traffico d'armi e...
Una storia di mercenari
di Valerio Moggia
È quella della Blackwater, che da poco ha cambiato nome in Academi.
Per cercare di far perdere le tracce della propria storia, non proprio esaltante. Eccola in forzata sintesi.
La nostra storia inizia a cavallo
tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta,
l'ambientazione è Washington, Stati Uniti d'America.
Ronald Reagan ha terminato da un po' il suo secondo mandato
come presidente, dopo aver sdoganato il neoliberismo nel mondo
anglosassone assieme a Margareth Tatcher, e i repubblicani hanno
riottenuto la poltrona della Casa bianca, facendo incidere sulla
targa della scrivania dello studio ovale il nome di George H.W.
Bush.
Un rispettabile sostenitore del partito, Edgar D. Prince, proprietario
di una ditta che produce pezzi per automobili e cofondatore
del Family research council assieme al noto politico repubblicano
Gary Bauer, riesce a far entrare suo figlio Erik come stagista
alla Casa bianca. Erik è un giovane intraprendente, che
a soli diciassette anni è riuscito a ottenere il brevetto
da pilota, e che dimostra di avere grandi prospettive. La sua
esperienza sotto l'amministrazione Bush, però, si interrompe
presto, quando il nostro protagonista entra nello staff del
deputato californiano Dana Rohrbacher, già stretto collaboratore
di Reagan, nonché mercenario in Afghanistan durante l'invasione
sovietica, assieme ad un gruppo di mujahedin (alcuni testimoni
rivelarono di averlo visto spesso assieme a Osama Bin Laden
ed ai suoi guerriglieri). È proprio Rohrbacher che lo
consiglia e lo aiuta a entrare nei Navy Seal, con i quali Erik
parteciperà a diverse operazioni militari ad Haiti, in
Medio Oriente e nei Balcani.
Questo è il prologo, perché la nostra storia entra
nel vivo solo nel 1995, con la morte del vecchio Edgar D. Prince,
quando il nostro protagonista decide di rientrare negli Stati
Uniti e abbandonare la carriera militare. Vende l'azienda del
padre e, coi soldi ricavati, acquista un grosso lotto di terra
(circa quarantadue chilometri quadrati), lungo il confine tra
la Virginia e il North Carolina, dove sorge una grossa palude.
Erik Prince ha avuto una visione, e questo è solo il
primo passo per realizzarla. Sul suo terreno inizia a costruire
quella che nel 1998 diventerà la sua grande opera: la
Blackwater Worldwide, un'azienda di sicurezza privata.
Ma non un'azienda di sicurezza privata come tutte le altre:
la Blackwater è dotata di un grande centro di addestramento
paramilitare, una divisione marina, una aerea, una di terra
(dotata di tank all'avanguardia realizzati appositamente per
la società, denominati Grizzly Apc), una che si
occupa dell'addestramento di cani antidroga, per il recupero
di esplosivi e per il combattimento. La Blackwater è
un'azienda di contractors, un termine politicamente corretto
per indicare i mercenari.
In breve tempo, sfruttando i suoi contatti nei Navy Seal e nella
politica, il giovane Prince riesce ad ottenere un vantaggiosissimo
contratto con il dipartimento della difesa, così da poter
prendere parte, con i suoi uomini, all'invasione dell'Afghanistan
del 2001 e a quell'Iraq del 2003, ottenendo poi l'incarico dal
governo di addestrare i corpi di polizia locale. L'espansione
territoriale della Blackwater è rapida e impressionante:
il dipartimento della difesa firma con essa altri onerosi contratti
per la protezione del personale diplomatico e delle ambasciate
in Iraq (esempio che seguiranno anche altri paesi coinvolti
nel conflitto); altri accordi vengono firmati in Bosnia, Giappone
e Israele; collaborano con le truppe americane nella lotta al
narcotraffico in Colombia, e con la Cia nella caccia ai leader
di Al Qaeda; nel 2005 vengono chiamati dal governo americano
ad intervenire nei soccorsi a New Orleans, dopo l'uragano Katrina.
Rapido
e improvviso successo
La società di Prince diventa in poco tempo l'eccellenza
del settore, potendo sfruttare apparecchiature all'avanguardia
e personale di primo piano, soldati usciti dai principali corpi
militari del mondo (superagenti della polizia colombiana, Sas
britannici, legionari francesi, forze speciali sudafricane,
e ovviamente Navy Seal), che scelgono di passare al privato,
attirati dai maggiori guadagni rispetto al settore pubblico
(si è stimato che un contractor può arrivare a
guadagnare fino a mille dollari al giorno). Stesso dicasi per
il settore d'intelligence, nel quale la Blackwater è
presente grazie a una società satellite presieduta dall'ex-vicedirettore
dell'antiterrorismo alla Cia Cofer Black.
Nel momento clou della guerra in Iraq, la Blackwater arriva
a rappresentare una delle principali forze militari della zona,
appena dietro a Stati Uniti e Gran Bretagna.
Come spiegare questo rapido e improvviso successo? Il successo
passa da un nome: George W. Bush. Figlio dell'ex-Presidente
con cui Erik Prince aveva già lavorato, Bush jr. diviene
presidente a sua volta nel 2001, guidando il paese nelle guerre
in Afghanistan e in Iraq, nelle quali la Blackwater interviene
direttamente. Suo vice, in quegli anni, è Dick Cheney,
che promuove una legge che permette di appaltare le operazioni
d'intelligence a ditte private, al fine di risparmiare denaro
pubblico nei finanziamenti alla Cia (Cheney è anche uno
dei massimi dirigenti della Halliburton, vincitrice di appalti
multimiliardari per la ricostruzione in Iraq – mai avvenuta
– i cui cantieri in Medio Oriente godono proprio della
protezione degli uomini della Blackwater).
Poi, nel 2007, un gruppo dei nostri cari contractors apre il
fuoco sui civili a piazza Nisour a Baghdad, uccidendo 17 persone
innocenti. La notizia fa scalpore in tutto il mondo e mette
sotto accusa l'azienda di Prince, che è costretto ad
abbandonare la carica di presidente della società (pur
restandone, di fatto, il capo indiscusso) e il nome, che muta
in Xe Service llc.
Così, qualche ex-dipendente inizia a farsi dei problemi
di coscienza, e decide di andare a raccontare un po' di cose
ai giudici: è così che si scoprono gli stretti
legami che la Blackwater intrattiene con l'ordine oltranzista
religioso dei Cavalieri di Malta (di cui il successore di Prince,
Joseph Schmitz, è membro onorario); si scopre che molti
dei mercenari delle “acque nere” recano sul corpo
tatuaggi riferiti alla tradizione templare, che lo stesso Prince
li catechizzava, prima delle missioni in Medio Oriente, asserendo
che il loro compito era quello dei “nuovi crociati”,
cioè di estirpare l'Islam ed imporre la religione cristiana.
Certo, questi collaboratori di giustizia sono stati uccisi.
Indagini, indagini e altre indagini, ma mai niente di concreto.
E come potrebbe essere altrimenti? Erik Prince risulta essere
uno dei principali finanziatori del Partito repubblicano (all'epoca
dei fatti al potere con Bush), e tra i suoi ammiratori probabilmente
possiamo annoverare il Pnac (Progetto per un nuovo secolo
americano, associazione no-profit fondata, guarda caso,
da Dick Cheney e dall'ex-segretario alla difesa Donald Rumsfled),
un'organizzazione che si fa carico di difendere i “valori
americani” e la leadership degli Usa nel mondo, attraverso
un programma d'azione oltranzista cristiano e nazista. Tra i
membri di questa gloriosa associazione troviamo Elliot Abrams,
rappresentante per gli affari del Medio Oriente durante l'amministrazione
George W. Bush; Richard Armitage, vice segretario di Stato durante
l'amministrazione George W. Bush; John R. Bolton, ambasciatore
Usa alle Nazioni Unite durante l'amministrazione Bush; Paul
Wolfowitz, presidente della Banca mondiale durante l'amministrazione
George W. Bush; Bruce Jackson, presidente del comitato Usa sulla
Nato durante l'amministrazione George W. Bush; Paula Dobriansky,
segretario di stato per gli affari globali durante l'amministrazione
George W. Bush; e anche Gary Bauer, grande amico del padre di
Erik Prince.
Violazioni dei diritti umani
L'occasione di invertire la rotta, per il governo di Washington,
si è presentata nel 2008, con l'elezione di Barack Obama
alla Casa bianca, sull'onda di idee progressiste che andavano
dal ritiro delle truppe dalle zone di guerra fino alla rescissione
degli accordi con società criminali come la Blackwater.
Invece, appena insediatosi, Obama ha rinnovato l'accordo con
Prince, aggiungendo alla lista anche altre società di
sicurezza privata come Triple Canopy e Dyncorp. Nessun nuovo
processo è stato aperto contro le ripetute violazioni
dei diritti umani perpetrate dagli uomini della Blackwater,
mentre nel gennaio 2010 il processo per la strage di piazza
Nisour si è chiuso senza condanne, poiché le testimonianze
su cui si basava l'accusa sarebbero state estorte tramite minaccia.
Nello stesso anno, la Blackwater è stata accusata di
gestire un traffico di prostituzione in Medio Oriente. Anche
in questo caso, le inchieste sono arrivate ad un vicolo cieco.
A coadiuvare la società del nostro Erik Prince nella
gestione dell'immagine, specie dopo l'ondata di scandali, era
stata chiamata la Bksh, una società di pubbliche relazioni
consociata della multinazionale Burson-Mersteller, il cui presidente
è Mark Penn, fidato consigliere nonché gestore
della campagna elettorale dell'ex segretario di stato Hillary
Clinton. A dimostrazione che, perso il padrino repubblicano,
i nostri eroi hanno trovato un tetto sotto cui ripararsi anche
in casa democratica. E si vorrebbe ben vedere, dopo i circa
500.000 dollari sborsati da Prince nel 2010 in favore di Stuart
Eizenstat, socio dello studio legale Convington&Burling
di Washington ma soprattutto potente lobbista democratico, ex-braccio
destro di Jimmy Carter, e sottosegretario all'economia durante
l'amministrazione di Bill Clinton. Come se non bastasse, nel
2011 entrano nei quadri dirigenziali della società personaggi
come l'ex-ammiraglio della marina americana Bobby Ray Inman,
in passato vicino a divenire segretario alla difesa sotto Clinton,
e il lobbista Jack Quinn, ex-consigliere di Clinton e capo dello
staff del vice-presidente Al Gore.
Ma una storia non è degna di questo nome se non ha un
vero lieto fine, ed ecco che, pochi anni fa, il New York Times
ha rivelato che il processo per la strage di piazza Nasour era
stato favorevole alla Blackwater perché qualcuno aveva
corrotto dei funzionari iracheni che avrebbero poi dovuto testimoniare
all'udienza. I soldi per la mazzetta, partirono da Amman, in
Giordania. E proprio in Giordania, recentemente, cinque ex-operatori
della Blackwater sono stati trovati a vendere
materiale bellico al governo locale (dopo che già avevano
fatto lo stesso con il Pkk, il Partito dei lavoratori del Kurdistan,
che gli Usa riconoscono come un'organizzazione terroristica).
Intanto, la più potente agenzia di contractors al mondo
continua a operare in diversi paesi, con l'appoggio dei governi
locali e di giorno in giorno diventa sempre più potente,
sfruttando l'ambiguità della legislazione internazionale
nei suoi confronti, e violando tutte le altre leggi, quando
non è possibile aggirarle.
Nel dicembre 2011, la società ha cambiato nuovamente
nome in Academi, nella speranza di stemperare la sua pessima
fama con un riferimento colto all'Accademia di Platone; quello
che non è cambiato è il nocciolo della nostra
trama: a inizio 2013, il governo americano firma un accordo
da 22 milioni di dollari che trasferisce settemila membri delle
forze speciali nella base di Camp Integrity, poco fuori Kabul,
di proprietà della Blackwater. Oltre a questi, la base
privata ospiterà anche ufficiali della narcotici, particolarmente
attivi in Afghanistan, la patria mondiale dell'eroina (peccato
che, da quando sono arrivati gli americani, la produzione non
abbia fatto che aumentare, in maniera molto simile a quanto
avvenuto con l'oppio in Vietnam, ai tempi della guerra).
Recentemente, la nuova società chiamata Academi è
tornata agli onori delle cronache dopo le dichiarazioni rilasciate
dall'ambasciatore greco in Canada, Leonidas Chrysanthopoulos,
secondo cui i mercenari sarebbero stati ingaggiati dal suo governo
per coadiuvare la polizia locale.
Gli anni passano, ma loro restano sempre in sella, capaci di
sopravvivere a tutto e a tutti, e facendoci ansiosamente sperare
in un seguito della storia.
Valerio Moggia
|