No Tav 2
La lunga giornata di Lione
di due compagni del Laboratorio Perlanera (Alessandria)
foto di Fabiana Antonioli
Lunedì 3 dicembre i capi di governo italiano e francese hanno firmato la prosecuzione dei lavori per la linea ad alta velocità Lyon-Torino. Una manifestazione congiunta di militanti No Tav italiani e francesi si è svolta in contemporanea sempre a Lyon. Eccone la cronaca essenziale.
Non è ancora l'alba quando
ci ritroviamo nella piazza del mercato di Bussoleno. Le montagne
innevate della Val Susa sono ancora illuminate dalla luna, l'aria
è fredda ma asciutta. Dopo le ore 6 arrivano i tre pullman
che ci porteranno a Lione; si moltiplicano i saluti e gli auguri
di buon viaggio. Dopo circa mezz'ora si parte, arriviamo a Modane
(confine francese) sperando che le operazioni di controllo siano
veloci anche se le ultime notizie dei respingimenti di molti
No Tav suscitano una certa apprensione.
Purtroppo i timori vengono confermati, molti viaggiatori vengono
identificati e bloccati. Due dei dodici pullman partono senza
problemi ma dovranno fermarsi in un'area di servizio a pochi
chilometri dal confine per attendere gli altri. Sono ore di
attesa caratterizzate da nervosismo, si svolgono piccole assemblee
per decidere il da farsi. Alla fine prevale il consolidato principio
solidaristico No Tav del “Si parte e si arriva tutti insieme“.
Dopo molto tempo arrivano gli altri pullman e la marcia verso
Lione riprende.
A venti chilometri dalla città francese veniamo fermati
in un'area di sosta da un grosso contingente della gendarmeria.
Scendiamo dai pullman e mentre un parlamentare e alcuni avvocati
trattano con un ufficiale viene improvvisato un corteo ai bordi
dell'autostrada. Dopo alcuni minuti di nervosismo la polizia
francese decide di farci ripartire sotto la loro scorta. Nel
frattempo Monti e Holland firmavano l'accordo per ribadire la
volontà dei rispettivi governi di realizzare l'alta velocità
(in attesa dell'approvazione del finanziamento europeo). Dopo
le ore 15 entriamo in città e avvicinandoci al centro
notiamo numerosi presidi militari e polizieschi, nel quartiere
di Brotteaux (dove c'è l'omonima piazza sede della manifestazione
No Tav) è stata organizzata una blindatura eccezionale.
La zona è totalmente isolata dal resto della città.
Alle ore 15,30 finalmente ci uniamo agli altri manifestanti
francesi e italiani che ci attendevano da ore. Il tempo è
piovoso e la temperatura piuttosto bassa ma l'atmosfera della
piazza è vivacizzata da vari gruppi musicali tra i quali
si distingue quello della Val Susa. Ogni tanto qualche fumogeno
colorato e fuochi d'artificio rischiarano il cielo. Dopo circa
un'ora parte un corteo che si muoverà all'interno della
piazza non potendo varcare le recinzioni metalliche posizionate
in ogni angolo. Nonostante la buona comunicazione con i compagni
No Tav francesi ci sentiamo rinchiusi in una gabbia, i passanti
sono praticamente assenti. Intanto veniamo a sapere che nei
giorni precedenti e nella mattina stessa alcuni manifestanti
francesi sono stati arrestati preventivamente.
Intorno alle ore 18 iniziamo a risalire sui pullman sperando
di compiere un viaggio migliore rispetto a quello dell'andata.
Mentre i pullman si stanno muovendo scopriamo che la polizia
ha l'intenzione di circondare gli altri manifestanti (soprattutto
francesi) al centro della piazza. Si decide allora di scendere
dai pullman per unirci a loro, iniziamo a fronteggiarci con
la polizia che risponde con piccole cariche e l'uso frequente
di gas urticanti (a base di peperoncino). La situazione rimane
invariata sino alle ore 20 quando i numerosi gendarmi ci obbligano
a salire sui pullman con alcuni di loro. Ci scorteranno in questa
maniera fino all'area di sosta dove ci avevano “accolto“
qualche ora prima. Una piccola scorta di mezzi della gendarmeria
ci scorterà fino al confine.
Questa è la cronaca della lunga giornata No Tav del 3
dicembre, una giornata in cui l'arroganza del potere ha mostrato
chiaramente il suo volto. Una prova di repressione (concordata
tra gli stati) contro i movimenti che si oppongono ai progetti
di devastazione ambientale e sociale. Ma la lotta non si arresta.
Due compagni del Laboratorio Anarchico Perlanera
(Alessandria)
http://notavterzovalico.wordpress.com
Espulsi dalla Francia
perché...
Nelle maglie dei controlli alla frontiera
francese sono incappati anche due militanti della Federazione
Anarchica Torinese, da sempre impegnati in Val di Susa.
Ecco il loro resoconto.
Secondo la Prefettura della Savoia noi
“rappresentiamo una minaccia per l'ordine pubblico
in Francia, per esserci opposti in maniera reiterata
e illegale alle autorità del nostro paese, in
occasione delle manifestazioni connesse alla lotta e
all'opposizione alla costruzione del collegamento ad
alta velocità tra Torino e Lyon” Questo
è l'incipit del decreto che ci è stato
consegnato oggi al commissariato di Modane dal capitano
Stéfane Queval.
Più sotto c'è un lungo elenco di reati
che avremmo commesso tra il 2009 e il 2012.
Entrambi avremmo più volte turbato l'ordine pubblico,
occupato terreni, fatto danneggiamenti, bloccato pubblici
servizi. Uno di noi avrebbe anche rubato e fatto violenza
privata.
Bastano tanta fantasia e due righe su un fax ed il gioco
è fatto.
Due righe inviate dalla polizia italiana, che bontà
sua, il capitano Queval ci mostra, bastano a decretare
la nostra espulsione. Il governo francese non vuole
permetterci di manifestare domani a Lyon. Sul foglio
che ci danno è scritto a chiare lettere “siccome
la nostra venuta coincide con l'incontro tra Monti e
Hollande” e visti i “gravi eventi”
accaduti in occasione delle “manifestazioni violente
e non autorizzate del movimento No Tav italiano”,
quali “incendio di furgoni della polizia, occupazione
illegale del cantiere, il blocco di autostrade e ferrovie”
noi rappresentiamo una minaccia “grave, chiara
ed imminente” per l'ordine pubblico. Il nostro
“comportamento è suscettibile di attentare
agli interessi fondamentali dello Stato francese”
e decidono quindi di espellerci.
Nevica forte quando usciamo dal commissariato scortati
dalla polizia all'imbocco del tunnel autostradale dal
quale eravamo usciti qualche ora prima con la prospettiva
di una cena francese e della manifestazione del giorno
dopo.
Solo lì ci ridanno i documenti. Prima di partire
nel nostro francese un po' così gli diciamo “arrivederci,
la lotta continua, ci rivedremo ancora”.
Eravamo stati fermati all'uscita del Tunnel del Frejus
dalla polizia in assetto antisommossa, 130 uomini e
donne in armi chiamati a blindare la frontiera, per
impedire che venga attraversata dal vento di libertà
che spira su quest'Europa di soldi, banche e filo spinato.
Fermavano e controllavano i documenti di tutti. Abbiamo
capito che qualcosa non andava, quando ci hanno fatto
accostare e poi ci hanno invitato a seguirli al commissariato
di Modane. Lì siamo rimasti per quasi tre ore
su una panca, mentre frotte di uomini dell'antisommossa
andavano e venivano. Uno più anziano camminava
su e giù dettando i turni per l'indomani. Dall'alta
stanza si sentivano i nomi e le targhe dettate al telefono
e poi la sentenza “négatif, négatif”.
Hanno riempito la camera di sicurezza di gente schiumata
sul treno, sinti e rumeni. Il momento peggiore è
quando arriva un ragazzino africano magro, magro, con
un giubbottino leggero e niente documenti. La sua disperazione
traspare da ogni gesto. Come un pesciolino inatteso
che si è impigliato nella rete tesa per i No
Tav, questo ragazzo la pagherà più cara
di tutti.
Nell'Europa fortezza i gendarmi non guardano per il
sottile e si compiacciono di questa pesca fortunata.
Noi siamo No Tav, siamo “un pericolo per l'ordine
pubblico” ma siamo nati nella fortezza, al di
là del tunnel abbiamo una casa che ci aspetta.
Siamo dei privilegiati.
Questo non ci esime tuttavia dal venire fotografati,
davanti, di profilo, di tre quarti. Ci misurano e ci
prendono le impronte poi ci portano dal capitano che
ci fa sentire al telefono un traduttore che legge in
italiano le ragioni della nostra espulsione, ma si rifiuta
di tradurre per noi.
Proviamo a chiedere la ragione di un provvedimento preventivo,
che impedisce di manifestare. Ci dicono esplicitamente
che ci buttano fuori perché siamo No Tav. Ci
dicono che è la legge e loro sono solo esecutori.
Già. È sempre la stessa storia, ovunque
la si scriva, in qualsiasi epoca: i poliziotti obbediscono
agli ordini. Quando diciamo che sono le stesse parole
dei nazisti al processo di Norimberga, si arrabbiano
e ci cacciano via. Questo ci costa un'altra mezz'ora
di attesa.
Dicono che la nostra lotta “attenta agli interessi
fondamentali dello Stato francese”. Ci auguriamo
sinceramente di sì, perché siamo gente
di parte. Stiamo dalla parte del torto, perché
stiamo con quelli che non hanno i documenti in regola,
perché tagliamo le reti e blocchiamo le strade,
perché non accettiamo ordini e leggi imposte,
perché siamo uomini e donne liberi. E vogliamo
diventare sempre di più un pericolo per quest'ordine.
Fatto di filo spinato, frontiere, espulsioni, guerra
ai poveri e a chi non ci sta.
Maria Matteo ed Emilio Penna,
espulsi dallo Stato francese perché No Tav
http://anarresinfo.noblogs.org |
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