Non ho mai sentito dire che le flatulenze determinino situazioni filosofiche.
Lettere a Erwin Rohde, Lugano, 29 marzo 1871 |
Senza eccessiva presunzione mi permetto di osservare che il fatto che una cosa non sia stata mai affermata non la rende di per sé priva di fondamento e, di conseguenza, ritengo che da ogni umana esperienza sia possibile trarre insegnamenti di carattere generale.
Proverò, di conseguenza, a stendere il resoconto di quanto mi è accaduto tempo addietro nel corso di una breve viaggio a Candiolo e, nella misura delle mie capacità, di trarne alcune considerazioni.
Candiolo, ah cara!
Uggiosa, pesante, la nebbia
di gialli lampioni screziata
Candiolo tristemente cela.
Nulla di bello che guasta
Tre fermate ed una manciata di minuti separano la stazione ferroviaria di Torino Lingotto da quella di Candiolo.
Una porta fra dimensioni diverse forse o, più banalmente, l’attraversamento di un’invisibile frontiera che conduce ad una terra persa fra Torino e Pinerolo, un inframondo o, come alcuni direbbero, l’Italia profonda, la pancia della nostra patria.
Parto all’alba, ho un’assemblea alle otto e un quarto all’Istituto Comprensivo (che so bene essere assai poco comprensivo ed anzi chiuso assai) di Candiolo ma l’ultimo treno utile arriva alle 7,36 ed io, nel timore di non arrivare a tempo alla stazione del Lingotto, sono riuscito a prendere quello precedente.
Sul treno trovo un collega mio corregionale e cobassato che va al lavoro, appunto, a Pinerolo e che mi saluta cordialmente, l’ultimo legame con il mio mondo usuale.
Scendo a Candiolo e resto basito, la banchina è affogata nella nebbia e non vedo la stazione. Eppure mi sembrava di ricordarla, mi sposto lungo la banchina, aguzzo la vista e rilevo che effettivamente esiste.
Finalmente il mio automedonte volontario, l’rsu della Cub Scuola all’IC di Candiolo mi carica, mi offre un caffè e mi scodella nella sua scuola ove è già presente Pier Geppo Gentile, un bonario sindacalista della FLC CGIL.
Non faccio in tempo ad entrare che vengo bloccato da un collega che, con allure polemica, mi contesta il fatto che pare che il governo blocchi per due anni gli scatti di anzianità mentre qualche sindacato gli aveva assicurato il contrario.
Se lo stimassi un kulturvolker direi che è uno stronzo ma, visto che mi pare un naturvolker e cioè un uomo solo in senso zoologico che peraltro, nel corso dell’assemblea, darà prova di una qualche animalesca astuzia, lo prendo in simpatia e non solo non gli dico che tiene le corna ma anzi lo informo cordialmente che non ha capito un cazzo.
A fronte di questa mia bonarietà il nostro rsu equivoca e si fa l’idea che io conosca la bestia in questione. Lo tranquillizzo, semplicemente ho sviluppato nel corso degli anni acconce tecniche difensive nei confronti di siffatti personaggi.
Apprezzamento del surreale
Comincia l’assemblea, io espongo, nell’ordine, alcune amenità su:
1. accordo di mirafiori e del commercio
2. taglio degli organici
3. taglio dei salari
4. disciplinare del personale scuola
5. meritocrazia
il tutto al fine di sostenere che la partita che si gioca ci riguarda tutti e che è cosa buona e giusta scioperare.
La platea sembra ascoltare con interesse, alcuni annuiscono, sembra che io abbia saputo comunicare.
Lo stesso Pier Geppo riprende il mio intervento, dice peste e corna di Fiat, Confindustria e governo e non insiste troppo sulle differenze fra noi e FLC CGIL. Saprò poi che la FLC CGIL ha otto iscritti – oltre, ma lo sapevo già, ad una delegata rsu – nell’istituto e che non scioperano mai cosa che un po’ lo imbarazza.
Tutto bene dunque? Assolutamente no!
Parte una raffica di domande che vertono, a ben vedere, su una sola questione: perché lo sciopero non lo indite tutti assieme, CGIL – CISL –UIL – SNALS – Gilda – CUB – Cobas – Biancaneve e i sette nani – L’orda d’oro, il Settimo Cavalleria? Allora sì che sciopereremmo al 200% o forse anche al 300%!
Ogni tentativo di fare notare che:
1. è un po’ difficile immaginare che sindacati, come nella fattispecie CISL e UIL, che hanno firmato un accordo scioperino contro questo stesso accordo
2. vi sono diverse posizioni sindacali e che hanno magari qualche ragione di esistere
3. una cosa sono i sindacati ed un’altra i lavoratori e che prima di chiedere cosa faranno i sindacati sarebbe il caso di chiedersi cosa si intende fare.
Naufraga di fronte alla rivendicazione di una guida sindacale forte ed unita, qualcuno dirà persino “totalitaria”, del popolo scolastico.
Per la verità uno dei due soli colleghi che non sono coperti ed allineati rispetto allo stile dominante fa notare che il 30 ottobre 2008, quando lo sciopero della scuola fu indetto e/o sostenuto da tutti e tutte i sindacati e le sindacate, all’IC di Candiolo scioperarono due (sì 2) insegnanti su 135 (sì, centotrentacinque!), ovviamente erano lui ed il nostro eroico rsu.
Questa volgarità, va detto, passa inosservata, le colleghe putiferiano più che mai travolgendo il misero Pier Geppo che inizia ad irritarsi mentre io sono ormai alla fase dell’apprezzamento del surreale.
Per concludere in bellezza, ricevo i complimenti di un collega, uno dei più accesi fautori del sindacato unito, che saprò non solo non aver scioperato mai ma condurre una singolare forma di lotta di classe. Egli ed un suo fratello, sua moglie e quella di suo fratello tutti in servizio lì, infatti, si recano in Sicilia, loro terra di origine, regolarmente con una settimana di anticipo sulle vacanze di natale e si “ammalano” appena giunti al paesello, malattia che si reitera, ovviamente per tutti e quattro, a fine vacanze sempre per una settimana.
Mi si riconoscerà che è lecita la domanda se un simile eroe del nostro tempo possa avere un qualche interesse per la lotta sindacale o se non sia già oltre, simile ad un grosso ratto in una cantina piena di formaggi, dolci, salumi.
Per parte mia, che dire? Consoliamoci pensando che le migliori compagnie di giro si temprano proprio sul palco dei teatri di periferia più duri. Chi sopravvive ad un’assemblea sindacale all’IC di Candiolo può tenere con successo un’assemblea ovunque.
È anche vero che, nella seconda parte della mattinata, ho tenuto un’assemblea sul medesimo tema nel LS Volta di Torino ove docenti ed ATA mi hanno ascoltato con l’affettuosa consapevolezza di chi sapeva dove andavo a parare e me lo perdonava.
Va anche detto che al Volta c’è un nucleo sinistrignaccolo in parte cubista ed in parte cigiellota che quando il sindacato chiama risponde senza se e senza ma.
Sembrano, per certi versi, apprezzare – la cosa capita soprattutto nei licei – in particolare lo sciopero politico, i cubisti in sé ed i cigielloti nell’eterna speranza di rendere più vispa la stessa CGIL. Per quanto riguarda i cigielloti, si può dire che fanno la scelta giusta per motivazioni errate ma quello che conta è che fanno la scelta giusta.
Alcune, provvisorie, conclusioni
Un pessimista potrebbe inferire da quanto ho scritto una conclusione che gode di ampi consensi e cioè che è impossibile comunicare se non vi sono alcuni presupposti condivisi.
Un ottimista potrebbe ipotizzare che nel corso della sventurata assemblea di Candiolo qualche seme è stato pure posto nel terreno e che darà frutti quanto meno ci se lo aspetta.
Eviterei entrambe le letture che mi paiono forzate. Probabilmente all’IC di Candiolo si danno due condizioni specifiche in forma chimicamente pura o quasi:
- i più si tengono ad un tipico assunto della razionalità limitata: lo sciopero implica un sacrificio economico, la personale partecipazione allo sciopero è ininfluente alla sua riuscita generale e, di conseguenza, se lo evitano contando, in caso di buona riuscita, di goderne comunque i frutti e, in caso di fallimento, di non pagarne il prezzo. Tutto lì. Va da sé che il fatto che non solo a Candiolo molti e molte la vedano così comporta come effetto che gli scioperi falliscano e che il governo ci bastoni ma questo non pare argomento convincente per i crumiri abituali;
- un gruppo relativamente ristretto ma culturalmente egemone ha elaborato un discorso che in qualche misura nobilita il non sciopero e cioè la richiesta, apparentemente ragionevole, di un fronte unito sindacale come precondizione all’adesione ad uno sciopero. Ciò che, da questo punto di vista rende speciale l’IC di Candiolo non è questo discorso, in realtà assai diffuso, ma la virulenza con il quale viene comunicato e l’aggressività con la quale si risponde ad ogni argomento non conforme oltre che la quasi totale assenza di colleghe e colleghi che esprimano un orientamento diverso.
la conseguenza pratica che se ne può trarre è che non vale la pena di perdere tempo in quel luogo ma, nonostante tutto, non considererei l’esperienza fattavi priva di ogni insegnamento e di ogni utilità.