Messico
La resistenza continua
a San Juan Copala, Oaxaca, Mexico
Riceviamo e traduciamo questo comunicato giuntoci dai compagni in Messico delle donne di etnia triqui del municipio autonomo di San Juan Copala, realtà in resistenza tristemente famosa dopo i massacri di aprile, già raccontati su “A” (anche sullo scorso numero).
Purtroppo la repressione non si è fermata, nonostante le denunce pubbliche della violenza applicata dalla polizia e dai paramilitari avessero fatto il giro del mondo e la situazione continua ad essere tragica. Le donne indigene hanno così deciso di occupare in presidio pemanente la piazza del municipio autonomo, per protestare contro il malgoverno, liberarsi dall’occupazione dei paramilitari e ottenere una vita degna per tutto il popolo indigeno; presidio da cui è nato questo comunicato pieno di energia femminile, voglia di resistere e dignità nella lotta, che non si ferma nemmeno davanti ai massacri.
Gaia Raimondi
(grazie a Claudio Albertani per la collaborazione)
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Al popolo di Oaxaca
Ai mezzi di comunicazione onesti
Alla Otra Campaña
Alle organizzazioni sociali e dei diritti umani
Al degno popolo triqui
Compagni e compagne,
le donne triqui di San Juan Copala si rivolgono a voi perchè si sappia attraverso la nostra voce il dolore che i potenti impongono come destino per i nativi di questo paese. Oggi anche noi vogliamo dire a questi signori del denaro che ci ribelliamo, ci alziamo e coraggiosamente denunciamo: Fate sapere al mondo che gli indigeni in questo paese sono in resistenza, perché il malgoverno obbedisce schiavo all’ordine delle grandi imprese e ha deciso di far sparire i nostri popoli per rubarci le ricchezze naturali che abbiamo conservato con amore per secoli per il bene dell’umanità; perché questa è la vera ragione per la violenza che sperimentiamo noi di etnia triqui oggi, è per questo che da quei palazzi di cristalllo arrivano gli ordini criminali da parte del governo di attaccare con armi potenti, non considerando che siamo per lo più donne le vittime.
Noi donne di Copala siamo le più colpite dalle violenze, perché oltre ad essere mogli, sorelle, figlie, madri, siamo noi che attraversiamo a piedi i boschi per ore per trovare cibo affinchè il nostro popolo non muoia di fame; per questo vogliamo dire a tutta la gente umile e semplice di questo paese e soprattutto alle donne coraggiose di Oaxaca che le donne di etnia Triqui hanno deciso di scendere in piazza per chiedere la vostra solidarietà; in quanto indigene e in quanto donne il nostro dolore è doppio e il mal governo, invece di fare giustizia, è colui che dà l’ordine di farci massacrare per il fatto che stiamo resistendo al fianco dei nostri compagni.
Solo dal 27 aprile a oggi (11 Agosto), 38 donne sono state attaccate per aver tentato di difendere la nostra libertà di governare secondo la nostra storia e la nostra cultura; ma sappiamo anche che molte donne sono state attacccate in tutta la regione con il pretesto di conflitti interni e le donne di etnia triqui sono state convertite in bottino di guerra; per tutto questo oggi gridiamo basta.
Un grido che arrivi in tutta la nostra regione e soprattutto al cuore delle nostre sorelle Triqui, perche abbiamo nel cuore la volontà di prendere il destino dei nostri popoli nelle nostre mani, perché siamo noi che con il nostro affetto e il nostro amore possiamo liberare il nostro popolo dalle mani estranee, che senza conoscere la nostra storia, hanno dedicato decenni a calpestare la nostra dignità e bisogna denunciaro senza mezzi termini; dobbiamo dirlo agli indigeni che non conoscendo le loro origini negano la loro storia, venendo corrotti da chi vuole metterci l’uno contro l’altro diventano sicari ai loro servizi, teppisti massacro nostro popolo. Questo è stato dimostrato quando con il falso pretesto che uno leader paramilitare è stato ucciso nella nostra comunità, centinaia di poliziotti sono entrati nel nostro municipio di San Juan Copala, allora perché questo non venne considerato pericoloso per noi? Perchè nel pieno del cinismo furono questi poliziotti, sotto il comando di Jorge Quezada, a occupare il municipio per darlo in mano alla organizzazione paramilitare dell’UBISORT e i proiettili erano della polizia e dei paramilitari, che hanno gravemente ferito le nostre compagne SELENA e ADELA di 14 e 17 anni.
Oggi, in risposta ai molteplici attacchi presidiamo a tempo indeterminato questa piazza e non ci ritireremo fino a quando le condizioni per continuare a vivere insieme ai nostri compagni e compagne che sono stati allontanati dal nostro popolo; occupiamo questa piazza e chiediamo il sostegno dei compagni di diverse associazioni di beneficenza e chiediamo anche che le organizzazioni dei diritti umani non ufficiali osservino quello che succede anche qui perché crediamo che la repressione del malgoverno possa giungere anche in questo luogo.
Informeremo in maniera continua e permanente tutto quello che succederà al nostro popolo e nella nostra regione e staremo qui finchè i criminali che seminano terrore vengano arrestati e nelle nostre strade di san Juan Copala si possa tornare a camminare liberamente.
Hanno paura di noi perchè noi non abbiamo paura.
Donne indigene in resistenza
di San Juan Copala
(11 Agosto 2010)
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