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Il punto di vista del caimano Mio
padre pensa che io sia comunista. Lo pensa anche uno dei miei
capi allâuniversità , e questo già è più strano, perché si
tratta di uomo intelligente, che vive nel mondo reale e dovrebbe
aver chiaro che la creolizzazione delle ideologie ha prodotto
entità intermedie e terzi spazi politici catalogabili solo
attraverso acronimi. Questi ultimi, una volta sciolti, non
significano assolutamente nulla. E hanno la vita di una falena
senza coltivarne il fascino caduco. Però, dal punto di vista di
mio padre, io sono molto comunista, sebbene anche un elementare
questionario sul senso â contingente e storico â del
comunismo mi metterebbe in seria difficoltà . Ma dal suo punto di
vista di ex democristiano cattolico e in cerca di riferimenti
nella selva incomprensibile dei simboli politici contemporanei,
non vi sono dubbi: io sono comunista, mangio i bambini, non vado
in chiesa e probabilmente per sindaco di Milano ho anche votato
quel comunista di Pisapia. Prima di convertirmi allo stato
dâanimo zen che mi caratterizza ora, tentavo di convincerlo che
â in confronto ai miei amici â io sono moderata. E
soprattutto profondamente pacifista, contraria a ogni forma di
violenza e tendente a sposare lâelementare principio secondo
cui lâessere umano ha diritto alla sua libertà prima ancora
che al cibo e nella misura in cui questa libertà non lede la
libertà di altri. In ogni caso, dal punto di vista di mio padre,
questo è comunismo puro, staliniano, maoista, da degenerati e
forse contagioso come lâAIDS. Nicoletta Vallorani |