A
proposito di De Carlo
Cari compagni,
quello che più mi ha dato fastidio nel n. 284 di A
è lo spazio dato a Giancarlo De Carlo, col quale in Sicilia
abbiamo una polemica aperta. De Carlo si è messo al servizio
dei baroni para-fascisti delluniversità di Catania
per i quali sta costruendo due aule universitarie, distruggendo
preesistenze medievali e usando fondi destinati in origine a
migliorare la vita di un quartiere degradato e ad alta incidenza
mafiosa.
Si sono formati due comitati popolari che hanno bloccato i lavori,
e fatto sequestrare, dopo lotte dure, il cantiere. Queste lotte
sono tanto più significative in quanto partono dal basso
e si scontrano coi poteri forti della città, fra di loro
coalizzati. A me non dà fastidio che De Carlo continui
a dichiararsi anarchico (ma sarebbe bene chiedergli quanto lo
siano i suoi amici e collaboratori), né che parli di
progettazione partecipata (sebbene nel suo libro per Elèuthera
la contesti a favore della progettazione tentativa),
ma mi piacerebbe sentirgli anche spiegare in che senso vadano
i suoi ultimi progetti, sentirgli fare un minimo di autocritica,
spingerlo ad incontrare i suoi contestatori e i gruppi di giovani
architetti (che tentano di fare progettazione partecipata) che
qui a Catania li appoggiano, vederlo aprirsi alle ragioni del
quartiere e non solo a quelle dei suoi committenti. Mi spiace
che A rivista (e Sicilia Libertaria
è più volte intervenuta sulla vicenda), si mostri
ad esse così acriticamente insensibili. Forse che laccaparrarsi
la collaborazione di un tanto nome fa dimenticare tutto il resto?
Mi spiace anche perché qui a Catania e nei nostri ambienti
in Sicilia in genere non fate voi e non fate fare a noi, che
lavoriamo sul territorio, una bella figura. Come credete che
io possa diffondervi la rivista?
Ma mi rendo conto che la lontananza e la poca conoscenza reciproca
possano fare brutti scherzi. (
). Ciao
Natale Musarra
(Piano Tavola)
La
replica di De Carlo
La vertenza catanese alla quale allude il vostro lettore è
stata condotta da un Assessore comunale di Forza Italia sostenuto
da alcuni interessi consolidati del quartiere Antico Corso e
appoggiato energicamente dal giornale La Sicilia.
A questa coalizione si sono associati il Centro Sociale Esperia
che qualche mese prima si era agitato perché temeva
che la sua sede fosse in pericolo (e non lo era) e un
gruppo di Rifondazione Comunista che poi si era dissociato.
In verità non mi è parso che gli associati abbiano
dovuto sostenere una lotta dura, perché lAssessore
di Forza Italia ha vinto subito facendo fermare il cantiere
prima dal Comune e poi dalla Soprintendenza ai Beni Culturali
e inducendo la Magistratura a aprire uninchiesta giudiziaria.
Linchiesta della Magistratura si è conclusa qualche
mese fa con la constatazione che quello che era stato fatto
era del tutto regolare. La Soprintendenza ha compiuto ulteriori
scavi oltre quelli che aveva già ordinato prima di approvare
il progetto e, al di sotto del livello che sarebbe stato raggiunto
dalle fondazioni, ha portato alla luce alcuni reperti che già
ci si proponeva di recuperare e mettere in valore. Quanto al
Comune, è successo che il Tribunale Amministrativo Regionale
(TAR) ha decretato che il suo ordine di sospensione dei lavori
era stato arbitrario e lo ha condannato a pagare i danni che
ne sono derivati. I quali danni sono assai elevati, non solo
perché il già costruito si è deteriorato,
le attrezzature di cantiere sono rimaste ferme per mesi, molti
operai sono stati messi in cassa integrazione, ecc. ecc., ma
soprattutto perché è andato perduto il contributo
europeo (Urban) di 4,5 miliardi di vecchie lire col quale, nel
nuovo corpo di fabbrica, sarebbe stato apprestato anche un Consultorio
sanitario da cedere al Quartiere.
Il progetto del nuovo edificio due grandi aule, varie
aule minori e un insieme di servizi lho fatto io,
con la certezza che si tratta di unopera di fondamentale
necessità per le persone studenti, docenti, impiegati
che attualmente lavorano nella sede della Facoltà
di Giurisprudenza a Villa Cerami in condizioni insostenibili:
in uno stato di affollamento intollerabile, con servizi insufficienti,
senza aule, senza biblioteche adeguate, distribuendo le lezioni
alla meglio tra cinematografi, magazzini, depositi, appartamenti,
ecc., presi in affitto a prezzi esorbitanti dai detentori di
quegli interessi consolidati per i quali la situazione del Quartiere
va bene così comè e non deve cambiare.
Il progetto coinvolge una chiesa sconsacrata con i suoi annessi
e si sviluppa su uno stretto pendio, scosceso e derelitto. Quel
pendio nel 700 era stato costruito sul perimetro lungo
le vie Purità e Bambino, ma tutto era stato distrutto
da un bombardamento della Seconda Guerra mondiale. Il Piano
Regolatore del 1963 pare intendesse destinare larea a
verde privato ma poi il Comune aveva riconosciuto che si trattava
di una indicazione improbabile (privato di chi?) e aveva pensato
a alcune alternative. Una di queste, proposta da un gruppo di
valenti tecnici comunali, era interessante ma non era stata
neanche presa in considerazione e la decisione, approvata regolarmente
dalla pubblica amministrazione, era stata che su quellarea
si potesse costruire lo stesso volume che cera prima che
venisse bombardata.
A questo punto è arrivato il mio progetto, prima di massima
per concorrere al finanziamento europeo (Urban) e poi, quando
questo è stato accordato, esecutivo per ottenere le approvazioni
tutte puntualmente ottenute del Comune, della
Soprintendenza, del Genio Civile, del Provveditorato Regionale
alle Opere Pubbliche, dei Vigili del Fuoco, dellUnità
Sanitaria, ecc. ecc.
È ben noto credo lo sappiano tutti, fuorché
a quanto pare il vostro lettore che io non mi sono mai
messo al servizio di qualcuno, che ho sempre selezionato
le occasioni di lavoro che mi si sono presentate, che mi sono
dedicato solo a progetti che non potevano avere effetti sopraffattori.
Ho accettato di progettare e dirigere la costruzione della nuova
sede della Facoltà di Giurisprudenza di Catania perché
so che migliorerà le condizioni degli utenti cui è
destinata, e perché sono convinto che contribuirà
a promuovere il risanamento del quartiere Antico Corso infondendogli
nuova energia e dimostrando con la sua presenza architettonica
qualificata che non si debbono compiere in quel quartiere gli
scempi architettonici che negli ultimi anni vi sono stati compiuti,
fin sul filo della via Purità, senza né incontrare
ostacoli né suscitare proteste.
Lattacco condotto dallAssessore di Forza Italia
e dai suoi consociati è stato violento e anche impudente
perché puntava sulla disinformazione: per settimane sono
usciti ogni giorno sul più importante giornale catanese
lunghi articoli che diffamavano loperazione, il progetto
e il suo autore. Non sono mai intervenuto perché evito
il più possibile di mescolarmi con la volgarità
e la malafede, ma anche perché avevo il sospetto
lo conservo ancora che la nuova sede universitaria fosse
un falso bersaglio e che, come capita qualche volta in Sicilia,
il vero obiettivo, misterioso e indicibile, fosse altrove.
Se i giovani architetti che si occupano di progettazione partecipata
mi avessero chiesto spiegazioni, probabilmente le avrei date;
ma nessuno si è fatto avanti, né i giovani architetti
né il vostro lettore. Al quale vorrei suggerire di leggere
lAutobiografia di Pëtr Kropotkin dove lautore,
riferendosi alle avventurose circostanze della sua vita continua
a ripetere che nelle attività che praticano gli anarchici
debbono essere sempre più competenti di chiunque altro
e quando parlano di un argomento debbono conoscerlo a fondo,
altrimenti è meglio che tacciano e si mettano a studiare.
Quando avrà letto le argomentazioni di Kropotkin sono
certo che il vostro lettore se ne persuaderà e eviterà
di fare pasticci come quello di accusare la progettazione tentativa
di essere un surrogato ingannevole della progettazione partecipata.
Daltra parte, se rileggerà con calma il libro-intervista
pubblicato da Elèuthera, capirà ancora meglio
che si tratta di due momenti complementari e quindi tuttaltro
che in opposizione. Inoltre potrà perfino arrivare a
capire, con la sua testa e non per sentito dire, in quale senso
i miei più recenti progetti siano andati. La vertenza
catanese alla quale allude il vostro lettore è stata
condotta da un Assessore comunale di Forza Italia sostenuto
da alcuni interessi consolidati del quartiere Antico Corso e
appoggiato energicamente dal giornale La Sicilia.
A questa coalizione si sono associati il Centro Sociale Esperia
che qualche mese prima si era agitato perché temeva
che la sua sede fosse in pericolo (e non lo era) e un
gruppo di Rifondazione Comunista che poi si era dissociato.
In verità non mi è parso che gli associati abbiano
dovuto sostenere una lotta dura, perché lAssessore
di Forza Italia ha vinto subito facendo fermare il cantiere
prima dal Comune e poi dalla Soprintendenza ai Beni Culturali
e inducendo la Magistratura a aprire uninchiesta giudiziaria.
Linchiesta della Magistratura si è conclusa qualche
mese fa con la constatazione che quello che era stato fatto
era del tutto regolare. La Soprintendenza ha compiuto ulteriori
scavi oltre quelli che aveva già ordinato prima di approvare
il progetto e, al di sotto del livello che sarebbe stato raggiunto
dalle fondazioni, ha portato alla luce alcuni reperti che già
ci si proponeva di recuperare e mettere in valore. Quanto al
Comune, è successo che il Tribunale Amministrativo Regionale
(TAR) ha decretato che il suo ordine di sospensione dei lavori
era stato arbitrario e lo ha condannato a pagare i danni che
ne sono derivati. I quali danni sono assai elevati, non solo
perché il già costruito si è deteriorato,
le attrezzature di cantiere sono rimaste ferme per mesi, molti
operai sono stati messi in cassa integrazione, ecc. ecc., ma
soprattutto perché è andato perduto il contributo
europeo (Urban) di 4,5 miliardi di vecchie lire col quale, nel
nuovo corpo di fabbrica, sarebbe stato apprestato anche un Consultorio
sanitario da cedere al Quartiere.
Il progetto del nuovo edificio due grandi aule, varie
aule minori e un insieme di servizi lho fatto io,
con la certezza che si tratta di unopera di fondamentale
necessità per le persone studenti, docenti, impiegati
che attualmente lavorano nella sede della Facoltà
di Giurisprudenza a Villa Cerami in condizioni insostenibili:
in uno stato di affollamento intollerabile, con servizi insufficienti,
senza aule, senza biblioteche adeguate, distribuendo le lezioni
alla meglio tra cinematografi, magazzini, depositi, appartamenti,
ecc., presi in affitto a prezzi esorbitanti dai detentori di
quegli interessi consolidati per i quali la situazione del Quartiere
va bene così comè e non deve cambiare.
Il progetto coinvolge una chiesa sconsacrata con i suoi annessi
e si sviluppa su uno stretto pendio, scosceso e derelitto. Quel
pendio nel 700 era stato costruito sul perimetro lungo
le vie Purità e Bambino, ma tutto era stato distrutto
da un bombardamento della Seconda Guerra mondiale. Il Piano
Regolatore del 1963 pare intendesse destinare larea a
verde privato ma poi il Comune aveva riconosciuto che si trattava
di una indicazione improbabile (privato di chi?) e aveva pensato
a alcune alternative. Una di queste, proposta da un gruppo di
valenti tecnici comunali, era interessante ma non era stata
neanche presa in considerazione e la decisione, approvata regolarmente
dalla pubblica amministrazione, era stata che su quellarea
si potesse costruire lo stesso volume che cera prima che
venisse bombardata.
A questo punto è arrivato il mio progetto, prima di massima
per concorrere al finanziamento europeo (Urban) e poi, quando
questo è stato accordato, esecutivo per ottenere le approvazioni
tutte puntualmente ottenute del Comune, della
Soprintendenza, del Genio Civile, del Provveditorato Regionale
alle Opere Pubbliche, dei Vigili del Fuoco, dellUnità
Sanitaria, ecc. ecc.
È ben noto credo lo sappiano tutti, fuorché
a quanto pare il vostro lettore che io non mi sono mai
messo al servizio di qualcuno, che ho sempre selezionato
le occasioni di lavoro che mi si sono presentate, che mi sono
dedicato solo a progetti che non potevano avere effetti sopraffattori.
Ho accettato di progettare e dirigere la costruzione della nuova
sede della Facoltà di Giurisprudenza di Catania perché
so che migliorerà le condizioni degli utenti cui è
destinata, e perché sono convinto che contribuirà
a promuovere il risanamento del quartiere Antico Corso infondendogli
nuova energia e dimostrando con la sua presenza architettonica
qualificata che non si debbono compiere in quel quartiere gli
scempi architettonici che negli ultimi anni vi sono stati compiuti,
fin sul filo della via Purità, senza né incontrare
ostacoli né suscitare proteste.
Lattacco condotto dallAssessore di Forza Italia
e dai suoi consociati è stato violento e anche impudente
perché puntava sulla disinformazione: per settimane sono
usciti ogni giorno sul più importante giornale catanese
lunghi articoli che diffamavano loperazione, il progetto
e il suo autore. Non sono mai intervenuto perché evito
il più possibile di mescolarmi con la volgarità
e la malafede, ma anche perché avevo il sospetto
lo conservo ancora che la nuova sede universitaria fosse
un falso bersaglio e che, come capita qualche volta in Sicilia,
il vero obiettivo, misterioso e indicibile, fosse altrove.
Se i giovani architetti che si occupano di progettazione partecipata
mi avessero chiesto spiegazioni, probabilmente le avrei date;
ma nessuno si è fatto avanti, né i giovani architetti
né il vostro lettore. Al quale vorrei suggerire di leggere
lAutobiografia di Pëtr Kropotkin dove lautore,
riferendosi alle avventurose circostanze della sua vita continua
a ripetere che nelle attività che praticano gli anarchici
debbono essere sempre più competenti di chiunque altro
e quando parlano di un argomento debbono conoscerlo a fondo,
altrimenti è meglio che tacciano e si mettano a studiare.
Quando avrà letto le argomentazioni di Kropotkin sono
certo che il vostro lettore se ne persuaderà e eviterà
di fare pasticci come quello di accusare la progettazione tentativa
di essere un surrogato ingannevole della progettazione partecipata.
Daltra parte, se rileggerà con calma il libro-intervista
pubblicato da Elèuthera, capirà ancora meglio
che si tratta di due momenti complementari e quindi tuttaltro
che in opposizione. Inoltre potrà perfino arrivare a
capire, con la sua testa e non per sentito dire, in quale senso
i miei più recenti progetti siano andati.
Giancarlo De Carlo
(Milano)
Le
donne afghane non vestono Benetton
Lettera aperta alla stampa
Abbiamo visto sulle vostre pagine le splendide foto di bambine
e ragazze afghane, ritratte dalla Benetton a pubblicizzare il
nuovo corso della politica afghana rispetto alle donne. Le immagini
hanno un forte impatto emotivo, laccostamento burqa-volto
scoperto e/o le didascalie non lasciano dubbi: oggi le ragazze
sarebbero libere di trovare un lavoro, di andare a scuola, di
rientrare dallesilio.
Noi e voi sappiamo che non è così.
Certamente conoscete quanto noi gli ultimi rapporti di Human
Rights Watch, che potete consultare comodamente sul loro sito
www.hrw.org,
o persino tradotti in parte in italiano sui nostri siti (www.wforw.it;
www.ecn.org/reds/donne/donne.html),
visto che la stampa si guarda bene dal pubblicarli. Potete rivolgervi
ad Amnesty International,
o anche ai vostri stessi corrispondenti che sono certamente
ben informati.
Perché allora ospitare sulle vostre pagine una campagna
pubblicitaria che nega e nasconde quello che è oggi più
che mai necessario denunciare con forza?
La liberazione delle donne è stato uno dei
principali falsi obiettivi dei bombardamenti americani in Afghanistan.
Le donne afghane, attraverso le loro organizzazioni quali tra
le altre RAWA ed HAWCA, si sono opposte strenuamente a questo
massacro e sono state ignorate. Hanno denunciato senza ambiguità
che i nuovi padroni dellAfghanistan, i signori della guerra
insediati dal governo americano e mai liberamente eletti dalla
popolazione, sono dei criminali.
Essi hanno provocato centinaia di migliaia di morti negli ultimi
trenta anni, hanno devastato, torturato e calpestato i diritti
e la dignità umana delle donne quando erano al governo
prima dei talebani.
Contro di loro RAWA chiede da anni un processo internazionale
per crimini contro lumanità e laccurata documentazione
per realizzarlo è già pronta e disponibile da
anni. Peccato che non si trovi né un giornale né
una forza politica, neppure qui in Italia, disposto a sporcarsi
le mani con questa storia poco edificante.
In tutte le province dellAfghanistan le scuole riaperte
a beneficio dei riflettori occidentali vengono assalite da bande
di fondamentalisti e non sono poche quelle che sono state costrette
a chiudere di nuovo.
Dobbiamo ricordarvelo noi che la sharia è in vigore ovunque,
le carceri sono piene di donne che fuggono alla violenza domestica,
i suicidi per sfuggire ai matrimoni forzati non diminuiscono,
in molte regioni è nuovamente proibito alle donne circolare
senza un parente stretto maschio? Le donne vengono arrestate
e sottoposte a visite ginecologiche forzate, non riescono a
raggiungere scuole, posti di lavoro, università a causa
delle restrizioni rigidissime sulla libertà di movimento.
Forse non è evidente a chi gira solo per Kabul, ma chi
mette un piede fuori dalla capitale entra in un territorio fuori
da ogni controllo.
Sta per arrivare l8 marzo e qui in Italia ci saranno compagne
a sostegno di RAWA. Per favore, evitate di pubblicare, magari
accanto a un articolo corretto e ben informato come certo siete
in grado di fare, qualche bella foto pubblicitaria capace di
spazzare via, con unocchiata, fiumi di inchiostro.
Coordinamento italiano a sostegno di RAWA
www.ecn.org/reds/donne/coordinamentoRAWA.html
Sul
palco con Gaber
Ho letto, sul numero 287 (febbraio 2003) della
rivista, a proposito di Giorgio Gaber, il ricordo della serata
tenutasi al Teatro Uomo di Milano il 10 ottobre del 1975.
Quella sera io ero sul palcoscenico, appena undicenne, ad
accompagnare con la chitarra mia madre Paola Nicolazzi che
cantava canzoni popolari anarchiche.
Il programma della serata prevedeva che dopo di noi si sarebbe
esibito Francesco De Gregori. Mentre ci accingevamo a cedere
il palco a Francesco, dal pubblico sono arrivate a gran voce
le richieste per Addio a Lugano. De Gregori, sollecitato
da mia madre, si è unito a noi e quindi, sorpresa inattesa,
un signore col naso un po grosso, che io allora non
conoscevo, si è alzato dalla platea per aggiungersi
al gruppo.
È un episodio che, nonostante siano passati così
tanti anni, ricordo ancora vividamente. Del resto non è
cosa di tutti i giorni, per un aspirante chitarrista di undici
anni, avere lopportunità di suonare un Addio
a Lugano cantata a tre voci da Paola Nicolazzi, Francesco
De Gregori e Il signor G.
Roberto Ruberti
(Carrara)
Milano,
10 ottobre 1975, Paola Nicolazzi e il figlio Roberto
I
nostri fondi neri
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Sottoscrizioni.
Gigi Melchiori (Fontane) 40,00; Franco Pasello (Sesto
San Giovanni) auguri a Janus, che il 26 aprile
compie 4 anni: sarà ben difficile anzi impossibile
che io possa dimenticarti, 50,00; Aurora e Paolo
(Milano) ricordando Alfonso Failla, 500,00; Luigi
Luzzati (Genova) 20,00; Antonio Cecchi (Pisa) 5,00;
Enzo Francia (Imola) 20,00; Rocco Tannoia (Settimo
Milanese) 5,00; Cariddi Di Domenico (Livorno) 30,00;
Lorenzo Guadagnucci (Dozza) 20,00; Marco Buraschi
(Roma) 50,00; Flavio Paltenghi (Pregassona
Svizzera) 5,00; Rino Quartieri (Zorlesco) 21,00; Gianpiero
Bottinelli (Massagno Svizzera) 20,00; Daniele
Rotella (Messina) 2,00; a/m Paolo Finzi, raccolte
durante liniziativa De André presso la
Biblioteca comunale di Marcon (Venezia) il 16 febbraio
u.s., 198,66.
Totale euro 986,66.
Abbonamenti sostenitori.
Gianluca Botteghi (Rimini) 100,00.
Totale euro 100,00.
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