Come è noto, lindustria
calcio è tra le prime dieci attività economiche
in Italia. Soldi ed interessi sono da capogiro. Pochi hanno
voglia di vederci chiaro per non schifarsi di quello che rimane
uno dei giochi più belli del mondo e nella sinistra parlare
di calcio ha ancora il sapore del perditempo qualunquista. Ma
i fatti di questestate sono così significativi
politicamente che almeno qualche commento lo meritano.
Conti in rosso ed interventismo del governo
Se Roman Abramovich, il Paperon de Paperoni russo che
ha fatto i soldi con il petrolio siberiano acquistandolo a prezzi
di mercato interno e rivendendolo allestero, riesce ad
acquistare dal niente il Chelsea in Inghilterra, saccheggiando
in tutta Europa i migliori giocatori sul mercato, tra i quali
Mutu del Parma e Crespo dellInter, le squadre italiane,
invece, versano più o meno tutte in stato prefallimentare.
Né Milan né Inter né Roma né Lazio
riescono da tempo a far quadrare i conti ed il pericolo che
anche le squadre più blasonate possano fare la fine della
Fiorentina ha fatto correre tutti ai ripari cercando aiuto nel
governo.
È di un anno fa il decreto «spalmadebiti»,
voluto proprio dal tanto bistrattato presidente della FIGC Franco
Carraro per consentire a tutte le squadre di mettere a bilancio
gli ammortamenti distribuendo le minusvalenze in dieci anni.
Il risultato fiscalmente parlando è quello
di trasformare la presunta svalutazione del valore di mercato
dei giocatori (minusvalenze) in un bonus fiscale, mentre
penalmente parlando le acrobazie contabili stanno a rappresentare
un aggiramento delle norme sulla contabilità aziendale
ovvero il falso in bilancio.
Daltra parte, il presidente Berlusconi non è il
vero «patron» del Milan e non è colui che
ha sostanzialmente depenalizzato il falso in bilancio? Il trucco
è di una semplicità elementare: il Milan
ad esempio , vincitore questanno della Champions
League e che, pertanto, dovrebbe avere un parco giocatori il
cui valore si è ulteriormente incrementato, lo ha invece
svalutato da 247 a 40 milioni di euro, pari al prezzo sul mercato
dei soli Nesta, Inzaghi e Gattuso! Grazie a questa legge, le
sole squadre di serie A hanno ricevuto dal governo un regalo
di un miliardo di euro e il Presidente del consiglio Berlusconi
ha regalato al Milan, e cioè a se stesso, non meno di
200 milioni di euro.
Questo piccolo conflitto di interessi tra i tanti che
può vantare Berlusconi si specchia con gli interessi
che Carraro ha con il «Gruppo Capitalia», che è
non solo il finanziatore, ma anche il socio ed il creditore
delle società Roma, Lazio, Parma e Perugia.
Si capisce ora perché i presidenti Sensi della Roma,
Baraldi della Lazio e Gaucci del Perugia, allatto di sfiduciare
Carraro si siano invece in questi giorni schierati al suo fianco!
I rapporti di Carraro con Berlusconi, abbiamo visto questestate,
sono ottimi: troppi sono stati gli affari comuni fatti in passato
ed altrettanti se ne prospettano per il futuro ed ecco che nel
gennaio di questanno è intervenuto un nuovo decreto
«spalmadebiti», questa volta per distribuire su
cinque anni i debiti relativi ai contributi previdenziali ENPALS
che tutti gli squadroni (Milan compreso), al pari di tante provinciali,
non pagano più da tempo. Ecco cosa significa quando Berlusconi
afferma che si sente molto vicino alla sua squadra e ai tifosi
di tutta Italia!
Daltra parte, come si fanno a pagare i debiti quando il
90% dei ricavi è coperto dagli ingaggi dei giocatori?
Ma si sa, il mondo del calcio è regolato da una legge
a parte: i conti in rosso sono permanentemente sanati da fideiussioni
false, iscrizioni a tornei autorizzate dalla Co.Vi.Soc. (Commissione
per la Vigilanza ed il controllo delle Società calcistiche
professionistiche) che, invece di vigilare, concorre nel falso
in bilancio; fuori si fallisce per molto meno, ma se sei presidente
di una squadra di calcio sei famoso ed impunito.
Il caso Cirio con il crollo in borsa delle Cirio Bond non ha
forse evidenziato come Cragnotti abbia acquistato la Lazio con
un prestito a se stesso, chiaramente mai rientrato? Il dissesto
finanziario delle grandi squadre ha così aperto la strada
ad un intervento strutturale del governo a protezione di interessi
nazional-calcistici, chiaramente coincidenti con interessi elettorali.
Certo il governo non ha potuto ripianare il buco della Cirio,
ma con il decreto «spalmadebiti» ha salvato dal
fallimento la Lazio a danno delle migliaia di piccoli azionisti
Cirio, facendole risparmiare oltre 200 milioni di euro.
Faccendieri e avventurieri
Il populismo demagogico di Berlusconi ha trovato il mondo del
calcio già in crisi, certamente non per responsabilità
governativa, ma ha avuto buon gioco approfittandosene e, entrando
in campo, ha fatto sua la partita.
Grazie a maxi condoni, non solo fiscali, tutti questi provvedimenti
governativi non solo hanno sanato gli effetti della megalomania
di faccendieri ed affaristi del calcio (Cragnotti), ma anche
di avventurieri come Sensi, Preziosi e Gaucci, ma hanno anche
tutelato interessi del partito-azienda (Milan) o industriali
(Juventus-Fiat) il velleitarismo utopista (Inter-Moratti) ed
aprendo la strada allo smantellamento dellordinamento
sportivo da parte dello stato con lultimo decreto «salvacalcio»
dal sapore nazional-popolare di chi è presidente del
Consiglio, ma anche del Milan, di Mediaset e di tutti i tifosi
dItalia.
Di fronte ad un così massiccio intervento governativo
dello stato italiano a favore delle proprie squadre di calcio,
sono insorte tutte le grandi società europee, accusando
lItalia di concorrenza sleale (distribuire le svalutazioni
presunte dei giocatori sui bilanci dei prossimi dieci anni anziché
sui tre previsti costituisce indubbiamente un aiuto dello stato
membro UE ai danni della libera concorrenza) e di contabilità
fuori controllo. Se ne occuperanno prossimamente la Commissione
Europea per quanto riguarda la concorrenza sleale e la Corte
di Giustizia, se lItalia sarà deferita, per la
contabilità fuori controllo.
Che dire, infine, del vantaggio che il governo ha regalato con
il decreto «spalmadebiti» alle società calcistiche
quotate in borsa a danno di altre società, sempre quotate
in borsa, ma che non si occupano di calcio?
Ancora una volta lEuropa chiede allItalia di introdurre
elementi per una sana competizione economica prima che sportiva
ed a parità di condizioni. Viene francamente da ridere.
Milan e Juventus per capacità e le altre squadre metropolitane
per velleità intendono la competizione calcistica come
mera sopraffazione economica e politica. Una sconfitta del Milan
può avere ripercussioni elettorali, il campionato deve
essere della Juventus perché, diversamente, come si riesce
a dimenticare la cassa integrazione.
Vincere e sempre vincere è limperativo di sponsor
e mercato e questa è lunica legge. Le regole del
liberismo bruto imperversano, altro che par condicio
europea e sana sportività! Che dire della vicenda Chievo
Lazio che ha strozzato lanno scorso la politica
di Campedelli (valorizzare giovani giocatori come Eriberto e
Manfredini e rivenderli) quando Cragnotti, sullorlo del
fallimento, ha deciso di non pagare un euro e la FIGC non è
intervenuta per paura di inimicarsi una piazza così importante
come Roma!
Il calcio è sempre più in mano ad imprenditori
che non sono mai stati sinceramente interessati al gioco del
calcio, ma solo al crudo business ed utilizzano la vetrina calcistica
per acquisire potere, riciclarsi nel mercato, allacciare relazioni
importanti in altri settori, amministrare cinicamente capitali
ed energie umane con la consapevolezza che tutto gli sarà
consentito in nome della demagogia dellItalia dei campanili
e del tifo trasversale in tutti i partiti e lobby politiche.
Alcuni esempi. Il presidente del Como e del Genoa (Preziosi,
titolare della società Giochi Preziosi) è anche
azionista del Modena; Gaucci è presidente del Perugia,
del Catania e della Sambenedettese. Se domani dallo scontro
diretto tra Como e Genoa dipendesse la promozione o la retrocessione
di una delle due, cosa farebbe Preziosi?
Questi sono personaggi che fanno partita a sé, che si
disinteressano delle squadre e delle rispettive tifoserie, mirando
solo allaffare, che può essere non solo economico,
ma anche politico, se si pensa che il caso Catania è
entrato nella stanza dei bottoni, ha determinato una discesa
in campo del presidente del consiglio Berlusconi, ma anche del
vicepresidente Fini, per sostenere il suo capogruppo La Russa
e fare occupare ad AN nuove poltrone nel CONI e nella FIGC.
Il tutto senza alcuno scrupolo morale e senza rispetto nemmeno
per il tifo: nel campionato 2001-2002 il Venezia di Zamparini
è retrocesso in B; quel presidente ha ceduto ad altri
la squadra lagunare acquistando poi il Palermo (concorrente
del Venezia nel torneo di B) e vendendo a se stesso i migliori
giocatori del Venezia che questanno hanno giocato quindi
a Palermo! Senza parole.
Il caso Catania e lassolutismo totalitario dello stato
Riassumiamo brevemente il tormentone dellestate.
Nello scorso campionato di B, il Catania si è piazzato
quartultimo e quindi retrocesso. Il suo presidente, Gaucci,
non si è perso danimo: prima ha scelto la via della
giustizia sportiva, poi di quella amministrativa, fino a chiedere
ed ottenere lesclusione del Napoli dal campionato per
far posto alla squadra etnea.
Laffare si è ingarbugliato ulteriormente con lo
scandalo delle fideiussioni emesse da società fantasma
per coprire i buchi a bilancio di Roma, Napoli, Spal e Cosenza
e così è stato invocato lintervento del
governo che, con un colpo di spugna, ha cancellato il verdetto
del campo, i responsi della giustizia sportiva e di quella amministrativa
proclamando: «Il calcio sono io».
È qui solo il caso di dire che, anche in materia di giustizia
sportiva, lassolutismo governativo ha cercato di dare
unaltra spallata totalitaria e demagogica a tutti i privilegi
giurisdizionali interni agli ordinamenti autonomi dello stato:
da quello sportivo a quello, ancor più importante, che
garantisce la giurisdizione domestica del C.S.M. in materia
di sanzioni a carico dei magistrati.
Il risultato di questo nuovo trionfo questa volta sportivo
da parte del governo italiano è stato quello di
riscrivere calendario e squadre partecipanti al torneo di serie
B: dentro il Catania, ma ripescate anche Genoa e Salernitana
(23 punti dalla quintultima), fuori il Cosenza per inadempienze
gestionali (più o meno simili a quelle della Roma) e
catapultata dalla serie C1 anche la Fiorentina per meriti sportivi
( e perché no la Pro Vercelli?).
Chi riscrive la nuova serie B? Il sig. Franco Carraro, vecchio
socialista ed amico di Berlusconi dai tempi di Craxi, e chi
pacifica i presidenti ribelli? Il presidente della Lega, Adriano
Galliani, amministratore delegato del Milan e fido di Berlusconi,
messo lì da sua emittenza e, per lappunto, chiamato
«lantennista» perché incaricato di
dirimere la querelle diritti TV?
Come è evidente, il «TAR West» di questestate
è stato il modo per far entrare politica partitica e
business avventuriero e faccendiere in una materia dove da tempo
doveva vigere il principio secondo il quale lordinamento
sportivo nazionale è dotato di autonomia, autarchia ed
autodichia e dove il controllo vigilanza sullattività
di tale ordinamento da parte del Governo non deve sfociare in
una sorta di tutela totalitaria dellesecutivo, come è
avvenuto con il decreto legge del 19 agosto dove è stata,
tra laltro, sancita una competenza esclusiva del TAR Lazio
su tutta la materia di giustizia sportiva, che concentra ulteriormente
i poteri giurisdizionali amministrativi, annullando di fatto
il privilegio di foro di cui è titolare lordinamento
sportivo con buona pace della clausola compromissoria di cui
si parlerà di seguito.
Solo il ricatto
Lega e Superlega ovvero il fallimento della solidarietà
tra differenti livelli di attività sportiva.
Come è ovvio, anche la materia sportiva è oggetto
di regolamentazione a livello europeo. Orbene, il Consiglio
Europeo di Nizza nel 2000 si era concluso con la seguente dichiarazione:
«Le federazioni sportive giocano un ruolo centrale
nella solidarietà necessaria tra i differenti livelli
di attività sportiva. Esse devono restare lelemento
chiave di una forma di organizzazione che assicura la coesione
sportiva e la democrazia partecipativa».
I fatti di questestate dimostrano che il valore della
solidarietà se mai è esistito nel calcio
italiano ha perso il suo significato. Non è solo
la lontananza politica fra la Lega di A e B e le Leghe C e dilettanti:
è rottura del patto di solidarietà tra le stesse
squadre di serie A e quelle di B e tra squadre che contano (Milan,
Juventus, Inter, Roma e Lazio) e le cd. provinciali.
Quando il campionato di serie B ha deciso di scioperare, per
rappresaglia, le squadre di A hanno minacciato di non versare
più in Lega i contributi di mutualità pari a 100
milioni di euro: nessuno sforzo per risolvere insieme i problemi,
solo il ricatto.
È stata la rottura di questo patto di solidarietà,
che dovrebbe unire idealmente tutte le squadre che partecipano
a vari livelli al gioco del calcio, che ha messo in discussione
il fragile ordinamento interno tutelato dal vincolo di non adire
lAutorità Giudiziaria contenuto nella clausola
compromissoria di cui allart. 24 dello Statuto FIGC, che,
per lappunto, vincola le società ad accettare la
piena e definitiva efficacia di tutti i provvedimenti generali
e di tutte le decisioni particolari adottate dalla Federazione.
Quando le regole possono essere derogate solo se ti chiami Juventus
(doping), Roma (fideiussioni), Inter (passaporti falsi) o Milan
(bilanci alla Berlusconi e pagamenti in nero), ma non per le
società di provincia, ci si rende conto come la solidarietà
allinterno della Federazione sia solo unipocrisia.
Ma cè di più: quando il peso politico (apparentamenti
fra squadre e personaggi politici, vedi Berlusconi e Milan,
ma anche La Russa e Catania e che dire del Perugia con Gheddafi
jr.) ed il peso economico degli squadroni consentono solo a
questi ultimi, sotto tutela politica, di non presentare bilanci
in regola, spuntando nel contempo contratti TV stratosferici,
cè la prova della rottura del patto di solidarietà
che prevede che la sopravvivenza di una squadra sia un bene
per tutte le altre. Lidea di lega e di federazione sta
appunto a significare la ricerca della valorizzazione del gioco
del calcio nel suo insieme e non la valorizzazione di una sua
componente. Cè da dire, però, che Federazione,
lega, solidarietà e valorizzazione dellinsieme
sono parole troppo ricche di significato ideologico per avere
ancora un significato nellattuale mondo del calcio.
Diritti TV
La serrata della serie B si è conclusa e, dietro tante
chiacchiere, il vero problema si è rivelato essere quello
dei diritti TV. Tramontata lera della schedina totocalcio,
sono gli introiti derivanti dai diritti TV a garantire liquidità
al calcio e sopravvivenza al toreo cadetto. Da qui le invettive
dei Presidenti contro Sky, il network di Murdoch, che questanno
farà la parte del leone nelle televisioni degli italiani.
Il governo Berlusconi ed il ministro Gasparri, che passeranno
alla storia per aver regalato il monopolio dei diritti TV a
Mediaset, assistono soddisfatti al naufragio di PMT Gioco Calcio,
la piattaforma pay TV di Campedelli e Matarrese, che
consegna a Sky sostanzialmente il monopolio assoluto della TV
a pagamento, con buona pace dellantitrust.
Quel santerellino fascista di Gasparri si è difeso dicendo:
«che cosa ci posso fare io se non cè concorrenza?
Lantitrust per intervenire ha bisogno di una pluralità
di soggetti, qui cè solo Murdoch». Tutto
vero, lassolutismo totalitario procede anche in questo
campo.
PMT noleggerà le attrezzature tecniche di Sky
dal satellite al decoder e trasmetterà
sempre tramite Sky le partite delle squadre che non hanno
accettato il ricatto di Sky.
Chi non si piega al potere assoluto di Murdoch è destinato
a scomparire dai video dei propri tifosi e ciò in attesa
della Superlega europea che spazzerà le velleità
anche dei club non di prima grandezza.
Non esisterà più un campionato di serie A con
Juventus ed Empoli, ma un campionato europeo dove le grandi
squadre si incontreranno fra loro (Manchester e Real Madrid,
Barcellona e Bayern, Milan e Chelsea etc.).
Alcuni numeri: il budget complessivo dei diritti TV della serie
B è di 25 milioni di euro (Cagliari e Napoli si cono
accaparrate già rispettivamente 4,5 e 6 milioni di euro),
oggi da dividersi in 24 squadre, quando la Juventus ha un contratto
di 54 milioni di euro, Milan ed Inter di 49 milioni di euro
e così via fino alle più piccole Reggina (7 milioni),
Lecce (6 milioni) e Siena (5 milioni).
Ma non si era detto che il prodotto che doveva essere venduto
dalla Federazione era il campionato nel suo insieme e non la
singola partita, in forza del principio di solidarietà
interna alla Federazione, così come auspicato dal Consiglio
dEuropa?
Emulare Mussolini
Eppure, in Germania, in Francia, in Inghilterra e negli USA
le cose non vanno così.
In Inghilterra, ad esempio, assistiamo a forme societarie sempre
più evolute ed a società quotate in borsa, ma
i diritti TV sono ripartiti almeno per la metà
in parti uguali tra tutte le squadre che partecipano
al torneo, ? secondo la classifica del campionato precedente
ed il residuo secondo il numero di partite trasmesse.
Il fascino sta nel campionato e non solo nella singola partita,
ma, si sa, in Inghilterra non vincono sempre le squadre del
padrone della fabbrica e dellinquilino di Palazzo Chigi!
Agli occhi dellopinione pubblica, il signor B. (come lo
preferisce chiamare Franco Cordero) è il salvatore della
patria pallonara e del divertimento ex domenicale (oggi spezzatino
settimanale), che, invece, è solo luomo politico
italiano che più di tutti gli altri è riuscito
ad emulare Mussolini, quando fece vincere il campionato alla
Roma per compiacersi la tifoseria della capitale, e che ha fatto
del calcio non il suo giocattolo, ma prima il suo trampolino
di lancio, poi il modo per raccogliere voti facili ed infine
lo strumento di conservazione del potere secondo il paradigma
tanto vecchio quando vero panem et circenses.
E noi cosa possiamo fare? Quanto a me continuerò a tirare
calci al pallone, alternandoli con «scatti di anzianità»,
provando a divertirmi con amici che, anche se non sono Totti
e Vieri, sicuramente sono più intelligenti e vivono ancora
nella convinzione di riuscire a dare tanti calcioni alla Materazzi
a questa società marcia e a chi ci governa.
Sergio Onesti
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