La mutazione del debito tra società egualitarie e società del dominio
In
una società sempre più ingiusta e piena di uomini
sempre più indebitati mi sembra interessante provare
a capire la mutazione storica del concetto di debito. Purtroppo
dovrò farlo in due pagine e dovrò dare per scontato
molte cose sulle società primitive, ma se avete letto
Le società contro lo stato di Pierre Clastres
non avrete difficoltà a capire.
Nelle società primitive il capo, o il big-man
conquista il potere lavorando, indebitandosi con il suo popolo,
questo è accertato da molti studi etnografici. Sappiamo
che non può sfruttare gli uomini e le donne della sua
comunità per la produzione di surplus perché non
può esercitare il potere di comando-obbedienza e quindi
è costretto a sfruttare se stesso, le sue donne e i parenti
stretti, si crea una sorta di auto-sfruttamento del big-man
e non sfruttamento della società da parte del big-man
che non può costringere gli altri a lavorare per lui.
È fuori questione dunque, in tali società,
una divisione del corpo sociale secondo l'asse verticale del
potere politico: nessuna divisione in una minoranza di dominanti
(il capo e i suoi clienti) che comanderebbe e una maggioranza
di dominati (il resto della comunità) che ubbidirebbe.
Le società melanesiane ci offrono piuttosto lo spettacolo
opposto. Per quanto si possa parlare di divisione, ci si accorge
in effetti che, se divisione c'è, è solamente
quella che separa una minoranza di lavoratori ricchi da una
maggioranza di fannulloni poveri: ma, e qui si toccano i fondamenti
stessi della società primitiva, i ricchi sono tali solo
grazie al loro lavoro, i cui prodotti sono consumati dalla massa
oziosa dei poveri. In altri termini, la società nel suo
insieme sfrutta il lavoro della minoranza che circonda il big-man
(Pierre Clastres prefazione in Marshall Shalins, Economia
dell'età della pietra, Bompiani, Milano, 1980).
La domanda spontanea che nasce è perché un uomo
nella società primitiva decide di essere un capo se deve
lavorare più di tutti? Per trovare una valida risposta
dobbiamo porre particolare attenzione alle ricerche etnografiche
di Pierre Clastres e Marshal Shalins per capire la differenza
che passa tra prestigio e potere coercitivo.
Porre la questione del potere politico nelle società
primitive ci obbliga a considerare la chefferie all'esterno
del potere e a riflettere su questo dato immediato della sociologia
primitiva: si è leader ma senza potere. In cambio della
sua generosità cosa ottiene il big-man? Non certo la
realizzazione del suo desiderio di potere, ma la soddisfazione
del suo orgoglio, non la capacità di comandare, ma l'innocente
godimento di una gloria che si sforza di alimentare. Lavora,
letteralmente, per la gloria: la società gliela concede
volentieri occupata com'è ad assaporare i frutti del
lavoro del capo.
Gli
adulatori vivono alle spese degli adulati. Dal fatto che il
prestigio non procura big-man nessuna autorità ne consegue
che non si può vedere in lui il primo gradino nella scala
del potere politico e che, a torto, si credeva di individuare
in lui il luogo reale del potere (Ibidem).
Per questo è importante parlare del debito, quell'obbligo
di generosità al quale non può non sottomettersi
il capo primitivo. Il debito nella società senza stato
è un contratto tra il capo e la sua tribù, il
capo riceve gratificazioni che soddisfano il suo narcisismo
ma in cambio deve continuamente donare alla società.
L'obbligo di generosità contiene in se stesso un principio
ugualitario che mette in condizioni di uguaglianza i partner:
la società offre il prestigio, il capo l'acquista in
cambio di beni (Ibidem).
Per il capo il suo obbligo di generosità è, a
tutti gli effetti un dovere, cioè un debito. Il leader
è in situazione di debito rispetto alla società
in quanto ne è leader.
Di questo debito non si può liberare almeno per il tempo
che vuole continuare a fare il capo: appena cessa di esserlo
anche il debito viene cancellato, perché contraddistingue
esclusivamente la relazione che unisce chefferie e società.
Al centro della relazione di potere si stabilisce la relazione
di debito.
Ricapitoliamo: le società primitive sono società
senza organi di potere separati, ma non sono società
senza potere, al contrario, rifiutando la separazione del potere
dalla società, la tribù mantiene con il suo capo
una relazione di debito in quanto è proprio lei che si
trova detentrice del potere e che l'esercita sul capo. La relazione
di potere esiste tra il capo e la tribù: è il
debito che il leader deve pagare in eterno.
L'eterno indebitamento del capo garantisce che rimanga esterno
al potere, che non ne diventi l'organo separato. Prigioniero
del suo desiderio di prestigio, il capo selvaggio accetta di
sottomettersi al potere della società pagando il debito
che costituisce ogni esercizio di potere. Intrappolando il capo
nel suo desiderio, la tribù si assicura contro il rischio
mortale di vedere il potere politico staccarsi e ritorcersi
contro di essa: la società primitiva è la società
contro lo Stato.
Poiché
la relazione del debito appartiene all'esercizio del potere,
bisogna essere in grado di scoprirla dovunque si eserciti il
potere.
Da queste considerazioni possiamo capire come la questione del
debito e la sua mutazione storica è centrale per capire
la nascita del potere coercitivo, del dominio di pochi sulla
comunità.
Emerge chiaramente che in una qualsiasi società chi detiene
il potere lo esercita imponendo a quelli che lo subiscono il
pagamento di un tributo.
Detenere il potere e imporre un tributo sono tutt'uno e il
primo atto di un despota consiste nel proclamare l'obbligo di
pagarlo. Segno e verità del potere, il debito attraversa
da parte a parte il campo della politica, è immanente
al sociale in quanto tale.
Il debito è una fondamentale categoria politica per capire
il grado di eguaglianza nelle società. La natura della
società cambia con il senso del debito. La rottura nel
senso di circolazione del debito opera tra le società
una divisione fondamentale fra società a potere diffuso,
egualitarie e società del dominio.
Se la relazione del debito va dalla chefferie verso la società,
significa che resta indivisa, che il debito risulta distribuito
omogeneamente sul corpo sociale. Se, invece, il debito muove
dalla società verso la chefferie, significa che il potere
si è separato dalla società per concentrarsi nelle
mani del capo, che l'essere ormai eterogeneo della società
conferma la divisione in dominanti e dominati.
Il debito oggi è asservimento, nella società primitiva
era esattamente il contrario, il debito era del capo, era la
negazione del concetto di schiavitù, una pratica usata
dalla comunità tutta per limitare il potere del capo
e l'emergere del dominio, nelle società primitive il
capo è indebitato, nelle società statali è
il popolo indebitato con il capo e questo contribuisce in modo
sostanziale a creare l'asservimento e l'obbedienza.
Andrea Staid
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