza del
trasporto, dall’altro determina ulteriori problemi legati
ad eventuali prenotazioni e ad un maggiore sovraffollamento.
Il capotreno si trova spesso a dover fronteggiare da un lato
la dirigenza di Trenitalia che – attraverso i suoi quadri
– cerca di far partire i treni in ogni condizione e dall’altro
i viaggiatori che gli chiedono di prendere provvedimenti anche
molto decisi (non far partire il treno fino a quando i problemi
non sono stati risolti, ad esempio). Il risultato sovente è
un compromesso, con capitreno e conduttori che fanno partire
i treni assumendosi in proprio responsabilità e rischi.
Il sospetto è che si cerchi di portare alle estreme conseguenze
il degrado di quello che rimane del servizio ferroviario pubblico,
per consentire un’accelerazione del processo di liberalizzazione
– privatizzazione entrato ormai nella sua fase decisiva.
I “sollevamenti popolari”, in questo senso, appaiono
funzionali a questa strategia ed è per questo che Trenitalia
li tollera di buon grado, mentre non sopporta chi, tra il personale,
pretende di trovare soluzioni ai problemi.
Nel mese di luglio salta il tappo. “la Repubblica”
pubblica una sorta di dossier sullo stato delle ferrovie in
Liguria, sul “Secolo XIX” e su altri giornali si
scatena la protesta dei viaggiatori occasionali e dei pendolari
contro Trenitalia ma soprattutto contro il personale viaggiante,
accusato di arroganza e indifferenza.
Tali proteste si trasferiscono sui treni ed arrivano ad assumere
le caratteristiche di vere e proprie aggressioni verbali organizzate
contro i ferrovieri, condite di insulti e derisioni collettive
del loro lavoro. In trattativa, intanto, nulla si smuove.
A Genova vengono fatti due scioperi – sotterraneamente
osteggiati, anche se formalmente “coperti”, dalle
OO.SS. ufficiali, in particolare dalla FILT-CGIL – su
una piattaforma che vede al centro delle rivendicazioni del
personale viaggiante la sicurezza e la soluzione dei problemi
connessi al trasporto ferroviario.
Gli scioperi, nonostante il boicottaggio congiunto di azienda,
sindacati e della quasi totalità delle RSU, riescono
in pieno, con percentuali da brivido: 73% e del 65%. L’azienda
continua nella sua politica dello struzzo.
Nell’ultima trattativa l’unico RSU combattivo, sostenuto
dal Collettivo PV e dalle lavoratrici e dai lavoratori dell’impianto
di Genova Principe, informa la Società che se non verranno
presi provvedimenti, la questione rimbalzerà sui media.
La Società non reagisce.
Di fronte a tutto ciò l’RSU decide di inviare al
“Secolo XIX” una lettera, che viene pubblicata il
16 luglio. La Società a questo punto reagisce e –
con modalità estremamente discutibili – gli commina
10 giorni di sospensione per aver leso l’immagine di Trenitalia.
La lettera
(le parti in corsivo non sono state pubblicate dal giornale,
N.d.R.)
Genova, 18 agosto 2003
Gent.ma Sig.ra Forti, ho avuto modo negli ultimi giorni
di leggere, nella sua rubrica, lettere di pendolari estremamente
critici nei confronti del servizio di trasporto ferroviario
svolto da Trenitalia S.p.A. Le critiche espresse da questi viaggiatori
scontenti sono genericamente rivolte a Trenitalia, molto spesso
raggiungono il personale viaggiante ma risparmiano – chissà
perché – i governi, i partiti politici ed i sindacati
che hanno fortissimamente voluto lo smembramento dell’Azienda
Autonoma Ferrovie dello Stato, spingendo un servizio pubblico
essenziale come le ferrovie verso la liberalizzazione selvaggia,
ed i numerosi dirigenti della Società e del Gruppo FS
che seraficamente “governano” questa situazione.
Sono un Capo Treno del Deposito Personale Viaggiante di
Genova Principe, delegato RSU FILT-CGIL, e quasi quotidianamente
scorto i treni sulla linea Genova-Milano, quella più
frequentemente oggetto delle lamentele dell’utenza. I
problemi sollevati sono reali, i viaggiatori hanno ragioni da
vendere.
Il personale viaggiante non è indifferente a questi problemi.
Il personale viaggiante combatte la sua diuturna battaglia contro
le mille “criticità” – come vengono
eufemisticamente definiti i disservizi dalla Società
– quasi sempre assumendosi responsabilità, anche
penali, in splendida solitudine.
Se i treni viaggiano ancora, pur tra mille difficoltà
ed in condizioni spesso allucinanti, lo si deve in gran parte
alle lavoratrici ed ai lavoratori del personale viaggiante che
condividono i disagi e lo stress dei passeggeri, rischiando
per di più in proprio per continuare a garantire un minimo
di servizio pubblico e sociale mentre altri, che non si degnano
neppure di mostrarsi e di rispondere pubblicamente, stanno alacremente
lavorando – attraverso la privatizzazione – per
eliminare il diritto alla mobilità di milioni di cittadini.
Negli ultimi mesi il personale viaggiante di Genova Principe
ha scioperato due volte a sostegno di una vertenza che vedeva
al primo posto la sicurezza del trasporto ferroviario.
Chiedevamo che venisse assegnato ad ogni agente un telefonino
di servizio efficiente e che le gallerie della Liguria fossero
attrezzate con cavo fessurato, in modo da permettere sempre
quelle comunicazioni bordo – terra che oggi sono consentite,
tranne qualche eccezione, solo a cielo aperto. In sede di trattativa
i nostri dirigenti ci hanno risposto che non gli risulta che
i telefoni cellulari garantiscano la sicurezza...
Credo che solo lavoratrici e lavoratori estremamente coscienti,
responsabili e per nulla indifferenti possano mettere al primo
posto, nelle loro rivendicazioni, la tutela della sicurezza
delle persone che trasportano. Propongo che il suo giornale
si faccia promotore di un incontro pubblico tra una delegazione
di pendolari, i rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori
(i delegati RSU) del personale viaggiante di Genova ed i dirigenti
locali di Trenitalia S.p.A.
Ciò al fine di sgombrare il campo da equivoci, da sterili
polemiche e di inaugurare una nuova stagione di relazioni per
difendere e migliorare, insieme, il trasporto ferroviario pubblico
e sociale. Distinti saluti.
Fabrizio Acanfora
Delegato FILT - CGIL RSU 48
Personale di Bordo Trenitalia SpA
Divisione Passeggeri Genova
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