a cura della redazione
La caricatura del dittatore spagnolo
Francisco Franco caratterizza la copertina del n. 41 (ottobre
1975) e segnala ancora una volta la grande attenzione che l'anarchismo
italiano ha sempre avuto per quello iberico, fin dai tempi del
luglio '36 – quando proprio il golpe tentato (e poi vittorioso)
dei franchisti provocò non solo la resistenza popolare
al montante fascismo ma anche la concreta realizzazione di esperienze
rivoluzionarie e autogestionarie. E all'interno un lungo resoconto
del Comitato Spagna Libertaria (“Cinquecento anni a dieci
compagni”) dà conto degli ultimi sviluppi della repressione.
Sempre all'estero sono dedicati lo scritto dello storico Sam Dolgoff sulla conflittualità sociale negli USA e in particolare sul “gatto selvaggio”; il saggio del sociologo francese Albert Meistersu realtà e prospettive dell'”autogestione di Stato” in Jugoslavia; e un'analisi del ruolo del Partito Comunista nel Portogallo da poco liberato da mezzo secolo di dittatura fascista di Salazar.
Amedeo
Bertolo analizza, nello scritto che apre il numero (“Cogestione
all'ìtaliana”), la situazione politica e sociale,
alla luce del successo elettorale del Partito Comunista Italiano
e del suo progressivo avvicinarsi al cosiddetto “compromesso
storico”, cioè all'alleanza governativa con la Democrazia
Cristiana. In parallelo, viene criticata la strategia dei sindacati
“ufficiali” in vista del tanto strombazzato
“autunno caldo” e dei numerosi contratti nazionali
di categoria da rinnovare: una strategia che viene denunciata
come interclassista.
Roberto Ambrosoli si occupa della concorrenza ineguale, cioè
della colonizzazione delle campagne da parte delle città,
evidenziata al contempo come causa ed effetto dei più generali
squilibri sociali. Il mondo agricolo – questa la tesi di
fondo – viene subordinato alla logica di “sviluppo”
delle città. Interessante il riferimento esplicito alle
tesi sostenute quasi un secolo prima dall'anarchico russo Pietro
Kropotkin nel suo classico Campi, fabbriche, officine,
ripubblicato proprio in quel periodo dalla nuova gestione milanese
delle Edizioni Antistato (dopo il primo trentennio romagnolo,
gestite da alcuni militanti anarchici di Cesena tra cui principalmente
il murarore Pio Turroni).
Nel primo interno di copertina si continua a seguire l'odissea giudiziaria dell'anarchico salernitano Giovanni Marini, in carcere con una condanna a 9 anni per la morte di un fascista, Giuseppe Falvella, con cui c'era stato uno scontro nella città campana. La vicenda (di cui “A” si occupò fin dall'inizio e per anni) dette anche vita ad una mobilitazione nazionale antifascista, che legava la vicenda di Marini con la più generale e diffusa attività di gruppi nostalgici di Mussolini e di Hitler in Italia (e non solo).
Segnaliamo infine un saggio di Claudia Vio, divenuta ormai stretta
collaboratrice della rivista, sul ruolo della teoria e dei pensatori
marxisti nell'elaborazione della strategia del compromesso storico
(un fenomeno al quale “A” guarda con particolare attenzione
critica). Da Gramsci a Berlinguer via Togliatti: dal “blocco
storico” al compromesso storico si legge nel sommarietto.
Così lo scritto della Vio si salda con le ripetute letture
critiche del marxismo che soprattutto tramite la penna di Giampietro
“Nico” Berti la rivista sforna a iosa in quegli anni.
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