Messico/
Wirikuta non si vende (si ama e si difende)
“Hai visto come camminiamo alla ricerca del peyote.
Come andiamo, senza mangiare, senza bere, con molta volontà.
Tutti con un solo cuore. Così diventiamo huicholes. Questa
è la nostra unità. Questo è ciò
che dobbiamo difendere.”
Ramòn Medina Silva
[citato in “Piante degli Dei” di Albert Hofmann
e Evans Schultes]
Wirikuta è un'area semidesertica situata nel Messico
nord-occidentale, attorno alla Sierra de Catorce, nello Stato
di San Luis Potosi. Ma per il popolo indigeno Wixarrica (meglio
conosciuto con il nome di Huicholes) Wirikuta è il cuore
sacro del mondo, nonché il luogo dove è nato il
Sole.
Da tempi ancenstrali Wirikuta è meta dei pellegrinaggi
del popolo Huichol, che dagli stati di Jalisco, Durango e Nayarit,
attraversando la Sierra Madre, giunge a Wirikuta per celebrare
i propri sacri rituali legati al culto del peyote, il cactus
sacro che cresce nel deserto di Wirikuta.
L'intera area di Wirikuta è l'altare sacro del popolo
Wixarrica, che trova nelle pietre, nelle rocce, negli arbusti,
e in tutti i piccoli luoghi sacri di questo immenso deserto,
la forza per continuare - ancora oggi nel mondo moderno - a
portare avanti il proprio stile di vita ancestrale fortemente
legato al contatto con la Madre Terra.
Hikuri è il nome del dio degli Huicholes, un dio trino
che racchiude il capriolo, l'animale sacro, la pianta del mais,
e soprattutto il peyote. La ragione per cui questo popolo effettua
i suoi pellegrinaggi fino a Wirikuta è lasciare offerte
al dio Hikuri, ma anche per raccogliere il cactus sacro, sorgente
di un'enorme ricchezza spirituale, che viene utilizzato nelle
varie cerimonie tradizionali dei Huicholes.
Il peyote, così come tante altre piante cactacee, cresce
spontaneamente solo in questa parte del mondo, e al pari di
tanti animali che abitano Wirikuta (compresa l'aquila reale,
simbolo del Messico), si trova oggi in pericolo di estinzione.
Wirikuta più che un deserto è un enorme giardino,
da decenni incluso in un programma di protezione ecologica,
sia a livello nazionale che internazionale, essendo stata dichiarata
Riserva Naturale ecologica e culturale, e aggiunta dall'Unesco
nella lista dei luoghi sacri del mondo.
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Sul cammino della sierra de Catorce |
Sia Wirikuta che il popolo Huichol, a partire dai tempi remoti
della colonizzazione spagnola, hanno subito soprusi e aggressioni
di varia natura, ma la minaccia più grande senza dubbio
è quella che solo da qualche anno incombe su questo deserto.
Infatti dal 2010 il governo messicano ha rilasciato oltre 22
concessioni minerarie all'impresa canadese First Majestic Silver
Corp, spianando così la strada a questo colosso dell'industria
estrattiva mineraria, perché possa - attraverso l'impresa
messicana Real Bonanza - avviare progetti di estrazione dell'oro
e dell'argento in un'area di 6mila ettari (per il 70% inclusi
nella Riserva di Wirikuta), tramite la modalità della
miniera “a cielo aperto”, con l'uso massivo di cianuro
e un enorme consumo di acqua.
Più tardi, nel dicembre 2011, è stato annunciato
il Proyecto Universo: un mega progetto minerario dell'impresa
canadese Revolution Resources, che ridicolizza il progetto della
First Majestic. Infatti il Proyecto Universo ha come obbiettivo
l'estrazione di oro e argento in quasi 60mila ettari dell'area
protetta di Wirikuta (oltre il 42% dell'intera Riserva di Wirikuta).
I vantaggi promessi dalle imprese estrattive alla popolazione
locale, che praticamente si riducono alla creazione di qualche
centinaio di posti di lavoro, non sono niente di fronte alla
minaccia ambientale e culturale rappresentata da questi mostruosi
progetti di sfruttamente, che – se realizzati –
andrebbero di fatto a distruggere “il cuore della Terra”.
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Deserto di Wirikuta |
Convinti che il progetto mega minerario in Wirikuta andrebbe
a procurare un danno troppo grande per il loro popolo, per il
Messico e per tutta l'umanità, i Huicholes non sono rimasti
a guardare. Cercando anche l'appoggio delle migliaia di persone
(messicane e non) che sono legate a questo deserto, il popolo
Wixarrica si è animato per scongiurare questa minaccia,
chiedendo che vengano rispettate le leggi e le normative che
proteggono sia le richezze ecologiche di Wirikuta, sia le tradizioni
culturali del popolo Huichol. Si forma così il “Frente
en Defensa de Wirikuta”, formato dall'unione delle varie
comunità Huicholes, a cui si aggregano vari attivisti
di diverse parti del Messico e del mondo, con l'obbiettivo di
difendere Wirikuta dagli interessi speculativi di sfruttamento
naturale.
Nel maggio 2012 è stato organizzato il “Wirikuta
Fest”, un festival che si è tenuto a Città
del Messico e che è stato una sorta di mega-preghiera
cantata dalle migliaia di persone che si sono strette almeno
per un giorno al fianco dei Huicholes. I fondi raccolti tramite
il Wirikuta Fest (al quale hanno partecipato alcuni tra i migliori
gruppi musicali dell'America Latina, come i Calle 13 e i Cafè
Tacuba) sono serviti per finanziare le varie attività
legali e di informazione intraprese dal Frente en Defensa di
Wirikuta.
La lotta per salvare Wirikuta si è presto estesa al di
là dei confini messicani, ed è presente anche
in Italia grazie all'associazione “Salviamo Wirikuta”
che, oltre a diffondere informazioni sul conflitto in Wirikuta,
organizza in varie città italiane eventi ed iniziative
volte ad avvicinare le persone alla cultura e alla spiritualità
del popolo Huichol.
I Huicholes hanno già la chiara consapevolezza che tutto
è collegato, che Wirikuta non appartiene solo a loro,
perché è patrimonio di tutta l'umanità
(in un senso molto più profondo di quello sancito dall'Unesco).
E che difendendo Wirikuta, difendono l'integrità dell'intero
pianeta. Perché Wirikuta è un organo fondamentale
della Terra, la cui ricchezza vale molto più dell'oro
di tutto il mondo e non può esser misurata in termini
monetari o in posti di lavoro. La vile minaccia mineraria al
deserto di Wirikuta ci dona l'occasione di unirci gli uni con
gli altri per conoscere, difendere e amare questo luogo magico
e sacro; sottraendolo alle (il)logiche del potere neoliberale
che pretende distruggere il pianeta perché un pugno di
persone possa ricavarne un qualche profitto economico.
Michele Salsi
Catanzaro/
Un convegno di studi su crisi della modernità e
pensiero libertario
Per il secondo anno consecutivo, nell'Università degli
studi della Magna Graecia, il 28 febbraio a Catanzaro, si è
tenuto un convegno di studi dedicato al pensiero anarchico,
organizzato da Massimo La Torre e Alberto Scerbo. Lo scorso
anno il tema era l'anarchismo classico, quest'anno i dieci relatori,
due dei quali – Ruth Kinna e Saul Newman – provenienti
dal Regno Unito, hanno discusso di Crisi della modernità
e pensiero libertario.
Iniziative
di studio come quelle promosse dall'Università di Catanzaro
sono abbastanza rare: non mi riferisco tanto all'analisi del
pensiero anarchico e libertario, ma piuttosto alla mancanza
di una riflessione filosofica sviluppata in modo costante e
“sistematico” sulla teoria anarchica. Con quest'endiadi
intendo soprattutto i principi ed i valori alla base dell'anarchismo,
la sua visione dell'uomo, le diverse modalità in cui
definisce le relazioni sociali, le prerogative dell'individuo
e i limiti delle stesse, fino alle fondamenta stesse dell'anarchismo,
cioè la riconsiderazione del principio di autorità,
o per meglio dire, di gerarchia, dal cui rifiuto, già
nel nome, l'anarchismo si caratterizza.
Non sono mancate eccezioni di un certo rilievo alla sostanziale
mancanza di studi teorici sull'anarchismo, ad esempio il libro
di Nico Berti Libertà senza Rivoluzione e la ricca
produzione di Michel Onfray, come il testo tradotto in Italia
da Eleuthera, con il titolo Il post-anarchismo spiegato a
mia nonna. Lo stesso Berti, che è uno storico, lamenta
la mancanza di studi significativi sulla filosofia dell'anarchismo
di contro ad una iperproduzione di studi storici, che rischia
di ridurre l'anarchismo a genere da archivio storico. Per un
altro verso, però, da storico, riconsidera la storia
dell'ultimo secolo per prendere atto che il comunismo ha perso
(seppure non tutti se ne sono accorti ), mentre il liberalismo/capitalismo
ha vinto (ma non tutti si sono adeguati), prospettando due punti
fermi. Il primo che non è più possibile, ma neanche
pensabile, una libertà – sinonimo di anarchismo
– attraverso la rivoluzione (cruenta, aggiungerei io);
in seconda istanza (ma questa si legge solo fra le righe) che
il liberalismo “vincente” non è poi così
distante dal libertarismo anarchico e quindi...
Berti identifica libertà ed anarchismo, visto come “un'idea
esagerata di libertà”; ma se è vero che
l'anarchismo presuppone la libertà e su di essa si fonda,
questo può avvenire solo perché pensa un uomo
sostanzialmente “buono”, cioè socievole e
cooperante, che se lasciato libero utilizza tale libertà
d'azione a fini cooperativi, con intenti solidali. L'anarchismo
è l'organizzazione di questa socievolezza, della centralità
dell'individuo, della società come libera, spontanea
e cooperante riunione di individui, per evitare che una parte
più o meno estesa della società monopolizzi il
potere a danno degli altri, o che figure e categorie diverse
impongano il proprio dominio su altre: il maschio sulla femmina;
l'adulto sul bambino, l'autoctono sullo straniero, il bianco
sul nero, il “normale” sul “diverso”,ecc.
La libertà liberale non è la stessa cosa, almeno
quella del liberalismo classico che presuppone uno stato minimo,
una società non interventista ed ampi margini di libertà
individuale, ma pure ampi parti di mondo e di umanità
nella miseria e nell'impossibilità di essere liberi.
La Rivoluzione di cui parla Berti è la rivoluzione dell'assalto
al Palazzo d'Inverno, la rivoluzione dei bolscevismo e del comunismo.
Ma la rivoluzione non è il comunismo e il comunismo non
è la rivoluzione e, soprattutto, un cambiamento radicale,
“rivoluzionario”, non si deve e non si può
attuare con un bagno di sangue. Non solo per motivi etici, che
come insegna Kropotkin – fra gli altri – non sono
da disprezzare, ma anche perché la violenza significherebbe
che una parte della società, minoritaria o maggioritaria
poco importa, imporrebbe il proprio modello di vita alla restante
parte, la costringerebbe ad “essere libera”, progetto
aporetico i cui fallimentari esiti storici ci sono noti.
Michel Onfray segue un itinerario per alcuni versi simile a
quello di Berti, ad esempio nel testo su ricordato, inventandosi
una corrente tedesca dell'anarchismo (da cui prendere le distanze)
in cui mette Kropotkin e Bakunin accanto a Stirner, contrapposta
ad una francese, da cui prendere le mosse, per un post-anarchismo
dove rientra lo Stato in pompa magna, le elezioni (per chi votare
alle europee?), un capitalismo libertario (che ridistribuisce
ai poveri una parte del prelievo fiscale?), arrivando a sostenere
“che bisogna farla finita con il mito della naturale bontà
dell'uomo” e con l'attesa della parusia, cioè di
una radicale trasformazione. Se una parte o tutta l'umanità
non conosce la bontà “naturale” che dobbiamo
fare, costruire altre prigioni dove i buoni metteranno i cattivi?
Se una trasformazione radicale e generalizzata è ritenuta
impossibile, qual è l'obiettivo: accontentarci del meno
peggio o semmai ritagliarci spazi di libertà fra le pareti
domestiche? Ho analizzato in modo più organico le prospettive
del post-anarchismo di Onfray sull'ultimo numero del periodico
on line dell'Università di Trieste www.tigor.it,
al quale rinvio.
Questi due esempi solo ed anche per dire che ha senso una riconsiderazione
dei presupposti teorici dell'anarchismo, nel momento presente
assai carente, solo se si riconosca la fondatezza degli stessi,
cosa non del tutto evidente nei due autori su citati, e nel
momento in cui ci si ponga il problema dello spazio, del ruolo
e delle forme che potrebbero avere nel momento storico presente,
nella “crisi della modernità”.
Questa
sembra essere stata la prospettiva da cui ha preso le mosse
il convegno di Catanzaro, nell'edizione dello scorso anno, ma
pure in quella più recente, tanto per la vicinanza di
alcuni dei relatori al pensiero libertario, ma pure per l'intento
degli organizzatori di mettere a confronto pensiero libertario
e modernità, nella sua stessa crisi.
Persino l'impostazione del convegno ha mostrato che quando parliamo
di pensiero libertario ci riferiamo ad una realtà assai
eterogenea e ad una serie di autori e correnti di pensiero che
attraversano la modernità. La stessa qualificazione di
“libertario” a volte appare persino ambigua, perché
sta ad indicare la mancanza di vincoli nella sfera d'azione
individuale, a prescindere dai contenuti della stessa. Alberto
Scerbo, ad esempio, si è occupato di alcuni pensatori
rientranti nel novero dei cosiddetti “anarco capitalisti”,
come Murray Rothbard, secondo il quale “Capitalismo è
la piena espressione di anarchismo e anarchismo è la
piena espressione di capitalismo”. Uno dei principi fondativi
dell'anarco-capitalismo è il contenimento del ruolo dello
stato, fino alla sua scomparsa, e l'estensione del mercato privo
di regole, ad eccezione di quelle che lo stesso mercato si dà,
con la privatizzazione di tutte le sfere della vita sociale,
compreso il diritto. Non meraviglia se tra gli estimatori e
i divulgatori del pensiero di Rothbard ci siano, in Italia,
istituzioni come la LUISS, università fondata da Umberto
Agnelli, membro di una nota famiglia di libertari... Siamo ovviamente
agli antipodi di altre forme di pensiero libertario di matrice
socialista, ad esempio, che privilegiano una libertà
più solidale e condivisa.
Diversi relatori hanno trattato tematiche legate ad autori ricollegabili
più o meno direttamente al movimento ed al pensiero libertario
del Novecento; ad esempio Ruth Kinna ha ricordato alcuni aspetti
del pensiero di Paul Goodman (1911-1972), una delle voci più
libere e provocatorie del dopo-guerra americano, interlocutore
critico del nascente movimento di protesta degli anni '60; Marco
Cossutta si è soffermato in particolare sul rapporto
uomo-natura così come si configura in Murray Bookchin,
che “tende a proporre una riflessione sul rapporto umanità-natura,
partendo dal presupposto che il dominio dell'uomo sulla natura
sia conseguenza ( o per lo meno strettamente correlato) al dominio
dell'uomo sull'uomo e di contro mira a fondare un'economia sociale
tesa a (ri)costruire una forma sociale organica”,
capace di escludere forme di dominio e di sviluppare forme equilibrate
di rapporto con la natura.
Luciano Nicolini ha tentato una ricostruzione delll'antropologia
libertaria di Pierre Clastres, della sua analisi di strutture
organizzative dove la società prende il posto ed esclude
la forma stato, seppure senza riuscire a superare realtà
come la guerra. Marina Lalatta ha trattato alcuni aspetti del
pensiero di Cornelio Castoriadis che si possono collegare ad
una prospettiva libertaria. Saul Newman e Pietro Adamo hanno
avuto un approccio simile alle tematiche svolte, nel mostrare
il legame dei nuovi movimenti, siano essi di pensiero o più
propriamente politici, con l'anarchismo classico, come pure
gli elementi di novità che essi esprimono. Newman, ad
esempio, ha evidenziato molteplici istanze libertarie presenti
nella cultura contemporanea, ma pure principii alla base del
post-anarchismo contemporaneo, ad esempio il rifiuto di un fondamento
ontologico della realtà, “l'assenza di principi
primi razionali”, o del carattere soggettivistico di qualsiasi
metodo epistemologico: acquisizioni dell'anarchismo ormai condivise
da una parte significativa del pensiero contemporaneo, di matrici
culturali e politiche assai differenziate.
Adamo ha mostrato il livello di continuità tra vecchio
e nuovo anarchismo in quanto quest'ultimo sviluppa tesi presenti
ma minoritarie nel primo, come il gradualismo al posto della
rivoluzione e la costituzione di ambiti e spazi comunitari “liberati”
e alternativi. Io mi sono occupato di “Pensiero libertario
e presenza di Dio”, ma parlerò di questo tema in
un'altra occasione, semmai su questa stessa rivista.
Aspettiamo gli atti dei due convegni catanzaresi.
Enrico Ferri
Spezzano Albanese/
Le libertà non si concedono, si prendono!
Resoconto della campagna di solidarietà/recupero
fondo spese legali “Pro Vincenzo”
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Cosenza, Tribunale - Uno striscione di
solidarietà per Vincenzo Giordano |
Il compagno Vincenzo Giordano della Federazione Anarchica “Spixana”
di Spezzano Albanese, a causa di una sentenza “politica”,
è stato costretto a pagare dalla Corte d'Appello di Catanzaro
un “risarcimento per danni morali” che gli è
costato oltre € 10.000,00 (Diecimila euro). Perciò
abbiamo lanciato la campagna di sottoscrizione “Recupero
Spese Legali Pro Vincenzo”. Dopo circa quattro mesi dall'inizio
della campagna di solidarietà ci sembra doveroso comunicare
le sottoscrizioni finora pervenute:
Entrate. Federazione Anarchica “Spixana”,
Spezzano Albanese (CS): € 60,00; Stamati Costantino, Castrovillari
(CS): € 20,00; Gianfranco D'Ippolito, Presila Cosentina:
€ 10,00; Angelo Pagliaro, Paola: € 10,00; Giancarlo
Spadafora, Cosenza: € 10,00; Manifestazione del 22/02/2013,
Spezzano Albanese (CS), contributi vari: € 39,50; Antonio
Bosco, Maria Squillace, San Lorenzo del Vallo (CS): € 2,00;
Totonno Mosca, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Antonio
Scaglione, sindaco di Tarsia (CS): € 1,00; Contributi vari,
San Lorenzo del Vallo (CS): € 100,00; Carmelo Miceli, Spezzano
Albanese (CS): € 30,00; Ferdinando Pesce, Roma: €
55,00; Paolo Finzi, Aurora Failla, Milano: € 100,00; Egidio
De Filippo, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Leonardo
Nupieri, San Lorenzo del Vallo (CS): € 20,00; Francesco
D'Alessandro, Walla Walla – Washington (USA): dollars
100,00; Pietro Diodati, Lecco: € 25,00; Montanari Silvano,
S. Giovanni Persiceto (BO): € 20,00; Dorotea Cerra, Firenze
€ 50,00; Nicola Piragine, San Lorenzo del Vallo (CS): €
20,00; Pasquale Mosca, San Lorenzo del Vallo (CS): € 50,00;
Franco Giorno, San Lorenzo del Vallo (CS): € 5,00; Misurelli
Antonio, Spezzano Albanese (CS): € 10,00; Giuseppe Motta,
San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00; Tursi Damiano, Spezzano
Albanese (CS): € 10,00; Paolo Gerbasi, Spezzano Albanese
(CS): € 10,00; Finella Marini, Spezzano Albanese (CS):
€ 10,00; Di Turi Franco, Acquaformosa (CS): € 10,00;
Paldino Piero Franco, Torino: € 20,00; Pittari Giovanni,
Spezzano Albanese (CS): € 4,00; Fusca Francesco, Spezzano
Albanese (CS): € 20,00; Peluso Domenico, Milano: €
10,00; Rimoli Vincenzo, San Lorenzo del Vallo (CS): € 50,00;
Verrino Pasquale, San Lorenzo del Vallo (CS): € 10,00;
Puntillo Francesco, Spezzano Albanese (CS): € 5,00; Alessandro
Fazio, Spezzano Albanese (CS): € 4,00; Calderaro Michele,
Spezzano Albanese (CS): € 8,00; Vincenzo Curci, Spezzano
Albanese (CS): € 10,00; Fausto Saglia, Ghiare di Berceto
(Lucca): € 25,00; Giuseppe Di Bari, Cuneo: € 50,00;
Guido Coraddu, Cagliari: € 20,00; Aita Maria Antonia, San
Lorenzo del Vallo (CS): € 50,00; Associazione di Mutuo
Soccorso per il Diritto di Espressione € 100,00; Felice
Campora, Amantea (CS): € 40,00; Giovanni Malett, Bergamo:
€ 10,00; Antonella Trifoglio, Alassio: € 7,00; accredito
bollettino c/c/p € 50,00. Totale €
1.300,50.
Uscite. Manifestazioni di solidarietà, San Lorenzo
del Vallo/Spezzano Albanese, spese per manifesti, volantini,
ecc.: € 110,00; spese SIAE € 161,45. Totale 271,45.
Attivo al 16 Marzo 2014: € 1.029,05.
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Vincenzo Giordano indossa una maglietta polemica
contro il sindaco di San Lorenzo del Vallo |
Esprimiamo grande soddisfazione per la solidarietà sin
qui espressa da compagni, compagne, cittadini, cittadine, attori,
attrici, cantanti, ecc., (come potete notare sono arrivate
sottoscrizioni da diverse parti d'Italia e perfino dalla lontana
America) che ci ha permesso di raggiungere sino ad oggi
circa il 10% della somma. Ringraziamo pertanto fraternamente
tutti/tutte coloro che hanno partecipato alla sottoscrizione
ed alle iniziative politiche e culturali.
Ringraziamo fraternamente gli artisti Manolo Muoio (Attore),
Ernesto Orrico (Attore), Rocco Marco Moccia (Musicista-Cantastorie),
Totonno Chiappetta (Attore-Poeta), che hanno prestato la loro
opera in modo assolutamente gratuito nonché i tanti altri
artisti che contattati continuano a manifestare la loro solidarietà
e disponibilità ad offrire nel prossimo futuro la loro
opera artistica.
La campagna di solidarietà/Raccolta fondi spese legali
pro vincenzo prosegue. Chiunque voglia contribuire può
farlo di persona oppure attraverso il seguente numero di C/C/P
e relativo indirizzo: conto corrente postale 69942050 intestato
a Vincenzo Giordano, via Piave, 2 - 87040 San Lorenzo del Vallo
(CS), causale “Recupero Fondi Spese Legali Pro Vincenzo”.
Per contatti telefonare al n° 3281691024 (Vincenzo Giordano),
oppure spedire una e-mail a nutria.acqua@alice.it.
Federazione Anarchica Spixana
aderente alla FAI Federazione Anarchica Italiana
Via U. Boccioni, 13
87019 Spezzano Albanese (CS)
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