Omaggio alla Catalogna:
Lluis Llach
Scrivere di Lluis Llach equivale ad abbordare una quantità di temi impressionanti.
Llach è stato un cantante simbolo della rivolta contro l’oppressione fascista, debuttando nel 1967 ci si è dovuto confrontare, scontrare, rompere le ossa e finire per passare parte della sua carriera in esilio.
Llach è un militante della sinistra, un tempo si è definito anarco-comunista, culturalmente libertario che continua fra dubbi e delusioni a battersi per molte cause umanitarie, che affronta e rimette in questione continuamente tutte le proprie convinzioni.
Llach è un testardo e vivace sostenitore della lingua catalana, s’è sempre rifiutato di cantare in castigliano, rinunciando a compensi enormi per questo; Llach è un sostenitore del Nazionalismo e dell’indipendenza, uno degli esponenti di maggior spicco di quella corrente che si vuole nazionalista di sinistra.
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Catalani lo siamo per natura. Il mio nazionalismo non issa alcuna bandiera, non rivendica alcuna frontiera, alcuna razza, alcuna etnia, non vuol avere alcun esercito... afferma semplicemente il diritto di esistere, il diritto alla differenza, alla libertà. (...) Dietro ogni stato europeo è seppellito un cimitero di comunità assassinate, annichilite, distrutte col fuoco e col sangue nell’epoca in cui non esistevano né la democrazia né i diritti.
L’importanza, la vastità la generosità con cui appoggia ogni suo impegno rischia però di occupare tutto il campo di chi vuole descrivere l’universo che si concentra in quest’uomo... è un problema con cui lui stesso s’è dovuto confrontare
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ho vissuto una bellissima esperienza civile e un’esperienza artistica un po’ scoraggiante. La gente non veniva più ai miei concerti per ascoltarmi ma per scandire: libertat, amnistia, estatut d’auntonomia. Nessuno per sentirmi cantare fino a quel fa diesis che mi costa tanta fatica... forse è la pedanteria un piccolo artigiano dirlo, ma all’epoca il mio orgoglio ne ha sofferto.
Llach è un poeta, un talento musicale di rara complessità capace di maneggiare la poesia di Kavafis, o quella dei più grandi contemporanei con rispetto e originalità. È sopratutto un cantante di eccelse doti e di duttilità unica, avendo studiato per vent’anni sulla propria voce è capace di passare dal registro leggero a quello di baritono classico.
La concezione delle sue opere è grandiosa, lussureggiante... non contento di aver scritto gli inni che una generazione ha cantato manifestando per le strade ha allargato la propria creatività nella concezione di cantate sinfoniche, di lunghe suites e di pagine totalmente sinfoniche.
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Lluis Llach |
La censura franchista
Lluis è nato in un paesino della periferia rurale della catalogna, ed è cresciuto in un ambiente medio borghese (suo papà era medico) ma senza particolari grilli per la testa. Arrivato a Barcellona gli si apre davanti un mondo in cui la gioventù studentesca freme e i cantanti si stanno – fra le mille difficoltà della censura – assumendo il ruolo di portavoce di tali inquietudini: già solo la scelta di cantare in catalano è una scelta di ribellione profonda.
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Per evitare la censura e comunicare col pubblico i cantautori inventavano le più folli metafore parlavano al secondo, terzo, quarto grado, nascondevano la verità sotto un gioco di parole... avremmo voluto dire “l’oppressione è una merda” e dicevamo “i nostri fiori appassiscono”!
Scrive dunque in quegli anni: L’estaca, Il palo
- Se tiriamo assieme finirà per cadere
Non può durare ancora molto, certo che cade, cade, cade
È già piuttosto marcio
Se tu lo tiri forte da lì e io lo tiro forte di qua
Certo che cade, cade, cade e ci potermo liberare.
La censura franchista, che è feroce ma non perspicace, ci mette sei mesi a capire a cosa veramente la canzone si riferisca... dunque ne proibisce il testo, ma è troppo tardi. Durante un concerto a Madrid, la capitale in cui le autorità pensano che nessuno andrà a vedere un cantante che per di più canta nel dialetto di Barcellona, Llach si limita a suonare il pezzo che viene ripreso in coro dal teatro, pieno come un uovo, con un effetto molto più dirompente che se lo avesse cantato il solo Llach. La provocazione è grandiosa ma la vita di Lluis, fermato e interrogato continuamente dalle autorità, diventa impossibile. Un mese dopo si trasferisce in Francia in cui avrà una carriera luminosa cantando nel 1969 anche all’Olympia. L’estaca da parte sua seguirà una luminosa carriera di classico del repertorio sociale finendo per essere persino tradotta in polacco e diventando l’inno del sindacato Solidarnosc.
Simbolo inutile?
Poi passa anche il franchismo e Llach si ritrova con addosso l’impressione di essere un simbolo inutile al processo di cambiamento in cui continua a sentirsi coinvolto.
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Sono sempre candidamente convinto che l’artista adotta un ruolo onesto quando rimette in questione il potere e il contro-potere – che talvolta assume tutti i difetti del potere, senza peraltro arrivarci –, quando rifiuta le leggi ingiuste, quando ha una visione progressista della vita.
- Non era questo compagni,
Non per questo sono morti tanti fiori,
Abbiamo pianto tante speranze.
Forse bisogna essere forti un’altra volta
E dire no, amici miei, non per questo.
- Non per questo, compagni, non per questo,
Non parole di pace dietro le sbarre
Non il commercio che si fa con i nostri diritti
Diritti che esistono, che non fanno o disfano
Nuove sbarre sotto forma di leggi.
Sono gli anni in cui emergono anche le migliori qualità di Llach compositore, in cui la sua forza espressiva e la ricchezza della sua tavolozza compositiva giungono ad una sintesi perfetta nei meravigliosi passaggi strumentali del disco El meu amic, el mar (1978) o Verges 50 (1980). Ma un importante riconoscimento dà forza per superare questo tornante tormentato,
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nel 78 avevo preso le distanze da tutto, ritirandomi sulla mia barca a vela per 9 mesi... senza il Premio Tenco di Sanremo, forse avrei abbandonato la canzone, quella rassegna mi ha fra gli altri fatto incontrare anche Léo Ferré e lui m’ha confidato una certa cosa di una bellezza, di una verità, di una semplicità, di una evidenza su questo mestiere... che non me la ricordo più, ma che è uno dei motivi per cui ho continuato.
Attraverso tutto il Mediterraneo
E ha continuato fino al 2007 Llach, facendosi fare compagnia da alcuni grandi poeti contemporanei primo fra tutti Miquel Marti i Pol, purtroppo scomparso di recente, in progetti mastodontici come Un pont de mar blava (1993) affresco sonoro lanciato appunto come un ponte attraverso tutto il mediterraneo con la partecipazione della grande voce greca di Nana Venetsanou e della marocchina Amina Alaoui o come Porrera (1995), dalle lussureggianti sonorità che molto lo avvicinano a Creuza de ma di de Andrè, e che al contrario rappresenta la possibilità di cogliere i disastri del mondo dal cuore umanissimo di un minuscolo villaggio in cui il nostro vive da qualche anno e
- dove la gente non ha né i soldi né la possibilità di esistere osservando le regole del consumo, dell’omologazione e del dominio (...) ma al caffè o da un amico, quando le immagini della guerra ci cadono addosso dagli schermi televisivi, si interrompe la discussione e ci si interroga sullo spettacolo che ci offre il mondo, che da Barcellona vedevo da un angolo urbano, occidentale, competitivo.
Nel 2007 Llach, in perfetta forma fisica, ha annunciato e compiuto il suo ultimo disco e il suo ultimo concerto, volendo lasciare nel pubblico il ricordo di un artista che si ritira prima di un’ipotetica decadenza. Io confido negli amici del Tenco perché di nuovo tentino di far ritornare Lluis Llach, uomo inquieto e indispensabile, prima ancora che musicista, sulle sue decisioni.
(Postilla gongolante)
A questo artista devo nel mio piccolo una di quelle soddisfazioni personali che, se non cambiano nulla nella carriera di un cantante, certo riempiono d’orgoglio la sua vita.
Proprio nel delicato momento dell’annunciato ritiro dalle scene la prestigiosa etichetta catalana PiCap (che oltre a Llach stesso ha in catalogo il fior fiore di quella meravigliosa tradizione musicale) ha deciso di omaggiare Lluis di un bel tributo. Il disco doppio Si véns amb mi, uscito il 3 dicembre 2007, vuole testimoniare una poetica e uno stile che hanno segnato indelebilmente la storia della musica, ben al di là dei confini del paese catalano.
In quest’antologia infatti personaggi del calibro di Maria del Mar Bonnet, Marina Rossell, Silvio Rodriguez, Jean-Michel Jarre, Ana Belén, Catherine Ribeiro, ecc... interpretano le canzoni del grande Lluis.
Un solo cantante italiano è approdato – per le vie imperscrutabili della passione del curatore Villarnau e dell’editore Doval – a questo cd: ovverossia chi vi scrive.
La canzone Aprile ’74, che circolava da anni in rete e che ho nuovamente registrato per un progetto editoriale di prossima uscita (ma non vi dico di più per scaramanzia!), è presente in anteprima su questo CD catalano.
È uno dei segni di quella sorte che da anni continua ad accompagnare il mio percorso, che sapete lontano da ogni ottica commerciale. È una testimonianza dell’amore che porto alla Catalogna. È un bel segno di quella stima che molti hanno spesso riposto in me e che riempie le mie giornate della gratitudine necessaria a continuare. Grazie Lluis.
Alessio Lega
alessio.lega@fastwebnet.it
homenatge a LLUÍS LLACH
Rendiamo anche noi omaggio a Lluis Llach pubblicando questo comunicato nella sua lingua, il catalano. Una lingua che il regime dittatoriale del cattolicissimo Francisco Franco ha cercato di estirpare. Invano.
«Durante la lunga notte franchista – spiega Claudio Venza (da noi interpellato), militante nel Gruppo anarchico “Germinal” e docente di storia spagnola all’Università di Trieste – poteva capitare a Barcellona o in un piccolo villaggio, che un discorso in catalano fosse interrotto da un falangista con una serie di schiaffi ai “traditori”. Un po’ come succedeva a Trieste, o nei villaggi, se qualcuno parlava sloveno durante la dittatura fascista.
Da questa condizione di oppressione e umiliazione culturale si è rafforzato l’orgoglio e la volontà del parlare catalano già negli anni Settanta.»
Per favorire la comprensione del comunicato, pubblichiamo in coda al testo un breve glossarietto redatto dallo stesso Venza.
El proper dia 3 de desembre sortirà al mercat un disc que farà història, una autèntica meravella, les grans cançons d’en Lluís Llach interpretades pels més grans. Os aniré informant sobre la sortida d’aquest disc....
En Lluís Llach ha estat un dels millors artistes catalans de tots els temps, fa uns mesos va decidir oferir el seu darrer concert i tal com diu ell “deixar de fer de Lluís Llach”, en Lluís no tornarà a enregistrar discos ni oferir concerts, però el seu llegat, la seva obra, quedarà per sempre amb nosaltres i aquestes precioses cançons que formen part de les nostres vides les podrem escoltar en diferents versions.
Si véns amb mi, és un homenatge a l’autor i a l’artista, són els seus companys i amics d’arreu del món que interpreten a la seva manera les cançons de l’empordanès. Una visió diferenciada i amb la personalitat de cada un d’ells li dona, una nova dimensió a cada una de les obres.
Un primer CD amb versions inèdites on hi trobem l’espectacular interpretació de “Penyora” a càrrec de la Maria del Mar Bonet que a més ha realitzat la il•lustració de la portada, unes palmeres fetes amb l’ungla sobre sorra. Un emotiu Pedro Guerra, un sorprenent Silvio Rodríguez, la força interpretativa de l’Adrià Puntí i d’en Miquel Gil, esplèndida versió del “Que feliç era mare” a càrrec de la Marina Rossell, pell de gallina a l’escoltar la versió a veu i piano del “Laura” per part d’en Roger Mas, Joan Isaac amb “Vida” una cançó que sembla que fos escrita per ser interpretada per ell, Josep Tero, Joan Amèric, Túrnez & Sesé, Gorka Nnörr, Manu Guix etc.
Un segon CD amb versions ja existens, algunes de prou conegudes com la de l’Ana Belén “Nube blanca” i d’altres de desconegudes pel gran public, però molt i molt bones i sorprenents, com la que fa l’italià Alessio Lega d’“Abril 74”, Jean-Michel Jarre de “l’Estaca”, la brasilera Zizi Possi de “Cançó d’amor”, la francesa Catherine Ribeiro de “Lluna”, els Pomada del “Que tinguem sort”, Zéspol Reprezentacyjny del “Encara” o dels Inadaptats amb “La gallineta” entre d’altres.
Un disc homenatge a un dels més grans, per gaudir de les seves bones cançons en versions i visions absolutament diferents. Un disc que dona l’autèntica visió internacional del cantant de Verges.
1 Penyora (Maria del Mar Bonet)
2 Si arribeu (Pedro Guerra)
3 Que feliç era, mare (Marina Rossell)
4 La casa que vull (Miquel Gil)
5 Jo també he dormit a l’alba (Adrià Puntí)
6 Laura (Roger Mas)
7 Onades (Silvio Rodríguez)
8 Venim del nord, venim del sud (Joan Amèric)
9 Vida (Joan Isaac)
10 Despertar (Manu Guix)
11 Greziako Itsas-Ontzia (Gorka Knörr)
12 Amor particular (Sílvia Comes)
13 Madame (Albert Fibla)
14 Roda (Túrnez & Sesé)
15 A la taverna del mar (Josep Tero)
16 Around mury (Jean-Michel Jarre)
17 Que tinguem sort (Pomada)
18 Nube blanca (Ana Belén)
19 Aprile 74 (Alessio Lega)
20 Cançó d’amor (Zizi Possi)
21 Silenci (The Walkabouts)
22 La luna (Catherine Ribeiro)
23 Jeszcze (Zespól Reprezentacyjny)
24 Cançó a Mahalta (Muhel)
25 A cavall del vent (Paco Muñoz)
26 Escriu-me aviat (VerdCel)
27 La meva terra (La tresca i la verdesca)
28 La gallineta (Inadaptats)
29 El bandoler (Kumbes del mambo)
30 Companys, no és això (Mesclat)
31 Com un arbre nu (Gerard Quintana)
Breve glossarietto (nell’ordine del testo)
aniré informant – informeremo
darrer – ultimo (senza altre repliche)
deixar – cessare, lasciare
llegat – eredità
arreu del món – di ogni parte del mondo
empordanés – abitante dell’Empordàn (nel nord della Catalogna, sulla costa)
amb – con
ungla sobre sorra – unghia sulla sabbia
pell de gallina – pelle d’oca
prou – abbastanza |
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