Mi dispiace di dovervi far sfumare la
sorpresa, anticipandovi sin d'ora la conclusione di quanto sto
per dirvi, ma devo confessare subito che il mistero del titolo
rimarrà irrisolto. Qualcuno potrà dire, naturalmente,
che non ho indagato abbastanza, che la pigrizia mi ha inchiodato
alla sedia impedendo di andare a informarmi presso le fonti
accreditate, che quando si lavora con professionalità
certi ostacoli non possono non essere superati, altrimenti è
meglio cambiare mestiere. Vero è che questo non è
un mestiere, e che mi guarderei bene dal solo desiderare di
gravare sul libro paga di questa rivista. La militanza non ha
salario. E poi è il momento di farla finita con questa
storia della professionalità. Come diceva un tempo Giorgio
Gaslini: "la musica ai non musicisti". E io dico:
"la ricerca agli arruffoni". Evviva il dr. Watson.
La verità è che, in certe indagini, si arriva
al punto, come in alcuni racconti horror di Howard Phillips
Lovecraft, di pensare che forse è preferibile non
scoprire la verità.
(In Giovanotti, non esageriamo! Achille Campanile fa
rilevare l'efficacia del carattere corsivo nei riguardi della
drammaticità dei testi: "esso dà a una frase
semplice in apparenza, un che di misterioso e in certi casi
procura, a chi legge, un leggero brivido. Perché? Chi
sa. Non potrò mai dimenticare l'impressione che, in un
romanzo, mi fece questa frase stampata in corsivo: Un pallore
terribile si diffuse sul suo volto: il cocchiere aveva due
dita di meno.")
Di fatto, da quando posseggo una antenna parabolica e un decoder
per guardare i programmi via satellite, mi sono accorto di un
fatto strano e, come avrete già capito, inspiegabile.
Più volte, attendendomi di vedere un film o u partita
di calcio su un canale Mediaset, subivo lo smacco di vedermi
oscurato il canale dalla dicitura IL PROGRAMMA ATTUALMENTE IN
ONDA NON È DISPONIBILE PER IL PRESENTE MEZZO DI TRASMISSIONE.
O qualcosa di analogo. Non lo ricordo bene, giacché qualche
tempo dopo Mediaset non si scomodava più nemmeno a far
apparire questa scritta, limitandosi a oscurare il canale. Il
significato, comunque, è questo: il film non ve lo trasmettiamo
via satellite, e dovete andarvelo a guardare utilizzando l'antenna
tradizionale. Va bene: chi ha avuto l'accortezza di non buttar
via l'antenna tradizionale non deve far altro, con un semplice
pulsante del telecomando, che sintonizzarsi sull'antenna medesima.
Il problema è un altro. Tutto ciò sconvolge la
mia idea di libero mercato. Avrei potuto capire il contrario:
vi oscuriamo il film o la partita sul supporto tradizionale,
così se la prossima volta non ve li volete perdere andrete
di corsa ad acquistare la parabola, il decoder, e ovviamente
ad abbonarvi a una qualche offerta TELEPIÙ.
Le ho immaginate tutte, chiedendo anche in giro e interrogando
qua e là il popolo. Non sono riuscito a trovare nessuna
spiegazione soddisfacente. Sono sicuro che, da qualche parte,
ci sono di mezzo i soldi. Io non so se Mediaset e Telepiù
abbiano vicendevoli cointeressenze o meno. Se sì: l'oscuramento
è assurdo. Se no: comunque Mediaset si priva di un mezzo
per trasmettere la pubblicità, enorme fonte di reddito
per chi non fa pagare il canone: un po' come tagliarsi i testicoli
per far dispetto alla moglie. E di solito quando qualcuno di
questi padroni del vapore mediatici vuole spingere il pubblico
a fare qualcosa, si affretta a spiegare come agire per farlo,
e a reiterare più pubblicamente possibile la spiegazione.
Invece, niente. Oscuramento avvolto nel più fitto mistero.
Per favore, criptate i canali che volete farci pagare per vedere.
Non fateci diventare pazzi con questi scherzi da Berlusconi.
Dalla mia cripta esalo respiri angosciati. La curiosità
mi tormenta. Se qualcuno può svelarmi l'arcano, la raffinata
mossa d'alta finanza, è pregato di contattarmi al più
presto. Fra poco farà giorno e al canale oscurato subentrerà
la luce del sole. Io mi dissolverò nella mia bara scoperchiata
senza aver potuto vedere la partita, giacché Jonathan
Harker ha buttato mesi fa nel cassonetto la mia vecchia antenna
di frassino. Retequattro, che tu sia maledetta per sempre!
Carlo E. Menga
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