Ripensando Ivan Illich
un anno dopo la sua scomparsa
Ho incontrato Illich una sola volta a un
convegno sulla scrittura a Milano, lo stesso di cui parla Paolo
Perticari nella conversazione qui raccolta.
Era già malato da tempo, con quel tumore orribile che
gli sfigurava il volto e che era quasi imbarazzante guardare.
Tenne la sua conferenza sul tema della nascita del libro e della
lettura scolastica in italiano, con il suo stile acuto, brillante
e asciutto. Non fu tanto quel che disse, che avevo già
letto nel suo libro, ma per la sua presenza che mi convinse
di aver avuto ragione a considerarlo un maestro. A differenza
di molti conferenzieri, aveva davvero rispetto per chi gli stava
davanti e si capiva che era pronto a cogliere quell’occasione
d’incontro come un momento importante. Si sentiva chiaramente
che ciò che diceva lo appassionava e lo convinceva, ma
era pronto a discuterne con chiunque, meglio se privo di titoli
accademici. Aveva quell’inquietudine delle anime erranti
come un vero avventuriero del pensiero che affascina e inquieta
con i suoi racconti d’altrove e col quale sarebbe stato
bello sedersi una sera intorno al fuoco per ascoltarlo.
Gli dedichiamo queste pagine, soprattutto nella speranza che
incontri attraverso i suoi libri nuovi interlocutori, convinti
a guardare insieme a lui il mondo alla rovescia senza paura,
con uno sguardo irriverente, a vivere il pensiero come un’avventura
e a trasformarlo in prassi quotidiana.
Filippo Trasatti

Ivan
Illich
scheda
biobibliografica
Ivan
Illich (1926-2002)
Nato
nel 1926 a Vienna da un padre di nobili origini dalmate
e da una madre ebrea sefardita e fin da piccolo compì
frequenti viaggi in Europa e rimase fino all’ultimo
un instancabile viaggiatore. La sua formazione avvenne
tra Salisburgo, Firenze, Roma ma Illich non ebbe mai un
buon rapporto con le scuole, né con le discipline.
Era sociologo, filosofo, linguista (conosceva una decina
di lingue), teologo, ma forse più di ogni altra
cosa uno storico delle istituzioni.
Dopo la formazione teologica all’Università
Gregoriana in Vaticano, fu ordinato prete ed ebbe come
primo incarico la cura di una parrocchia a prevalenza
portoricana vicino a Manhattan.
È lì forse che nel cuore del primo mondo
a contatto con i reietti, gli ultimi cominciò a
capire i meccanismi dell’esclusione e dell’alienazione
degli individui attraverso l’istituzionalizzazione
della vita. Nel 1956 divenne vice rettore dell’Università
di Puerto Rico e nel 1961 fondò il Centro interculturale
di documentazione (CIDOC) a Cuernavaca in Messico, un
centro in cui passò gran parte dell’intellettualità
radicale degli anni Sessanta e Settanta, centro che avrebbe
dovuto formare i volontari e missionari per i paesi del
terzo mondo. Qui nasce la critica di Illich allo sviluppo,
all’idea stessa di paesi in via di sviluppo, condannati
a un’eterna povertà dall’impari confronto
con i paesi già sviluppati. Contemporaneamente
Illich si impegnava contro la guerra, le banche, le grandi
corporation e perciò riuscì facilmente a
divenire sospetto alla CIA, al governo americano e al
Vaticano. Il Santo Uffizio comincia un procedimento contro
di lui e Illich abbandona il proprio abito, la funzione
sacerdotale e la Chiesa.
Gli anni Settanta furono quelli della notorietà
per la pubblicazione dei suoi scritti più noti
e polemici sulla critica alle istituzioni della scuola,
della salute, per una rivoluzione nonviolenta verso un
modello sociale di convivialità.
Nei decenni successivi continuò a lavorare secondo
uno stile diverso: conferenze in ogni parte del mondo,
brevi saggi che esploravano nuovi campi dei suoi multiformi
interessi, seminari interdisciplinari con gruppi di collaboratori
scelti al di fuori dell’istituzione accademica, provenienti
da ogni parte del mondo, soprattutto alle università
di Brema e della Pennsylvania.
Ecco alcuni dei temi affascinanti dei suoi ultimi scritti:
la velocità, l’esperienza del dolore nella
contemporaneità, i mutamenti nello sguardo nell’epoca
delle immagini, la mente alfabetizzata e l’impatto
con il computer.
Tra i suoi libri tradotti in italiano, ma in parte non
più disponibili si possono ricordare: Descolarizzare
la società (Mondadori, 1972), La convivialità
(Mondadori, 1974), Nemesi medica (Mondadori, 1977),
Il genere e il sesso (Mondadori, 1984), Lavoro
ombra (Mondadori, 1985), Nello specchio del passato
(Red, 1992), Nella vigna del testo (Cortina, 1994).
Particolarmente interessante per avere un’immagine
del percorso di Illich è il libro Conversazioni
con Ivan Illich (a cura di David Cayley), Elèuthera
1994.
|
Gli
autori del presente dossier:
Paolo
Perticari insegna pedagogia generale all’Università
di Bergamo. Ha pubblicato tra l’altro i libri Conoscenza
come educazione (1992), Insegnamento/apprendimento
(1995), Attesi imprevisti (1997) e ha curato quest’anno
il volume Biopolitica minore.
Francesco
Scotti, medico e psichiatra, dal 1967 ha lavorato nell’Ospedale
Psichiatrico di Perugia. È uno dei protagonisti della
trasformazione del rinnovamento dell’assistenza psichiatrica
in Umbria. Le sue ricerche sono collocate al di fuori di ogni
ambito accademico, un po’ per sua scelta, un po’ perché
nessuna accademia l’ha voluto. Si è occupato di
organizzazione e valutazione dei servizi, di osservazione diretta,
di psicoterapia dei pazienti psicotici.
Pietro
M. Toesca ha insegnato filosofia e storia prima nei Licei,
poi filosofia nelle sue varie versioni (teoretica, della storia,
delle scienze) alla Sapienza di Roma e a Parma.
Dimessosi nell’80 per dignità e rifiuto di connivenza
con l’Accademia ricostruita, insegna ora nell’Università
del Territorio della Rete delle piccole città storiche.
Ha scritto una montagna di libri, forse più o meno inutili,
su Platone, Pascal, Marx, sulla filosofia contemporanea, su
scienze e potere, su culture e politica, sulla scuola, sull’arte,
sui grandi scrittori.
Dirige una piccola editrice cooperativa, Nuovi Quaderni, e una
rivista critica di ecologia territoriale, «Éupolis».
Vive a San Gimignano.
Filippo
Trasatti, insegna filosofia e storia in un liceo alla periferia
di Milano. Si occupa di pedagogia libertaria e di formazione
nella didattica della filosofia. È stato redattore di
«Volontà», è redattore per la sezione
« pedagogia» della rivista «École»
e collabora da anni con «A rivista anarchica».
|