Quel
francobollo...
Quel francobollo…già, mi ricordo
una sera a Milano era caldo
e un ferroviere anarchico…non sbaglio
dalla questura volò giu. Vero Commissario?
Quel francobollo ora lo compro, prometto,
in tasca la memoria graffia, fa male, brucia
poche righe scritte con rapita furia
la storia vive d’improvviso, rapido, getto.
Quel francobollo mi costa parecchio
dolore prenderlo con la mano tremula
sulla faccia nota di uno sbirro della pula
finito prima di diventar vecchio.
Quel francobollo mi serve per questo
biglietto scritto in tanti anni di lotte
con chi per nessun misero pretesto
scorda gli schiaffi, gli sputi, le botte
Quel francobollo l’ho appiccicato
generoso d’umore bagnato
poi l’indirizzo: Questura di Milano,
via Fatebenefratelli
dov’è stato ucciso Giuseppe Pinelli.
Jules
Èlysard
Un Liberato
Mondo
È una vita esemplare, e una vicenda intellettuale esemplare,
quella di Antonio Gamberi (Grosseto 1864 – Joeuf 1944),
«straordinario personaggio, poeta autodidatta, minatore,
agitatore sociale, ateo razionalista, antifascista intransigente
e critico lucido di ogni forma di autoritarismo»; una
vita ‘dimenticata’ ma finalmente riscoperta oggi,
dopo anni di oblio, da Franco Bertolucci e Daniele Ronco che
hanno curato, per i tipi delle Edizioni Biblioteca Serantini
e in collaborazione con la Biblioteca comunale di Roccastrada
a lui dedicata, la bella edizione critica delle sue poesie (Antonio
Gamberi, Poesie per un Liberato Mondo. Antologia,
a cura di F. Bertolucci e D. Ronco, Biblioteca Franco Serantini,
Pisa, 2004, 15,00 euro). Una vita esemplare, nella peculiarità
e nella ricchezza delle esperienze ma anche una vita come molte,
come altre vite proletarie che seppero emanciparsi dalla subalternità
materiale e intellettuale cui erano destinate, trovando nello
studio e nell’impegno politico gli strumenti del proprio
riscatto.
Franco Bertolucci, con le sue abituali capacità, riporta
nel saggio introduttivo gli elementi biografici di Gamberi,
ripercorrendo le ricche esperienze che lo videro partecipare
ai più importanti avvenimenti della sua epoca e ricostruendo
quel ricco mondo di relazioni e riferimenti sociali e intellettuali
che ne segnarono l’esistenza. Minatore e manovale, fra
i propugnatori del socialismo nella sua Maremma («Il socialismo
di Gamberi si potrebbe definire una sintesi tra l’azionismo
della tradizione garibaldina, le concezioni umanistiche del
primo socialismo italiano di orientamento marxista evoluzionista
e le teorie libertarie assai diffuse nella Toscana dell’epoca»),
condannato al domicilio coatto dalle leggi crispine, a più
riprese emigrato in Francia per lavoro, sempre attivo nella
battaglia contro il clericalismo e nelle agitazioni per Ferrer
(per lui il prete «dall’ignoranza ha origine –
cultor d’oscurantismo, / resto d’età barbariche,
– abbietto anacronismo. / Egli, del biondo martire –
spirato sul Calvario, / mistificando l’opera, –
si proclamò Vicario»), antimilitarista attivo e
convinto durante il primo macello mondiale, oppositore del fascismo
da cui subisce percosse e persecuzioni, emigrato nuovamente
in Francia per sottrarsi alla repressione, politicamente attivo
anche in quel paese, dove viene più volte arrestato e
minacciato d’espulsione, infine, ultrasettantenne, impegnato
a favorire l’invio di uomini e mezzi a sostegno della
repubblica spagnola allo scoppio della rivoluzione.
Una vita, dunque, improntata al rigore di una costante coerenza
fra gli atti compiuti e le idee propugnate, una vita offerta
al Liberato Mondo e declamata attraverso la ricca produzione
poetica – numerose furono le raccolte delle sue poesie
quali, ad esempio, Battaglie antifasciste che vide
più edizioni e Battaglie sovversive –
con la quale raccontava «quelle “basse genti”
di cui lui faceva parte, la “turba dei diseredati”,
le “cieche tenebre” delle miniere, l’ansia
razionalistica che vuole tutti gli uomini creati uguali, l’atrocità
di ogni guerra, il dolore dell’esilio». Una biografia
e un’opera letteraria nel senso più ampio del termine,
che il lavoro di Bertolucci e Ronco ci permettono di conoscere
appieno, restituendoci quelle «parole che ancora oggi
parlano alle nuove generazioni con inattesa chiarezza e attualità».
Massimo Ortalli
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