Les Managues
Mi piace immaginare che per ogni cd realizzato con grande profusione di mezzi ed energie con lo scopo primario di guadagnarci dei soldi, ne esistano almeno altri dieci che invece sono “condannati” a restare fuori dai giri: non tanto perché non hanno mercato, quanto perché non c’è qualcuno che al mercato ce li porta. Questo è uno di quei dieci. Non so (cioè sì che lo so: tramite un compagno di lavoro a cui è stato passato da un amico che li ha visti e sentiti suonare in concerto) come mi sia capitata per le mani una copia del cd “Il gatto e il topo” autoprodotto da Les Manuages. Copertina povera povera in bianco e nero, qualche disegno elementare che ha addosso quell’aria un po’ da bambini, poche informazioni essenziali. In superficie non c’è altro, ma dentro il cd ci sono quaranta minuti di meraviglia gypsy jazz: due chitarre acustiche (Umberto Viggiano e Vincenzo Cristallo) e un contrabbasso (Giuseppe Venezia) soltanto, ma sembra una cascata d’estate, sembrano nuvole sul mare, sembra un autunno fragrante di vendemmia. Le musiche sono suonate con un amore di quelli che accendono tutte le luci del mondo. Sul loro sito www.lesmanuages.org, tanto per tornare al discorso di prima a proposito del “mercato”, mettono a disposizione il cd in download gratuito. Fateli suonare.
Confusione Kaos Casino
Stesso discorso di prima, però con storie da leggere invece che da ascoltare: questo è un libro che si fa fatica a chiamare così, tanto è scomodo, indigeribile, tagliente. Un’autoproduzione ancora, realizzata grazie a una colletta tra amici e compagni di Roberto Leimer (1953-2006): “Confusione kaos casino” (ed. Apnee / Una vita imposta / Lappeso, 2.00 euro) raccoglie in forma scritta e in una settantina di pagine appunti autobiografici disordinati, graffi, frustrazioni, ripensamenti, allucinazioni, confessioni, sputi e bestemmie e molto altro. Una storia che a un certo punto s’interrompe e resta sospesa, il resto potrebbe essere finito nella spazzatura.
Una vita spesa senza paura di farsi male: tossicodipendente e alcolista, barbone e capellone, beat e malato, anarchico ed egoista, rivoluzionario e mendicante prima che tutti questi ruoli sociali divenissero roba buona per i supplementi settimanali dei quotidiani. Testardamente, rabbiosamente contro, sempre e comunque. Roberto è scappato di casa a tredici anni, ha visto i Beatles e Jimi Hendrix in concerto, ha fondato riviste e collettivi rivoluzionari e passato troppi giorni tra manicomi ospedali riformatori e carceri, una valanga di sassi in movimento che solo la morte ha fermato. Leggere queste pagine attanaglia lo stomaco.
Questo libro – come il resto del catalogo di Apnee – gira solamente al di sotto dell’orizzonte. Apnee ha messo a nostra disposizione alcune copie: mandate quello che potete/volete (vedi Musica per A). Informazioni, contatti, sottoscrizioni: freddymarea@hotmail.it.
L’anarchico e il diavolo fanno cabaret
Non c’è da farsi impressionare negativamente dal pretesto esile: alla base di tutto ci sono delle lettere che il padre consegna a Norman Nawrocki poco prima della partenza per il tour in Europa col suo gruppo Rhythm Activism. Quelle lettere gliele aveva scritte – la prima nel maggio 1937, l’ultima il settembre di sessant’anni dopo – il fratello Harry, che non ha mai più potuto riabbracciare: era rimasto in Polonia, mentre il padre di Norman era emigrato in Canada. “Cerca lo zio Harry, trovalo”: questa frase rimbomba attraverso le pagine del libro, prende riverbero attraverso le tracce digitali del cd e si fa largo a gomitate, terribile come una speranza appesa a un filo. Norman gira col suo gruppo instabile in un furgone messo peggio: buona parte del libro è il diario di bordo dell’avventura, perché di avventura si tratta. Si ride sgangheratamente, si beve quel che c’è, si mangia quel che c’è, si dorme male dove capita, ci si appende a un telefono pubblico. Suonano nei posti più assurdi, incontrano gente assurda – eppure così vera, così vicina: sembra di conoscerli tutti – e attraversano storie che potrebbero dar spunti ad una dozzina di sceneggiatori di Hollywood.
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Ogni volta che può, Norman riesce ad isolarsi e ritagliare qualche tentativo per accontentare il padre: sfiora una traccia lasciata dallo zio, telefona a conoscenti e vicini improbabili, crede immagina spera sogna di avvicinarsi senza però che la voce o le dita arrivino al bersaglio. Un’indagine pallida attraverso l’eco di una guerra combattuta a mani nude e con addosso vestiti rubati a un cadavere, pestaggi e incendi e fughe dai nazisti prima e dai comunisti dopo, un dopoguerra grigio ed eterno, un dopo-dopoguerra terrificante e senza fine.
Bello il libro – bello come può esserlo una storia triste ma raccontata bene, con tutte le parole giuste – e impressionante il cd: lasciano dentro detriti di insoddisfazione, bucce di malinconia, amarezza a manciate per concimare il terriccio in cui far crescere la speranza, sperando in un po’ di pioggia ristoratrice e di sole tepido. Sì, perché si continua a sperare e a sognare la primavera nonostante la guerra, nonostante le distanze, nonostante l’odio, nonostante tutto. L’autore è Norman Nawrocki, il titolo del libro è “L’anarchico e il diavolo fanno cabaret” (ed. Il Sirente, 12.50 euro): trovate informazioni etc. su www.sirente.com, lì dovrebbero avere anche delle copie del cd “Letters from Poland” con la parte audio di ’sta storia. Il link al sito di Norman e Rhythm Activism è www.nothingness.org/music/rhythm.
Marco
Pandin
stella_nera@tin.it
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Paola Sabbatani e Roberto Bartoli
Non posso riposare cd+dvd
Un cd e un dvd, dodici canzoni da ascoltare e un documentario realizzato da
Mario Bartoli e Giangiacomo De Stefano (Va.C.A. Vari Cervelli Associati).
Una co-produzione Editrice Bruno Alpini, Aparte e stella*nera.
Una copia cd+dvd 15 euro
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