Rivista Anarchica Online


antisemitismo

Non basta ricordare
di Francesco Codello

 

Occorre capire e reagire, in modo libero e forte, all’antisemitismo.

27 gennaio: giornata della Memoria. Questa volta non è come le altre, questa volta ricordare la Shoah assume un significato non rituale, né scontato.
Un’ondata di antisemitismo ha invaso l’Europa: disprezzo, odio, pregiudizi antichi e nuovi, violenza alle persone e alle cose.
Questa volta non basta ricordare (fin troppo facile e politicamente corretto, a destra e a manca), troppo semplice e ingannevole esprimere i soliti pietosi commenti, scandalizzarsi per le terrificanti immagini riproposte, partecipare alle spesso ipocrite parate di rappresentanza, alle dovute visite alle comunità ebraiche nelle varie città. Occorre capire e reagire, in modo libero e forte, all’antisemitismo e ad ogni forma di razzismo e di intolleranza. Chiariamo subito una cosa importante: tutto ciò non ha niente a che vedere con le legittime e sacrosante critiche e opposizioni radicali alla politica di destra di Sharon, le opposizioni libertarie e antimilitariste che si stanno sviluppando in modo ormai evidente in Israele vanno sostenute e incoraggiate, il muro non risolverà il problema del terrorismo palestinese ma probabilmente lo accentuerà. Il diritto all’autodifesa appartiene al popolo e all’individuo, quando è di Stato si chiama guerra.
Ma qui si tratta di evidenziare altre cose, altre aberrazioni, altre violenze che hanno radici antiche e manifestazioni attuali.
Ormai è transitata, pazienza a destra ma anche sconvolgentemente a sinistra, una cultura, si sono imposti dei comportamenti, che sono ferocemente antisemiti.

Le varie forme del negazionismo

Da sempre la sinistra europea, salvo poche eccezioni, è stata filo-araba e non ha mai accettato fino in fondo lo Stato di Israele non riuscendo a capire, per vizio antico, che comunque la peggiore democrazia è sempre più sopportabile, per chi vi vive e lavora, della più «illuminata» teocrazia fondamentalista, anche se, noi anarchici, siamo consapevoli e certi che esiste democrazia anche senza libertà, perlomeno di quella che intendiamo noi per libertà. Purtroppo siamo testimoni che si può farneticare e opprimere anche all’unanimità.
Una nuova incubazione antisemita sta caratterizzando questo tempo storico e rivelandoci ancora una volta come la falsificazione storica sia un’arma letale per il progresso vero e libero dell’uomo.
Il Cristianesimo, sostenendosi sul senso di colpa e sul peccato, ha per primo e più a lungo sostenuto che gli ebrei si sono imposti attraverso il deicidio e che pertanto sono portatori del male più assoluto. A partire dall’editto di Tessalonica nel 380 (il cristianesimo si fa definitivamente cattolicesimo) fino alle reticenze, ai silenzi, alle collaborazioni di Santa Romana Chiesa con nazismo, fascismo, franchismo, la religione cattolica ha sempre sostenuto e praticato l’antisemitismo. Così gli alleati nella seconda guerra mondiale hanno fatto finta di non vedere l’orrore dei lager pur conoscendone l’esistenza e, a quanto pare, non risulta alcun attentato o sabotaggio avvenuto ad opera della resistenza nei confronti dei convogli della morte che trasportavano ebrei, omosessuali, zingari, testimoni di Geova, oppositori verso Auschwitz e gli altri luoghi dell’Olocausto. Allora risulta evidente che gli ebrei sono stati e sono ancora scomodi scheletri nell’armadio nelle buie soffitte dei vari stati e forse, paradossalmente, vera memoria storica della tragedia storica del potere e della violenza comunque e ovunque manifestatasi.
Il negazionismo storico si può manifestare in diverse forme e modi, non sempre eclatanti ma talvolta anche più subdolamente striscianti.
E allora oggi cosa c’è di meglio, per certa stampa e cultura, ma anche per certa sinistra no-global e «rivoluzionaria», «antagonista e alternativa», magari anche «disobbediente», riproporre, aggiornate, certe presunte verità del tipo «Sharon come Hitler», «Israele nuovo Stato nazista», «il disprezzo israeliano verso la vita di innocenti palestinesi».
Ma fin qui pazienza ancora una volta, le farneticazioni non hanno limiti neanche a sinistra, ma poi invadono, in modo strisciante e «politicamente corretto», anche le organizzazioni internazionali come la Commissione per i Diritti Umani che ha condannato il solo stato di Israele, in tutta la sua esistenza. La paura di contraddire la politica araba (leggi petrolio) porta anche l’Europa e gli Stati Uniti verso forme di antisemitismo più o meno palesi. Che pensare altrimenti dei vari sondaggi commissionati e tenuti segreti che riempiono le pagine dei giornali di questi tempi, che dire degli esiti della ricerca dell’Eurispes sul montante antisemitismo anche in Italia, anche se per fortuna non ancora ai livelli della tanto osannata neutralità anti-irakena della Francia.
Ma perché non sveliamo fino in fondo il lavaggio del cervello senza precedenti compiuto dal fondamentalismo islamico ai bambini, alle donne agli uomini palestinesi, afgani, arabi, irakeni, ecc. ecc.?
Perché non raccontiamo i contenuti storici, ideologici, razzisti dei libri di testo palestinesi, che negano nelle carte geografiche persino l’esistenza dello Stato di Israele? Si badi bene che non si tratta di difendere lo Stato in quanto tale ma un territorio, uno spazio, un popolo che ha subito il più grande e ingiustificato genocidio della storia umana. Gli ebrei sono stati annientati nei forni crematori in quanto ebrei, non per altre pur ingiustificabili ragioni proprie di altri genocidi.

Sintomi e malattia

Perché in Medio Oriente e in altre parti del mondo si continuano a stampare e diffondere i «Protocolli dei Savi Anziani di Sion», si continua ad accreditare l’immagine dell’ebreo come di colui che è assetato di sangue, di denaro, di potere, in vignette, battute, luoghi comuni, di colui che è macchiato del peccato originale commesso contro i palestinesi?
E la sinistra ha una certa idea dell’ebreo buono, che resti chiuso nel posto assegnatoli dalla storia. Anche perché da Marx in poi, fino ai pogrom russi e dell’est comunista, compreso il nostro Proudhon, l’antisemitismo ha pervaso e inquinato anche il movimento di emancipazione e di liberazione tradizionalmente collocato a sinistra.
Così l’ultimo antisemitismo, quello più in voga oggi, si caratterizza per la giustificazione, quando non addirittura la difesa, delle bombe umane che si fanno saltare in aria per distruggere l’odiato ebreo, sia esso un ragazzo in un autobus scolastico, una donna in un supermercato, un anziano che passeggia, insomma uno, tanti, troppi esseri umani, purché ebrei.
Per fortuna (magra consolazione), per il momento questo antisemitismo è più di parola che di fatti, almeno qui da noi, ma è dentro la sinistra, soprattutto quella che sembra la più dura e pura, lo si legge in alcuni siti nel web, lo si ascolta negli slogan di alcune manifestazioni, sta dentro alcune ong più radicali associate alle delegazioni dei paesi islamici all’ONU. Ma questo disturbo mentale appare anche sui muri, nello sventolio di bandiere palestinesi che fanno da contorno al fuoco delle bandiere israeliane, nei terrificanti mascheramenti da kamikaze e in tante altre aberranti manifestazioni, non sempre esibizioniste ma spesso culturalmente striscianti e ancor più pericolose.
E allora ha ragione Enrico Deaglio quando parla di incubazione come tempo minaccioso di un’attesa che separa la presenza di una malattia dal manifestarsi dei suoi primi sintomi (Diario del mese, 23 gennaio 2003). E ricordiamoci che oggi l’antisemitismo, piaccia o no ai «rivoluzionari», si concretizza soprattutto nell’opposizione feroce ad Israele. Quindi stiamo attenti a differenziare sempre e comunque la nostra opposizione allo Stato e a non assimilarla mai alla lotta contro gli ebrei, ma anzi facciamo ogni sforzo per svelare questa falsa e assurda simbiosi. Il passaggio da una all’altra è stata fatta accuratamente nella storia e viene praticata oggi da questa sinistra così simile e convergente con quella destra altrettanto antiglobal in nome della purezza della propria razza.
Nomi illustri accompagnano questa tendenza e la rendono appetibile ad un pubblico più vario e ampio: l’ambasciatore Sergio Romano, quei professori universitari francesi che chiedono di interrompere i loro rapporti culturali con le università israeliane, in protesta contro il governo Sharon, certi centri sociali di estrema sinistra, il presidente della Malaysia che accusa gli ebrei di governare il mondo per procura, la Lega Nord, ecc.
Il rifiorire dell’antisemitismo, peggio il suo recente accentuarsi, è un segnale inquietante e un pessimo segnale complessivo.
La Shoah non è un fenomeno storico solamente, ma un emblema drammaticamente attuale dei mali profondi del nostro secolo, l’espressione più brutale e rivelatrice della logica del dominio dell’uomo sull’uomo. Ancora una volta gli ebrei rischiano di diventare i primi testimoni di processi di violenza, razzismo, dominio da cui nessun uomo diventerà immune. La Shoah è la chiave per capire che la radice del male è tutta dentro il Potere, in ogni sua forma e manifestazione.

Francesco Codello