Rivista Anarchica Online


dossier A

Corpi in franchising
di Francesca “Dada” Knorr

 

Un parlamento composto in maggioranza da uomini ha… partorito una serie di precetti. Obiettivo la futura cancellazione delle norme della legge 194.

La questione della proprietà dello Stato sui nostri corpi si evidenzia nei momenti in cui lo Stato interviene per legiferare su aspetti critici della nostra vita (la nascita, la morte, la malattia); allora è possibile notare una sinergia d’intenti tra le forze cattoliche e la destra politica, con contorno di altri politici più o meno moralisti-opportunisti.
Così è successo con l’approvazione del disegno di legge 1514, «Norme in materia di procreazione medicalmente assistita» (PMA); dopo un iter sul tema lungo decenni (1), un parlamento composto in maggioranza da uomini ha… partorito una serie di restrizioni e precetti che servano anche da futuro punto d’appoggio per la cancellazione delle norme sull’aborto contenute nella legge 194, la quale fino ad oggi ha permesso la drastica riduzione degli aborti clandestini e quindi delle morti di donne (2).
La proprietà sui corpi è ribadita in nome del «P(b)ene comune», e vieta l’uso della PMA (ma anche tra: tecniche di riproduzione assistita) per la risoluzione di problemi non riconosciuti come tali dal moralismo cattolico. Così per le tecniche di fecondazione assistita (ma il testo di legge riporta il termine «procreazione»), la L. 1514 impedisce soluzioni quali la fecondazione con seme di donatore al di fuori della coppia «riconosciuta» tale (eterologo), e il ricorso alla fecondazione assistita da parte di soggetti diversi da quelli riconosciuti «dignitosi» dalla morale cattolica.
La proprietà sui corpi del resto riguarda anche gli uomini, seppure in modo differente. Venne ribadita quando in Italia si manifestò in maniera organizzata il ricorso alla sterilizzazione maschile come tecnica anticoncezionale rivoluzionaria, in quanto evitava alle donne il ricorso a farmaci spesso nocivi, e dava simbolicamente ai maschi quella responsabilità che altrimenti restava esclusivo carico per le donne.
La proprietà sui corpi è anche riaffermata dallo Stato nel momento in cui si erogano servizi sanitari, ponendo sotto tutela grazie alla classe medica la persona che deve «affidarsi» alla struttura di dominio, quasi privandola della maggiore età.
La proprietà sui corpi, nello specifico dedicato al sesso ed alla riproduzione è:
– proprietà sull’embrione e quindi sul corpo delle donne,
– proprietà sul seme maschile e quindi sul seme come «brand», marchio
– proprietà sulla sessualità e sulle scelte demografiche della popolazione.

Usucapione dell’embrione

Eh sì, sembra che sia la rivendicazione dell’usucapione la sola possibilità rimasta a noi donne per mantenere il controllo del nostro corpo. Già dal lavorio all’interno del Comitato nazionale di bioetica (56 membri, di cui solo 1/4 donne), organo responsabile delle indicazioni fornite al governo per legiferare su questi temi, si capiva che esisteva l’intenzione di fare in modo di forzare il Comitato a presentare dell’embrione come persona, sin dalla fecondazione. Anche se la manovra è solo in parte riuscita, grazie alla dissociazione di alcuni membri del Comitato (3), sta di fatto che l’embrione è stato modellato e presentato come nuovo soggetto portatore di diritti alla stregua di una persona a se stante, sin dal «concepimento». L’interesse principale è quello alla creazione di un soggetto di proprietà dello Stato all’interno del corpo delle donne, anzi, alla rivendicazione da parte dello Stato della proprietà su cellule contenute all’interno del corpo di una donna «fecondata», in quanto bene sociale. Queste cellule, questo progetto di persona «non ancora nata» che va sviluppandosi nel corpo femminile da un ovulo fecondato, vede il vanto della proprietà dell’Uomo in quanto soggetto fecondatore e quindi proprietario di diritti sul prodotto. In fondo si tratta di una mera questione di proprietà, appunto, voluta dallo Stato come portavoce del maschile-retrivo, sul corpo delle donne in quanto produttrici. Il maschio cattolico fatti i suoi conti, insomma, vuole essere proprietario del brand, del marchio di fabbrica, del capitale investito e pure della fabbrica. «Sin dal momento del concepimento», recitano infatti i testi sacri, sia quelli vaticani che quelli del parlamento: dal momento che una donna è fecondata, è fottuta, scusate il termine. Quel processo di costituzione di un nuovo patrimonio genetico chiamato embrione è una persona, anzi un «uomo». E su questo «uomo», anche se costituito da poche cellule, nostre, noi donne non abbiamo più diritto di scelta (4).

Rapina, rapimento, “rape”

Se il discorso sul «bene sociale» vi ha ricordato gli stupri cosiddetti «etnici», non è colpa mia…
Lo stupro (rape) simbolico sul corpo delle donne, ammantato da verità scientifica, ha avuto di recente, con la scoperta da parte del clero dell’esistenza della genetica, un momento di estasi: si è scoperto che si poteva lavorare sul concetto di «progetto», di persona in potenza, affermare cioè che la persona umana esiste in quanto tale sin dall’unione dei due patrimoni genetici nella fecondazione, e che quindi chiunque volesse interrompere questo progetto di vita fosse un omicida. Mentre in precedenza i teorici antiabortisti avevano da combattere contro le teorie sull’infusione dell’anima che non li favoriva certamente e che anzi spesso, come nel caso di Tommaso d’Aquino che teorizzava la «animazione» del nascituro tra il 30° o 40° giorno, li contrastava. Non solo, la S. Genetica è stata usata anche per sabotare l’uscita nelle farmacie della cosiddetta «pillola del giorno dopo», definita «abortiva» e verso la quale è stata invocata l’obiezione di coscienza da parte di medici e farmacisti cattolici. I primi del resto, praticano già l’obiezione all’aborto, e sono, congiuntamente alla mancanza di consultori funzionanti nelle ASL, anche i principali sabotatori di ogni valida tecnica contraccettiva.
Se il clero è interessato alla scienza solo in quanto materiale manipolabile per farne impasto da opinione, così nel momento in cui il papa proclamò il dogma dell’immacolata concezione affermando quindi che la «vergine Maria» era stata concepita «senza peccato», la genetica viene abusata per dimostrare come sin dal concepimento (e quindi nel momento stesso dell’atto sessuale etero) si presenti un essere umano in tutto portatore di diritti, in questo modo l’atto sessuale eterosessuale è giustificato in quanto produttore di «valore». Il problema resta comunque il «peccato», quel concetto che fa sì che nella cultura pseudo-laica italiana aleggi ancora come fiato sul collo di ogni relazione sessuale il sospetto che non sia «sana», che non sia «dignitosa», che sia «viziosa», in quanto non ha dato come risultato il prodotto-figlio ma solo (!) piacere e amore (5).

Mono-culture

In una società nella quale non vi è libertà di autogoverno del proprio corpo, il gesto patriarcale del seminare fonda la proprietà sul terreno. Ed è il patriarca, come medico, teologo, politico, che prescrive alla donna le sensazioni da provare (concepimento), e le emozioni da sentire (stupro: ricordate la discussione sulla legge nel 1996?), tramite le norme. Esse regolano la proprietà sulla donna in quanto madre e moglie. Non è prevista Serie A per i soggetti-donna che non sono né l’una né l’altra, se non come conseguenza corollario a leggi e norme volute fortemente dalle donne (vedi ad es. Il Nuovo Diritto di famiglia, 1975). Le donne «sole», le donne «omosessuali», le donne senza una relazione «duratura» (come se il matrimonio la garantisse, sic!), non sono interessanti per i maschi che fanno le leggi.
Chi semina decide: ed in un parlamento nel quale vi sono, alla Camera, 79 donne su 592 persone (al Senato 27 su 320), è chiaro chi decide.
Passando al seme, valore-virile: esso è tutelato dallo Stato come simbolo. Solo grazie alla L. 194/1978 la sterilizzazione volontaria ha cessato di essere considerata reato, e non senza problemi. Una battaglia senza esclusione di colpi fu posta in atto per impedire l’attuazione con mezzi pubblici della sterilizzazione volontaria. Ricordiamo il processo allo sfortunato ginecologo-simbolo della sterilizzazione, Giorgio Conciani: l’articolo del codice penale (art. 583) nel quale era incluso il divieto di sterilizzarsi, benché abrogato dalla legge 194, non bastò ad evitargli la condanna per aver praticato la sterilizzazione volontaria. Sostenuto dall’ASSTER e dall’AIED, che aveva già presentato centinaia di autodenunce di sterilizzazione, venne assolto nel 1982 ma rimesso sotto accusa nel 1985 dalla Corte d’Appello. Solo successivamente si ebbero le prime sentenze favorevoli.
Il «primato» del seme maschile è tale che mai i legislatori hanno preso in considerazione la possibilità di sterilità maschile – vedi la tranquillità con cui è stato introdotto dalla l.1514 il divieto di inseminazione «eterologa». E per questo è stato addirittura prescritto l’impianto obbligatorio nell’utero femminile degli embrioni «creati» (6).

La donna-banca Bianca

I soggetti maschi bianchi di origine italiana che si sentono minacciati nella loro supremazia economica e culturale, si aspettano dalle «loro donne» che producano bambini in misura maggiore della concorrenza. Il problema demografico sventolato da tanti cattolici, la «crescita zero», va visto in questo senso: le donne fanno pochi figli, pochi cioè in rapporto a quelli prodotti… dalla concorrenza. Quindi anche questo problema nulla ha a che fare con la sopravvivenza dell’umanità, delle culture, ecc. ecc.: è un falso problema, semmai accorpato ad un discorso di convenienza economica del surplus di bambini rispetto agli anziani, minori consumatori di beni.
La donna-banca è un soggetto privilegiato della sperimentazione e della medicalizzazione. Il suo corpo viene sperimentato in tutta la serie di combinazioni ormonali adatte a sedarlo-regolarlo-fertilizzarlo, e non c’è mai la sicurezza della non nocività di ciò. Questa è un’altra faccia della proprietà della Terra santa.
Il «progetto», l’occupazione, la trattativa, riguardano l’embrione-uomo, il cittadino-bambino, il futuro della LORO salute, la presenza della LORO dignità, la LORO cittadinanza, e non la salute delle donne. Non è previsto che la donna-banca possa intuire, sentire, sapere di sé, del suo corpo, della sua salute: il meglio per lei lo sa la classe medica, che prescrive. La donna-banca possiede un contenitore che non è più «utile»? Va buttato: gli ultimi dati? Quasi 70mila isterectomie nel 1998 (7).

I signori degli anelli

Così come i produttori di norme, anche i produttori di «senso» si attivano per quel che riguarda la definizione di «unione» tra due persone. Il clero fa del mercato dei matrimoni una delle sue maggiori fonti di prestigio, che difende strenuamente. Già con il referendum sul divorzio (1974) gli oltranzisti avevano tentato la negazione di una realtà di fatto, cioè che le persone spesso non trovano giusto vivere sempre indissolubilmente unite. Fallito il tentativo Attak, continua la celebrazione di matrimoni in pompa magna, eventi che quasi sempre sono finalizzati ad esprimere uno status sociale e a finire in grandi abbuffate, al di là del tentativo clericale di predicare sulle finalità dell’unione dei due sposi, che comunque trova buon gioco.
«La fecondità o procreazione dovrà ritrovarsi come l’espressione di un amore VERO delle due persone…» (E. Sgreccia), non si sente già un po’ di incertezza, di astio, in questo incipit che richiama al dovere coniugale di procreare senza sosta? E i signori degli anelli quanto veleno stanno sputando sulla legittimazione delle «unioni di fatto» anche tra persone dello stesso sesso: ancor più di ogni matrimonio civile, questi minano la loro jus primae noctis, l’esclusiva su di una certificazione ritenuta centrale nella vita di molti. E l’attuale governo estromette dall’Osservatorio nazionale sulla Famiglia Chiara Saraceno e Marzio Barbagli, rei d’avere compiuto studi sulle famiglie gay e lesbiche!

Il mercato degli infetti

Sabotando ogni tecnica contraccettiva che non sia quella da essi stessi giudicata «naturale» (ebbene sì, abbiamo la scopata biologica senza l’impiego di mezzi chimici…), cioè il metodo Billings basato sull’osservazione dei periodi fertili, i catto-sessuomani fanno continuo sabotaggio di tutte le pratiche contraccettive più efficaci, ed anche della ricerca su di esse (ed anche in questa per ora hanno il primato i maschi, che guarda caso però somministrano a donne). Ma il fatto tragico ed evidente è che il Vaticano è la prima organizzazione nel mondo ad opporsi all’uso del profilattico, e dunque anche la prima organizzazione mondiale responsabile del mancato impiego di questo mezzo per la protezione da malattie a trasmissione sessuale, prima fra tutti l’AIDS, che miete milioni di morti. Il problema: solo nell’Africa subsahariana l’UNAIDS stima nel 2003 due milioni e mezzo di morti.
Non occorre citare la grave pressione antiprofilattico sviluppata dalla Chiesa Cattolica durante la conferenza internazionale sulla demografia a Il Cairo (1994), basta citare la conferenza internazionale sull’AIDS svoltasi in Sudafrica nel 2000, dalla quale si levarono alte le grida di denuncia contro le manovre anti-profilattico del Vaticano. Oltre a pregiudizi maschilisti ovviamente tramutati in «tradizione», e alla povertà, è la Chiesa cattolica l’organizzazione umanitaria che, mentre vuol farsi carico del mercato degli infetti, fa in modo che il profilattico non venga usato ed anzi venga presentato (e qui la pseudoscienza del clero è favola) come inefficace, insicuro, e ovviamente simbolo di vizio ecc., facendo leva anche sulla disinformazione e la povertà delle popolazioni.

Chi semina vento…

Di fronte a considerazioni che sottolineano i pregiudizi e la cecità, diciamo pure spirituale, che reggono il governo dei corpi, quale agire è opportuno da parte delle donne? Ci si aspettava, al momento in cui scrivo, inizi marzo 2004, una grande manifestazione nazionale di tutte le donne laiche contro l’approvata legge sulla PMA. Ma le donne laiche che hanno gli strumenti per indire una grande manifestazione nazionale, donne dei partiti di sinistra e dei sindacati, detentrici di potere organizzativo, sono impegnate in una eterna campagna elettorale, legate quindi alle esigenze di trattativa sia coi maschi dei loro partiti che con il centro cattolico di questo paese.
Non possono rischiare un flop, né il lancio di slogan che dividerebbero ancor più l’elettorato in due parti: laico e femminista da laico ma cattolico.
Ancora una volta, mentre i meccanismi della rappresentanza politica si divorano all’interno dei «palazzi» (con scarso rilievo esterno, come dice il ministro Gasparri, anche le proteste «in Aula» delle poche deputate), la politica e la cultura aspettano città per città, situazione per situazione, che noi donne si abbia la forza per organizzare diversamente la realtà. Cosa decidono, da chi sono composti i comitati di bioetica nelle ASL? Dove e come funzionano i consultori? Quali strumenti abbiamo per migliorare la nostra salute? Nei comuni nei quali abitiamo, come è gestita l’informazione sulla sessualità nelle scuole? Abbiamo il compito di continuare a sviluppare la voglia e l’etica del far politica femminista, senza la quale la nostra tempesta non potrà essere risposta a chi semina vento.

Francesca “Dada” Knorr

Note:

1. Proposte di divieto di inseminazione artificiale, connesse con il moralismo cattolico contrario al “disordine” portato nella coppia dall’uso di seme diverso da quello del partner sposato, iniziano nel 1958. Nel 1983 nasce in Italia la prima bambina ottenuta con fecondazione in vitro. Nel 1985 viene istituita una Commissione governativa. Le proposte di legge si susseguono all’insegna del moralismo (Degan, 1988), ricordiamo però una proposta (C.3490, 1988) che vedeva come firmatario anche Rutelli, ora pro 1514, e che consentiva invece l’accesso alla fecondazione assistita anche alle donne nubili! Del 1988 il famoso testo unificato presentato da Marida Bolognesi, che venne poi ulteriormente storpiato.
In Italia, già regolamentati dalla circolare Degan (1985) esistono 328 centri attivi ove è possibile praticare la PMA, e dove per ora (perché la legge poi non lo consentirà) sono crioconservati oltre 24.000 embrioni.
2. La diffusione delle tecniche contraccettive sta facendo sì che ogni anno diminuisca il numero di aborti effettuati in Italia. “Il trend evidenzia una netta progressiva diminuzione dell’IVG dal 1980” – ISTAT, 2000. Modelli matematici stimavano il numero di aborti clandestini praticati in Italia prima del 1978 tra i 200.000 e i… 600.000. Attualmente si stima la presenza di IVG effettuate al di fuori di strutture sanitarie, soprattutto nell’Italia meridionale e peninsulare, di circa 50.000 casi, con tendenza alla diminuzione. La crescita, in alcune strutture, del numero delle IVG, e la diminuzione in altre è spesso dovuta alla “migrazione” di donne da altri centri dove l’IVG non è praticata da medici antiabortisti.
3. “Il Comitato è pervenuto unanimemente a riconoscere il dovere morale di trattare l’embrione umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica di persone, e ciò a prescindere dal fatto che all’embrione venga attribuita sin dall’inizio con certezza la caratteristica di persona nel suo senso tecnicamente filosofico, …”, documento “Identità e statuto dell’embrione umano”, datato giugno 1996, del Comitato naz. di bioetica. Vedi per le dissociazioni il Manifesto di Bioetica laica, giugno 1996, Sole 24 Ore, firmato Flamigni, Massarenti, Mori, Petroni.
4. Dal sito del Movimento per la vita, citiamo un comunicato stampa di Carlo Casini dell’aprile 2003, a proposito della legge 1514: “…è chiaro che sarebbe nettamente migliore una legge che vietasse ogni forma di fecondazione artificiale”, dice il difensore della vita, affermando poi che comunque la legge sarà utile perché sarà “più facile essere creduti nelle scuole e nella cultura in generale quando si afferma che la vita comincia dal concepimento”.
5. “La sessualità umana ha una struttura di carattere complementare e si presenta come capacità di apertura di tutto l’essere alla coniugalità…”. Cosa vuole dirci monsignor Sgreccia, membro del comitato naz. di Bioetica, con questa affermazione tratta dal suo manuale di bioetica? Che ogni costruzione individuale, sociale, culturale della sessualità deve basarsi obbligatoriamente sulla fisiologia, da lui interpretata, che ritiene non morali le forme di erotismo: 1) sul proprio stesso corpo, 2) tra corpi non complementari fisiologicamente secondo la sua visione, 3) tra corpi che non possano mettere in atto “naturalmente” un concepimento. E. Sgreccia, Bioetica. Manuale per medici e biologi, Milano, 1986.
6. La legge 1514 rende obbligatorio l’impianto degli embrioni ottenuti con PMA. Informata, su sua richiesta, dello stato di salute dell’embrione, la donna può decidere successivamente un aborto terapeutico (finché gli sarà concesso dalla L.194…). Non solo, sono escluse dall’accesso dalla PMA coppie non sterili, però portatrici di geni a rischio di generare malformazioni anche gravi, che volessero servirsi della PMA per monitorare l’embrione prima di decidere di mettere al mondo un figlio gravemente leso. No comment.
7. Citiamo di nuovo il volume a cura di Maria Rosa dalla Costa, Isterectomia, il problema sociale di un abuso contro le donne, ed. F. Angeli, 1998.