ai lettori
ImmAgini
È
un impegno che avevamo preso annunciando, tempo fa, l'intenzione
di migliorare (a nostro avviso) la rivista, tra l'altro dando
maggiore spazio e dignità alla fotografia. In questo
numero ben tre servizi, per un totale di una trentina di pagine,
hanno nelle immagini il loro perno.
L'acqua è al centro del dossier esclusivamente
fotografico curato dal “solito“ Roberto Gimmi,
fotografo e archivista iconografico, nostro collaboratore da
alcuni decenni. Tra l'altro Roberto è il responsabile
degli Archivi Fotografici Autogestiti, nei quali alcune iniziative
anarchiche (tra cui la rivista “A“) hanno fatto
confluire il loro archivio iconografico. Lo definiamo “solito“
perché sue sono numerose delle immagini pubblicate in
“A“ e anche alcuni dossier: per esempio quello della
scorsa estate sul Brasile,
con la mitica foto del campo di calcio con la pianta in mezzo.
Con questo dossier Roberto inizia una trilogia di dossier, che
avrà come seguito nei prossimi numeri quelli in qualche
misura analoghi sulla terra e sull'aria, visti principalmente
nell'abuso e nello stravolgimento che ne fa questa società
basata sul profitto e sul disprezzo della natura.
Con il suo reportage dal Libano, da cui
è tornato da poco, inizia a collaborare un giovane compagno
e fotografo livornese, Giacomo Maria Sini. Nell'articolo trovate
una scelta delle numerose foto che ci ha trasmesso con un testo
esplicativo dell'attuale situazione nella Repubblica dei cedri,
così sensibile alla più generale crisi medio-orientale
in cui si trova immersa.
Tra l'asfalto e il cielo è
il titolo scelto dal torinese Mirko Orlando per il suo portfolio
su situazioni di marginalità nella sua città.
Se evidenziamo questa nostra attenzione al discorso per immagini
è anche per stimolare i molti compagni/fotografi
a proporci altre foto, altri soggetti, i loro sguardi critici
sull'esistente. E l'invito si estende ad altri operatori nel
multiforme campo delle immagini (pensiamo a fumettari, vignettisti,
grafici, ecc.) perché si facciano avanti con loro proposte,
anche apparentemente strampalate. Come il buon Federico Zenoni,
di cui iniziamo a proporre da questo numero i suoi segnalibro
irriverenti e iconoclasti. Un altro modo, anche questo, di comunicare
– anche per coloro che non intendano “rovinare“
la rivista e seguire il suo consiglio di costruirsi il proprio
segnalibro ritagliando le immagini da “A“ (pagine
da staccare si chiama questa sua strana rubrica, che non sarà
certo presente su ogni numero).
I nostri lettori più tradizionali, quelli abituati principalmente
alla lettura, trovano comunque qualcosa di scritto e non disegnato
o fotografato. Ma ormai la parte immagini arriva ad occupare
un quarto o un terzo dello spazio di “A“ e noi non
abbiamo alcuna intenzione di fare marcia indietro.
Grafici e fotografi e... di tutto il mondo, unitevi (a noi)!
|