movimenti/18 ottobre
Moderne ottobrate
di Cosimo Scarinzi
Considerazioni dopo lo sciopero generale
dello scorso 18 ottobre, promosso dalle molte sigle del sindacalismo
di base, e dopo la manifestazione a Roma per la casa (ma non
solo) del giorno dopo. E una domanda: avremo brezza o tempesta?
è del poeta il fin la meraviglia,
parlo dell'eccellente e non del goffo,
chi non sa far stupir, vada alla striglia!
Giambattista Marino
Chi, il 20 ottobre, avesse ascoltato
il ministro di polizia Angelino Alfano parlare della grande
manifestazione romana per il diritto all'abitare e per la difesa
dei beni comuni del 19 ottobre, lodando prefetto, questore,
polizia, carabinieri, finanzieri e, questa è la novità,
manifestanti, si sarebbe domandato se era lo stesso signore
che conoscevamo come espressione del blocco di potere che nei
giorni precedenti aveva preannunciato l'ennesimo sacco di Roma.
A questa dichiarazione hanno fatto seguito una convocazione
dei movimenti che hanno dato vita alla manifestazione a opera
del ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi e una pioggia
di interviste su tutti o quasi i giornali e le televisioni.
Di colpo il ceto politico di destra e di sinistra, di sopra
e di sotto, sembra aver preso atto della gravità delle
contraddizioni sociali che si vanno sviluppando e persino i
giornalisti sembrano tralasciare la loro morbosa curiosità
sui costumi sessuali della signorina Francesca Pascale per occuparsi
di cose serie. Un successo evidente dei movimenti di opposizione
sociale che apre nuove prospettive e che richiede una capacità
di azione e valutazione maggiore rispetto al recente passato.
Frammenti di preistoria contemporanea
La piena comprensione di quanto è avvenuto fra il 18
e 19 di ottobre, deve tener conto di almeno due dinamiche sociali
e politiche che l'hanno preceduto e ne hanno determinato i caratteri.
Nel corso dello scorso anno, l'impoverimento di settori crescenti
di lavoratori, i licenziamenti, la crescente precarizzazione,
hanno prodotto una situazione di crisi acuta e, soprattutto,
di scontro aperto non tanto all'interno della classica relazione
capitale-lavoro quanto sul terreno del concreto diritto all'abitare
che, fra i tanti fronti di lotta determinati dallo smantellamento
del welfare è quello che vede le mobilitazioni più
aspre. Sfratti e mobilitazioni antisfratto, occupazioni di case
ecc., hanno dato vita a un vero e proprio movimento con un insediamento
sovente consistente a livello locale e a una rete di relazioni
nazionali. In questo movimento sono presenti in qualche misura
i sindacati di base, l'Unione Inquilini per la Cub e l'Asia
per Usb, ma, per l'essenziale, si tratta di un'aggregazione
indipendente e con forti caratteri di novità e di autonomia
nei confronti di qualsiasi organizzazione preesistente.
Sempre negli ultimi mesi, è maturata all'interno del
pittoresco mondo del sindacalismo di base la consapevolezza
che la scelta di andare ognuno per proprio conto, che aveva
portato a scioperi in solitaria e simili amenità, era,
più che cretina, suicida.
A mio avviso l'evento che soprattutto ha favorito negli ultimi
mesi le scelte unitarie nel sindacalismo di base, è stato
l'accordo del 31 maggio 20131
sulla rappresentanza tra Confindustria e Cgil-Cisl-Uil, seguito
da accordi fotocopia in altri comparti e proposto come modello
come una vera e propria legge sulla rappresentanza.
Si tratta infatti di un accordo che conferma e consolida il
monopolio dei diritti per i sindacati istituzionali e assesta
un ulteriore colpo alle già limitate libertà sindacali,
attualmente esistenti. Commetterebbe un grave errore chi interpretasse
l'accordo del 31 maggio e i suoi cloni, come “un problema
dei sindacati”. Siamo infatti di fronte a un modello di
relazioni sociali, quello corporativo democratico fondato sulla
collaborazione tra governo, sindacati istituzionali e associazioni
padronali che tende a porre fuor legge ogni forma di azione
e organizzazione indipendente dei lavoratori non mediante l'indebolimento
dei sindacati istituzionali ma mediante il loro rafforzamento.
La Confindustria insomma ha deciso di non seguire la Fiat sulla
strada dello scontro con la Cgil e di puntare ad un compromesso
sociale, una sorta di larghe intese sindacali parallele alle
larghe intese politiche.
Nello stesso tempo i sindacati di base si ponevano l'esigenza
di unificare in una prospettiva offensiva le mille lotte di
resistenza, sovente isolate e perdenti che oggi si sviluppano.
È infatti evidente che un sindacato conflittuale non
può aristocraticamente prescindere dalle mobilitazioni
aziendali e locali per la salvaguardia del reddito, ma è
altrettanto evidente che il limitarsi a questo livello del conflitto
sociale non porta da nessuna parte e anzi vi è un serio
rischio di logoramento delle energie.
Il 18 ottobre, a Milano...
La geografia delle manifestazioni del 18 ottobre, è
figlia di un modo di intendere il sindacalismo di base che da
decenni vede opinioni diverse e talvolta discussioni appassionate.
Alcune organizzazioni, in particolare Usb ed Confederazione
Cobas, erano convinte della necessità di una sola
e grande manifestazione a Roma in grado di dare visibilità
generale al sindacalismo di base e da funzionare quasi da rompighiaccio
per la grande manifestazione dei movimenti del 19 ottobre.
Altre organizzazioni, ritenevano necessario favorire un maggior
coinvolgimento dei lavoratori alle manifestazioni con iniziative
decentrate. Non essendosi trovato un accordo su questo punto,
la Cub e altri sindacati di base hanno organizzato manifestazioni
oltre che, ovviamente, a Roma, a Firenze, Milano e Palermo.
La manifestazione di Milano si è caratterizzata molto
come espressione di quello che è il sindacalismo di base
nel centro-nord. Rilevante la presenza dei lavoratori dell'industria,
caratterizzati dagli striscioni aziendali ma robusta anche quella
dei lavoratori del pubblico impiego, in particolare degli ospedalieri.
Non casualmente, vista l'attuale composizione della forza lavoro,
era massiccia la presenza dei lavoratori immigrati, particolarmente
vivaci e determinati. Non si deve dimenticare, a questo proposito,
che domenica 20 ottobre al Parco Trotter a Milano vi è
stata una grande festa organizzata da Cub Immigrazione e da
una quindicina di associazioni di immigrati.
In piazza indubbiamente il sindacato più presente era
la Cub, ma erano vi erano, molto visibili, gruppi di lavoratori
organizzati dall'Associazione Difesa Lavoratori, dal Sindacato
Intercategoriale Cobas e dall'Unione Sindacale Italiana. È
possibile che vi sia da parte mia una punta di eccessivo ottimismo
ma la percezione che avevo, vedendo scorrere il corteo, era
che non vi fossero chiusure di organizzazione, e che, compagni,
bandiere, striscioni, si mescolassero. In sintesi un corteo
espressivo del corpo centrale della working class.
... e a Roma
La manifestazione romana del medesimo giorno, rispetto alla
quale chi scrive si è informato da compagni nei quali
ha piena fiducia, oltre più che da articoli di giornale,
ha avuto dimensioni notevoli.
In questo caso l'organizzazione di maggior consistenza è
stata Usb che, con ogni evidenza ha fatto uno sforzo straordinario
dal punto di vista economico, da quello del rapporto con i media
e del coinvolgimento dei suoi aderenti per la buona riuscita
della manifestazione. Meno numerosa ma visibile la presenza
della Confederazione Cobas, mentre le altre aree sindacali,
politiche e sociali, pur concorrendo alla riuscita della manifestazione,
non avevano, se singolarmente prese, un peso rilevante.
L'eccellente riuscita della manifestazione romana ha una spiegazione
sin banale. Per un verso Usb e Confederazione Cobas hanno concentrato
a Roma tutte le loro forze a differenza della Cub che era presente,
come si è detto, a Firenze, Milano, Palermo e, in discreta
misura, Roma, per l'altro la manifestazione sindacale del 18
era percepita da molti come l'apertura della manifestazione
dei movimenti del 19 con l'effetto di attrarre l'attenzione
dell'estrema sinistra politica più di quanto è
avvenuto per la manifestazione milanese.
Nel complesso, quindi, una scommessa vinta, uno sciopero unitario
del sindacalismo di base, al di là di alcune differenti
valutazioni logistiche, ha mostrato una vivacità che
da anni pareva smarrita.
E ora?
La manifestazione romana del 19 ottobre come e più
di quelle del 18, è stata un successo, la cosa è
evidente. Lo è stata per numero di partecipanti e per
aree coinvolte, lo è stata in relazione alla manifestazione
del 12 ottobre della sinistra civilizzata di Rodotà e
Landini, lo è stata perché lo ha detto Alfano
e lo hanno ribadito i media.
Un buon segnale. Una possibilità da non sprecare.
Cosimo Scarinzi
coordinatore nazionale CUB Scuola Università Ricerca
1. Giorgio Cremaschi, La grande truffa del
patto sulla rappresentanza in MicroMega 1 giugno 2013 |