Rivista Anarchica Online


Resistenza

Benvenuti a Sperongia di Morfasso (Pc)
di Franco Sprega

Un museo piccolo piccolo per una storia grande grande come quella della Resistenza nel Piacentino. Ricordando l’anarchico Emilio Canzi e percorrendo i sentieri partigiani.

 

Il Museo vive su una sorta di autogestione dal basso grazie alla costituzione di una Associazione di Amici del Museo della Resistenza. Sono i volontari che lo mantengono aperto il sabato e la domenica pomeriggio, oltre che nei festivi, e a decidere le iniziative da realizzare e le modalità più consone a far conoscere la Resistenza provinciale ai visitatori.
La parte informatica e video intercetta un forte interesse tra i più giovani, ma anche quella espositiva (i tabelloni, i cimeli, le foto, le armi disattivate) colpisce nel segno. Non c’è retorica ne distacco nella soluzione museale che è stata proposta, ma serietà scientifica e vivacità di approfondimento. La possibilità concessa dall’Anpi di indagare tra le schede dei partigiani riconosciuti è una piacevole sorpresa che attende soprattutto familiari e conoscenti dei partigiani.


Le iniziative aperte del Museo sono un altro dei tentativi di far incontrare il mondo della montagna e quello della città-pianura attraverso il fattore R.

Così è stato per un ciclo di film proiettati al museo quando ancora fuori, a marzo, cadeva la neve o la festa partigiana realizzata a maggio in collaborazione con la Pro loco di Sperongia in occasione dell’anniversario della Liberazione di Morfasso.

Inoltre, visto che il Museo è in zona partigiana, è stato preparato un percorso di 4-5 ore nel bosco, lungo i sentieri percorsi dai partigiani di Giovanni lo Slavo, uno dei primi comandanti della zona. Un percorso più breve è stato invece allestito per i ragazzi delle scuole che in primavera hanno raggiunto il Museo in autobus: così, dopo le parole, hanno provato la realtà della scarpinata lungo i sentieri.

Come andrà avanti l’esperienza del Museo? Contiamo sui volontari e su quelli che sostengono i valori della Resistenza, sia per la gestione delle aperture che per l’autofinanziamento necessario alla sopravvivenza fisica della struttura. C’è anche una tessera di adesione all’Associazione che ci serve appunto a tessere rapporti, ma anche a sostenere il Museo.

Vi aspettiamo, il Museo è piccolo ma vi piacerà, così come l’alta val d’Arda con tutta la sua storia. Ma soprattutto per l’appuntamento con la Storia Resistente.

Franco Sprega

 

Tra i monti di Canzi

Una “festa partigiana”, una bella giornata di sole, un’ottima mangiata, discorsi e interventi ricordando il comandante (anarchico) della XIII Zona Partigiana.

Domenica 29 agosto, sul cucuzzolo della collina di Peli di Coli, nell’Appennino Piacentino, si è svolta – come ormai avviene regolarmente da 6 anni – una “festa partigiana” promossa dall’ANPI di Piacenza – e in particolare dal Comitato Giovani ANPI “Comandante Muro” – e dal Comune e dalla Pro loco di Coli. Almeno duecento persone hanno affollato dalla mattinata al tardo pomeriggio lo spazio antistante la piccola chiesa di Peli, proprio quella da cui Emilio Canzi – tra il 1943 e il 1945 – ha guidato per un periodo la Resistenza antifascista, avvalendosi della collaborazione della brava gente del piccolo borgo e in particolare di don Bruschi, il parroco antifascista con cui ha strettamente collaborato.
L’intero percorso umano e politico dell’anarchico Emilio Canzi (Piacenza 1893 - Piacenza 1945) è ricostruito nel dossier Emilio Canzi. Un taciturno combattente per la libertà da noi pubblicato 4 anni fa.

Peli di Coli (Pc), 29 agosto. La commemorazione
di Emilio Canzi nel piccolo cimitero.
Tra il pubblico, i sindaci (da sinistra a destra) di Piacenza
(Roberto Reggi), di Coli (massimo Poggi)
e di Rivergano (Pietro Martini)

La giornata è iniziata con i discorsi dei sindaci di Piacenza (Roberto Reggi) e di Coli (Massimo Poggi), presentati dal presidente dell’ANPI di Piacenza Mario Cravedi. Discorsi di circostanza, certo, ma animati dalla coscienza dell’importanza, soprattutto di questi tempi, di rifarsi ai valori imperituri della Resistenza antifascista, con un forte richiamo all’etica della politica e dei comportamenti quotidiani. Significativo, nel discorso del presidente dell’ANPI, un accenno al “brutto episodio” della defenestrazione e poi anche del provvisorio arresto di Canzi da parte di un settore del Partito Comunista.

Paolo Finzi, della redazione di “A”. Alla sua destra
Mario Cravedi, presidente dell’ANPI di Piacenza

È toccato poi a Paolo Finzi, della redazione di “A”, ricordare davanti alla tomba di Canzi, nell’adiacente piccolo cimitero, la figura di Canzi. Finzi ha sottolineato la presenza (perlopiù ignorata) degli anarchici nella Resistenza, certo non limitata al solo Canzi. Accanto alla necessità – allora come oggi – dell’unità antifascista, Finzi ha sottolineato la presenza nella Resistenza di movimenti – non solo quello anarchico – che puntavano a una soluzione ben più avanzata di quella poi raggiunta il 25 aprile 1945. E ha invitato le altre forze antifasciste a non dimenticare questa componente certo minorataria, per numero ma non per dignità.

Natale Grassi, ultimo sopravvissuto
del gruppo di abitanti del borgo di Peli
che protessero l’incolumità e
collaborarono con Emilio Canzi, durante
le fasi più dure della Resistenza

Dopo il pranzo si sono succeduti al microfono varie persone, tra cui il responsabile dell’Istituto storico della Resistenza piacentina Franco Sprega (autore del breve testo di presentazione del Museo) e Natale Grassi, l’ultimo superstite di quegli abitanti del borgo che 65 e più anni fa vissero al fianco di Canzi quella stagione dura ma ricca di speranze. I ricordi di Natale – fra gli altri, quando a cavallo accompagnava Canzi da Peli di Coli a Bettola, sede del comando partigiano – hanno coinvolto e commosso i presenti: una lezione di semplicità e di umanità, in linea con la lezione più alta della Resistenza antifascista.

Sono seguite musiche e danze, a coronamento di una bella giornata di sole agostano.

Da sottolineare, più che negli anni passati, una nutrita presenza di anarchici e libertari di varie località (dalla val di Taro alla bassa lodigiana e cremonese, da Milano a Genova e Savona), come sempre con banchetti di libri e periodici. Una presenza cui vuol rendere omaggio anche la copertina di questo numero di “A”.

Le foto del Museo di Sperongia e della giornata a Peli di Coli sono di Gianni Alioti, Lucia Baldini, Roberto Gimmi e Paolo Ribolini.