Nel 1982 il giornalista Piero Scaramucci ha pubblicato sotto forma di libro (A. Mondadori Editore) una sua lunga intervista con Licia Rognini, la moglie di Pinelli. Titolo: Licia Pinelli. Una storia quasi soltanto mia. Ne riportiamo un breve stralcio relativo al periodo ’67/’68. Il congresso, svoltosi a Carrara, cui si fa riferimento è il Congresso dell’Internazionale delle Federazioni Anarchiche (agosto ’68), al quale parteciparono centinaia di compagni provenienti da decine di Paesi (tra i più lontani: Giappone, Messico, Svezia, ecc.). |
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La vedova di Giuseppe Pinelli, Licia, durante un’udienza |
Licia. Sto pensando al 1967. Gli anarchici avevano fatto il campeggio, non mi ricordo dove. Io sono andata invece a Senigallia con bambine, madre, fratelli, cognate e nipoti.
Figurati! il campeggio. C’erano talmente tante zanzare che persino Pino, che non lo toccavano mai, è venuto giù tutto tappezzato di punture! Campeggio figurati…
E poi hanno fatto il nudismo. Le risate quando Pino me l’ha raccontato! Si era divertito moltissimo, queste cose nuove per un quarantenne. Gli dicevo: “Se ti metti di profilo hai la pancetta e nudo non puoi stare”.
Faceva la spola. Ha lavorato tutto quel periodo: pomeriggio, mattina e notte. Appena libero andava al campeggio. Poi tornava a Milano: pomeriggio, mattina e notte. Altri due giorni liberi e veniva a Senigallia. Meno male che non pagava il treno. Comunque non faceva in tempo ad arrivare che cascava dal sonno.
È stato un anno divertente, con questa storia del nudismo e con la baraonda di Senigallia, sono venuti a trovarci tutti i miei parenti. Siamo rimaste al mare più del solito, un mese e mezzo, eravamo in tanti e si divideva la spesa della casa. È stato l’anno che sono diventata nerissima. E poi Pino che veniva giù e mi raccontava le storie del campeggio, ma non aveva osato dirmi del nudismo. Poi quando sono arrivati a Milano tutti gli amici è venuta fuori la faccenda del nudismo, c’è rimasto così male perché mi sono divertita da morire. Un’educazione puritana anche la sua non solo la mia. Mi chiedeva se ero gelosa! Figurati! Un corpo ne vale un altro, è il resto che conta.
E poi il ’68, con il congresso anarchico, tutto un gran daffare. Quell’anno Pino aveva prestato la casa. Una famiglia francese e lui gli aveva prestato la mia casa per quindici giorni. Così nel ’69 gli ho detto: adesso ti frego io, non vado in campagna. E siamo rimasti tutti a Milano.
Una persona che non riusciva a tener nascosto niente. Il prestito della casa aveva cercato di nascondermelo in tutti i modi, facendo le pulizie di fino che non ti dico. Una casa lucida, mai avuta in vita mia una casa così lucida. Poi una parola via l’altra e gli ho tirato fuori tutto.
Piero. Eri andata anche tu al congresso?
Licia. Io ero a Marina di Carrara al mare. A Carrara sono andata a salutare tutti quelli che conoscevo. Questi vecchi anarchici con una militanza sulle spalle, che hanno sempre pagato di persona, coerenti con le loro idee durante il fascismo, la guerra di Spagna, la Resistenza. E il trait d’union che faceva Pino tra loro e i giovani, le nuove leve, insofferenti, convinte di sapere tutto. Che l’esperienza degli altri non serve. E lui, mezza età, teneva il collegamento. Così era sempre là. Tant’è vero che siamo tornate a Milano da sole. E non gliel’ho perdonato per molto tempo, te l’ho detto: una donna molto viziata pretende di essere viziata sempre.
Ma come mi era piaciuto quell’anno! In tutti i sensi sì, mi era piaciuto molto. Quell’anno che poi uno riassume sempre nelle vacanze.
Piero. Ma l’esplosione nelle scuole, gli studenti, quello che si dice il ’68?
Licia. Io l’ho vissuto sempre di riflesso, cioè con quegli studenti che venivano per casa, mi raccontavano, mi spiegavano.
Piero. E Pino?
Licia. Lui in prima persona come al solito.