Rivista Anarchica Online


Trentasette
anni fa


 

a cura della redazione

 

 

Un soldato che si è calato l’elmetto a coprire gli occhi e si punta una pistola alla tempia: “credeva nell’esercito...” è la scritta. Saranno poi numerose le copertine di “A” che, come questa del n. 40 (agosto/settembre 1975), punteranno sull’ironia o il sarcasmo, per catturare l’attenzione dei lettori e soprattutto per evitare le classiche immagini “di lotta (dura)” cui – soprattutto in quegli anni – si era abituati.
Nell’editoriale di presentazione del numero (che anche allora si chiamava “Ai lettori”) si legge in proposito: Uno dei compiti che la nostra rivista si è proposta fin dalla sua fondazione (nell’ormai lontano... 1971) è quello di seguire con attenzione l’evolversi del Potere in Italia, in stretta corrispondenza con la continua (anche se non lineare) ascesa della nuova classe tecno-burocratica. L’articolo dedicato alle nuove tendenze del militarismo in Italia rientra in questo filone, nella misura in cui coglie il parallelo mutamento della politica della sinistra nei confronti dell’Esercito ed il farsi avanti di proposte “innovatrici” nei settori più avanzati delle stesse gerarchie militari.
L’articolo cui si fa riferimento è intitolato “Signorsì alla democrazia” e segna il debutto nella collaborazione ad “A” di Claudio Venza, membro (allora come oggi) del gruppo anarchico Germinal di Trieste. A seguire, in una pagina intitolata “Il nostro antimilitarismo e il loro”, viene pubblicato il comunicato emesso dagli anarchici presenti alla Marcia Antimilitarista Trieste-Aviano al termine della prima giornata della marcia stessa. Gli anarchici, compatti (un’ottantina circa), spiegano le ragioni del loro abbandono della Marcia stessa, in dura polemica con i radicali, accusati di strumentalizzazione e soprattutto di volontà prevaricatrice, nel loro tentativo di imporre a tutti i partecipanti la loro impostazione “legalitaria”. E questo dopo aver snobbato, i radicali, l’edizione precedente (1974) della marcia stessa.
Una polemica contingente, che però – a distanza di tempo – segna in maniera definitiva la rottura di un rapporto che, pur tormentato, aveva spesso visto affiancati – in campo antimilitarista, anticlericale, ecc. – radicali e anarchici. Nei quasi 4 decenni da allora trascorsi, l’estraneità dei due movimenti si è confermata pressochè totale e ha visto – per esempio nel periodo di collaborazione/entrata dei radicali in Forza Italia – momenti di totale contrapposizione.
Per chiudere sull’argomento, segnaliamo che nello stesso numero di “A” un articolo (“Contro quale regime?”) è dedicato proprio alla messa a fuoco delle differenze sempre più profonde tra anarchici e radicali.
Altri temi affrontato in “A” 40 sono: la repressione nella Spagna ancora (per poco) franchista, la crisi sociale in Italia (si parla di “autunno tiepido”), la situazione argentina, il crescente ruolo delle banche, la demistificazione della “scuola di massa” e dell’educazione tecnologica, le dimissioni del governatore della Banca d’Italia Guido Carli, intervento statale e cogestione in Svezia, le sinistre al governo in Portogallo, un intervento di Gianpietro “Nico” Berti (con il suo consueto pseudonimo di Mirko Roberti) su “il materialismo dialettico alle corde”, in polemica con il filosofo (allora) marxista Lucio Coletti. Non mancano, per concludere, alcune recensioni di libri, riviste e – questa volta – anche del documentario “Spagna ’36: un popolo in armi” realizzato, nella sua versione italiana, dal Comitato Spagna Libertaria.