Molti dei lettori già vi conoscono, ma vuoi raccontarci qualcosa di più su come è nato il Progetto Libertario Flores Magón.
Sergio (avvocato). Il Progetto Libertario Flores Magón è nato a Milano nel 2000 quale proposta di una gran parte del movimento libertario milanese per un intervento di solidarietà internazionalista in Chiapas.
Il nome che abbiamo scelto è stato quello di Ricardo Flores Magón, che è ricordato ancora oggi in tutto il Messico come uno dei padri della rivoluzione seguita alla caduta del caudillo Porfirio Diaz nel 1910. Con i fratelli Enrique e Jesus fondò nel 1900 il giornale anarcosindacalista “Regeneración”, dal quale fu lanciato il grido della rivoluzione messicana “Tierra y libertad”.
Com’è organizzato il Vostro gruppo?
Sergio. Da sempre il nostro gruppo opera in modo volontario e senza alcun finanziamento pubblico insieme e all’interno delle comunità zapatiste, condividendo le loro aspirazioni ad una vita dignitosa basata sui principi della democrazia diretta e dell’assemblearismo. Attualmente l’Unione Sindacale Italiana, sindacato molto presente nel settore ospedaliero ed assistenziale, sta promuovendo diverse iniziative del Progetto Libertario Flores Magón con l’obiettivo di contribuire al Plan de salud concepito in modo autogestito dall’O.S.I.M.E.CH. (Organizacion de salud comunitaria de indigenas mayas del estado de Chiapas). Oggi il nostro progetto partecipa, unitamente ad altri gruppi libertari impegnati in Chiapas, alla Coordinadora.
Che cos’è la Coordinadora?
Melissa (avvocato). Coordinadora è un luogo di incontro libertario di individualità e gruppi di matrice libertaria con un forte radicamento locale. Questa esperienza organizzativa è nata nel maggio 2005 e trova l’adesione dei gruppi che hanno appoggiato e appoggiano la lotta di emancipazione delle comunità indigene in resistenza.
Siamo tutti libertari e anarchici e condividiamo con lo zapatismo il rifiuto verso ogni forma di autorità, l’aspirazione all’autogestione, al metodo assembleare e al mutuo appoggio, principi e pratiche con cui vogliamo rapportarci anche con gli altri gruppi che appoggiano lo zapatismo in Italia e all’estero e con chiunque si ritrovi in tali principi.
Della Coordinadora fanno parte i seguenti gruppi: Associazione Paviainseriea (Pavia); Comitato Chiapas Brescia; Comitato Chiapas Maribel (Bergamo); Comitato Chiapas XX Ottobre (Bassano del Grappa); Gruppo libertario “Montes Azules” (Savona); Gruppo Libertario di Cultura Alternativa “L’Erba” (Casatenovo – LC); Gruppo Tierra y Libertad (Milano); Progetto Libertario Flores Magón (Milano); Spazio Sociale Anarchico Libera (Modena).
Come vi siete organizzati all’interno di Coordinadora?
Melissa. Innanzitutto ogni gruppo è autonomo dagli altri e porta il proprio contributo di diversità ad un progetto di massima condiviso da tutti. Coordinadora è un modello di coordinamento di persone e gruppi e di organizzazione di iniziative diffuse.
In questo senso ogni gruppo continua a portare avanti i propri progetti in Chiapas, chi in ambito sanitario, chi in ambito educativo, chi in quello produttivo. Nello stesso tempo tutti noi siamo impegnati nella controinformazione sulle lotte indigene portando in Italia una visione del Chiapas differente da quella creata dai media o utilizzata strumentalmente dalla “sinistra”, organizzando in forma autogestita progetti, azioni comuni e incontri pubblici.
Quali sono state le iniziative promosse dalla Coordinadora?
Pino (infermiere professionale). Nel corso di questi due anni Coordinadora ha espresso il proprio appoggio alla lotta sociale e politica dello Spazio Sociale Anarchico Libera di Modena, rivolgendo un appello alle istituzioni locali sottoscritto anche da altre realtà esterne; siamo stati presenti in Val di Susa e durante la Street Parade per l’autogestione e gli spazi sociali a Pavia; abbiamo partecipato al luglio libertario alla Cascina Autogestita Torchiera senz’acqua di Milano; abbiamo promosso un appello che è stato sottoscritto da realtà e individui in tutt’Italia ed il 17 novembre scorso abbiamo organizzato un presidio davanti al consolato messicano di Milano e diversi incontri a sostegno della lotta della Asamblea Popular del Pueblo di Oaxaca (APPO).
Il momento di incontro e confronto fra le varie entità di Coordinadora sono le assemblee, che si tengono periodicamente ogni volta in un luogo diverso. L’ultima assemblea si è tenuta a Milano, presso il CSOA Cox 18 di via Conchetta, nel corso della quale, oltre a discutere sui progetti in corso, si sono effettuati dei collegamenti via etere con Oaxaca e Città del Messico di aggiornamento sulla situazione drammatica che si sta vivendo a Oaxaca a causa della durissima repressione da parte del governo messicano ai danni dei rappresentanti e partecipanti alla APPO, con proiezione di alcuni dei filmati raccolti nel DVD autoprodotto dal Progetto Libertario Flores Magón.
Come è nata l’idea di realizzare questo DVD?
Pino. Questo DVD ha un titolo di grande ottimismo politico: “Anche i sogni si realizzano” ed è stato autoprodotto dal Progetto Libertario Flores Magón. L’idea di realizzare un DVD che contenesse diversi filmati è nata dall’esigenza di comunicare in modo immediato il nostro modo di operare in Chiapas facendo vedere in concreto come si sono realizzati i nostri progetti. Il primo filmato raccoglie le immagini relative alla costruzione ed al funzionamento di un ambulatorio dentistico e di un laboratorio odontotecnico all’interno del Caracol di Morelia che è stato organizzato dal nostro gruppo. Il secondo filmato fa vedere anche le realtà con le quali collaboriamo come, ad esempio, la cooperativa di Amburgo Café Libertad. Gli altri due filmati, che illustrano l’attuale contesto socio-politico messicano e zapatista, riguardano l’avvio della Otra campaña e il sistema autonomo di salute in Chiapas.
Il progetto DVD è un lavoro collettivo, che ha visto coinvolte anche tante persone e realtà vicine al Progetto Libertario Flores Magón ed alla Coordinadora, ognuna delle quali ha fornito il proprio piccolo o grande contributo secondo le proprie possibilità e disponibilità.
Il nostro obiettivo è quello di utilizzare il ricavato delle vendite del DVD per finanziare una carovana che attorno a giugno-luglio 2007 si recherà in Messico per partecipare agli incontri Intergalattici che si terranno in questo periodo nell’ambito della Otra campaña.
Prima di parlare dell’ultimo progetto di salute dentale organizzato dal vostro gruppo, volete dirci quali sono le condizioni di salute in Chiapas?
Vittorio (ginecologo). In Chiapas si muore delle più comuni malattie come ad esempio bronchiti, malaria e parassitosi. Le condizioni igienico-sanitarie sono drammatiche solo che si consideri che nelle comunità mancano quasi totalmente latrine, fogne e acqua potabile. La denutrizione diffusa uccide i più deboli. Il tasso di mortalità infantile è elevatissimo.
Aggiungiamo che le donne, ultime a nutrirsi e consumate dalle numerose gravidanze e dall’allattamento molto oltre lo svezzamento, facilmente muoiono durante il parto.
L’O.S.I.M.E.CH. per far fronte alle gravi condizioni igienico-sanitarie in cui versa l’intero Chiapas e nella consapevolezza che il diritto alla salute non debba passare attraverso il filtro governativo, ha concepito, per la prima volta nella storia di quelle popolazioni, un plan de salud, che si articola a cerchi concentrici in modo semplice e funzionale.
La centrale sanitaria è costituita dalla clinica autogestita “La Guadalupana” di Oventic dove operano alcuni medici ed i promotores de salud più esperti, figure sanitarie locali che uniscono alle cure tradizionali, tramandate da curanderos, parteras e hueseros, l’esperienza acquisita in ambito ospedaliero.
Intorno a questa prima centrale sanitaria sono state costruite altre microcliniche dove operano i promotores de salud meno esperti ed infine intorno alle microcliniche si stanno costruendo degli ambulatori rurali (casas de salud) che cercano di far fronte in modo capillare alle necessità sanitarie locali, in un rapporto di organizzazione funzionale e non gerarchica tra centro e periferia.
Due ambulatori odontoiatrici
Quali sono state le iniziative che il Flores Magón ha sviluppato in campo sanitario e qual è stato il vostro approccio?
Vittorio. Nel 2001 abbiamo contribuito a realizzare la microclinica di Nueva Libertad, poi, nell’ambito di un progetto integrato igienico-sanitario ed agricolo-alimentare, abbiamo realizzato una casa de salud nella comunità Miguel Gomez e nel 2003 abbiamo avviato un progetto ostetrico-ginecologico con invio di un ecografo dall’Italia.
Inizialmente il nostro obiettivo è stato quello di stabilire un contatto con le realtà degli indigeni del Chiapas; si sono infatti recati in quella regione non solo infermieri o medici, ma anche personale con caratteristiche più “politiche”. Senza questo lavoro indispensabile non avremmo potuto comprendere a fondo la situazione, l’organizzazione, i desideri e le proposte di quella regione. Quindi prima un lavoro più “cognitivo”, seguito poi da uno più meramente “tecnico”.
È stato un bilancio positivo?
Vittorio. Certamente sì, per essere riusciti a collaborare in modo paritario all’interno del plan de salud senza la supponenza della medicina occidentale e con una volontà di confronto continuo. I veri problemi sono stati, invece, quelli burocratici
Sto pensando alle difficoltà incontrate nei nostri due progetti sanitari: uno ostetrico ginecologico e l’altro odontoiatrico; per esempio quello ostetrico ginecologico si è realizzato con dei “corsi” di istruzione sulle nuove tecnologie diagnostiche ultrasoniche a personale che si interessava per lo più di tematiche di maternità, salute della donna, ecc. Logicamente era completamente inutile tale corso se non si poteva poi mettere a disposizione della struttura sanitaria più centralizzata (in altre parole la Clinica di Oventic) un apparecchio ecografico. Le difficoltà sono state parecchie: l’ecografo ci è stato regalato (non senza problemi) dall’ospedale San Carlo Borromeo di Milano (si trattava di un apparecchio dismesso da questo ospedale). Il più grosso problema è poi sorto sul come far pervenire l’ecografo in Chiapas: documenti doganali, pratiche infinite, ecc. Per fortuna il personale logistico-politico del Progetto Libertario Flores Magón è riuscito a risolvere tutti questi problemi.
Parliamo ora più dettagliatamente del progetto dentistico.
Andrea (dentista). L’idea del progetto dentistico nasce nel 2003, in seguito ad una precedente esperienza avuta in Costa d’Avorio nel 2001.
Dopo questa esperienza Alceste ed io ci siamo resi conto che un progetto sanitario all’estero comportava anche dare continuità al nostro lavoro, cioè non limitarsi ad arrivare in un luogo e dare un servizio per un periodo ridotto di tempo ed abbandonare poi tutto lasciando un vuoto, maggiore di prima.
Una volta entrati nel Progetto Libertario Flores Magón, abbiamo potuto realizzare un progetto continuativo nel tempo grazie al lavoro di finanziamento in Italia ed alle capacità di autorganizzazione del movimento zapatista. L’idea quindi di poter pianificare, oltre ad un lavoro clinico di servizio alla popolazione locale, un progetto di formazione per il personale indigeno, ha permesso, al nostro ritorno in Italia, che il progetto potesse continuare autonomamente senza bisogno di una costante presenza di personale medico.
Come vi siete finanziati?
Alceste (dentista). Sicuramente il lavoro preparatorio di raccolta fondi e recupero del materiale necessario ha rappresentato lo sforzo maggiore che ha coinvolto tutti gli appartenenti al PLFM e moltissimi altri compagni italiani, spagnoli e tedeschi con la partecipazione anche di ditte produttrici di materiali dentari che non richiedevano un ritorno di immagine.
Sono state poi organizzate iniziative in cui si pubblicizzava il progetto in vari Centri Sociali italiani, è stato venduto il caffè Rebeldia ed abbiamo avuto il grande sostegno dei compagni dell’Unione Sindacale Italiana in tutta Italia e di tanti lavoratori, come ad esempio – per citare gli ultimi – i lavoratori della Scala di Milano.
Grazie a tutto questo possiamo ben dire che abbiamo portato avanti un progetto di solidarietà internazionalista senza chiedere nulla né allo stato né alle istituzioni pubbliche.
Dove lo avete organizzato e come lo avete impostato?
Andrea. È stato pensato, ideato e organizzato nella sede del PLFM che si trova a Milano, presso la sede dell’USI Sanità; dopo una visita in avanscoperta circa un anno prima, in Chiapas, dove si è cercato di capire, più o meno, che impostazione dargli, inserendoci nel Plan de Salud del Caracol IV di Morelia, che è uno dei 5 governi autonomi presenti sul territorio chiapaneco.
I punti fondamentali sono stati:
- avviare due ambulatori odontoiatrici stabili in centri definiti, dagli stessi compas, strategici;
- attivare un piccolo laboratorio di protesi mobile al servizio dei due ambulatori;
- formare un’équipe dentale di una decina di compas al servizio degli 11 municipi autonomi nella zona, sia sulla prevenzione che sulla cura;
- fornire un’unità mobile per effettuare un servizio ambulante negli 11 municipi;
- lasciare materiale e apparecchiature per effettuare questo tipo di servizi con almeno un anno di autonomia;
- avviare un processo di coscienza sulle necessità e conseguente autonomia sulla gestione e amministrazione di tutto il materiale.
Quali risultati avete conseguito?
Alceste. Dopo un periodo iniziale di rodaggio, in cui sembrava che il progetto non riuscisse a decollare, sia per l’enorme impegno richiesto ai promotores de salud, che per la difficoltà del lavoro stesso, sono stati raggiunti tutti gli obbiettivi che vi abbiamo appena elencato.
Sicuramente, l’aver avviato le “brigadas” nelle comunità più remote (brigate di una settimana in cui si offriva un servizio di base per sei giorni, ed uno dedicato alla prevenzione, attraverso chiacchierate con la gente e la rappresentazione di uno spettacolo teatrale messo in scena dagli stessi compas promotores de salud dental), ha permesso di lavorare in maniera intensissima per sei mesi, in cui i ragazzi hanno potuto crescere notevolmente grazie all’enorme mole di lavoro; basti pensare che sono state visitate e curate più di duemila persone.
Attualmente c’è un gruppo di 10-12 compas indigeni che gestiscono due ambulatori dentistici sia a livello logistico/gestionale che clinico.
Quanto tempo è durato il progetto e come è proseguito dopo di voi?
Andrea. Il progetto vero e proprio, cioè da quando si è iniziato a lavorare e a tenere i corsi di formazione, è durato un anno; però in realtà siamo stati un anno e dieci mesi in Messico, per recuperare il resto del materiale e le apparecchiature a Città del Messico, per pianificare il luogo e la struttura delle attività con la Junta de Buen Gobierno e per effettuare il progetto vero e proprio.
Come abbiamo detto, il lavoro sta continuando, i compas lo gestiscono in autonomia e le attività si stanno svolgendo principalmente in due Municipi Autonomi; attualmente le brigate sono ferme, in quanto il territorio zapatista è in stato di allerta rossa militare dal maggio ’06, in seguito all’inizio della Otra campaña ed ai fatti di Atenco e Oaxaca.
Il caffé zapatista
Adesso cosa avete intenzione di fare?
Andrea. L’esperienza zapatista ci ha sicuramente fatto venir voglia di comprometterci in maniera ancora più significativa a casa nostra, cercando di far diventare la militanza un impegno quotidiano e stiamo progettando di costituire un ambulatorio dentistico popolare.
Continueremo a seguire il progetto dentistico come Progetto Libertario Flores Magón con l’invio di personale sanitario in Chiapas, e con prossime visite da parte nostra, per mantenere viva e aggiornata la preparazione dei compas promotores de salud dental.
Aver avuto la possibilità di vedere con i nostri occhi e di vivere sulla nostra pelle l’incredibile lavoro fatto in questi ultimi 12 anni di autonomia da parte delle comunità zapatiste ha permesso questo meraviglioso incontro tra noi e loro.
L’avere un obiettivo comune sicuramente è stato il motivo trainante che ha permesso di oltrepassare tutte le difficoltà di questo lungo lavoro di enorme responsabilità.
Aver vissuto nelle comunità indigene per un anno e mezzo condividendo uno stile di vita totalmente differente, mangiando fagioli a colazione, pranzo e cena, stando alle regole di vita comunitaria, ha realmente amalgamato noi con loro e l’idea di questo progetto con il loro plan de salud. Siamo sempre più convinti che sia possibile lottare insieme anche con migliaia di chilometri di distanze culturali e tradizionali.
E se vi capita di passare in Chiapas, nel Municipio Autonomo Ernesto Che Guevara, troverete una piccola incredibile Clinica Dental Flores Magón… dove vi verrà offerto un servizio sanitario degno ribelle e… autonomo!!
Avete accennato anche ad un progetto caffè.
Melissa. Come Coordinadora distribuiamo in Italia il caffè prodotto dalle cooperative zapatiste e importato dai compagni della Cooperativa Café Libertad di Amburgo (legata al sindacato anarchico FAU-AIT). Questo progetto ha lo scopo di rendere disponibile a chiunque fosse interessato, in qualsiasi posto in Italia, un caffè libertario dal produttore al consumatore e viceversa: infatti il caffè viene distribuito non come un prodotto da vendere per realizzare un profitto, ma come un messaggio di liberazione, i cui ricavati sono destinati a finanziare i progetti in corso e futuri in Chiapas, andando così a completare quel circolo di autogestione che nasce dalle comunità indigene e, attraverso la distribuzione in Italia, a loro ritorna, senza intermediazioni a carattere speculativo.
Un’ultima domanda: abbiamo parlato tanto di progetti di salute sempre molto al maschile, vogliamo anche parlare di salute al femminile, raccontando anche qualche esperienza personale?
Giovanna (ostetrica). Appena arrivata ad Oventic, dove ha sede la centrale sanitaria zapatista, quello che mi si è presentato agli occhi di operatrice di un ospedale occidentale è stato un quadro sanitario ed igienico quantomeno precario
Oltre alle patologie gravi, per lo più broncopolmonari e gastrointestinali, quello che mi ha colpito maggiormente sono stati i problemi legati alla sfera sessuale femminile ed alla maternità.
Ho prestato servizio presso la clinica di Nueva Libertad, ad un’ora di strada da Comitan, dove credevo sarei stata impegnata sulla problematica della pianificazione familiare, invece mi sono trovata a dover far fronte ai più vari problemi sanitari, occupandomi dai bambini agli anziani. Ho assistito a parti a domicilio ed ho lavorato in clinica su donne, uomini e bambini avvalendomi sia dell’esperienza dei promotores de salud sia dell’apparecchiatura sanitaria presente nella clinica, ma mi sono resa conto che il primo tema da affrontare è quello di trasmettere l’istruzione sanitaria relativamente all’igiene ambientale, a quella della persona, all’educazione alimentare fino alla cura del proprio corpo.
Ho notato che è stata data una grande importanza alla pianificazione familiare e ai metodi contraccettivi, introducendo un cambiamento nella cultura indigena di grande rilevanza. Spesso andavo in comunità isolate per promuovere “giornate di sanità” nelle quali gli abitanti venivano visitati e curati ma anche informati su una corretta alimentazione ed igiene e dove controllavo dispositivi extrauterini, davo informazioni sulla contraccezione e controllavo pazienti in gravidanza. Ho osservato che la contraccezione, le informazioni sulle malattie veneree e sulla prevenzione del cancro all’utero attraverso il pap-test erano abbastanza diffuse nella quasi totalità delle comunità.
Certo è che il miglioramento dello stato di salute degli individui deve avere come presupposto la conquista di strumenti culturali che intervengano sulla coltivazione dei prodotti agricoli, sull’allevamento degli animali, sull’igiene delle abitazioni, dell’ambiente e della persona. Esiste un manuale in dotazione ai promotores de salud dal titolo Donde non hay doctor dove sono riportate moltissime di queste informazioni che però sarebbe necessario venissero diffuse a tutti i membri delle comunità, partendo dall’insegnamento dei bambini nelle scuole e dall’educazione che le donne, vere artefici dei cambiamenti culturali, portano in famiglia.
Sono convinta che proprio le donne indigene, che dovrebbero tramandare di generazione in generazione le loro conoscenze mediche, abbiano oggi la possibilità di riacquisire quelle conoscenze perse a causa della conquista e di svolgere un ruolo di emancipazione delle comunità di cui fanno parte, partendo da una più responsabile pianificazione familiare, fino ad una maggiore attenzione all’igiene e all’alimentazione, facendo un’effettiva opera di prevenzione in campo sanitario.