Sotto la voce “Nuova polizia”
il n. 54 (marzo 1977) di questa rivista apre con un durissimo
attacco ai servizi d'ordine della Cgil e di Avanguardia Operaia
(“Lama generale, Vinci colonnello” il titolo). La
frase finale è indicativa: Il nuovo totalitarismo
socialdemocratico sta facendo le prove generali per iniziare
quanto prima le rappresentazioni ufficiali.
Stessa durezza e drasticità nello scritto a commento
della sentenza contro i Nuclei Armati Proletari (Nap): al di
là dei fatti analizzati, è la critica di fondo
al fenomeno e ai movimenti della lotta armata che ci appare,
alle nostre idee e alla nostra sensibilità odierna, assolutamente
carente. Vi è sì la critica di fondo all'ideologia
marx-leninista e anche alla scelta strategica di quella forma
di lotta, ma colpisce la sottovalutazione della questione etica,
degli atti violenti, dei sequestri, delle gambizzazioni, quasi
fossero delle variabili “tattiche” e non delle azioni
per noi inaccettabili... a prescindere, tanto per citare Totò.
Sono osservazioni che buttiamo lì, a testimonianza della
nostra volontà (anche in questa rubrica “storica”)
di affrontare e riaffrontare di continuo il passato, anche il
nostro passato, per cercare di trarne qualche “lezione”
per il ragionare e l'agire dell'oggi.
D'altra parte in questa medesima scelta di dibattito si collocava,
appunto 37 anni fa, la pubblicazione di due lunghe lettere critiche
con il taglio dato da “A” al Festival del Proletariato
Giovanile, il “mitico” Parco Lambro dell'estate
1976. Lettere che seguivano la pubblicazione di una precedente
della redazione della rivista “Anarchismo” e sostanzialmente
in linea con quella. Ciò che in questa sede ci preme
sottolineare è appunto questa storica, vorremmo dire
“genetica”, apertura al dibattito. Il “pensiero
unico” già allora era più diffuso anche
nella quotidianità di gruppi e gruppetti, nel senso che
la disponibilità al dibattito vero, all'autocritica,
all'ascolto dell'altro era – anche allora – merce
piuttosto rara.
Il n. 54 di “A” è costituito anche da interventi
e analisi “politiche” interessanti, come quella
di Luis Mercier Vega (con il suo abituale pseudonimo di S. Parane)
sulla figura dell'appena scomparso André Malraux in Francia;
o quella del “grande vecchio” del sindacalismo rivoluzionario
portoghese Emidio Santana sulla situazione sindacale nel suo
paese; o il resoconto delle lotte dei lavoratori ospedalieri
a Milano.
Ma gli scritti che più ci paiono attuali, nel taglio
oltre che nei contenuti, sono quelli in cui il vissuto personale
si intreccia con “la politica”. È il caso
dell'intervista a Carletta Cacianti, appena rientrata in Italia
dopo due anni trascorsi nella Comunidad del Sur a Montevideo
(Uruguay), una delle esperienze più durature e interessanti
nel mondo libertario dello scorso secolo; l'intervista a Ferro
Piludu, nostro grande amico e in particolare collaboratore grafico
(e non solo) della nostra rivista, di Umanità Nova e
di altre iniziative editoriali anarchiche (e non solo), in quel
numero intervistato sui “bambini registi”, un'esperienza
concreta all'incrocio tra pedagogia libertaria e autogestione
dei mezzi di comunicazioni; e, sempre in tema di comunicazione,
il contributo di Claudia Vio sull'interdipendenza strutturale
tra tecnologia e ideologia.
In terza di copertina, la notizia del passaggio in Italia (e
in particolare a Torino), a partire dal suo nono numero, della
redazione della rivista internazionale di ricerche anarchiche
Interrogations, quadrilingue (italiano, inglese, francese e
castigliano), una rivista molto interconnessa con la nostra
visto che – si sottolinea nella presentazione –
la maggior parte dei suoi collaboratori italiani è costituita
da redattori e collaboratori di “A”.
Un altro pezzo della nostra storia.
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