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Fabrizio De André (foto Reinhold Kohl) |
Quel concerto
(sfigato) di Fabrizio 20 anni fa
Giugno 1991. Una sera Fabrizio mi telefona a casa, mi dice: “Dai, vieni domani a casa mia che forse è la volta buona, inseriamo una data per gli anarchici.” Da varie settimane è in corso il tour “Le Nuvole”. All'indomani, a casa sua, c'è anche Bruno Sconocchia, di Cose di Musica, organizzatore del tour.
Quel pomeriggio si cerca di identificare una località e una data per questo concerto che Fabrizio ci tiene a fare. Ne parliamo da 17 anni, quando ci siamo conosciuti nel 1974. In effetti c'era già stata una data, nel 1982, a Carrara, di Fabrizio in sostegno della stampa anarchica. Ma l'idea di fare una cosa grossa, in un palasport, non si era ancora concretizzata.
Con Fabrizio, Dori, Bruno si cerca un posto dove non ci sia stato ancora un concerto in quel tour e al contempo ci siano attivi anarchici presenti, anche per dare una mano nella pubblicizzazione dell'evento. A Cava dei Tirreni il successo era stato davvero notevole e Napoli, non lontana ma nemmeno troppo vicina, era rimasta “scoperta”. A Napoli – garantivo io – c'erano compagne e compagni serissimi, affidabili. Li chiamo, la cosa li entusiasma, deciso: Napoli.
Poi le cose sono andate come si può leggere nel box pubblicato su “A” 186 (novembre 1991) e riprodotto nelle due pagine seguenti. Malino, direi. Qualche migliaio di persone presenti, ma quella data è stata una delle (solo) due andate male nel corso di un tour (di una quarantina di date) caratterizzato da un successo strepitoso. La solita sfiga degli anarchici.
Il passivo della serata è notevole: è vero che Fabrizio, Mauro Pagani, Pepi Morgia e mi pare un paio di altre persone non “pesano” sul solito budget, ma gli altri (legittimamente) sì. E poi le spese organizzative sono notevoli. E poi a Napoli tutto si ingigantisce: i biglietti/omaggio, le multe per l'affissione abusiva (fatta dissennatamente dall'organizzazione locale cui “Cose di Musica” si appoggia a Napoli), ecc. ecc..
A fine serata, dentro un camper, seduto con altri a tirare le somme, vedo una cifra in rosso da far tremare i polsi. Bruno Sconocchia la (quasi) azzera, cancellando con una riga di pennarello l'importo delle “sue” spese vive (una ventina di milioni di lire, non proprio due lire). Il suo omaggio agli anarchici. Vent'anni dopo mi fa piacere rendere pubblica quella sua sottoscrizione, che non è registrata da nessuna parte.
Restano l'importanza del concerto, la conferenza-stampa di Fabrizio con gli anarchici napoletani, il significato di quell'evento.
Quel che non ricavammo, in termini finanziari, quella sera a Napoli, ci è poi arrivato (e molto molto di più), dopo la morte di Fabrizio, dalla vendita dei “prodotti” che abbiamo realizzato pensando a Fabrizio e al suo impegno libertario.
Geniale il nostro amico genovese: anche dopo essersene andato, è riuscito a far avere ai suoi compagni anarchici un sacco di palanche (come le chiamava lui), compensando alla grande, anzi alla grandissima, quella serata sfigata, a Napoli, 20 anni fa.
E poi, lo sappiamo bene, che valore hanno i soldi? Nessuno. O quasi.
Paolo Finzi
a Napoli è andata così
redazionale ripreso da «A» 186 (novembre 1991)
Si è tenuto al Teatro Tenda Partenope di Napoli, il 24 settembre scorso, il preannunciato concerto del cantautore Fabrizio De André – il cui ricavato avrebbe dovuto andare a sostegno di Umanità Nova e della nostra rivista. A causa dell’insufficiente affluenza di pubblico (circa 1.600 paganti), la serata si è risolta – da un punto di vista finanziario – in un boomerang: le spese, infatti, sono state di gran lunga superiori alle entrate e – anche sui conti non potranno essere definiti al dettaglio prima di qualche mese – il deficit dell’iniziativa è stimabile in almeno una decina di milioni per ciascuna delle due testate anarchiche.
Prescindendo dal dato finanziario (cosa non facile, dal momento che l’iniziativa era stata voluta da De André innanzitutto per assicurare un po’ di ossigeno alle due pubblicazioni), si potrebbe parlare di una iniziativa positiva. Innanzitutto vi è il dato in sé: una delle persone che hanno dato il maggior contributo culturale alla canzone d’autore italiana, qual è De André, si impegna – in epoca di generale disimpegno – al fianco di iniziative fortemente connotate ideologicamente e assolutamente «minoritarie» quali sono due periodi anarchici. Non è un fatto di poco conto.
Il concerto, poi, ha avuto una qualche risonanza a livello nazionale, mentre a livello locale – anche grazie all’impegno profuso dalle compagne e dai compagni del Centro Studi Lbertari di Napoli – se n’è ampiamente parlato, prima e dopo il concerto. Basta andarsi a leggere i quotidiani napoletani di quei giorni, con i loro frequenti riferimenti alla connotazione anarchica della serata. Buona la vendita di pubblicazioni e libri anarchici durante il concerto.
Belli e molto visibili gli striscioni di UN e di «A» preparati dai compagni napoletani. Entusiasta del concerto il pubblico.
Molti i grazie per la bella ma sfortunata serata: al regista dello spettacolo Pepi Morgia ed al musicista Giancarlo Parisi, che come De André hanno rinunciato al loro cachet; a Franco Canepari ed a Mauro de Cortes per le foto; a Fabrizio «Rouge» Villa per la realizzazione grafica del manifesto del concerto (riprodotto nel 1° interno di copertina del penunltimo numero di «A»); a Reinhold Kohl per le foto d’archivio di De André; al Circolo anarchico «Ponte della Ghisolfa» di Milano che si è occupato delle spedizioni postali dei manifesti; a Bruno Sconocchia e Monica Pesce di «Cose di Musica» per la loro disponibilità; a Riri Contiero per la mano dataci nella sensibilizzazione dei giornalisti; ed agli altri qui non citati che comunque ci hanno dato una mano (comprese le decine di compagni e/o gruppi che in molte località hanno affisso i manifesti del concerto).
Un ringraziamento particolare va ai citati compagni napoletani del Centro Studi Libertari per la serietà e soprattutto per la passione con la quale si sono impegnati.
(«A» 186 – novembre 1991)
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