Premessa
Il principale sforzo sostenuto da coloro che la praticano è
fornire ragionevoli motivazioni alla guerra; spiegando colpevoli
e punitori, rischi del presente e sicurezza di un futuro migliore.
Ma non vi è ragionevolezza nelle guerre.
In primo luogo perché picchiare, seppur duramente, non
conduce agli obiettivi dichiarati.
Linquisizione cattolica ha massacrato gli eretici ma questi
continuano ad esserci, gli statunitensi e gli spagnoli si sono
adoperati per leliminazione delle popolazioni indigene
dellAmerica ma esse continuano ad essere riferimento sociale
e culturale per lumanità, i nazisti si sono impegnati
a sterminare gli ebrei che oggi hanno uno stato armato e incidono
sulla politica degli stati più potenti.
In secondo luogo perché le effettive e non dichiarate
motivazioni, connesse ad obiettivi circoscritti e temporalmente
limitati che portano vantaggio ad un numero esiguo di individui,
nulla hanno a che vedere con le dichiarate ragioni della guerra.
Per cui gli inquisitori di ieri sono riusciti a governare bruciando
e torturando in cento anni cinquantamila persone, spesso oppositori;
gli statunitensi si sono appropriati della terra altrui uccidendo
circa un milione di indiani, gli spagnoli hanno trafugato migliaia
di tonnellate di oro e di argento ammazzando decine di milioni
di indios; i nazisti hanno distrutto un popolo e dato un obiettivo
ad un altro uccidendo sei milioni di ebrei e oppositori.
In terzo luogo perché le guerre, e gli stermini connessi,
sono generati e condotti da persone che si divertono. Ma tanto.
Si divertono a giocare, a pensare come vincere, provano ebbrezza
nel comandare, soddisfazione nel rischiare e più nel
far rischiare, orgasmo nel vincere. A questi si aggiungono quelli
che, sulle stesse solide basi su cui poggia lazione dei
belligeranti, uniscono un incontenibile soddisfazione nella
prevaricazione e nella sofferenza degli altri. Spesso un desiderio
di vendetta sostenuto da religioni, rancori, faide; spesso una
indifferente e maniacale passione, coltivata individualmente
e che nella guerra si può liberare.
Linsieme di questi tre condizioni fa sì che le
guerre siano scatenate indipendentemente dagli interessi delle
comunità, senza cercare soluzioni alternative, per il
piacere e per il proprio tornaconto e quindi senza ragionevolezza.
È dunque profondamente errato affrontare questo tema
entrando nello specifico delle ragioni apparenti ma è
necessario portare la discussione da un lato su livelli di patologia
dei partecipanti, e in questo la testimonianza del dottor Stranamore
è emblematica, e dallaltro sullevidenziazione
di una consapevolezza della volontà di guerra che è
fondata su centinaia di milioni di soldati, su centinaia di
milioni di armamenti leggeri, sulle migliaia di testate nucleari,
sullenormità del budget mondiale dedicato agli
eserciti e alle armi.
Questo elaborato non vuole essere esaustivo di un tema, la guerra,
che per le implicazioni politiche, morali, umane e che per le
innumerevoli connessione con la struttura economica, religiosa
e sociale delle nazioni non è possibile trattare completamente
in questa sede.
Sono di seguito presentate riflessioni, informazioni e spunti
non seguendo priorità dimportanza, con il desiderio
che essi possano contribuire allulteriore consolidarsi
di una cultura critica nei confronti di una condizione che di
fatto annulla ogni nostra dignità di individui e società.
La guerra non va pensata con ragionevolezza.
Alcuni
dati
Nel decennio degli anni novanta mediamente erano circa
40 i conflitti in corso ogni anno. Dei 103 conflitti scoppiati
tra il 1989 e il 1997 solo 6 sono stati di dimensioni
internazionali [1].
Nel ventesimo secolo sono morti circa 110.000.000 milioni
di persone nei conflitti. Circa 26 milioni (il 50% civile)
nella prima guerra mondiale, 53.549.000 nella seconda
(60% civile) e il resto negli altri conflitti.
I rifugiati assistiti dallONU sono stati nel 1998
22,4 milioni.
Conflitti in corso: Aceh-Nord Sumatra, dal 1976 (50.000
morti); Afghanistan, dal 1991; Algeria, dal 1992 (100.000
morti); Angola, dal 1975, attualmente sospesa, (1 milione
di morti); Burundi, dal 1962 attualmente sospesa
(800.000 morti); Cecenia, dal 1991 (100.000 morti);
Colombia, dalla fine degli anni 60; Congo, dal 1997
(3 milioni di morti); Costa DAvorio, dal 2002; Eritrea-Etiopia,
dagli anni 70, attualmente sospesa (40.000 morti);
Filippine, dal 1971 (150.000 morti); Abkhazia, regione
della Georgia, dal 1991 (centinaia di morti); Kashmir,
regione dellIndia, dal 1948 (70.000 morti); Kurdistan,
regione Iran-Iraq-Turchia (150.000 morti); Liberia, dal
1989 (250.000 morti); Macedonia, dal 2001; Nepal, dal
1996 (almeno 1800 morti); Senegal, migliaia di morti;
Sierra Leone, dal 1991, attualmente sospesa (100.000 morti,
30.000 mutilati); Sri Lanka (70.000 morti, 800.000 profughi;
Sudan (1 milione e mezzo di morti); Uganda, dagli anni
80 (10.000 morti).
Nel mondo vivono oltre 23 milioni di rifugiati, circa
7,5 milioni in Africa, 7,5 in Europa, 7,5 in Asia, 1,2
in America del Nord, 0,1 in America Latina, 0,07 in Oceania.
[2]
I primi dieci paesi del mondo per numero di soldati arruolati
hanno circa 11 milioni di soldati e circa 20 milioni di
riserve. [3]
|
Le motivazioni
di una guerra continua
Le ragioni inespresse delle guerre vanno ricercate nellinteresse.
Un interesse economico di rubare risorse di altri; gli stati
o le grandi compagnie daffari ritengono molto più
conveniente spendere cifre solitamente esuberanti di soldi in
spese militari e in guerre piuttosto che pagare alla comunità
insediata luso delle risorse locali che si ritiene utile
alla propria economia. Questultimo percorso sarebbe più
economico ma più contrattuale e quindi porrebbe limiti
al potere del più forte che limiti invece non vuole avere.
Un interesse economico nel produrre, vendere e consumare armi
e attrezzature. Vi sono stati che sono governati dallapparato
militare e industriale-militare. E sicuramente la guerra è
il sistema migliore per spendere soldi pubblici incondizionatamente
e arricchire i produttori illimitatamente.
Un interesse economico nello svolgere la guerra. La guerra la
pagano gli sconfitti o gli alleati poveri dei potenti che mettono
a disposizione gli eserciti e gli armamenti a fronte della copertura
dei costi. Dalle guerre ci si può guadagnare anche molto.
Ma questo non basta per fare un guerra, questo interesse non
sarebbe in grado di muovere un atto così estraneo alla
natura umana quale la guerra.
La guerra si può fare perché vi è una lunga
azione di preparazione che si svolge ogni giorno e che passa
per le azioni quotidiane apparentemente innocue e per la stretta
relazione esistente tra politica ed economia militare, tra cultura
e militarismo, tra alterazione delle società locali e
creazione di disequilibri, dipendenza, violenza.
Rapporti
tra decisioni di guerra e interessi
Carriere
politiche
Lassistente segretario dellAir Force, Peter
Teets, è stato amministratore delegato della Lockeed;
il ministro della marina da guerra, Gordon England, è
stato presidente della Lockeed; lamministratore
dei programmi di difesa del dipartimento energia, Everet
Beckner, è stato vicepresidente della Lockeed;
il ministro dei trasporti Norman Mineta, è stato
vicepresidente della Lockeed e ne risulta ancora oggi
uno dei maggiori azionisti; Lynn Cheney, moglie del vicepresidente
degli USA, è un alto dirigente della Lockeed; il
ministro dellAir Force, James Roche, è stato presidente
della Northrop; il vicesegretario della difesa, col compito
di capo della contabilità, Dov Zakheim, è
stato consulente della Northrop; il viceministro della
difesa per la policy, Douglas Feith, è presidente
dellufficio legale Feith and Zell, che si interessa
di import-export di armi con Israele, e ha fra i propri
clienti la Northrop; il numero due del Pentagono, Paul
Wolfowitz, è stato consulente della Northrop; il
vicesegretario di Stato e segretario del Pentagono dal
75, Richard Armitage, è ancora consulente
della Boeing e della Raytheon; lAlto Consigliere
del presidente, Karl Rove, è azionista della Boeing;
il vicedirettore dellufficio di gestione budget,
lufficio che gestisce la Borsa pubblica, Sean O
Keefe, è stato consulente della Raytheon. [4]
Attentati
e armamenti
Il giorno della riapertura della Borsa dopo l11
settembre le uniche azioni che hanno registrato un rialzo
sono state quelle dei fornitori delle forze armate (il
valore del titolo della Lockheed Martin è cresciuto
del 30%).
Dopo sei settimane dall11 settembre è stato
commissionato alla Lockheed Martin il più grande
ordine militare della storia: un contratto da 200 miliardi
di dollari per sviluppare studi per un nuovo caccia.
Anche lindustria bellica inglese ha avuto un boom;
ad esempio la Bea Sistems ha venduto un sistema di difesa
aerea del valore di 40 milioni di dollari alla Tanzania
(la Tanzania è uno dei paesi più poveri
del mondo, il reddito pro capite è di 250 dollari
lanno, metà della popolazione non dispone
di acqua corrente potabile e un bambino su quattro muore
prima di aver raggiunto il quinto anno detà).
Nello stesso periodo Tony Blair rilasciava dichiarazioni
in cui affermava che la povertà dellAfrica
era uno sfregio sulla coscienza del mondo.
[5].
Rapporti
tra guerra e risorse
II
rapporto tra guerra e prelievo di risorse è strettissimo.
Dei 49 conflitti armati che hanno interessato il pianeta
nel 2000 gran parte è sostanziata dalla volontà
di acquisire il controllo di risorse.
In un sistema che consuma tanto, e che produce sempre
nuove merci, le risorse, salvo alcune la cui necessità
permane nel tempo, possono cambiare con grande rapidità.
Un esempio recente è il coltan, fanghiglia granulosa
e nerastra ignorata fino a quando il tantalio da esso
ricavabile è divenuto materiale fondamentale nella
produzione di condensatori. Nelle aree dell'Africa centrale
dove sono stati individuati giacimenti di coltan sono
in corso feroci conflitti locali.
Oggi la guerra è contro coloro i quali vogliono
esercitare un controllo delle risorse locali fuori dal
mercato globale (ovvero del mercato controllato all'80%
da duecento multinazionali); a volte la guerra è
contro gli stati, più frequentemente è con
gli stati contro le comunità e gli individui.
|
Amici
e nemici
Uno degli elementi fondamentali delle guerre è avere
un nemico. Tendenzialmente i nemici non vi sono, nel senso che
si creano in ragione di un comportamento derivato da un interesse.
Quando non vi sono vanno creati con qualunque pretesto per legittimare,
ancorché paradossalmente, lintervento bellico.
E così, durante la guerra fredda, gli Stati Uniti crearono
il nemico sovietico, unendo, contrariamente ai patti da poco
stipulati, le tre parti della Germania e creando di fatto il
blocco occidentale. Lunione sovietica accettò il
ruolo mostrando i propri muscoli ma senza intelligenza.
Ma si può fare di più. Saddam Hussein è
stato e forse è il più grande amico degli Stati
Uniti. Ha venduto per anni il petrolio sottocosto alle compagnie
americane e ha comprato per anni armamenti dalle industrie americane;
ha condotto per anni una guerra costata milioni di morti contro
lIran per ordine e interesse statunitense e poi ha compiuto
il suo capolavoro permettendo, con linsensata occupazione
del Kuwait, agli anglo americani di non pagare più il
petrolio e di occupare militarmente tutta larea.
Sostenuto dagli inglesi nello sterminio dei curdi e nella gestione
della dittatura interna, consumava gas comprati a caro prezzo
dagli americani, usava aerei inglesi e otteneva dagli inglesi
stessi finanziamenti significativi.
Ma lamico è rimasto tale anche dopo la guerra del
Golfo. Quando, subito dopo la guerra, vi fu un sollevamento
popolare contro il governo nella zona di Bassora, questo non
fu appoggiato dagli Stati Uniti anche se era prossimo al rovesciamento
del dittatore, così come nel nord del paese la rivolta
quasi contemporanea di curdi e oppositori fu repressa nel sangue
dalle guardie repubblicane fedeli a Saddam e miracolosamente
sopravvissute ai bombardamenti. E tutto questo in aree di controllo
aereo anglo americano, aree in cui nei diciotto mesi prima,
tra 1998 e 99, sono state compiute 24.000 missioni di
combattimento, e sono state sganciate da parte dellaviazione
anglo americana 1800 bombe e colpiti 450 obiettivi.
Ma nei giorni della repressione gli aerei tornarono indietro
senza interferire con la pulizia e meno che mai sostenendo,
anche poco, i rivoltosi.
Allora? Il governo che si vuole, evidentemente, è un
governo militare, fantoccio capace di fornire gratuitamente
il petrolio, ovvero si vuole non il rovesciamento del dittatore
ma loccupazione militare delle risorse.
Saddam è quello che lo consente e quindi è un
amico in quanto non fa nulla contro gli Stati Uniti e lInghilterra,
e avrebbe potuto (guerriglia, attentati, intervento contro gli
israeliani, creazione di uno stato curdo che metterebbe in significative
difficoltà la Turchia, alleanza con lIran che metterebbe
in difficoltà gli USA). E invece sta lì solo,
senza alcuna politica di alleanze, a sostenere il suo ruolo
di servo nelleseguire esattamente ciò che agli
angloamericani conviene.
Un nemico cattivo che sembra veramente fare parte della stessa
compagnia di teatranti.
E tutto questo senza voler parlare di Bin Laden.
Il rischio
Il mondo vive in una situazione di insopportabile rischio.
Questa condizione dipende dallenorme quantità di
armi esistenti e pronte alluso e per lassoluta inaffidabilità
delle persone che le gestiscono.
Ancora oggi esistono circa 36.000 testate nucleari attive (sono
state ridotte dalle 70.000 esistenti alla fine degli anni ottanta)
Il potenziale è equivalente a 8 miliardi di tonnellate
di tritolo [1] circa 1,30 tonnellate di tritolo a testa (il
peso di un uomo medio è 0,07 tonnellate e per ucciderlo
basta molto meno di un decimillesimo di tonnellata di tritolo).
Gli USA continuano a mantenere più di duemila testate
nucleari strategiche costantemente in stato dallerta,
puntate sui bersagli nemici. [6]
Questo arsenale è in condizione di distruggere tutti
gli uomini parecchie decine di volte ma è in condizione,
quando parzialmente utilizzato, di contaminare interi paesi
e di lasciare tracce indelebili sulla salute di intere popolazioni
per generazioni e di alterare perennemente interi ecosistemi.
A questo vanno aggiunte tutte le armi chimiche, batteriologiche
e convenzionali. Il mondo è una polveriera di dimensioni
inusitate su cui gli uomini vivono costantemente a rischio.
E se la quantità degli armamenti è sconsiderata,
le persone che li gestiscono sono terrificanti. Posseduti da
ragionamenti maniacali vedono il mondo come un continuo e inevitabile
scontro di persone, popoli, paesi nazioni, comunità in
cui solo il consolidamento della propria forza attraverso il
possesso delle armi consente di vivere tranquillamente. Ma ancora
di più vedono la necessità di non fidarsi di nessuno
e di trovarsi sempre in condizioni di vantaggio. Una vita di
strategie in cui tutto è subordinato ai principi delle
strategie militari.
E questo non dà alcuna garanzia.
Salute
Nella guerra del Golfo morirono meno di duecento soldati
angloamericani. I reduci del Golfo, a tuttoggi,
lamentano disturbi fissi, quali amnesie, insonnia, emicrania,
problemi articolari, difficoltà di movimento. Questi
problemi si sono propagati a mogli e parenti più
vicini, e in particolar modo a figli concepiti al ritorno
dalla missione bellica. Dei 700.000 soldati impiegati
nel Golfo, circa 50.000 accusano disturbi (uno su 14);
nel 77% dei casi anche le mogli sono state infettate.
Secondo alcune stime, a causa della sindrome del Golfo
sono morti tra i 5.000 e i 10.000 reduci dalla fine della
campagna. Le cause sono imputabili ad armamenti utilizzati
dagli americani e dagli effluvi tossici liberati dalle
fabbriche chimiche bombardate. [7]
Nella città di Bassora le analisi effettuate sulla
popolazione indicano che dal 40 al 48% della popolazione
prenderà il cancro a partire dai prossimi cinque
anni in seguito agli effetti dei bombardamenti. [5]
È stato calcolato che durante la guerra del golfo
sono state esplose molto più di trecento tonnellate
di uranio impoverito (ogni colpo di un aereo Warthog A-10
contiene trecento grammi di uranio solido 238 e per ogni
attacco questaereo tirava oltre 900.000 colpi; ogni
colpo sparato da un carro armato mette in giro 4.500 grammi
di uranio solido). [5]
Nel 1991 lEnte per lEnergia Atomica inglese
ha calcolato che se solo l8% delluranio impoverito
esploso nella guerra del Golfo fosse stato inalato avrebbe
potuto causare potenzialmente 500.000 morti. [5]
Nel Laos, a distanza di trentanni dalluso,
le bombe a grappolo inesplose continuano ad uccidere e
a mutilare un numero stimato in 20.000 persone lanno
(il Laos non è mai stato in guerra con gli USA).
[5]
Il 70% delle 880.500 sganciate in Iraq e Kuwait mancarono
completamente il loro bersaglio e molte caddero in zone
abitate. [5]
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Guadagnare
con la guerra
Oltre che lappropriazione di risorse la guerra consente
altri guadagni.
È nota la sudditanza politica nei confronti dei vincitori
per quei paesi che abbiano perduto dei conflitti: lItalia
è un esempio, come altri paesi che per anni hanno pagato
gli aiuti ricevuti per la ricostruzione e le spese di guerra
dei vincitori e che pagano anche nel lungo periodo.
Le spese di guerra si scaricano sugli sconfitti e quindi il
solo fare la guerra porta ad un vantaggio per chi la vince.
Non solo, quando la guerra o lazione di guerra viene operata
da più soggetti, quelli che svolgono gran parte delle
azioni militari sono rimborsati generosamente delle spese sostenute,
e quindi traggono dei vantaggi significativi.
Esempio palese di questo criterio è la Nato. Lasse
militare della Nato è composto dallesercito americano
e dal supporto della Gran Bretagna. I paesi che aderiscono alla
Nato sono numerosi, ma non tutti partecipano alle azioni militari
e comunque non partecipano mai come principali esecutori. Ciò
vuol dire che gli Stati Uniti, ogni qual volta intervengono
con la Nato, sono rimborsati da altri paesi delle spese militari
sostenute.
Ed è anche per questo che lONU è boicottata
dagli Stati Uniti. Lazione dellONU viene compiuta
da paesi che non sono direttamente interessati al conflitto
quindi anche paesi piccoli sono impegnati nellazione ONU;
non vi sono eserciti privilegiati nello svolgere gli interventi,
ma tutti i paesi partecipano abbastanza equamente. I contributi
allONU vengono invece erogati dai paesi in ragione della
loro potenza e possibilità. Ciò vuol dire che
gli Stati Uniti ci rimettono in ogni azione in quanto pagano
eserciti di altri.
Non solo, ma lazione militare dellONU è solitamente
finalizzata alla riduzione della conflittualità, lesercito
ONU non interviene direttamente, cerca di dirimere e di non
aumentare il livello di scontro. Per questo è un esercito
che non consuma bombe né carri armati né munizioni.
Un esercito che quindi non interessa i produttori di armamenti,
un esercito di pace che non interessa nemmeno i generali.
E gli Stati Uniti, che sono il maggiore contribuente dellONU,
sono anche il loro maggiore debitore con 313 milioni di dollari,
ovvero il 76% dei mancati incassi delle Nazioni Unite, e sono
lunico membro delle Nazioni Unite che trattiene il denaro
con motivazioni di politica interna [1].
Ancora più grave lazione di indebolimento delle
Nazioni Unite attuata per quanto riguarda le missioni di pace,
che sono osteggiate palesemente sia con lindisponibilità
di stanziare risorse e personale da parte di alcuni membri sia
attraverso i veti ad attuare nuove azioni.
I
dati del business
In un documento ripreso da Internet, elaborato da uno
studente del Politecnico di Milano, è stato fatto
un bilancio sui costi e i ricavi della guerra dellIraq,
appaiono dei dati che, ancorché indicativi, denunciano
quanto la guerra sia un affare. I costi della guerra del
Golfo sono ammontati a 40 miliardi di dollari; il 25%
dei costi è stato coperto dagli USA, il 75% dai
Paesi Arabi; il prezzo del petrolio, nel corso della guerra,
è lievitato da 15 dollari a barile fino a 42 dollari
a barile, generando un guadagno aggiuntivo stimabile in
circa 60 miliardi di dollari; il 50% di questo guadagno
è andato al governo locale, il 50% alla multinazionale
che controlla il giacimento (30 miliardi di dollari ciascuno);
le compagnie che controllano le estrazioni in Medio Oriente
sono sette, tutte americane, di cui cinque statali; da
ciò si evince che i Paesi Arabi hanno sostenuto
un costo di 30 miliardi di dollari per spese di guerra
ricavando altrettanto dal rincaro del petrolio. Il Governo
USA ha sostenuto costi per spese di guerra pari a 10 miliardi
di dollari e ha guadagnato 21 miliardi di dollari per
il rincaro del petrolio con un ricavo di 11 miliardi di
dollari; le Compagnie private USA hanno ricavato 9 miliardi
di dollari. A questi dati va aggiunto che i 45 miliardi
di dollari di spese di guerra, essendo costituiti per
gran parte di costi relativi ad attrezzature e strumentazioni
prodotte dallindustria bellica americana, sono diventati
il guadagno per queste stesse imprese americane. Infine,
i 60 miliardi di dollari che hanno costituito il guadagno
derivato dal rincaro del petrolio sono stati pagati dagli
utilizzatori del petrolio, e quindi anche direttamente
da noi. Solo lattuale minaccia della guerra nel
Golfo ha fatto salire quasi del 30% il prezzo del petrolio
tra gennaio e febbraio del 2003. [8]
|
Il
costo degli armamenti
Le spese militari annue sono pari a circa 1.200 miliardi di
dollari; esse superano la spesa annuale della seconda guerra
mondiale ed equivalgono alla spesa totale della prima [1].
Ogni anno circa 50 miliardi di dollari di armi convenzionali
costituiscono il mercato di armi tradizionali [1].
Il commercio internazionale delle armi dal 1960 è pari
a circa 1.500 miliardi di dollari. I due terzi di questa produzione
sono diretti verso paesi in via di sviluppo. Tra il 1984 e il
1995 i paesi in via di sviluppo hanno ricevuto circa 15.000
carri armati, 34.000 pezzi di artiglieria, 27.000 veicoli blindati;
quasi 1.000 tra navi da guerra e sommergibili, 4.200 aerei da
combattimento, più di 3.000 elicotteri, circa 48.000
missili e milioni di armi di piccolo calibro [1].
Questa vendita è molto efficace per diversi ordini di
motivi. In primo luogo aumenta il debito estero del paese e
quindi ne aumenta la dipendenza nei confronti di coloro con
cui ha contratto il debito; in secondo luogo indirizza i finanziamenti
verso consumi improduttivi come gli armamenti che riducono la
possibilità di una autonomia economica e sociale del
paese interessato; in terzo luogo potenziano nel paese quei
soggetti più vicini culturalmente e politicamente ai
fornitori e dunque più legati allapparato produttivo
militare e ai militari stessi del paese esportatore.
Attraverso questo ultimo punto si riesce a controllare levoluzione
politica del paese importatore e attraverso il potenziamento
di un sistema aberrante quale quello militare si contribuisce
al tentativo di soffocare scenari differenti.
Armi
e profitti
Negli ultimi venti anni si calcola che siano stati immessi
sul mercato ogni anno 6 milioni di armi leggere e che
oggi vi siano in circolazione circa 550 milioni di armi
da fuoco. Nel solo 2000 sono stati prodotti almeno 15
miliardi di munizioni [9]
Durante la seconda guerra mondiale gli eserciti schierati
raggiunsero il numero di 69 milioni di soldati e nelle
fabbriche di armamenti lavoravano 45 milioni di persone
[1].
Immaginiamoci quali siano stati i profitti ottenuti con
luso di questa enorme massa di manodopera, spesso
sottoretribuita in ragione delle ristrettezze economiche
della guerra, e con prezzi di prodotto elevate in ragione
dellindispensabilità dellapprovvigionamento.
La Boeing, la Northrop Grumann, la Raytheon, la Lockeed
Martin e le quattro principali ditte interessate alla
costruzione e vendita di aerei e missili, hanno sostenuto
la campagna elettorale di numerosi politici sia repubblicani
sia democratici (il 40% dei proventi annuali della Boeing
sono per la vendita di armamenti). [4]
La Alliant Techosystems, che è limpresa maggiore
fornitrice di munizioni per le forze armate americane,
nel 2000 ha speso 460.000 dollari per azioni di lobbying
e nel 2001 ha versato contributi elettorali per 136.000
dollari. [4]
Laumento delle spese militari ha interessato, tra
il 98 e il 2001, anche lAfrica (31%), lEuropa
(28%), Asia del Sud (26%), Medio Oriente (25%). [10]
Gli USA hanno avviato il più massiccio riarmamento
della loro storia: il bilancio militare è salito
dai 250 miliardi di dollari del 1999 agli attuali 379;
questa cifra è pari al 40% della spesa militare
di tutto il pianeta, è superiore alla somma delle
spese militari delle 14 maggiori potenze militari, è
pari a poco meno del totale del PIL dellIndia, a
metà di quello del Brasile, ad un terzo di quello
italiano. [6]
Secondo conti operati dalla Casa Bianca relativamente
alla questione irachena, in caso di attacco via terra
dovrebbero essere impegnati 270.000 militari professionisti,
100.000 riservisti, 1500 aerei, 800 elicotteri, 800 carri
armati, almeno 60 navi da guerra, per un costo di 12,5
miliardi di dollari per lo schieramento, 9,2 miliardi
di dollari per il primo mese di guerra, 7,5 miliardi di
dollari per ciascuno dei mesi successivi, 7,3 miliardi
di dollari per lo smantellamento delloperazione.
Come risulta evidente, con queste cifre si potrebbe eliminare
ogni problema relativo alla fame nel mondo. [11]
Il missile da crociera Tomahawk BGM-109, prodotto dalla
Raytheon, costa due milioni di dollari; sullIraq
contano di lanciarne circa 3000 nelle prime ore. [4]
Un F16 costa circa 100 milioni di dollari, un carro armato
M1 costa circa 5,9 milioni di dollari. [12]
Le spese militari su scala mondiale ammontano a circa
240 miliardi di dollari. La quota degli Usa equivale a
circa il 20% del PIL mondiale. Un solo missile del tipo
di quelli lanciati in Kossovo o in Afghanistan costa 2
milioni di dollari, somma con cui si potrebbero vaccinare
tutti i bambini del pianeta. [13]
Mediamente negli ultimi anni sono commercializzati 38
miliardi di dollari di armi; negli anni 90 circa
il 70% degli ordinativi mondiali relativi alle armi è
relativo ai paesi del Terzo Mondo. Tra il 1995 e il 2000
gli Usa hanno coperto il 47,3% del mercato degli armamenti,
la Russia il 15,4%, la Francia il 9,4%, la Gran Bretagna
il 6,7%, la Germania il 5,8%. Ad eccezione dellIndia,
tutti i primi dieci importatori di armamenti hanno quale
fornitore principale gli Stati Uniti. (Il fatto che il
valore medio annuo delle armi sia tra i 35 e 45 miliardi
di dollari, circa l1% del commercio mondiale, non
spiega il potere condizionante di questo settore nella
vita economica e politica dei singoli paesi). [12] Tra
i più grandi importatori, nel biennio 1999-2000,
cè Taiwan (10,9%), Arabia Saudita (7,6%),
Turchia (5,7%), Corea del Sud (5,6%). I primi 15 acquirenti
di armamenti nel mondo assorbono il 64,1% della domanda
globale, quattro di essi (Israele, Turchia, India e Pakistan)
sono coinvolti in conflitti di lunga durata, e nove (Taiwan,
Arabia Saudita, Corea del Sud, Cina, Grecia, Egitto, UAE,
Kuwait e Malaysia) si trovano in aree instabili da decenni.
[12]
|
La
scuola di preparazione alla guerra
La preparazione alla guerra si attua tutti i giorni in quasi
tutte le società del mondo; uneducazione costante
puntigliosa che passa anche per atti apparentemente normali.
Al mondo vi sono circa 22 milioni di militari. [1] Se a questi
aggiungiamo tutti quelli che lo sono stati, i riservisti, ecc.,
si comprende lincidenza allinterno delle società
di una mentalità che per quanto lesercito possa
essere democratico è strutturata sulluso della
forza.
Vi è leducazione al parossismo allintransigenza
al confronto immotivato e semplicistico che viene effettuata
attraverso il bieco tifo calcistico in cui uno trova soddisfazione
nella sconfitta dellaltro, in cui si abituano le persone
a dedicarsi integralmente ad una passione, basata sulla differenza
dei colori di magliette, che diventa scelta di vita immotivata
come la guerra e la sua dinamica.
Ma lallenamento al nemico alla forza alla capacità
di eliminarlo passa ogni giorno attraverso i videogiochi o i
film di violenza.
I film negli ultimi dieci anni: almeno sei film che trattavano
di guerra, per gran parte in maniera acritica, hanno ricevuto
degli oscar. Nella settimana dal 29/12/02 al 4/1/03 le sette
reti principali in Italia hanno trasmesso dieci film, esclusi
quelli della notte, aventi per oggetto la guerra. A questi,
volendo, possono essere aggiunti tutti quelli: polizieschi,
thriller, dove vi è comunque un uso della violenza, armata
e gratuita, che costituiscono almeno un terzo della programmazione
televisiva, incluse le piccole reti, costantemente lungo il
corso dellanno.
Dei circa 18.000 film censiti dal catalogo Morandini circa 2.000
hanno come oggetto o come principale luogo di azione la guerra
(a questi vanno uniti tutti i polizieschi, investigativi, fantascientifici,
horror dove comunque vi è un uso della violenza armata
e gratuita).
Ma questo non è casuale. È un progetto educativo
visto che la produzione dei videogiochi afferisce a pochi produttori
e che lottanta per cento di questi film è prodotto
negli Stati Uniti. Non è un caso che in prossimità
delle guerre vincano gli oscar film che trattano di guerra e
non è un caso che loscar labbia vinto Cercate
il soldato Ryan e non La sottile linea rossa
film di guerra ma profondamente critico.
In questo promuovere la stampa è altro strumento di supporto.
La stampa si è dedicata a sostenere la preparazione della
guerra. Ciò non è avvenuto solamente con la dichiarazione
di appoggio alle politiche belliciste ma con azione di supporto
indiretto e camuffato come ad esempio il sostegno alla centralità
dellesercito senza parlare di guerra. Tra gli altri La
carica dei Rambo di Alexander Hamilton, con sottotitolo
Duri e spietati, capaci di mangiare serpenti o stare immobili
per giorni in una gabbia, sono pronti a tutto, naturalmente
anche a morire, più decine di foto di veri
uomini armati, rilassati, umani, efficienti (pubblicato
in D di Repubblica, 14 dicembre 2002).
Per avere una informazione effettiva di cosa stesse succedendo
in Afghanistan Marc Herold, professore universitario statunitense,
ha ricostruito il numero totale delle vittime civili dal 7 ottobre
2001 al 18 gennaio 2002 attraverso le informazioni pubblicate
su dieci diversi quotidiani americani. Nessun giornale infatti
comunicava che ogni giorno morivano mediamente più di
40 civili sotto lazione dellesercito americano.
Linformazione è asservita e il dato significante
passa parcellizzato e minimizzato. [14] La preparazione alla
guerra si attua tutti i giorni in quasi tutte le società
del mondo; uneducazione costante puntigliosa che passa
anche per atti apparentemente normali.
Al mondo vi sono circa 22 milioni di militari. [1] Se a questi
aggiungiamo tutti quelli che lo sono stati, i riservisti, ecc.,
si comprende lincidenza allinterno delle società
di una mentalità che per quanto lesercito possa
essere democratico è strutturata sulluso della
forza.
Vi è leducazione al parossismo allintransigenza
al confronto immotivato e semplicistico che viene effettuata
attraverso il bieco tifo calcistico in cui uno trova soddisfazione
nella sconfitta dellaltro, in cui si abituano le persone
a dedicarsi integralmente ad una passione, basata sulla differenza
dei colori di magliette, che diventa scelta di vita immotivata
come la guerra e la sua dinamica.
Ma lallenamento al nemico alla forza alla capacità
di eliminarlo passa ogni giorno attraverso i videogiochi o i
film di violenza.
I film negli ultimi dieci anni: almeno sei film che trattavano
di guerra, per gran parte in maniera acritica, hanno ricevuto
degli oscar. Nella settimana dal 29/12/02 al 4/1/03 le sette
reti principali in Italia hanno trasmesso dieci film, esclusi
quelli della notte, aventi per oggetto la guerra. A questi,
volendo, possono essere aggiunti tutti quelli: polizieschi,
thriller, dove vi è comunque un uso della violenza, armata
e gratuita, che costituiscono almeno un terzo della programmazione
televisiva, incluse le piccole reti, costantemente lungo il
corso dellanno.
Dei circa 18.000 film censiti dal catalogo Morandini circa 2.000
hanno come oggetto o come principale luogo di azione la guerra
(a questi vanno uniti tutti i polizieschi, investigativi, fantascientifici,
horror dove comunque vi è un uso della violenza armata
e gratuita).
Ma questo non è casuale. È un progetto educativo
visto che la produzione dei videogiochi afferisce a pochi produttori
e che lottanta per cento di questi film è prodotto
negli Stati Uniti. Non è un caso che in prossimità
delle guerre vincano gli oscar film che trattano di guerra e
non è un caso che loscar labbia vinto Cercate
il soldato Ryan e non La sottile linea rossa
film di guerra ma profondamente critico.
In questo promuovere la stampa è altro strumento di supporto.
La stampa si è dedicata a sostenere la preparazione della
guerra. Ciò non è avvenuto solamente con la dichiarazione
di appoggio alle politiche belliciste ma con azione di supporto
indiretto e camuffato come ad esempio il sostegno alla centralità
dellesercito senza parlare di guerra. Tra gli altri La
carica dei Rambo di Alexander Hamilton, con sottotitolo
Duri e spietati, capaci di mangiare serpenti o stare immobili
per giorni in una gabbia, sono pronti a tutto, naturalmente
anche a morire, più decine di foto di veri
uomini armati, rilassati, umani, efficienti (pubblicato
in D di Repubblica, 14 dicembre 2002).
Per avere una informazione effettiva di cosa stesse succedendo
in Afghanistan Marc Herold, professore universitario statunitense,
ha ricostruito il numero totale delle vittime civili dal 7 ottobre
2001 al 18 gennaio 2002 attraverso le informazioni pubblicate
su dieci diversi quotidiani americani. Nessun giornale infatti
comunicava che ogni giorno morivano mediamente più di
40 civili sotto lazione dellesercito americano.
Linformazione è asservita e il dato significante
passa parcellizzato e minimizzato. [14] Gli uomini
Le guerre contemporanee sono il massimo della diversificazione
degli uomini in caste. I sodati angloamericani morti nella Prima
guerra del Golfo sono stati circa centocinquanta, in parte ammazzati
dagli stessi commilitoni o morti in incidenti. I militari iracheni
morti sono stati circa centomila, i civili cinquecentomila incluso
lembargo.
In Serbia tremila morti civili contro meno di dieci morti militari.
Le caste dei combattenti sono protette. La casta dei vincitori
garantisce di non morire, di giocare con le vite degli altri,
di avere gloria e medaglie ma di non morire con dolore, di avere
il minimo di contatto con gli sconfitti per non essere eventualmente
turbati. Alla casta degli alleati locali garantisce potere sui
civili, massacri e violenze, incluse quelle sessuali, resa dei
conti con faide antiche, il minimo del rischio possibile. Alla
casta dei militari sconfitti garantisce stipendio, mangiare,
qualche massacro non punito, violenze, ma non la vita. Alla
casta dei civili perdenti non garantisce nulla. Alla casta dei
civili locali qualche piccola soddisfazione. Alla casta dei
civili vincitori garantisce di non essere disturbati.
Sabotare
la pace
La massima fatica dellapparato militare non è
quella di fare una guerra. Lì ci si diverte: aerei che
volano, bombe, morti, assalti, eroi, armamenti spaziali. La
gente guarda attonita, allibita, eccitata, sgomenta. Ma a quel
punto è fatta: sono convinti che sia necessaria e se
dura poco, come deve durare poco, non cè tempo
per capire bene che cosa stia avvenendo, e dopo è fatta.
La massima fatica dellapparato è quella di preparare
le condizioni della guerra ovvero sabotare la pace.
Un lavoro in ombra, fatto da piccole azioni che mettono zizzania,
creano tensioni, complicano il quadro delle relazioni, allontanano,
quando si manifestasse, la risoluzione dei problemi in modo
pacifico.
Piccoli eserciti che combattono per un dio, una fede, una terra,
un popolo, una nazione, una tribù ma allinterno
di una strategia, ovvero finanziati, sostenuti, educati alla
guerra, di cui non conoscono obiettivi e non capiscono il ruolo
che svolgono.
Una quantità enorme di finanziamenti va a queste attività.
Uno dei maggiori esempi è la questione palestinese.
La rivincita
degli ignoranti
In guerra hanno massimo spazio le semplificazioni. Semplificazioni
di ragionamenti e di comportamenti: la salvezza, la paura, la
soddisfazione delle vittoria. Cercare di mangiare, di bere,
di sopravvivere.
In questa semplificazione, ridotta alla dinamica elementare
amico-nemico, passa una logica utilitaristica al raggiungimento
dellesito finale, qualunque cosa può essere fatta
se aiuta al raggiungimento del fine. Ogni atto, anche il più
barbaro, è legittimo, basta che comporti nocumento allavversario
e vantaggio allamico: sentimenti, gusto, bellezza, natura
non hanno più senso, non vengono nemmeno considerati
come elementi di scelta. Tutto è consentito. E la guerra
è in questo la rivincita degli ignoranti, di coloro che
ignorano le infinite relazioni tra gli uomini, tra luomo
e il suo ambiente, la cultura, i caratteri dei luoghi e delle
comunità.
Nella seconda guerra mondiale la distruzione di Dresda fu attuata
attraverso un bombardamento alleato pochi giorni prima della
capitolazione, con le truppe sovietiche già a pochi chilometri
dalla città, nella consapevolezza che in essa non si
rintanava una armata tedesca ma circa duecentomila rifugiati
dai territori limitrofi nella speranza che lunica città
darte della Germania non ancora distrutta fosse risparmiata.
Questa azione non portava nessun vantaggio militare ma un ulteriore
onere per la popolazione tedesca e uno svantaggio per il futuro
blocco dellest che aveva unaltra ferita da rimarginare:
il tutto con solo trecentomila morti, il più
grande massacro da bombardamento, superiore alla sperimentazione
delle incendiarie su Amburgo, con i suoi circa centocinquantamila
morti, superiore a Nagasaki e Hiroshima messi insieme.
La giustizia
di guerra
È una giustizia molto chiara, forse la più chiara
e palese di tutte le forme di giustizia applicate dagli stati:
chi vince ha ragione. Così al termine della seconda guerra
mondiale vengono processati i criminali nazisti, ma solo alcuni,
perché altri sono lasciati scappare per mantenere quella
rete anticomunista che era la fissazione degli occidentali,
o per utilizzarli come funzionari delle nuove polizie ad est
e ovest indifferentemente. Per gli alleati che hanno bombardato
intere popolazioni civili non succede nulla, ma non succede
nulla nemmeno per i militari tedeschi che hanno sterminato intere
popolazioni civili nei paesi occupati. A distanza di anni ancora
oggi si chiede giustizia per assassini che hanno vissuto tranquillamente
la loro esistenza.
Così Milosevic è processato non perché
sia un assassino, ve ne sono altrettanti da questaltra
parte, ma perché ha perso e non è divenuto servo
dei vincitori, o perché non è funzionale al loro
progetto.
La giustizia di guerra è bella. Riesce anche ad avere
le assoluzioni da parte delle religioni.
Piccole
guerre private e grandi manovre
Gli eserciti nazionali di molti paesi sono stati finanziati
e gestiti in ragione della loro appartenenza ad uno dei blocchi
su cui si inscenava la guerra fredda. Al cambiamento delle condizioni
strategiche complessive questi eserciti, quando non si trovavano
in aree di crisi, non hanno più goduto di finanziamenti.
Ciò ha comportato che si sono riorganizzati su basi di
potere locali; molto meno efficienti a scala più vasta,
con armi di scarto delle potenze che li finanziavano, hanno
avuto mano libera alla conflittualità locale, tacitata
precedentemente in ragione di un interesse di ordine superiore.
Questi eserciti si sono dedicati a massacri e carneficine locali
con esiti solitamente molto efficaci in termini di aumento di
dipendenza dallesterno e di riduzione dellautonomia
nel controllo delle risorse.
Questo lasciare fare, o meglio stimolare i belligeranti locali
che comunque garantiscono il flusso di risorse e di profitti
voluti, ha peggiorato significativamente la qualità della
vita in tutto il pianeta. La violenza esercitata da queste bande
impedisce il raggiungimento dei valori minimi di convivenza,
rappresenta una minaccia quotidiana per chi volesse vivere autonomamente,
non da servo, la propria esistenza, rende impossibile la diffusione
di quei comportamenti civili che sono alla base della ricostruzione
di quelle comunità sociali che questo modello e gli interessi
coloniali precedenti hanno distrutto.
Queste bande armate, questi conflitti servono a continuare lo
sfruttamento, a rendere impossibile qualsiasi altra soluzione,
a negare rispetto alle persone, a renderle insicure, affannate,
terrorizzate in un clima continuo di olocausto, di incertezza,
di impossibilità di modificare le proprie condizioni
di esistenza.
E queste condizioni di guerra continua sono funzionali allattuale
assetto del mercato, allattuale sistema produttivo, allattuale
dinamica di potere.
Piccoli
eserciti
Le multinazionali petrolifere e minerarie, che operano
nello sfruttamento delle risorse in paesi in via di sviluppo,
solitamente si dotano di piccoli eserciti di protezione
dei campi di sfruttamento. In alcuni casi, come lOccidental
Petroleum in Colombia, la Shell in Nigeria, la ExxonMobile
in Indonesia, questi eserciti hanno svolto un ruolo di
addestratori dellesercito nazionale. [9] Questa
condizione è diffusamente riscontrabile in Centro
America, con i produttori di banane e gli eserciti che
controllano i campi e obbligano i lavoratori a modalità
di lavoro e di vita insostenibili. Vi sono società
che mettono a disposizione mercenari, solitamente militari,
professionisti in cerca di occupazione o maggiori guadagni.
Le società che reclutano e distribuiscono mercenari
sono quotate in borsa a Wall Street, e godono ottima salute.
|
Gli
scenari futuri
Lo sfruttamento di risorse avviene a ritmi superiori a quelli
consentiti dagli ecosistemi. La quantità di risorse prelevata,
nonostante sia superiore alle capacità dei sistemi, è
molto inferiore alle richieste del mercato. In questo si evidenzia
un ambito di pericolosità estrema. Ovvero il prezzo delle
risorse potrebbe aumentare, direttamente connesso alla loro
indispensabilità per la produzione di merci, e quindi
aumenterebbe linteresse al loro controllo.
Aumentare i prezzi di vendita e ridurre i costi di produzione.
Per fare questo lo strumento più utilizzato è
quello di mettere in stato di necessità il venditore
della materia prima. Ciò avviene in tutta lAfrica
centrale, ad esempio in Sierra Leone o in Angola, dove i lunghi
periodi di guerra hanno permesso il prelievo di risorse e la
loro vendita ad un prezzo bassissimo. Nel modello applicato
le compagnie che gestiscono lacquisto delle risorse pagano
pochissimo ma lo pagano direttamente allesercito che controlla
le risorse stesse e, attraverso quei soldi, si arricchisce e
si potenzia così da poter esercitare un maggiore controllo
sullarea; avendo però necessità assoluta
di soldi e armi abbassa il prezzo e svende la risorsa di cui
dispone.
Attraverso le guerre locali i grandi imprenditori occidentali
hanno tratto un cospicuo vantaggio.
Lo scenario, che si rilegge abbastanza chiaramente in quanto
praticato su larga scala, è quello di una estesa destabilizzazione,
la più estesa possibile e non solo nei paesi in via di
sviluppo ma in tutti quelli in cui vi siano risorse; questo
consente di ottenere la caduta dei prezzi delle risorse, la
creazione di stati di necessità attraverso piccole guerre
locali, che, nel caso convenga, possono essere anche estese
ad altre aree. Nessun interesse per il controllo dello stato
ma solo dellarea in cui vi sono le risorse. Bande di armati,
eserciti privati, piccoli eserciti finanziati per mantenere
questo stato di alterazione che consente di eliminare lautonomia
delle comunità.
Questo modello è oggi palese per il mercato dei diamanti,
per le foreste, per alcuni materiali fondamentali per la produzione
industriale più avanzata, ma è destinato ad estendersi
anche a risorse che sono di uso più diffuso e attualmente
di maggiore accessibilità. Prima tra tutti lacqua.
Nei territori fuori mura desertici, abbandonati, distrutti gli
individui vagano dispersi e impauriti nei territori dentro le
mura illuminati, convulsi allusivi gli individui tessono nevrotici
le reti del potere.
I paranoici
Non si può sottovalutare che nel mondo vi siano dei
malati che, ahinoi, stanno spesso al potere. Non è una
combinazione che la scalata al potere richieda di essere paranoici
(immaginatevi una vita a fare scarpe agli altri
ed evitare il contrario, una vita di accordi da smentire alla
prima occasione, di interessi da celare, di piaceri da fare,
di discussioni infinite, di parole vuote
) in quanto esso
stesso è paranoico.
Che si può dire ad uno che afferma che: con i suoi
cento milioni di abitanti e un arco di cinquecento chilometri
di isole contenenti la riserva di risorse naturali più
ricca della regione, lIndonesia è il più
ambito trofeo del sud est asiatico, specialmente se questi
è R. Nixon? E siamo nel 1967, subito dopo una delle più
grandi carneficine di disarmati voluta, finanziata, sostenuta
dagli Stati Uniti, a proposito della quale, nello stesso anno,
H. Holt, primo ministro australiano, ebbe modo di dichiarare:
Ora che da 500.000 a un milione di simpatizzanti comunisti
sono fuori dai piedi credo sia sensato ritenere che sia in atto
un riorientamento.
Del resto la visione indifferente è il fondamento della
guerra: Essi sanno che il loro paese è nostro
che
dettiamo noi il modo in cui loro vivono e parlano. E questa
è la cosa importante dellAmerica, ora. È
una buona cosa, specialmente se là cè un
sacco di petrolio che serve a noi W. Looney, comandante
dei bombardamenti in Iraq. Quando fu domandato a M. Albright,
ambasciatore degli Stati Uniti alle NU, se la morte, attestata
dallUNICEF dal 1991 al 1998, in Iraq di cinquecentomila
bambini dipesa dalle sanzioni imposte dai vincitori, anche sulle
medicine, fosse il prezzo da pagare dichiarò riteniamo
che il prezzo ne valga la pena.
Una cronista si rivolse al ministero della difesa inglese al
più alto funzionario connesso alla questione Iraq nel
1999 dopo che aveva assistito ad un bombardamento nelle zone
di non sorvolo che aveva colpito un povero e inerme villaggio
uccidendo civili e greggi: sono appena tornata da Mosul
disse dove voi state bombardando pecore, e mi chiedevo
se avete qualcosa da dire a riguardo, ci riserviamo
il diritto di intraprendere azioni di forza rispose il
funzionario se minacciati.
Guerre totali, mancanza di dialogo, dichiarazioni esagitate
sono alla base della contemporanea comunicazione Cheney, vicepresidente
americano, nella quale sostiene che la guerra potrebbe
non esaurirsi nello spazio delle nostre vite, e T. Blair,
primo ministro inglese, a proposito di quei pezzenti e già
stipendiati fissi angloamericani dei talebani dichiara: nessun
compromesso è possibile con questa gente
abbiamo
solo una scelta: sconfiggerli o farci sconfiggere.
Illuminanti sono le dichiarazioni, lontane nel tempo ma vicine
nella continuità, di Lord Curzon, viceré delle
Indie, nel 1898: Confesso che per me [i paesi] sono pezzi
di una scacchiera sulla quale si sta giocando un grande gioco
per il dominio del mondo, e di G. Kennan, pianificatore
strategico degli Stati Uniti, nel 1948: Abbiamo il 50%
del benessere mondiale ma solo il 6,3% della sua popolazione.
In questa situazione, il nostro vero compito nel prossimo periodo
sarà di mantenere questa posizione di disparità.
Per far ciò, dovremmo fare a meno di ogni sentimentalismo
smetterla di pensare ai diritti umani, al miglioramento degli
standard di vita e alla democratizzazione.
E infine T. Friedman, giornalista del NY Times, svela le relazioni
tra mercato e controllo militare: McDonalds non
potrà mai funzionare senza la McDonnel Douglas che ha
progettato lF-15. E il pugno nascosto che mantiene il
mondo sicuro per le tecnologie di Silicon Valley si chiama Esercito,
Aviazione, Marina e corpo dei marines americani.
Sono questi gli attuali vincitori ed è possibile, ma
né auspicato né desiderato, che in futuro ve ne
siano altri.
Questa forma di paranoia è un modo di intendere la vita
e le cose del mondo che non è propria di uno stato, ma
forse è propria degli stati.
Non capisco questo clamore intorno alluso del gas.
Personalmente sono fortemente a favore delluso contro
le tribù non civilizzate, Winston Churchill, segretario
di Stato, Ufficio della guerra Britannico, autorizzando luso
di armi chimiche contro la rivolta irachena.
La
fantasia applicata
Gli Usa progettano minibombe atomiche (testo pubblicato
sul sito del Los Alamos Study Group). Negli Usa è
allo studio una nuova generazione di testate nucleari
di piccola potenza (low-yeld) capaci di penetrare profondamente
nel terreno (300 metri di granito) prima di esplodere;
in Russia sono allo studio piccole testate nucleari (mini-nukes)
di 0,4 kilotoni da utilizzare sul campo di battaglia (il
tentativo è quello di cancellare la distinzione
tra armi nucleari e convenzionali legittimandone luso
in un conflitto convenzionale o abbassando la soglia dun
conflitto nucleare).[6] LAmministrazione Bush sta
lavorando per una difesa a strati (layered
defence) consistente in molti tipi complementari di difesa
antimissili (previsione dei costi sottostimata: 115 miliardi
di dollari). La Russia ha condotto un test su missili
balistici intercontinentali a tre stadi più un
veicolo post-boost contenente una testata
nucleare che vola ad alta velocità nellatmosfera
per superare le difese antimissili; sono già in
produzione missili intercontinentali con più di
sei testate nucleari. Nella Prima guerra del Golfo è
possibile che gli USA abbiano fatto uso di aggressivi
allucinogeni; recentemente sono in corso esperimenti nel
Nevada di produzione di agenti biologici letali usando
lingegneria genetica. Durante la guerra dei Balcani
gli Usa lanciarono unoffensiva cyber-combat
disturbando la rete di comando e controllo dellesercito
iugoslavo, azzerando i computer, inserendo messaggi ingannevoli,
disturbando la rete telefonica. [6] È in via di
sperimentazione una bomba che esplode in quota in condizione
di generare un campo magnetico di 200 milioni di watt,
in grado di oscurare tutte le apparecchiature
elettroniche ed elettriche. [15]
Gas nervini, agenti vescicanti (tra cui mostarda
azotata), agenti asfissianti, agenti tossici per
il sangue, sono alcune delle armi chimiche largamente
diffuse in molti eserciti del mondo; sono considerate
armi biologiche virus e batteri che provocano epidemie,
tra gli altri: antrace, brucellosi, encefalite, tifo,
tubercolosi, vaiolo, colera, peste, ecc. Le armi biochimiche
sono considerate le più efficaci; per
ottenere lo stesso numero di morti a miglio quadrato servono,
ad esempio, 32 tonnellate di bombe a grappolo, 5 chili
di materiale fissile nucleare, 8 grammi di spore di antrace.
[16]
Le industrie sviluppano la ricerca in stretta connessione
con gli apparati militari e frequentemente producono soluzioni
tecnologiche avanzate che o vengono utilizzate esclusivamente
dai militari o da essi controllate.
È il caso questo dei rilevamenti satellitari o
di Internet, ma avviene anche che alcune soluzioni tecniche
vengano mantenute strettamente in ambito militare per
avere un vantaggio in termini strategici. È il
caso questo, ad esempio, delle auto ad idrogeno che mentre
stentano ad entrare nel mercato civile, rimanendo a livelli
di prototipo, sono state già inserite allinterno
delle dotazioni dellesercito statunitense (30.000
unità entro il 2010). [17]
Se
tutta questa capacità creativa fosse applicata
al benessere delle persone
|
Alcune
riflessioni sui comportamenti
Anche il comportamento dei singoli individui può condizionare
pesantemente le scelte dei governi e dei soggetti promotori
delle guerre.
Ridurre al minimo il consumo di benzina, gli spostamenti con
mezzi, il consumo energetico (in particolare per quanto attiene
le guerre legate al petrolio, ma comunque il prezzo del petrolio
è il maggiore sistema di finanziamento di alcuni dei
principali conflitti).
Boicottare le merci dei paesi belligeranti e in particolare
degli aggressori rendendo manifeste le proprie posizioni.
Criticare qualunque comportamento che sostenga il confronto
belligerante come sistema risolutivo delle questioni tra stati.
Boicottare le banche che finanziano il mercato delle armi.
Denunciare gli interessi che sostengono le guerre.
Bibliografia
Fonti
citate
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[5] Pilger J.(2002), I nuovi padroni del mondo,
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[6] Baracca A. (2003), Ritorna lincubo nucleare,
in Guerra & Pace n. 93, ottobre, www.mercatiesplosivi.com/guerrepace
[7] WarNews. Notizie dai conflitti nel mondo (2002), Il
prezzo della vittoria, www.warnews.it
[8] Tratto da una lezione del corso di Modellistica e
gestione delle risorse naturali 1 del Politecnico di Milano
ripreso da Internet, in Liberazione 1.3.2003
[9] Ciampo M. (2002), Pianeta guerra. Il conflitto
come norma del mondo globalizzato, Edizioni Intra
Moenia, Napoli
[10] WarNews. Notizie dai conflitti nel mondo (2002),
Lindustria bellica dopo l11 settembre,
www.warnews.it
[11] Il costo della guerra, i conti della Casa Bianca,
in Liberazione 5.3.2003
[12] Ludovisi A. (2002), Guerra globale e corsa al
riarmo, in Guerra & Pace, aprile, www.mercatiesplosivi.com/guerrepace
[13] AAVV (2002), Le perle del neoliberismo, in
Rebedilia, n. 1, supplemento Liberazione
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Le vittime civili, supplemento sul numero 25 di Altraeconomia
[15] de Sandoval P. (2003), Irak quederà a oscurar
en minutos, in El Pais 22.2.03
[16] Farioli L. (2003), Chi può cambiare un
futuro annunciato e terribile, in Venerdì di
Repubblica
[17] Borgomeo V. (2003), Lauto a idrogeno va
come una bomba (solo per i militari), in Il venerdì
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Quaderno speciale n. 1/02 Aspettando Saddam, Gruppo
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il sito della campagna di boicottaggio delle benzine Esso
www.emergency.it
il sito della campagna «Fuori lItalia dalla
Guerra»
web.tiscali.it/traduttoriperlapace
traduzioni in e da tutte le lingue di messaggi
contrari alla guerra
www.peacelink.it/mediawatch
osservatorio sulla disinformazione dei media sulla
guerra
www.unimondo.org
informazioni sulla «pace preventiva» e altro
www.nowartv.it;
www.globalradio.it;
www.tvglobal.org
notizie e informazioni sulla
guerra
www.fermiamolaguerra.it
sito del coordinamento «Fermiamo la guerra»
www.whithouse.gov/news/release/2002/12/WMDStrategy.pdf
Il pilastro della teoria della guerra preventiva
www.hrw.org
Il sito Rapporto di Human Rights Watch
www.projects.sipri.se/armstrade
Il sito dellIstituto Internazionale di ricerche
sulla pace di Stoccolma (Sipri)
www.amnesty.it
Il sito di Amnesty International sezione Italiana
www.warnews.it
Il sito di WarNews Notizie dai conflitti del mondo, banca
dati aggiornata
www.mercatiesplosivi.com/guerrepace
Il sito della Rivista Guerra & Pace, sono scaricabili
interi numeri della rivista
www.un.org
Il sito delle Nazioni Unite
www.zabriskypoint.org/guerra.htlm
Sito con informazioni ed elaborazioni contro la guerra
www.iacenter.org
Il sito dellInternational Action Center
www.lunaria.org/sbilanciamoci
Il sito di Sbilanciamoci! Come usare la spesa pubblica
per la società, lambiente, la pace
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Questo
volantone
è
stato realizzato da Adriano Paolella e Zelinda Carloni.
Per contattarli via e-mail, scrivete a antiglo@email.it
Questo
volantone è il sesto di una serie curata
da Adriano e Zelinda iniziata con Globalizzazione
- Idee per capire, vivere ed opporsi al nuovo modello
di profitto, uscito nel n. 274 (estate 2001) in versione
bilingue (italiano ed inglese) in coincidenza con la mobilitazione
a Genova contro il G8.
Nel novembre 2001 è poi seguito Le strategie
della fame, supplemento al n. 276, realizzato in vista
del vertice di Roma della FAO, poi rinviato.
Nel marzo del 2002 è stato pubblicato il terzo,
Riscaldamento globale e controllo sociale, come
supplemento al n. 279.
Nell'estate 2002 è stato pubblicato il quarto,
Il controllo delle risorse, come supplemento al
n. 283.
Il quinto, dal titolo Asserviti alla mobilità,
è uscito come supplemento al n. 286 del dicembre
2002-gennaio 2003.
Ne sono previsti altri, in un prossimo futuro.
Chi volesse ricevere copie singole e/o per la diffusione,
ci contatti per conoscerne disponibilità e prezzi.
Questo volantone esce come supplemento al n. 290 (maggio
2003) della rivista mensile anarchica A, direttrice
responsabile Fausta Bizzozzero, registrazione al tribunale
di Milano n. 72 in data 24.2.1971, stampa e legatoria
Officina Grafica (Milano).
A esce regolarmente 9 volte lanno dal febbraio 1971.
Non esce nei mesi di gennaio, agosto e settembre. È
in vendita per abbonamento postale, in numerose librerie
e presso centri sociali, circoli anarchici, botteghe ecc.
Se ne vuoi una copia/saggio, chiedicela. Siamo alla ricerca
di nuovi diffusori.
Per qualsiasi informazione, compresa la lista completa
dei nostri prodotti (volantone antifascista, Letture
di Bakunin, Kropotkin, Malatesta e Proudhon, volantoni
della serie anti-globalizzazione, maglietta Segno Libero,
poster di Malatesta 1921, cd+libretto di Fabrizio De André
ed avevamo gli occhi troppo belli, dossier Signora
libertà, signorina anarchia dedicato a De André, dossier
su Franco Serantini, lista di oltre cento cd, mc, ecc.
della Musica per A, ecc.) contattaci. Se ci fai avere
per fax, e-mail o in segreteria telefonica il tuo indirizzo
completo, ti spediamo a casa tutte le info necessarie
per poter ordinare quello che vuoi.
Una copia di A costa 3,00 euro, labbonamento annuo
30,00 euro, quello estero 40,00 euro, labbonamento sostenitore
da 100,00 euro in su.
Editrice A, cas. post. 17120, I - 20170 Milano
tel. (+ 39) 02 28 96 627,
fax (+ 39) 02 28 00 12 71
e-mail arivista@tin.it
sito web www.anarca-bolo.ch/a-rivista
conto corrente postale 12 55 22 04
conto corrente bancario n. 107397 presso Banca Etica
filiale di Milano (abi 05018, cab 01600)
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