Questo è il fac-simile della lapide che il Comitato Empolese per le Celebrazioni del Centenario della morte di Pietro Gori vorrebbe apporre nel centro cittadino per l’anniversario della morte del militante anarchico.
Il Comitato empolese si è costituito nel giugno 2010 con l’avvicinarsi dell’anniversario, dai compagni di fede, per poi allargarsi al mondo associazionistico e del lavoro, e si è caratterizzato da subito con la richiesta di apporre una lapide commemorativa.
Le iniziative del Comitato fra le quali : la realizzazione di un dossier sulla presenza locale delle attività di Gori e un impegno di più lungo respiro su un più ampio studio sulla presenza otto-novecentesca del movimento anarchico nel nostro territorio, la conferenza del 5 febbraio a Empoli dal tema: “Pensieri ribelli da Pietro Gori a Fabrizio De Andrè” con la partecipazione del compagno Paolo Finzi, e lo spettacolo musicale con canzoni di Gori e di De Andrè, vogliono inserirsi nelle molteplici attività che si terranno per l’occasione in tutta Italia, per ricordare ai meno giovani, e far conoscere soprattutto alle nuove generazioni, il pensiero, l’impegno, le qualità, l’esempio umano di Gori tramite la sua figura e quella di tanti altri che oggi raramente troviamo nella vita politica e sociale.
Ricordare, affinché modelli umani come quello di Gori siano da stimolo per infondere, sviluppare nell’umanità quei valori più alti, più veri di solidarietà, giustizia e libertà.
Per il bene dell’umanità
Le nostre iniziative non vogliono essere un semplice atto celebrativo ma vogliono riproporre attraverso il suo ricordo l’attualità e l’efficacia del pensiero e dell’azione Goriana e complessivamente dell’anarchismo, affinché l’esempio del nostro compagno sia da faro illuminante per le generazioni attuali e future.
Come singoli compagni e compagne abbiamo voluto anche più semplicemente manifestare tutto il nostro affetto al compagno e fratello che tanto si spese per il bene dell’umanità. Appena nato il Comitato ha avuto numerose adesioni spontanee di vecchi compagni e di nuovi simpatizzanti, di liberi pensatori, che hanno voluto contribuire immediatamente ai progetti del comitato. Per una maggiore conoscenza del Comitato e delle sue attività abbiamo creato una pagina web: www.pietrogori.it ed un profilo su facebook. Dove è possibile sottoscrivere alla petizione per sostenere la collocazione della lapide commemorativa.
La raccolta di firme cartacee alla petizione a superato le 1000 adesioni a dimostrazione di come la figura di Gori abbia subito ravvivato l’entusiasmo, l’affetto e l’amore in una parte di cittadini consapevole, cosciente e sensibile verso quello che ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi la sua figura per il riscatto sociale dei diseredati.
Tutto ciò ci fa ben sperare per la riuscita delle iniziative che andremo a sviluppare. La propaganda del Comitato, e i contatti diretti con il mondo associazionistico e culturale e del lavoro, la diffusione massiccia del dossier curato da Franco Bertolucci e da A rivista, i volantinaggi hanno avuto un esito positivo:
la quasi completa adesione al comitato delle Case Del Popolo dell’Empolese e della Vald’Elsa, l’adesione dell’ARCI Empolese e della Zona del Cuoio e del Valdarno inferiore, numerose sedi locali dell’ANPI, RSU di base e molti comitati operai, studenteschi, antifascisti, antagonisti, oltre a molte personalità della vita sociale e politica del nostro territorio.
Abbiamo avuto un’ulteriore manifestazione di sincero affetto popolare alla festa provinciale dell’ANPI di Firenze che si è tenuta a Empoli dal 31 novembre al 5 dicembre dove per l’intera durata, lo spazio a noi riservato è stato letteralmente invaso da persone entusiaste che chiedevano informazioni, materiale e contatti per il futuro.
Nessun oggetto di culto laico
Chissà se questa commemorazione a Pietro Gori, eguaglierà quella avvenuta in Empoli il 12 febbraio 1912, organizzata da socialisti e anarchici, alla quale venne data un’impostazione rivoluzionaria, dando modo all’anarchico Virgilio Mazzoni e al socialista Carlo Corsi di parlare a una folla mai vista. Chissà, ma con parole comunemente scritte e ripetute vogliamo dire, come compagni anarchici e come comitato che: “non facciamo questa celebrazione come una sorta di beatificazione, né vogliamo far diventare Gori un oggetto di culto laico, distinguiamo sempre la memoria dall’idolatria”. Distinzione che tutti i compagni nel susseguirsi delle commemorazioni hanno voluto ribadire.
Per noi, Gori, è un esempio dell’idealità di una fede scevra dall’egoismo e dal potere, “una fede che non tentenna, di una mente che non si piega”, di una coscienza pura. Non importa che non tutti, anzi pochi, condividano le idee sociologiche e politiche di Pietro Gori.
“Al di sopra delle differenze di scuole di parte, sta l’aspirazione unanime ad un avvenire di libertà e di giustizia, per cui tutti noi lavoriamo con armi diverse, ma con ugual intento, a questa aspirazione, e con questa aspirazione cantarono e cantano i lavoratori, nei giorni di gioia e di battaglia, con le parole del nostro Gori. Indipendentemente dalla sua propaganda e dal nostro impegno, e della sua attività specificamente anarchica”.
Dalla parte del popolo
Pietro Gori venne e viene visto non solo come l’esponente di una corrente, ma un esempio di coerenza e lealtà, valori che molti di altre correnti vorrebbero vedere nei loro leader, “ma anche il portavoce di comuni sentimenti di giustizia, ribellione, libertà, non tanto come l’emblema dell’anarchia, quanto come quello del riscatto dei poveri, delle plebi, dei morenti di fame, degli sfruttati, degli esclusi.”
“Si gettò a capofitto nel più folto della battaglia alla testa di migliaia di diseredati di oppressi infondendo lo spirito di solidarietà, di lotta, di gioia, di emozioni liberatorie e festose, da una notte immensa alla bella alba guerriera, il sol dell’avvenir”
“Pietro Gori: il militante rivoluzionario, l’avvocato dei poveri, il poeta dell’anarchia, dalle idee rinnovatrici, come la figura del Cristo, l’anarchico dalla camicia rossa, il ribelle fustigatore dei mercanti del tempio, il malfattore fazioso, che ardeva levare la voce, come il Mosé che rifiutò la casa del faraone per schierarsi col popolo schiavo per la liberazione donando se stesso e ciò che aveva.”
“L’immagine del cavaliere senza macchia e senza paura, l’apostolo dolcissimo dell’idealità umana, il poeta dell’amore, il proclamatore delle verità sociali, il predicatore della Pace tra gli oppressi e la guerra agli oppressor.”
“La sua vicenda, la sua opera, intrecciata nel movimento operaio dalle origini, al centro dei processi politici e organizzativi di notevole importanza come la fase di costituzione del Partito dei Lavoratori Italiani e dell’Internazionale operaia e socialista negli anni Novanta. Acuto osservatore, militante politico la cui visione del processo rivoluzionario era una visione di lungo periodo, una complessa trama organizzativa di preparazione e trasformazione lenta e profonda.”
Ma per molti rimane “Il cavaliere errante dell’anarchia”; per i poveri di allora, socialmente emarginati, colpiti nella loro dignità umana, traditi dai ciarlatani, rappresentava un sogno immediato di redenzione, di riscatto, di una vita vera e nuova. “Il Messia dell’idea” e l’idea era la fede nel liberato mondo, un’esigenza, una speranza, un’affettività e lotta collettiva e partecipata.
“Una striscia luminosa nella notte del tempo”, un faro illuminante per le nuove generazioni.
Per noi anarchici e compagni toscani Gori non morirà mai, e sarà sempre una scintilla, la fiamma che arde nel nostro cuore pieno d’amore e di speranza: la fiaccola dell’anarchia. Gori sarà sempre il vero amico, il compagno, il padre, il fratello ideale, lo sentiremo sempre vicino a noi con la sua forza, il suo ardore, la sua bontà, le sue parole, la sua volontà nelle nostre battaglie e camminerà con noi, nelle nostre bandiere al vento spinte verso nuovi e luminosi orizzonti, verso l’utopia.
Allora compagni avanti! “Siam ribelli fieri vendicator, un mondo di fratelli di pace e di lavor. E voi anonimi compagni, amici che restate, le verità sociali da forti propagate è questa la vendetta che noi vi domandiam”.