Lungo linfinito perimetro del Cimitero Maggiore, ai
margini di un territorio di confine, delimitato dalla ferrovia
e dai capannoni industriali, animato soltanto dai
negozi del marmo e dal dormitorio pubblico della Protezione
Civile, sorge una cascina del Trecento per anni abbandonata
al degrado e al deperimento dalla proprietà demaniale.
Dal 1993 un gruppo di giovani lha occupata e ne ha avviato
la ristrutturazione in forma autogestita: braccia e menti
attorno ad un progetto collettivo di spazio sociale si sono
attivate per restituire questa risorsa alla città; energie,
risorse e tempo libero di centinaia di persone si sono indirizzate
a ritagliare in un quartiere del tutto privo di spazi sociali
un luogo pubblico di aggregazione libera da rapporti mercificati.
Nonostante gli ostacoli frapposti con straordinaria continuità
nel corso degli anni da parte dellAmministrazione Comunale,
la Cascina Autogestita Torchiera resiste e resistendo cresce
alimentandosi della progettualità collettiva che spontaneamente
in essa si riversa. Autocostruzione, aggregazione, informazione,
controinformazione e libertà degli spazi, autogestione
e autofinanziamento, espressività e cultura non sono
pure astrazioni ma il racconto di quello che in Torchiera avviene
ogni giorno. La volontà di sperimentazione di forme alternative
di convivenza connessa al progetto in questione rende Torchiera,
oltre che una fucina di progetti e una fabbrica di sogni,
un cantiere costantemente aperto a sorprendenti e spesso inedite
contaminazioni:
Tra bisogni individuali e tensioni collettive:
(pensiamo al reciproco supporto e alla mutua alimentazione
tra le esigenze di ciascuno e la soddisfazione di queste che
può derivare da un progetto collettivo laddove la modalità
dazione scelta è quella dellautogestione):
Ogni aspetto della «complessità» Torchiera
ha infatti origine dalla scelta dellautogestione, una
scelta profondamente politica e difficile che prevede la fatica
delle interminabili discussioni collettive intorno ad ogni decisione,
la capacità e la volontà di mettersi in gioco
in prima persona, tentativi, errori, critica e autocritica;
questo che abbiamo scelto è un percorso impegnativo e
tortuoso ma che siamo convinti sia la sola strada da percorrere
per costruire un differente approccio allesistente, quellesistente
che non ci piace e che, non essendo lunico possibile,
cerchiamo di modificare a partire dalle esigenze e dai desideri
che animano lagire di ciascuno di noi.
Teatro in Cascina
«
Se penso al teatro e alla Torchiera, mi si apre
una galleria infinita di immagini, alcune così poco apparentemente
teatrali da far temere (a chi è digiuno di Torchiera
ma legge qui) che si sia presa una tangente poco chiara. Inutile
dire che non è così. Cercherò di spiegarmi
meglio. Il teatro in Torchiera, in senso lato direi quasi
spalancato , andrebbe inteso non solo nei termini degli
spettacoli che vengono rappresentati, ma anche e soprattutto
nei termini delle persone che si danno da fare, in svariate
forme, perché le attività della Cascina continuino
a vivere. Penso a chi trova in Torchiera un luogo adeguato alle
proprie prove, che si contrappone allinadeguatezza delle
istituzioni e del comune di Milano, che sa soltanto sbandierare
in campagna elettorale fantomatiche fabbriche del vapore,
che poi rimangono vuote di contenuti e di corpi, mentre provvede
con efficienza a boicottare i veri luoghi di produzione creativa,
tagliando lacqua (!) oppure la luce e stringendo in pugno
la minaccia di sgombero coatto... Penso anche a chi sceglie
quotidianamente la Torchiera come spazio-laboratorio in cui
portare capacità personali e maturare obiettivi collettivi,
fatti di assemblee, confronti, lavori di ristrutturazione, sogni
condivisi, sete di giustizia e libertà. In tutte le forme.
Anche quelle teatrali, o artistiche in senso più generale.
E al contempo politico, si capisce. Le immagini che vedo sono
corpi infreddoliti, in lunghi inverni umidi; sono pavimenti
in cemento armato e piedi nudi che li solcano sfidando lartrite
(precoce malattia tipica del tipico teatrante-errante).
Sono sale prova polverose, di specchi rattoppati alle pareti,
e prove cominciate ripulendo un po di pattume, interrotte
dal bussare alla porta e concluse scaricando i bidoni del vetro...
e ancora sono fumosi tentativi di accensione di stufe a legna
che non tirano sarà il camino intasato? Non ci
sarà mica finito dentro il gatto? Il teatro in Cascina
ha questi contorni, ed è fatto pure di aperitivi di autofinanziamento,
autorganizzati, per autoprodurre lautogestione teatrale
(!) ché si cerca di essere noi, prima di tutto, a far
nascere e mantenere vivi luoghi di confronto artistico, politico
e sociale, a voler far circolare cultura, nellospitare
spesso alla cieca, e gli esteti non ce ne vogliano
gruppi o singoli che a volte finiscono per intrecciare stabilmente
il loro percorso al nostro, in un tentativo di apertura che
non sempre dà risultati soddisfacenti... ce ne assumiamo
il rischio. Fare teatro, in quel della Torchiera, è prima
di tutto una scelta, la scelta di molte poche comodità
ma forti motivazioni, è sete di libertà e nessuna
paura del sudore, è credere nellautodeterminazione,
nella costruzione di un circuito di respiro e di qualità.
E lo fanno le attrici e i muratori, il tecnico audio e quelli
video, i cantanti e chi fa la spesa, le danzatrici e il giardiniere,
sono le prove notturne e le discussioni allarmate, chi ci presta
i proiettori e chi si esibisce per nessuna questione di pecunia
(non che provare a far circolare qualche rimborso sia uninfamia,
sia chiaro, anzi!)... il teatro in Cascina è questo,
e molto di più. Perché se parliamo di teatro in
cascina, parliamo di arte, parliamo di danza e di teatrodanza,
di video, di scenografie, di bande musicali e di molto altro
ancora che nasce o si sviluppa in Torchiera: Kale Borroka (teatrodanza),
Nudoecrudo teatro, Zerosinapsi e Bemoviement (autoproduzioni
video e cinema indipendente), Freakclown, la Contrabbanda, Grooviglio
audio project, Sissy Blissy, la Banda degli Ottoni, i giocolieri
e i trampolieri, fino agli artigiani che assemblano carri dai
risultati mirabolanti che poi sfilano per mezza città
per unirsi ad un corteo in partenza... credo che il teatro appartenga
un po allessenza stessa della Cascina, sarà
per questo che ogni anno, tra giugno e luglio, copriamo quasi
un mese di iniziative con la Rassegna del Saltimbanco
e con la Rassegna teatrale, che da questanno
viaggia a vele spiegate per trasformarsi in un vero e proprio
festival estivo urbano, in Cascina ovviamente.»
«Comunità», frontiera
«
Se con il termine comunità
alludiamo a relazioni intime e strutturanti, quelle stesse relazioni
che nella città contemporanea sembrano ormai disperse,
e con il termine frontiera alludiamo ai luoghi della sperimentazione,
cioè a quei luoghi delle contaminazioni tra soggetti
diversi, tra le differenze stesse, laddove spesso gli esiti
di questi incontri sono imprevisti, allora io credo che le relazioni
di comunità e le interazioni di frontiera non abbiano
dei luoghi privilegiati e delle collocazioni esclusive, bensì
ci sono dei contesti, degli ambiti urbani che più di
altri ne favoriscono lattivazione: a mio avviso la zona
dove si trova Torchiera è uno di questi. Per capirci
siamo in una zona periferica, caratterizzata da pochissime centralità,
pochissimi elementi attrattivi e invece composta di spazi che
sfuggono ad una rigida regimentazione degli usi: aree marginali,
edifici abbandonati, aggregazione latente; in più a tutto
questo una presenza ingombrante e consentitemi di dire
anche abbastanza lugubre che è quella del cimitero
e delle attività commerciali ad esso connesse. (
)
Dieci anni fa è stata occupata ed è da qui che
vorrei cominciare per trattare della frontiera come opportunità:
a partire dalla prima occupazione infatti da parte degli stessi
occupanti sono stati avviati i lavori di ristrutturazione fisica
che ha significato anche restituzione di senso a questo luogo
(
).
Credo si tratti di domande che si sono determinate congiuntamente
alle risposte a partire dalla disponibilità di un luogo
di incontro libero, da uno spazio di agibilità,
e quindi in questo senso la frontiera come opportunità
che è al contempo generativo di istanze e di risposte.
Lesito del considerare da un lato la frontiera come opportunità
per la sperimentazione e dallaltro la comunità
e le relazioni che essa attiva come una risorsa per linnovazione.
Questo tipo di rapporto di somma tra questi due elementi non
ha un esito scontato, non è prevedibile e anzi molto
spesso è solo eventuale: quello che mi viene da dire
a partire dallesperienza di Torchiera è che lesito
di questa somma è ancora una volta la frontiera stessa
che però non viene cancellata e diventa in quanto tale
una parte della città. Nello specifico nel nostro caso
uno spazio che viene sottratto al degrado e restituito alla
città ha come sottoprodotto lincontro in esso di
diversità e progettualità molteplici.
In conclusione mi verrebbe da dire quasi come slogan
gli slogan non sempre sono inutili che da questo tipo
di valutazioni si deduce che ci vorrebbero città con
molti meno confini e molte più frontiere. Assumere la
frontiera come riferimento anche e soprattutto nella costruzione
delle politiche a mio avviso significa ritenere opportuno orientarsi
a riaprire spazi di libertà, di sperimentazione e di
contaminazione attraverso opportunità di incontro non
predefinito e non prestrutturato opportunità queste
che la città di Milano sembra tendenzialmente rifuggire
; un modo diverso quindi di concepire la città
laddove i confini attuali sono più che altro confini
mentali rispetto alla possibilità di immaginare soluzioni
diverse, soluzioni impreviste. Quindi fondamentalmente abbandonare
lidea che le buone soluzioni spettino e siano di esclusiva
competenza del buon tecnico e invece volgersi a ricercarne traccia
nella libera interazione di una buona società
».
Odio le classificazioni
«
Una cosa che odio sono le classificazioni. Non
le sopporto, soprattutto, quando sono vere, e mio malgrado devo
ammettere di fare parte della Nuova generazione di giocolieri.
Ragazzi e non, che negli ultimi 5 anni hanno scoperto la giocoleria
e ne hanno fatto la loro vita. Nel mio caso la situazione è
un po più complessa. Ho iniziato 3 anni fa, scaricando
camion e andando a scuola la sera, dove con un mio compagno,
prima con le palline, poi con delle torce artigianali, cercavamo
di scappare da una vita di merda. Forse per quello è
nato lamore per la giocoleria, perché era ed è
distante anni luce da quella vita impossibile che ti prende
24 ore su 24. Quando in ribalta ho iniziato a giocare con le
bottiglie di sciroppo (lavoravo in una ribalta farmaceutica)
ho capito che ci voleva la svolta.
LA SVOLTA
una sera ero andato con un amico a vedere un concerto (Banda
Bassotti) al Torchiera. Arrivato in questa catapecchia dalla
parte opposta di Milano, tempo di rilassarmi un attimo e il
più grande gruppo di pelati con le svastiche che abbia
mai visto tutto insieme mi riempie di mazzate, a me a tutti
quelli che mi circondavano.
Il primo incontro con la Cascina è stato un successo!
Poi, dopo un anno, scopro che lì si trovano i giocolieri
di Milano dopo scuola ci vado e mINNAMORO.
Torchiera è indescrivibile per chi non cè
mai stato e penso che molto di ciò che sono e sarò
lo devo alla Cascina, allenergia che circola, agli allenamenti
il lunedì e il martedì, a tutti quelli che sono
stati i miei maestri senza saperlo, agli spettacoli nati allinterno,
alle manifestazioni sui trampoli.
IL PRESENTE
Nel frattempo ho trovato una persona fantastica con il quale
ho fondato una compagnia. La vita continua, non scarico più
i camion ma nemmeno guadagno abbastanza. Nel frattempo ho frequentato
laccademia di Circo di Cesenatico e corsi di teatro, ma
suggerisco a chi sta cercando di specializzarsi di cercare in
altre direzioni. Meglio venire in Torchiera, leggere, amare
e se proprio volete imparare qualcosa di nuovo andate ai festival
o ai raduni di giocolieri. Ce ne sono di bellissimi in tutto
il mondo
».
Cultura accessibile a tutti
«
Sono unattrice, e ho deciso di fare questintervista
sul palco di Torchiera perché vi ho fatto molti spettacoli.
Per me è stato molto importante fare gli spettacoli qui
più che farli nei teatri perché, sia che gli spettacoli
siano stati creati nella sala prove di Torchiera, sia con compagnie
professioniste nelle sale prove iper attrezzate dei teatri o
dei centri di danza per me era importante portare questi spettacoli
in Torchiera per far sì che la gente potesse vederli
ad un prezzo popolare far sì che la cultura ritorni ad
essere una cosa accessibile e fruibile da tutti e qui dentro
è una cosa che cerchiamo di fare sempre e continuamente.
Molte delle persone che vengono qui, infatti, fanno dei lavori
artistici e tutte portano poi qui il prodotto del loro lavoro,
tanti perché hanno imparato il loro mestiere proprio
qui dentro grazie alla palestra giocolieri, grazie alla banda,
al teatrodanza, ecc.
In questo modo la gente si è avvicinata ad unarte
inizialmente come hobby o passione e poi a volte è riuscita
a cambiare il proprio lavoro in un lavoro artistico che poi
viene riconosciuto allinterno della società.
Questa è una delle motivazioni che mi spinge ancora a
stare qui dentro a fare arte qui, a fare in modo che il maggior
numero di persone veda larte che viene prodotta in questo
posto, perché si possa creare unalternativa ai
valori che la società ci impone: i soldi, la posizione
sociale, ecc.
La cosa che per me è stata più importante è
stata fare Il quartiere spettacolo che facevo con
lImpasto comunità teatrale nomade che
è la compagnia con cui ho lavorato per diversi anni;
ho spinto molto affinché la compagnia venisse qui perché
tante delle persone che lavoravano con me che facevano un teatro
politico, sociale non avevano mai fatto unesperienza di
questo genere, non avevano mai fatto uno spettacolo allinfuori
di un teatro istituzionale ed è stato bello sentire come
degli attori o danzatori professionisti si trovassero meglio
a lavorare qui dentro che nei teatri, che si trovassero meglio
a rapportarsi con persone non professioniste.
Io oltre a fare teatro qui dentro lavoro per lorganizzazione
affinché in maggior n. di persone possa fare teatro qui,
stiamo sistemando la sala prove, il palco, per migliorare le
prove, le rassegne, gli spettacoli
».
Dal Ponte alla Cascina
«
Io venni contattata in quanto architetto perché
elaborassi un progetto di massima sullutilizzo degli spazi
da presentare in comune in risposta a vari progetti dei marmisti
della zona per fare un rilievo degli spazi
Io allora militavo
nel circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, nel giro di un anno
uscii dal circolo anarchico e mi trasferii per entrare in pianta
stabile nel collettivo di Torchiera, minnamorai del posto
in quanto luogo fisico come architetto, e dello spirito e del
fare politica che rimane tuttora una della esperienze più
positive dellautogestione di uno spazio sociale. La Torchiera
fin da allora, dal 95, si caratterizzò in senso
fortemente libertario e anarchico
».
Tra condizione di esclusione e desiderio
di interazione:
Torchiera vive infatti come spazio di aggregazione effettivamente
aperto a tutti divenendo così spesso insieme rifugio
e palcoscenico per molte minoranze urbane e luogo di scambio
culturale tra esse; prime tra tutti le comunità rom di
via Barzaghi che solo in Torchiera hanno visto soddisfatta lesigenza
di uno spazio per i loro battesimi e le loro cerimonie e per
un confronto non orientato da logiche assimilazioniste.
Scuola di italiano
«
La scuola di italiano è un progetto nato
dallesigenza di intervenire su un terreno di emarginazione
grave, quello dellimmigrazione clandestina. Sebbene a
Milano siano presenti strutture di educazione linguistica per
gli stranieri, queste si rivolgono esclusivamente agli immigrati
regolarizzati, lasciando scoperta una fascia sempre più
consistente di migranti a cui non viene data la possibilità
né di incontrarsi né di comunicare. Su queste
basi nasce la scuola, gestita da un gruppo di insegnanti non
professioniste, che organizzano lo spazio, contattano gli studenti
e conducono le lezioni. La Cascina autogestita Torchiera risponde
in pieno alla nostra esigenza di creare uno spazio che favorisca
il più possibile lincontro e lo scambio tra menti
e corpi, grazie al duraturo impegno nella condivisione e nella
gestione collettiva delle attività svolte. Pur rimanendo
fondamentale lapprendimento linguistico, ciò che
caratterizza la scuola è la circolarità della
crescita personale e dello scambio delle conoscenze e delle
esperienze. Ci piace pensare alla nostra scuola come ad un tentativo
di creare un terreno comune fatto di persone, storie, sogni
e speranze
».
Incontri tra diverse culture
«
La Cascina autogestita Torchiera ha sempre rappresentato
un luogo privilegiato dincontri tra diverse culture grazie
anche alla sua collocazione urbana tra chi vive ai margini della
società e chi continuamente lotta contro lesclusione
e lemarginazione sociale.
A partire dal maggio 2001 si è avviata una stretta collaborazione
tra alcuni musicisti rom del campo di via Barzaghi e altri della
banda degli Ottoni a Scoppio.
Oggi lassociazione Arci-Unza si occupa di un progetto
interculturale di promozione della musica rom e di difesa del
diritto allarte di strada e di metrò
».
Tra capacità, passioni e interessi
individuali che si rendono reciprocamente disponibili:
Non a caso in Torchiera si organizzano non corsi ma palestre,
e quindi occasioni di scambio di esperienze e conoscenze per
il puro gusto di condividerle di arti di strada, di musica,
di danza e di teatro; questa differenza è essenziale,
non è solo terminologica, nel senso che questo tipo di
momenti di incontro nascono proprio dalla volontà di
scambiarsi delle capacità, di condividere passioni e
interessi; non cè qualcuno che è lì
per insegnare, ci sono delle persone che hanno voglia di condividere
qualcosa.
Giocolando e sputando fuoco
«
È quindi nellinverno del 94
credo, Pallino tornava da Londra dove era andato a studiare,
a fare qualche lavoro di merda per mantenersi e aveva anche
conosciuto la giocoleria.
Anche Fabio si era scontrato col mondo del lavoro e tra un palco
e laltro aveva conosciuto Dalila che le aveva insegnato
a sputare il fuoco e Pronne a giocolare.
Torchiera inverno novantaquattro. I due si ritrovano dopo circa
5 anni che non si vedevano quindi i centri sociali sono
luoghi di incontro dopo i baci e gli abbracci si prendono
una birra quindi i cs sono luoghi dove puoi berti una
birra. E chiacchierando scoprirono di aver tutti e due scoperto
la giocoleria quindi i centri sociali sono luoghi in
cui si può chiacchierare e decisero di cominciare
a giocolare assieme in Torchiera, pura situazione opportunistica
perché era inverno e cera un tempo di merda. Bussarono
al collettivo, entrarono nel collettivo e proposero di dedicare
il lunedì sera alla giocoleria attraverso una serata
autogestita di palestra giocolieri: il nome della
serata è tanto banale che è inutile dire che lintenzione
era di creare una serata in cui giocolieri, curiosi, principianti
potessero venire in un posto ad allenarsi, scambiare conoscenze
e attrezzi di giocoleria, bersi una birra e farsi le canne.
Ad essere sinceri non cera neanche venuto in mente di
affittare una vera palestra o spazio per allenarsi; cosa della
quale ci informammo qualche anno dopo trovando il consiglio
di zona e il comune totalmente sordi alle nostre richiese (ci
si presentava come normali cittadini e non come
Torchiera) e il privato mostruosamente costoso.
Ci sembrò naturale farla lì, in quel posto punto
e basta.
Io ero ancora sotto processo per la diserzione e il dialogo
con listituzione era fuori discussione, il posto cera,
bisognava solo renderlo sempre più vivo, noi ci provammo
così. Ma a questo punto Fabio e Pallino sparirono e comparve
il collettivo giocolieri che si era formato poco dopo, fatto
da giocolieri per passione e saltimbanchi. A palestra avviata
arrivarono un gruppo di saltimbanchi che utilizzavano la giocoleria
per fare spettacolo in strada e
guadagnare di che vivere
con i loro cappelli!! Si poteva guadagnare dei soldi con un
lavoro che ti piaceva, senza padroni potendo dire quello che
volevi! Era tutto un roteare di clave, palline diabli cerchi
bottiglie, gente che stramazzava al suolo cercando di imparare
ad andare sui trampoli mentre la Fedra elargiva consigli sulla
tecnica da seguire e la maniera corretta di cadere. Monocicli
che sfrecciavano nella sala del camino mentre un pazzo tirava
un filo da una parete allaltra e pretendeva di camminarci
sopra! Poi scoprimmo che oltre a far cappello si
poteva guadagnare lavorando con pro loco, comuni, agenzie decidendo
prima un compenso. (
)
Il collettivo giocolieri e il Torchiera, fecero una rassegna
di 5 gg di spettacoli. Gran culo ma anche molto bella. Artisti
di tutti i posti sbucavano fuori per fare spettacoli in quei
cinque giorni, gratis, capitanati dal mago Barnaba ex cassaintegrato
dellAlfa Romeo di Arese che si guadagnava da vivere facendo
il vero finto mago, fondando pure la grande compagnia
del mago Barnaba formata da lui solo!
Poi si andava a fare spettacolo, chi in strada chi ad ingaggio,
la sera ci si vedeva in Torchiera e il totale dei soldi presi
nella giornata si ridistribuivano in parti uguali a prescindere
dalle proprie potenzialità..
Ultima cosa, fu di andare alle manifestazioni con un altro spirito.
Spiazzammo un po tutto il movimento andando in corteo
con i trampoli, giocolando e sputando il fuoco. Eravamo e mi
sembra che la cosa sia rimasta, sempre noi a chiudere il corteo
a fare da cuscinetto tra il corteo serio e la polizia. La cosa
non era assolutamente voluta è che coi trampoli si camminava
sempre troppo lenti e poi, ti cade una clava, ricarica le torce
infuocate
».
(Raccontati attraverso la scelta di un «pezzo»
di Torchiera e a ruota libera la descrizione di cosa ti fa venire
in mente)
«
Ho scelto la futura aula studio perché
è la stanza che ho visto in unestate venire su
dal nulla e che da mani inesperte è stata rimessa a posto.
È un modo per portare un contributo nel quartiere in
cui vivo, dove anche studiare, che dovrebbe essere la roba meno
opprimente tra tutti i lavori, diventa una merda.
Lintento è quello di far nascere di fianco al Cimitero
Maggiore un luogo tranquillo dove posso scendere e trovare gente
con cui scambiare opinioni.
In Torchiera gli strumenti che hai sono quelli del riciclo e
del saperti adattare in questa città, e con questi strumenti
si costruiscono cose che a me hanno lasciato molto.
Laula studio nasce nellagosto resistente: per via
delle minacce di sgombero una cinquantina di giovani aveva scelto
di restare a Milano a presidiare la Torchiera anziché
andare in vacanza. Tra questi giovani alcuni erano studenti
e dovendo studiare pensarono di iniziare a costruire le mura
del tetto della futura aula studio
».
Tra disponibilità di spazi di libertà
e la messa in sinergia di percorsi progettuali autonomi e diversi:
La Torchiera, in quanto spazio di interazione libero e profondamente
impregnato della carica progettuale di chi lo fa vivere, svolge
un ruolo importante nellattrarre, generare e al contempo
beneficiare della dialettica tra idee, proposte, progetti e
percorsi dazione diversi. Ci sono altre realtà
con cui Torchiera ha infatti condiviso e condivide i suoi sogni
e i suoi ideali attraverso momenti di sinergia veramente unici:
liberare uno spazio ha significato creare lopportunità
affinché percorsi nuovi nascessero e percorsi dallesterno
offrissero la condivisione dei passi già fatti.
Ottoni a Scoppio
«
Durante il Carnevale del 1986 un gruppo di impavidi
suonatori comunisti, anarchici, e molto internazionalisti fece
la sua prima apparizione con un significativo costume:
quello delle brigate internazionali della guerra
di Spagna.
Quel giorno nacque la Banda degli Ottoni a Scoppio, un collettivo
musical-politico da sempre a servizio delle realtà
più deboli in questa città e non solo.
In 17 anni di vita il percorso degli Ottoni a Scoppio ha toccato
innumerevoli mete fisiche, geografiche e ideali.
Sempre nomade ha avuto sale prove in ogni angolo di Milano fino
alla scelta più stabile di finire in Torchiera.
Le note degli Ottoni a Scoppio hanno risuonato a Niquero e Santiago
de Cuba, Sarajevo, Mostar, Banja Luka, Parigi, Gerusalemme est,
Betlemme.
Lidea è di essere un punto di incontro tra le sempre
contrastanti realtà della sinistra più estrema,
un megafono per le istanze dei tanti reietti della società
totalitaria del libero mercato.
Le Bande in Movimento ormai sono un virus inarrestabile destinato
ad espandersi nonostante qualcuno (tipo questura e Digos) sia
in costante ricerca di vaccini
».
Zona 8
«
Il coordinamento associazioni zona 8 è
il tentativo di riaggregare i soggetti, individuali e collettivi,
che in zona 8 producono progetti politici e sociali locali e
non nel solco dellopposizione alla globalizzazione neoliberista,
ma con espressioni ed esperienze diverse. Riaggregazione non
come riduzione del tutto, ma per amplificare le singole esperienze
attraverso la contaminazione reciproca e una migliore comunicazione
agli abitanti dei nostri quartieri. In questo percorso Torchiera
è stata una fondamentale risorsa umana, politica e sociale
per il quartiere e non solo. Non sarebbe pensabile un foro sociale
(o comunque lo si voglia chiamare) in zona senza un coinvolgimento
di Torchiera, per il contributo sempre originale, creativo e
artistico che sa dare (e le feste o mobilitazioni fatte assieme
lo dimostrano)
».
Cooperativa Alekos
La cooperativa Alekos lavora a stretto contatto con
Torchiera. Scopo della cooperativa è favorire attraverso
una rete di scambi personali, economici, culturali, politici,
la realizzazione di un ambiente di lavoro con un senso produttivo
attento ai valori della relazione, della convivenza, del mutualismo,
della solidarietà e dellecologia. La cooperativa
si propone di promuovere una federazione di coagenti che lavorano
per il medesimo scopo sopraddetto; in particolare si vuole sviluppare
al massimo livello la divulgazione di una cultura solidale.»
Tattle
«
Tattle nasce allinterno della coop. Alekos
e del villaggio ecologico di Granara ed è un gruppo che
si occupa di sviluppare e di diffondere le tecnologie appropriate
che tengono in considerazione sia gli aspetti ecologici sia
quelli sociali e di integrazione con luomo.
Assieme al villaggio ecologico di Granara cerca di mettere in
pratica i principi dellecologia sociale, integrando diversi
aspetti della vita in una visione ecologica complessiva.
Tattle allinterno di Torchiera porta avanti il progetto
di potabilizzazione dellacqua piovana di fronte alla grave
violazione di uno dei diritti universali, il diritto allacqua,
perpetuato come forma di repressione dal comune di Milano nei
confronti della Cascina Torchiera.»
Ci opponiamo allingiunzione di sgombero che tuttora pende
su Torchiera perché crediamo che
«non
i giovani imprenditori ma soltanto persone orientate ad esprimere
la propria identità fanno uno spazio sociale; non limpresa
che vince una gara dappalto ma soltanto il tempo e le
braccia di chi desidera restituiscono spazi degradati alla città;
non chi reprime e aggredisce la diversità, ma soltanto
le stesse diverse soggettività libere di interagire possono
realizzare politiche di aggregazione in una città che
esclude». (Cascina Autogestita Torchiera, Maggio 2000)
Siamo andati a Genova in occasione delle giornate della contestazione
del G8 con una carovana di bici, motorini, macchine, camper,
furgoni che ha attraversato piccole piazze di paese, strade
di montagna e centri abitati comunicando attraverso la nostra
arte, larte di strada, che «siamo convinti che
sia possibile costruire un mondo dove le ricchezze passino attraverso
la valorizzazione delle differenze, la socialità come
antidoto alla competizione, il libero sviluppo delle specificità
di ogni popolo, gruppo e individuo il cui apporto risulta insostituibile
per una reale crescita collettiva». (Cascina Autogestita
Torchiera, Luglio 2001)
(Sullesperienza della carovana è stato realizzato
un film, in distribuzione presso la Cascina Torchiera da sole
due settimane)
appuntamauntz:
Il collettivo di gestione della Cascina (unassemblea da
sempre e per scelta aperta a tutti/e) si riunisce ogni mercoledì
sera dalle 22.
Tutti i lunedì e martedì sera Palestra Giocolieri
aperta a tutti.
Tutti i lunedì sera prove della Banda degli Ottoni a
Scoppio
Tutti i martedì sera prove della Contrabbanda
Tutti i mercoledì scuola di italiano per stranieri dalle
19
Rassegna «Saltimbanchi off» dal 12 al 16 giugno.
Rassegna teatrale dal 26 giugno al 6 luglio
a cura di Gaia, Manu, Paolo
e Silvia
con il contributo fondamentale di tutti quelli che credono in
questi percorsi.
Si ringraziano per le interviste:
Paolo, Cinzia, Simone,
Loredana, Alessandra, Fabione,
Pallino, Stefano, Onsky,
Elia, Grumo, Luca,
Teo, i cooperanti Alekos.
per le foto:
Marco, Franco e Luca
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