cinema
Cose sordide
e e attimi sublimi
Utopia
come fantasia. Immaginare il cinema come accumulazione di
energia politica per l'azione concreta, connaturata al rigore
scientifico. Il sogno di un cinema reale, di un esperimento
mentale che produca senso e non solo divertimento.
Proviamo ad immaginare un cinema diverso da quello che vediamo.
Abbandoniamo il cinema delle storie, del romanzo per approdare
al film-saggio, che implica riflessione rigorosa, scientifica,
l'inchiesta, la ricerca, la spiegazione, la proposta. Un cinema
insomma non più di semplice intrattenimento ma soprattutto
di pensiero (le due cose poi credo possano tranquillamente
andare insieme, sempre che si sposino a creatività
e talento).
Questo cinema immaginario fa i conti con la fisionomia della
documentazione e la cronaca dei fatti. Non ha senso pensare
che il materiale documentario contenga una misura politica
per forza di natura. Il film saggio spinge il suo campo d'indagine
oltre il naturale accadere dei fatti (trapiantare meccanicamente
la presa diretta sui fatti significa riprodurre i procedimenti
del cinema neorealista, cinema molto amato, mai dimenticato,
ma che appartiene agli anni '40-50) e va alla ricerca di un
senso e un immaginario totalmente inedito.
Per esprimere la sostanza critica dei fatti deve anche spiegare,
preordinare, inquadrare. Questo comporta una scelta da parte
dell'autore, un punto di vista che rende l'immagine mai assoluta
ma sempre parziale. Ne consegue l'abbandono dell'immagine
celebrativo-idilliaca e della falsa epica contenuta in molte
suggestioni visive che governano oggi il nostro immaginario.
Solo dall'interno dei fatti che accadono si coglie la natura
reale delle circostanze che sconvolge il mondo e si prepara
il futuro, ossia una nuova forma di visione, un impasto di
fango e materia preziosa, di cose sordide e attimi sublimi,
guerre e chiaroveggenza politica. Stare dentro la realtà,
confrontarsi con essa, rifletterla attraverso la propria sensibilità
e il proprio pensiero è la chiave del film saggio.
Un cinema che ordina le immagini del circostante che compone
sinfonie visive creando nuovi ritmi, nuove armonia, inevitabili
ritmi di visione.
Bruno Bigoni
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