Privilegi e responsabilità
La magia che il cinema esercita
può essere esaminata descritta e giudicata in termini
razionali. È vero che i numerosi e potenti interessi
industriali e politici ai quali il cinema è legato fanno
leva sull'assuefazione dello spettatore, e tendono a prolungarla
il più possibile, ma è altrettanto vero che questo
accade in tutti gli altri settori della vita – pubblica
e privata – dell'uomo comune. Il cinema non ha –
contrariamente all'opinione diffusa – alcuna posizione
di privilegio. È soltanto una delle molte tecniche che
agiscono sugli istinti, sulle abitudini e sui pregiudizi degli
individui. Nient'altro.
Una volta che abbiamo tolto di mezzo il ciarpame della retorica
e del luogo comune e che abbiamo rifiutato di usare il linguaggio
immaginoso della pubblicità, possiamo guardare al cinema
come un fenomeno psicologico e sociale che ha limiti precisi
e un' importanza notevole ma tutt'altro che straordinaria. Possiamo
anche seguire, con la speranza di non sbagliare troppo, la storia
intricata dei rapporti tra cinema e società (i diversi
tipi di società) in cui si sviluppa.
Forse è stata troppo sottovalutata l'importanza del cinema.
Si dice che il cinema non ha mai avuto una posizione di privilegio
nel costume dei popoli, rispetto, per esempio alla stampa, alla
letteratura, al teatro. Invece io credo che ce l'abbia e che
l'abbia aumentata sempre di più.
Non è stata una sottovalutazione. È stata soltanto
una messa a punto, che dovrebbe permetterci di esaminare il
problema nel modo più obiettivo. Certo sarebbe assurdo
sostenere che il cinema esercita un' influenza pari a quella
del teatro e della stampa. È chiaro che è molto
maggiore. Lo è stata fin dagli inizi, lo è ancora
oggi. Ma non è questo il nocciolo della questione. Quando
si diceva che il cinema non ha in questo settore del costume
alcuna posizione di privilegio, s'intendeva mettere in guardia
il lettore dal pericolo di trasformare il cinema in un idolo
onnipotente che tiene in mano le fila del nostro destino. Molti
attribuiscono al cinema – citiamo un solo esempio –
la responsabilità diretta dei crimini che si compiono
nel mondo; gli fanno colpa di essere il più potente veicolo
di immoralità e di corruzione che si conosca; gli attribuiscono
una forza di suggestione smisurata. E questo non è vero.
Il cinema vive in una particolare società, ne segue l'evoluzione
come tutti gli altri cosiddetti mezzi di comunicazione di massa.
È innanzitutto figlio del suo tempo. Ha naturalmente
la facoltà – grazie alla propria tecnica e alla
propria diffusione – di esercitare un'influenza notevolissima
sul costume. Ma non è mai il solo responsabile delle
situazioni difficili o scabrose o immorali che nascono nella
società. È soltanto uno dei tanti veicoli di diffusione
delle idee.
Bruno Bigoni |
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