Dopo decenni di sostanziale
inedia, riprende corpo, in questi ultimi anni, l’azione
diretta, definita da Graeber come “insistere, in situazioni
in cui ci si trova di fronte a strutture di autorità
ingiusta, nell’agire come se si fosse già liberi”.
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Azioni
dirette
È un’azione diretta limitata perché
in fase embrionale, ma mostra tratti interessanti. Si esprime
sia in una modalità costruttiva nella costruzione di
spazi urbani, orti, comuni rurali, nelle occupazioni abitative
e collettive, tutte accomunate da una autogestione tendenzialmente
egualitaria, senza deleghe e capi, che cerca, per quanto possibile,
di evadere la proprietà privata, norme, certificazioni.
Si esprime in maniera oppositiva alle devastazione promosse
dalle istituzioni allineate: Stato, industrie, finanza, e
media. Le manifestazioni di piazza, gli scontri, i sabotaggi,
l’interruzione delle passerelle politiche, le azioni
dimostrative, i presidi hanno giustamente identificato questi
come i gangli del potere da colpire. E colpiscono. Fino adesso
i risultati sono stati scarsi: si è riusciti a scalfire
la retorica e le coreografie della politica con fischi e irruzioni;
a ritardare l’implementazione dei progetti con azioni
che vanno dal ricorso legale al sabotaggio; a distruggere
le icone del capitalismo nella forma di vetrine; a difendere
case, presidi e terreni per lassi di tempo più o meno
brevi. Nella sostanza quella che è stata chiamata la
megamacchina ha continuato a dispiegarsi senza sostanziali
intralci popolari fino a qualche anno fa. Di fronte ad una
società civile asservita, individualizzata, attenta
soprattutto a difendere il proprio consumo comodo, è
stato cambiato il volto della produzione, della società
e dell’ambiente nel giro di qualche decennio, imponendo
logiche gerarchiche e competitive, progetti totalmente insensibili
all’ambiente, mercificanti e tossici.
Sinergie
No Tav
Per queste ragioni impedire la costruzione della TAV è
cruciale. Si tratta di un progetto assurdo e inutile; portatore
di danni ambientali enormi; sorretto trasversalmente dalle
istituzioni nazionali e richiesto da quelle internazionali.
La TAV è funzionale solo alla logica del governo che
ben conosciamo: stimolare la crescita economica con ingenti
finanziamenti pubblici che permettono di ingrassare le aziende
con gli appalti e i politici con le tangenti; oltre alla devastazione,
la beffa del debito pubblico che legittima la macelleria sociale
nelle scuole e la mercificazione della salute. Riuscire a
fermare la TAV sarebbe la prima vittoria importante. Significherebbe
che, muovendosi bene, si può fermare tutto. Dopo decenni
di testimonianza, piccoli esperimenti collettivi, feste e
concerti, lavoro intellettuale, rifugi in isole più
o meno felici, si tornerebbe a fare politica pubblica su grandi
temi tramite l’azione diretta, con la speranza di vincere
le battaglie. Già viene l’acquolina in bocca.
La forza e la peculiarità della NO TAV, a mio avviso,
vanno cercate nella sinergia degli elementi sociali che la
compongono. Liberi da pregiudizi e mantenendo le proprie differenze,
si uniscono su un obiettivo comune: la comunità valligiana,
una società civile allargata, la galassia della radicalità
giovanile. La comunità valligiana è diventata,
forgiata da decenni di lotte ambientaliste, un tessuto sociale
critico verso le istituzioni, aperto alla accoglienza e al
confronto orizzontale, scevro di pregiudizi, consapevole dei
meccanismi del potere, disposto al sacrificio e alla azione
diretta. Si lega ad essa, una società civile ambientalista
e stanca delle ipocrisie di palazzo, che applaude chi si scontra.
Una frangia di questa è disposta ad un’azione
diretta non solo simbolica, finalizzata a sradicare reti,
occupar autostrade, fare resistenza passiva ed attiva in forme
molteplici ed imprevedibili. Tutto questo con la capacità
di durare nel tempo, di sanare le fratture, di continuare
a trovare la costanza di una lotta di lungo periodo. Queste
tre anime si incontrano nella assemblea, istanza orizzontale,
ricettrice di differenze, luogo dove mirare al consenso collettivo.
L’opposizione alla TAV esemplifica dinamiche che si
stanno diffondendo.
Movimenti
promettenti
Si stanno diffondendo nella penisola, in Europa, nel mondo
mobilitazioni dai tratti libertari. Si sono moltiplicati i
comitati cittadini e le lotte ambientaliste. Abbiamo vissuto
stagioni di mobilitazioni studentesche maestose e decise.
Gli attivisti telematici sono in grado di attaccare siti commerciali
e ufficiali e al contempo offrire servizi gratuiti e condivisi.
L’organizzazione è tendenzialmente orizzontale,
senza capi, diffidenti verso qualunque realtà istituzionale
che cerca di egemonizzare o anche solo partecipare: si viene
come singoli e non tutti son graditi. La forma decisionale
è l’assemblea, fortemente egualitaria, che attiva
nuove e sofisticate modalità per prendere decisioni,
riuscendo a coinvolgere in alcuni casi decine di migliaia
di persone, penso alla Spagna (15M), agli USA (Occupy) e alla
Grecia. Si riesce a condurre orizzontalmente le riunioni perché
si è consolidato un sentire comune che difende l’autogestione
e che ha obbiettivi condivisi: è più facile
prendere le decisioni quando si parte da assunti consolidati.
Il metodo di lotta non è più la ricerca di visibilità
tramite pacifiche manifestazioni in cui si andava a scuotere
le bandiere ed ascoltare il discorso del leader: si pratica
l’azione diretta. Le manifestazioni sono quasi sempre
non autorizzate, spontanee, imprevedibili, fastidiose per
il potere e per la gestione dell’ordine costituito,
finalizzate ad obbiettivi strategici: bloccare treni, autostrade,
strade; interrompere una passerella di un politico o sindacalista;
occupare un terreno o una casa; arrivare al parlamento.
All’interno di questi eventi, è stato minoritario
il peso dei gruppi dichiaratamente anarchici, penso sia a
quelli istituzionali che ai centri sociali, sia quelli inseriti
in istituzioni formali che la massa, tendenzialmente più
giovane che si è rafforzata, in molteplici forme, negli
ultimi anni. Quasi tutti i recenti rigurgiti popolari hanno
visto presenze anarchiche, sparpagliate, giustamente, nella
ricerca dell’affinità, nei diversi gruppi. Anarchici
sono presenti nei comitati cittadini, nel movimento studentesco,
nei gruppi ambientalisti e animalisti, negli attivisti in
rete, naturalmente contro la TAV e, in forma addirittura elettorale,
nel comitato per l’acqua pubblica. È una buona
notizia che la componente dichiaratamente anarchica sia contenuta
perché non c’è bisogno di mettere etichette
a questi movimenti; perché vuol dire che dopo anni
di isolamento si trovano situazioni in cui ci si riesce a
trovare a casa; e soprattutto perché molti di questi
movimenti stanno assumendo forme di organizzazione e lotta
che, di fatto, hanno tratti marcatamente anarchici.
Mirare
all’efficacia, ottenere risultati
Alla base di tutte le crisi di cui abbondano i nostri tempi
c’è la crisi delle agenzie e degli strumenti
efficaci di azione. Da qui, l’intensa sensazione
di essere stati condannati alla solitudine di fronte a pericoli
comuni. Avendo perso la fiducia in una salvezza che venga
dall’“alto” (i parlamenti e gli uffici governativi),
in cerca di strumenti alternativi per far sì che vengano
fatte le cose giuste le persone sono scese in strada come
i un viaggio di scoperta e/o sperimentazione.
Dopo decenni si rivede l’azione diretta. Dopo decenni
si rivedono assemblee pubbliche. Dopo decenni uno scontro
tra i poteri forti e la popolazione ha un futuro incerto.
Si tratta di bloccare la TAV per rafforzarsi, e rafforzarsi
per moltiplicare lotte simili. Si tratta di non accontentarci
della testimonianza ma di cominciare ad ottenere risultati
concreti, per limitare le devastazioni sociali ed ambientali,
per darci fiducia, per darci forza in una lotta che sarà
lunga e dura. La lotta che si inizia ad intravedere non ha
precedenti storici: il momento che viviamo è del tutto
particolare sia per le peculiarità del tessuto sociale,
sia per la dotazione di strumenti repressivi inediti da parte
dello Stato, incaricato di rimuovere le resistenze nella implementazione
delle delibere dell’apparato economico e finanziario,
sempre più finalizzate al profitto per pochi. Chi intende
abbattere, con l’azione diretta, un sistema ritenuto
assurdo, deprimente, svilente, dannoso nel suo complesso,
entra necessariamente nella illegalità e subisce le
aggiornate e pervasive tecniche di cui si è dotato
l’apparato di controllo: si identifica e si tracciano
i movimenti con telecamere, telefonini, macchine fotografiche,
prove del DNA; si localizza con i telefonini e i bancomat;
si intercettano telefonate, perfino conversazioni intime con
registratori piazzati nelle macchine, nelle case, nei luoghi
di riunione. L’apparato repressivo ha aggiornato in
senso tossico il suo strumentario, dallo spray al peperoncino
ai lacrimogeni. Nuove leggi aumentano le sanzioni per i reati
di piazza. Fino ad adesso lo Stato si è essenzialmente
mosso con la celere per rimuovere fisicamente gli ostacoli
ostinati; investigando minuziosamente; e, poi, aprendo le
celle: sono ormai centinaia, forse a contarli bene migliaia,
i denunciati a vario titolo, spesso giovani e incensurati.
Sarebbe ingenuo pensare che lo Stato, di fronte ad accenni
di sommosse popolari, non abbandoni la facciata benigna e
democratica e, sostenuto dai media, sotto pressione di chi
è interessato a tenere vivo, fino in fondo, il ciclo
smodato della merce, mostri il suo volto repressivo.