Tenacia e cambiamento
Si può scrivere o filmare
le proprie idee, a me pare che si possa e si debba farlo tentando
di correggere il corso della vita. Raccontare la realtà
cercando di cambiarla. La nostra? Quella degli altri? Il cinema
che possiede quest'ambizione trova grandi difficoltà
ad arrivare al grande pubblico che è poi quello che ne
ha più bisogno. Il bisogno di cambiare.
Chi
oggi progetta e realizza film, vive una situazione difficile.
Non perché manchino idee o temi ma perché ci si
trova a combattere con una realtà produttiva (e distributiva)
ignorante e poco coraggiosa. È difficile dire qualcosa
di valido, di diverso, anche perché non te lo fanno dire.
Se poi qualcuno di buona volontà e grande coraggio ci
riesce, si è subito accusati di fare un cinema difficile,
poco comprensibile, inadeguato al grande pubblico. Bisogna rassegnarsi
di fronte a questa realtà? Consiglio ai giovani cineasti
la lettura dei diari del giovane Che Guevara. Nel suo diario
si trova l'onestà, la sincerità, la precisione
delle cose che l'umanità avrebbe dovuto avere e che invece
non ha. Il suo continuo desiderio e impegno per cambiare una
realtà inaccettabile. Ci si può far prendere dallo
sconforto, chiedersi se vale la pena lottare per proporre qualcosa
di nuovo a questa umanità così distratta, così
preoccupata del solo benessere materiale. Non è questione
di essere pessimisti, ma di questi tempi ci si dovrebbe sentire
obbligati a dimostrare e a provare quello che si sente, ad andare
fino all'origine di un principio.
C'è inoltre (e tutto ciò è molto visibile)
l'insicurezza e l'inquietudine che deriva dall'esercitare questo
lavoro, che viene dal fatto che è molto più difficile
filmare che scrivere o dipingere. Il cinema è un'arte
che si confronta sempre di più con la tecnologia e quest'aspetto
rende tutto più complicato. Oggi la maggior parte dei
registi prova a dire qualcosa con i propri film, con più
o meno successo. Non tutti lo fanno con la chiarezza e l'onestà
che dovrebbe essere prerogativa di chi lavora nell'ambito dei
mezzi di comunicazione di massa. Le influenze economiche, politiche
e sociali spingono sovente il cinema italiano (e non solo quello)
in una condizione di deficit sia culturale che di comunicazione.
Si vede tanto cinema inutile e poco cinema intelligente. Eppure
ce ne sarebbe così tanto bisogno. E dire che questo cinema
esiste, viene realizzato ma non riesce quasi mai ad arrivare
nelle sale. Vorrebbe parlare a un pubblico che potrebbe apprezzarlo,
ma che gli è negato in partenza. Pazienza. Insistere
e non mollare. Sforzarsi di parlare in modo chiaro, sincero,
con semplicità e asciuttezza, badare più alle
forme e indirizzare i contenuti su ciò che realmente
viviamo, questa è la sfida.
Bruno Bigoni
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