Questa domanda mi frulla per la testa
da un po di tempo e mi pone immediatamente alcuni problemi.
Innanzitutto quello del linguaggio da usare, che non può
essere quello piatto e banale, ma neanche quello del politico
di professione o dellintellettuale militante. Poi come
dirlo, nel senso di privilegiare un discorso razionale oppure
toccare le corde dellemotività e della fantasia?
Ma un anarchico, mi son chiesto, come me, di una generazione
così lontana, ha veramente qualche cosa da dire ad un
adolescente di oggi?
Infine ho pensato che era giusto provare con questa lettera
pubblica a dire quello che io intendo per anarchia e anarchismo
pensando sempre a chi mi sto rivolgendo e a raccontarlo senza
farne una verità preconfezionata ma cercando di rivisitare,
mentre scrivevo, la mia adolescenza per poter empaticamente
mettermi sulla giusta lunghezza donda.
Ecco il risultato.
Caro adolescente,
come tu mi insegni ogni giorno, non siete tutti uguali anche
se cercate di assomigliarvi tra gruppi diversi, o meglio cercate
di sentirvi parte di un gruppo piuttosto che di un altro, perché
ognuno di voi, per fortuna, nonostante la pubblicità
degli abiti che indossate, delle bibite che bevete, della musica
che ascoltate, mantiene sempre un suo particolare modo di vestire,
bere, ascoltare. Questa diversità, che sentite anche
e soprattutto nei confronti dei vostri genitori e degli adulti
in genere, è la vostra salvezza. Essere contenti di essere
quello che si è, nonostante tutti i difetti che vi vedete,
in fondo in fondo è la vostra forza, e come tutte le
cose importanti, constatate ogni giorno quanto sia difficile
da ottenere e mantenere. Ma anche i vostri scoramenti, le malinconie,
le tristezze, gli entusiasmi e le esaltazioni, sono una vostra
ricchezza.
Questo alternarsi di gioie e dispiaceri, questo continuo e incessante
sentirsi insoddisfatti, che non vi fa mai stare in pace è
la vostra caratteristica e può costituire la chiave per
entrare nel vostro futuro di esseri sociali.
Penso che questo stato danimo, così a volte struggente,
possa aiutarvi, proprio perché così forte e determinante,
a capire prima di tutto tante cose di voi stessi. Avete tutta
la vita per continuare a capire chi siete, cosa volete, dove
volete andare e con chi.
Credo che il bisogno che manifestate spesso di amare qualcuno
e di essere amati, di piacere e di essere ricambiati in questo,
sia una tensione che rende la vostra vita così suscettibile
di improvvisi cambi di umore e di manifestazioni così
improvvisamente diverse. Non siete pazzi, no e neanche gli unici
e i soli a vivere queste contraddizioni che così male
fanno, molto spesso, dentro il cuore.
Queste sensazioni, questi sentimenti così forti e coinvolgenti,
sono una ricchezza che spero non vogliate sprecare ma che possiate
invece usare per accostarvi con la vostra finissima sensibilità
alle cose del mondo e agli altri esseri umani.
Con questa speranza (si proprio speranza, perché anche
noi adulti possiamo avere delle speranze) vorrei adesso raccontarvi
quali sono i miei ideali, cioè come vorrei che potessimo
vivere, amare, sognare, tra esseri umani così naturalmente
diversi ma che decidono liberamente di vivere assieme in pace
e in amore.
È una speranza antica quella che porto nel mio cuore,
un sogno così coinvolgente che tocca tutti i momenti
della mia vita. Quando amo, quando lavoro, quando discuto, quando
mi diverto, quando studio, quando sono triste, quando
Questo ideale in altre parole non può esistere fuori
di noi se prima non lo abbiamo dentro di noi. E allora ho imparato
piano piano a scrutare dentro il mio cuore, a usare il mio cervello
senza nessuna imposizione e a confrontarlo con quello di altri,
scegliendoli bene questi altri, ma anche avventurandomi fiducioso
verso nuovi interlocutori sconosciuti, perché non esiste
mai una sola verità, esistono sempre tante possibilità,
e il mondo non si può restringere dentro uno schema rigido
e precostituito, così come noi siamo spesso ambivalenti
e contraddittori. Proprio perché siamo così fragili
e indifesi, e riconosciamo tutto ciò come connaturato
alla nostra natura di esseri umani, siamo in realtà forti
della nostra consapevolezza e delle nostre speranze.
Ho imparato che i cosiddetti furbi e i forti,
coloro che vincono sempre, quelli che sanno sempre tutto, molto
spesso hanno paura più di me di essere se stessi, di
ridere e di piangere, di stare da soli e di aprirsi fino i fondo
agli altri.
Questo sogno antico, che io chiamo anarchia, mi è stato
tramandato da uomini e donne di razze diverse, di culture diverse,
di modi di vivere diversi da quello attuale, ma incidentalmente
si sono trovati accomunati dalla fiducia e dalla speranza di
poter costruire un mondo dove non vi siano più guerre,
dove non ci sia più inferno e paradiso, non vi sia qualcuno
che decide e tanti che obbediscono, dove le regole siano fatte
da tutti e liberamente accettate o respinte, dove ciò
che è mio lo sia finché serve al mio uso e la
maggior parte delle cose siano in comune, dove volontariamente
e liberamente gli uomini e le donne si associno e si liberino
dalle appartenenze comunque mascherate, dove non vi sia una
religione ma solo tanta spiritualità, dove ognuno possa
sognare e realizzare i suoi sogni, dove la propria libertà
si realizzi attraverso la medesima libertà degli altri,
dove
Ma questo sogno che si nutre di altri continui sogni di tanti
esseri umani non è solo una cosa che deve venire quando
le ceneri di questo mondo attuale si saranno raffreddate, ma
esiste già, in misura ridotta, semplificata, magari contraddittoria,
ed io non devo aspettare invano qualche cosa che forse, e per
fortuna, non arriverà mai. Esiste nei tanti spazi, momenti,
esempi di solidarietà, di amore, di libertà e
ottimismo che, seppur tra le maglie strette di un mondo soffocante
e autoritario, uomini e donne si sono costruiti e tenacemente
difendono. Questa anarchia, questo spazio esistenziale dapprima
individuale (come bisogno di rivolta) lo possiamo rintracciare
tra le persone che vivono e praticano questa speranza e questo
sogno nella loro vita quotidiana, nel loro modo di amare, lavorare,
divertirsi, studiare, ecc., negli occhi di un vecchio o di un
bambino che hanno trovato qualcuno che si è preso cura
di loro senza pretendere nulla in cambio.
Lanarchia non è quindi fuori di noi, o peggio,
attributo per super-uomini, ma costume di vita di ognuno di
noi, purché lo voglia. Non può essere imposta,
né consigliata, né tantomeno costruita
artificialmente, ma solo praticata giorno dopo giorno, con fatica
e tenacia, con ottimismo e fiducia nello sviluppo della storia
dellumanità con la consapevolezza che a far progredire
la storia nel senso di innalzare lumanità e la
libertà delluomo, non è stata la competizione
ma la cooperazione.
E gli anarchici sono proprio degli esseri umani come voi, che
vivono dentro questa e altre società, che hanno raccolto
questa eredità e la sostengono, la arricchiscono, la
vivono ma che non fanno proseliti, non hanno bisogno di seguaci,
di qualcuno che presti giuramento alla loro bandiera (nera)
ma che sono felici di condividere con altri le loro speranze
e le loro passioni, di unire con chi lo desidera le proprie
energie e le proprie forze per praticare fin da subito questa
anarchia, ogni giorno, in ogni ambito, convinti come siamo che
tutto questo renda gli esseri umani più felici e più
liberi. Insomma, come diceva Leo Ferré, non sono
luno per cento ma credetemi esistono
Han raccolto
già tutto di insulti e battute e più hanno gridato
più hanno ancora fiato; hanno chiuso nel petto un sogno
disperato e le anime corrose da idee favolose
Mille volte
son morti come è indifferente con lamore nel pugno
per troppo o per niente han gettato testardi la vita alla malora
ma hanno tanto colpito che colpiranno ancora
Hanno bandiere
nere sulla loro speranza e la malinconia per compagna di danza
Stretti luno con laltro e se in loro non credi li
puoi sbattere in terra ma sono sempre in piedi. Sono gli anarchici.
Questi sono gli anarchici e la loro anarchia, dei sognatori
che non nascondono i loro sogni, ma che non possono mai imporli
agli altri, che cercano ogni giorno altri sognatori che magari
non sanno di essere anarchici, che si chiamano con altri nomi,
ma sono disposti ad imbarcarsi in una nave senza servi né
padroni, senza guru o fedeli, e viaggiare nei cuori e nelle
menti degli altri per cercare di risvegliare in loro il sonno
della ragione e la volontà di essere fino in fondo quello
che veramente sono.
Caro adolescente,
non ho dimenticato che sei tu che mi ascolti e che avresti tante
altre domande da fare a me o a qualcun altro. Non ho risposte
e verità da suggerirti, solo la voglia e la speranza
che tu non esaurisca mai i tuoi sogni e che quando sogni tu
non dimentichi mai che ci sono anche i sogni degli altri.
Francesco Codello
|