arte
PropaganDADA: ovvero sperimentazioni di trasmissione del pensiero
di Luther Blissett
e Rino De Michele
Mail-art, Fuoriposto, iniziative, strambate, libri, ricette: sintetica autobiografia artistica di un siciliano per fortuiti eventi capitato nei pressi della Laguna veneziana.
Luther Blissett: Bene, concentrati che inizio.
... ...
Rino De Michele: Così nell'immediato non
saprei risponderti con chiarezza ma, l'indimenticato Malek Pansera
diceva che bisognava starmi vicino poiché attorno a me
accadevano cose. Era un'espressione che trovavo divertente
poiché sembrava vestirmi con i panni di quel prestigiatore
che moltiplicava pani e pesci nel deserto ma, onestamente, ne
ero anche abbastanza lusingato. Ad ogni modo trovo bello ed
emozionante avviare questo colloquio ricordando Malek, un grande
artista che ho incontrato a Bologna, durante la prima biennale
di arte&anarchia2001 organizzata da ApARTe° e dai compagni
bolognesi. Lui aveva aderito a quell'iniziativa portando un'installazione
che si manifestava con delle grosse casse di legno dalle quali
emergevano, in un insopprimibile anelito di libertà,
dei pupazzi di stoffa a grandezza naturale. Dopo quei tre giorni
di fantasia e confronto, chiusi in maniera memorabile da Judith
Malina, Hanon Reznikov ed altri componenti del Living Theatre
che proposero “Mysteries and smaller pieces”, iniziammo
a frequentarci dando inizio ad una profonda e sincera amicizia,
tanto che adesso ti posso dire che piuttosto bisognava star
vicino a lui poiché era Malek che faceva accadere cose.
Com'è avvenuto nel 2002 per “Demolizioni”
all'ex-Breda di Cadoneghe-PD (dove non si regalavano pesci ma
abbiamo realmente mangiato il pane fresco preparato da Enrico
Minato).
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Rino
De Michele
FOLKfesta 2005 |
Luther: … …
Rino: Saranno stati gli anni trascorsi in un collegio
militare dell'aereonautica, sarà stato il fatto che sin
da piccolo avevo modo di leggere “l'Adunata dei Refrattari”,
saranno state ulteriori dinamiche più o meno casuali,
ma mi convinsi abbastanza presto che un'organizzazione sociale
che mettesse in pratica i principi espressi dalle proposte anarchiche
fosse la società più naturale e giusta da realizzare.
Senza addentrarmi troppo negli scritti dei padri Bakunin, Malatesta
e Kropotkin, mi fu chiara la necessità e l'impellenza
di un cambiamento radicale del vivere civile dove fossero attivati
andamenti collettivi, dove fossero espressi persistenti sentimenti
di rispetto per la dignità ed il benessere delle persone,
degli animali e della Natura. Una nuova positiva dimensione
del vivere comune quindi che non sentisse il bisogno di gerarchie,
di religioni fasulle ed oscure, di confini nazionali da difendere
reprimendo od assassinando altri esseri umani. Una nuova società
che ci portasse fuori dalle barbarie, fondata sull'uguaglianza
economica per tutti e non sull'accumulo famelico di pochi, su
di una giustizia vera, su un'organizzazione diversamente
comunista che permettesse ai suoi componenti di potersi realizzare
come individui liberi, affrancati dalle miserie del salario
e dallo sfruttamento. Quest'estetica utopica ma che sentivo,
e sento, assolutamente concreta e terrena, poteva fornire ad
ogni esperienza, anche creativa, una più ampia affermazione
ed assegnare circostanze maggiormente vantaggiose.
Capendo l'anarchia costruzione più che distruzione, decisi
di appoggiare queste idee rivoluzionarie e di propagandarle
nella maniera che mi risultava più facile e congeniale.
Ben convinto del fatto che il mio benessere era legato a quello
del resto dell'umanità (Bakunin non diceva forse che
una persona è veramente libera se anche tutti gli altri
sono liberi come lui?), iniziai a frequentare il contadino anarchico
Nino Carrato ed a collaborare con Rolando Certa ed i poeti dell'Antigruppo
siciliano Nat Scammacca, Gianni Diecidue, Crescenzio Cane e,
per un fastidioso ed inopportuno raffreddore, non potei conoscere
anche Santo Calì che poi, purtroppo, morì nel
1972. Incontrai Jack Hirschmann, quando venne in Sicilia, ed
entrai in contatto epistolare con Rafael Alberti, Ion Brad e
Roberto Roversi … insomma, ricorderai anche tu, erano
anni soleggiati e vivaci anche per la poesia marginale.
Nel 1975, con Vittore Baroni, Ruggero Maggi e, in seguito, moltissimi
altri artisti italiani fui ingoiato dal maelstrom generato dal
network mondiale dell'arte postale, o mail art, che è
stato e, per quello che ne rimane ancora lo è, quanto
di più libertario un movimento di artisti ha potuto esprimere
dal 1960 ad oggi. Pensa ad un circuito antigerarchico dove ogni
anno venivano prospettati e realizzati centinaia di azioni e
progetti, dove ogni lavoro spedito aveva pari dignità
con quello di tutti gli altri, si trattasse di un semplice intervento
su di un foglio da lettera, di un multiplo o di una singola
opera maggiormente lavorata. Gli elenchi dei partecipanti erano
pubblicati, con riportato il necessario recapito postale di
ognuno, in cataloghi spesso fotocopiati e stilati in perfetto
ordine alfabetico, il nome X e Y accanto a quello di Enrico
Baj, di Christo e di Joko Ono. Nessuno imponeva agli altri la
proprio forma espressiva, nessuno scriveva: per fare Arte bisogna
fare così, così e così; c'era rispetto
per tutti, un senso di amicizia e solidarietà che si
diffondeva come i fili di una ragnatela agganciata agli uffici
postali di tutto il mondo. Ogni operazione era orizzontale,
autogestita ed al di fuori delle logiche del mercato dell'arte
ufficiale che è basato esclusivamente sull'economia degli
investimenti e non sulla bellezza, un mercato che come un mordace
Pac Man divora e si ingozza. Azioni, quelle degli artisti postali,
quasi in ogni caso sovversive rispetto all'establishment normalmente
accettato, tanto che un consistente gruppo di artisti russi
e dell'est europeo aderirono al network comprendendo che questo
poteva fornire interessanti possibilità alla lotta contro
la dittatura del regime sovietico.
Al fine di ridicolizzare le distinzioni necessarie alla sopravvivenza
del commercio, delle gallerie e della verbosità fumosa
dei critici che danno valore esclusivamente alla firma e non
alla sostanza del manufatto, si proponeva l'uso di nomi collettivi
e tu Luther, con i tuoi fallimentari trascorsi calcistici, ne
sai qualcosa. Si inventavano nazioni fantasma che stampavano
francobolli, li annullavano con timbri fasulli e reclamavano
di essere ammesse ufficialmente all'ONU, tant'è che,
nel 1984, fui nominato ambasciatore in Italia del Sultanato
di Occussi-Ambeno che, su carte geografiche oniriche, occupava
un lembo estremo dell'isola di Timor. Questa prestigiosa
carica mi permise di indirizzare una lettera di protesta al
sindaco di Comiso l'anno in cui l'esercito americano tentò
di installare da quelle parti una base di Cruise. I missili
non furono posizionati ed il merito non fu certamente di quel
breve scritto ma del giusto e generoso movimento di protesta
che gli antagonisti e la popolazione del ragusano avevano avviato
contro un grande stato guerrafondaio, i politici italiani corrotti
e ladri, la polizia che brutalmente manganellava e la mafia
che arrivò a sparare un colpo di pistola ad un compagno
catanese. Le stesse intimidazioni che in questi giorni avvengono
in Val di Susa.
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DEMOLIZIONI-Utopie,
dedicato a Marina Padovese |
Quasi
una propaganda col fatto
Luther: ... …
Rino: Un pochino di pazienza e parliamo anche
di quello. Come ti dicevo, quelli erano anni in cui la poesia
veniva ancora abbondantemente scritta e, purtroppo già
molto meno, letta. C'era stata l'esperienza de “la Gatta
di Maria”, una poesia sui calori giovanili di Maria che
aveva prodotto alcuni interessanti interventi sull'oscenità,
e di “NA”, una fanzine che facevo con Gaetano Miallo
e, in seguito, con altri compagni toscani. La carta necessaria
non la compravamo poiché era quella che avanzava da “Umanità
Nova”, il settimanale della Federazione Anarchica Italiana
ancora oggi stampato nei locali della Cooperativa tipografica
a Carrara, ed era scritta ed illustrata totalmente a mano. Ne
tiravamo 500 copie, trattavamo essenzialmente di poesia ma ci
riuscì di tradurre e pubblicare, primi in Italia, un
capitolo del “Finnegans Wake” di James Joyce. Quella
piccola esperienza, ma quale esperienza è mai
veramente piccola?, mi condusse ad incontrare Ben La
Mantia, che si presentò all'improvviso davanti la porta
di casa mia con un fiasco di vino ed un paio di barattoli di
marmellata di prugne biologiche; Pino Bertelli quando andai
a Piombino per manifestargli solidarietà durante il processo
che aveva intentato contro la fabbrica che lo aveva ingiustamente
licenziato e Lawrence Ferlinghetti sulla spiaggia romana quando
gli portai un piatto di pessimo minestrone e mi chiese, a bruciapelo,
di cosa scrivevano i giovani poeti? Nessuno meno di me poteva
saperlo. Tutte queste esperienze portarono, nel 1987, alla pubblicazione
di una bella antologia di poesie, “Poeti del Dissenso”,
la cui tiratura andò in breve esaurita.
Luther: ... ...
Rino: Si puntava quasi sempre su operazioni collettive
e quella scelta permetteva iniziative, per ogni aspetto, fuori
dalle consuete logiche dell'editoria. Era un agire abbastanza
positivo poiché si dimostrava che, innescando comportamenti
solidali e corretti con il lavoro altrui, si riuscivano a creare
situazioni interessanti e, sentendone l'esigenza, con un'attrattiva
e attenzione tipografica certamente non minore rispetto a quella
che si poteva trovare nei cataloghi della Mondadori. Si voleva
dire, quasi una propaganda col fatto, che se eravamo riusciti
noi a realizzare quei progetti, in quella maniera lì,
con l'azione diretta, ci potevano riuscire tutti e, probabilmente,
meglio.
Luther: ... ...
Rino: Infatti, così ho poi sempre fatto,
partendo del principio che, se l'etimologia arte deriva
dal sanscrito ar che vuol significare camminare,
allora ogni cammino diventa importante quando riesci
a meravigliarti davanti a nuovi scenari, ti bagni e ti asciughi,
quando incontri persone e con loro colloqui, scambi idee ed
esperienze, proponi piani di lavoro. Bisogna essere curiosi,
non adagiarsi nella bambagia della tranquillità soporifera
che un prodotto ben fatto può dare. È importante
mettersi in gioco continuamente, essere avidi come una spugna,
ladri e contemporaneamente generosi, rubare e regalare. Quanti
artisti ormai fanno sempre lo stesso quadro, scrivono lo stesso
libro o compongono la stessa musica? Così facendo compiacciono
e rassicurano i negozianti ed i collezionisti che investono
danaro. Invece, penso sia importante non lasciarsi affossare
dalle sabbie mobili convinti di essere arrivati in un luogo
che minaccia di diventare una grigia e sterile meta definitiva.
Luther: Insomma, mi metti quasi ansia. Come
dicevano i pirati all'arrembaggio: – Rhum in bocca e fuoco
al culo, ciurma! ...
Rino: No, non sono così dinamico, amo la
pigrizia costruttiva. Ma non rovinare l'esperimento.
Luther: ... ...
Rino: Ecco, adesso è il momento di parlarne.
“ApARTe°: materiali irregolari di cultura libertaria”,
è un progetto che, incredibile a ripensarci oggi, cammina
da dieci anni. Si è avviato come un'autoproduzione su
carta, un multiforme oggetto cartaceo dal formato 31x31, che
è la dimensione dei vecchi vinili a 33 giri, per poi
tracimare abbondantemente in altre direzioni. Con Fabio Santin,
Stefania Minozzi, Paola Brolati, Marco Pandin, Fiamma Chessa,
Alberto Ciampi e la collaborazione di almeno un centinaio di
artisti e non, si sono esplorate passioni libertarie nel campo
della fotografia, del cinema, della pittura, della scultura,
della culinaria, della poesia, della sperimentazione artistica,
della storia dell'arte, dei fumetti, della musica. In ogni numero
di ApARTe° alleghiamo sempre un film o un documentario in
dvd, un cd musicale (su ApARTe°1 potevi ascoltare il cd
dei Judas II, esuli dal gruppo anarcopunk inglese dei Crass).
Siccome darsi da fare per pubblicare semplicemente un semestrale,
per quanto attraente ed insolito, sembrava non interessare ad
alcuno, contemporaneamente ci siamo mossi per creare eventi
e situazioni dinamiche anche al di fuori della carta stampata.
Da questo modo di pensare e agire libertario sono nate le quattro
biennali arte&anarchia.
La prima, proposta come ApARTe°4, si svolse, come ti dicevo
prima nel 2001 sotto la pioggia di Bologna; poi, per poter dare
a tutti gli artisti la possibilità di intervenire, nel
2003, pensammo di far fruttare l'esperienza dell'arte postale
e suggerimmo una biennale diffusa in tutto il mondo ed autogestita
che, alla scadenza, si chiuse a Libera di Marzaglia-Modena dove,
per ricordare il partigiano Goliardo Fiaschi, proposi “Un
percorso accelerato”, una serie di quadri che ripercorrevano
la vita di quel compagno carrarino. Per le successive biennali,
quelle del 2005 e del 2008, utilizzammo lo stesso criterio mail
artistico ed entrambe si conclusero al Teatro Tenda di Firenze
in contemporanea con la Vetrina dell'Editoria Anarchica e Libertaria.
Alle varie esposizioni, rappresentazioni teatrali, concerti,
dibattiti ed altre più o meno bizzarre iniziative hanno
aderito, complessivamente, oltre 400 artisti e migliaia di persone
hanno avuto il piacere di assistervi e, se ne avevano voglia,
di sentirsi partecipi.
Contemporaneamente all'avventura di ApARTe°, noi veneziani,
avevamo aperto, in centro a Mestre, l'associazione di agitazione
culturale FUORIPOSTO che, come contenitore fisico, accolse un
piccolo teatro dove poter svolgere prove, stage o spettacoli,
una libreria anarchica e si dimostrò il luogo più
adatto per dare concretezza alle utopie. A tutt'oggi FUORIPOSTO
promuove avvenimenti culturali ed aderisce ad iniziative che
favoriscono il confronto, il rispetto e l'uguaglianza; da quelle
più ludiche come le FOLKfesta avviate dal 2005, a quelle
più resistenti come MESTreSISTE organizzata, nel 2011,
a Forte Marghera assieme all'ANPI di Mestre e ad una decina
di vivaci realtà culturali.
Gooble, gooble, we accept her,
we accept her, one of us, one of us!
dal film “The Freaks” diretto
e prodotto da Tod Browning nel 1932 |
I
rischi dell'avventura
Luther: ... ...
Rino: Anche quella dell'Ateneo degli Imperfetti
di Marghera è un'esperienza ugualmente importante e dinamica,
necessaria al territorio. Comunque non abbiamo avuto ancora
modo di collaborare concretamente con loro in una qualche iniziativa
comune. Potrebbe essere utile farlo nel futuro, staremo a vedere.
Luther: ... ...
Rino: Mi dici che, qualche mese fa, hai assistito
allo spettacolo “les Cuisiniers Dangereux: ovvero cuochi
pericolosi, canzoni taglienti & temerarie narrazioni di
storie accidentalmente vere” e che il volantino distribuito
all'ingresso del teatro dichiarava che si trattava di un lavoro
teatrale il cui testo si basava su tre libri di ricette culinarie,
di ricette anarchiche?
Luther: ... ...
Rino: È vero, non esistono ricette culinarie
che possiamo autonominare come anarchiche. Ne esistono molte
ed eccellenti impostate sul rispetto degli altri esseri viventi
che dividono con noi il pianeta, ma questo è un discorso
che andrebbe affrontato, seriamente, un altro pomeriggio. Partiamo
piuttosto dal fatto che preferisco dare ad ogni mio lavoro le
flessibilità più appropriate per renderne maggiormente
credibili ogni eventuale mutamento futuro, che ne inseguo la
trasformazione per un qualcosa di materialmente altro, che apprezzo
quei valori e quelle capacità che ci espongono ai rischi
dell'avventura, che volentieri accolgo casuali espansioni o
impensabili cambiamenti di rotta, che cerco situazioni imprevedibili
o ben calcolate anche se, può accadere, distanti dai
percorsi estetici iniziali. Lavori che sappiano coinvolgere
capacità ed intelligenze di altri, che stimolino fantasie
collettive e, di conseguenza, comportamenti nuovi ed alternativi
alla statica ripetitività dei lavori osannati dalla cultura
autorizzata. Insomma, mi chiedo sempre quale realtà oggettiva
la mia azione va a modificare e cosa questa azione potrebbe
ulteriormente divenire, dando così ragione a quell'asceta
himalayano che rappresentava il senso della vita con l'immagine
di una vivace fontana o anche, se più ci garbava, in
qualcosa d'altro.
Luther: ... ...
Rino: Sì, sì, adesso arrivo allo
spettacolo a cui hai assistito. Risaliamo al 2008 quando, per
le Edizioni La Fiaccola di Ragusa, viene stampato “ricette
anarchiche”, il primo di tre libri di storie e ricette.
Si tratta anche in questo caso di un libro collettivo al quale
hanno collaborato 43 persone ed ancora altre 31 trovano spazio
nelle pagine del secondo volume, “ricette libertarie”.
Per il terzo, “les Cuisiniers Dangereux”, assolvendo
alle esigenze di cambiamento che ti ho appena spiegato, mi sono
mosso in maniera leggermente diversa. Le storie ed i menù
li ho scritti io ma ho accolto delle tavole a fumetti, che trattavano
vicende di argomenti più o meno mangerecci, di Gianluca
Lerici (prof. Bad Trip), Giuseppe Palumbo e Fabio Santin. Girandoci
ancora attorno ho pensato che si ci poteva lavorare ulteriormente,
ricavarne successive soddisfazioni.
Apprezzando moltissimo l'impegno artistico di Monica Giori,
che aveva cantato con Alberto D'Amico prima che questi si stabilisse
a Cuba, e le particolari sonorità del gruppo Erba Mata,
considerai fosse possibile portare nei teatri, come zeroincondotta/teatro,
lo spettacolo omonimo che avevo scritto contemporaneamente a
“les Cuisiniers Dangereux”. Il copione, realizzato
con la lettura degli episodi maggiormente pertinenti estratti
dai tre libri ed adattati al linguaggio teatrale, offre agli
spettatori alcuni canti della tradizione popolare veneziana,
siciliana ed inglese, del canzoniere anarchico ed un vivace
motivo in lingua francese che dichiara quanto possono essere
rivoluzionari i gatti neri. Pensai di farne un cd da allegare
al libro e, per questo, chiesi la collaborazione ad amici che,
assolutamente più di me, ne sapevano di musica. Monica
Giori, Roberto Bartoli, Laura Copiello e Susanna Pisanu, Giuseppina
Casarin e Sandra Mangini, Alberto Stevanato e Solenn le Marchand
dei Grimoon, Massimo Liberatori, Alessio Lega, Paola Brolati
ed altri 25 artisti hanno saputo dare a quella registrazione
ciò che io non sarei mai riuscito nemmeno ad immaginare.
Una storia nella storia è stata l'idea di Massimo Liberatori
di recuperare l'incisione originale de “il Galeone”
di Paola Nicolazzi ed accompagnarne la voce e la chitarra di
Roberto Ruberti con l'organetto diatonico. All'incisione si
sono successivamente aggiunti, con grande rispetto ed amore,
la voce di Giuseppina Casarin ed il contrabbasso di Roberto
Bartoli. Ed un'altra storia nella storia può raccontarla
il Piccolo Teatro Patafisico di Palermo che da “ricette
libertarie” ha ricavato lo spettacolo “A cena dagli
Ubu”.
– Piove, ripariamoci in quella
casa.
– Ma lì non c'è nessuna casa!
– Bene, ne costruiremo una.
(da un dialogo dei fratelli Marx)
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Uno
spritz al Select?
Luther: Una flessibilità maggiore
mi riesce difficile immaginarla. Morale della favola: l'azione
diretta, la cooperazione ed il collettivismo anarchico, anche
nell'arte, funzionano bene e possono migliorarci la vita.
Rino: ... ...
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S.Pietro
in Alpe Ehi, che fine hanno fatto i vostri sogni? |
Luther: A questo punto, per amore della scienza,
un'altra cosa francamente devo dirtela. L'esperimento di trasmissione
del pensiero appena tentato non è assolutamente riuscito,
mai hai risposto coerentemente alle domande che ti ponevo mentalmente
ed adesso della tua risposta ho capito solo il silenzio. Ecco
allora un consiglio gratuito agli eventuali lettori: che nessun
altro provi a far questa cosa qui che si dimostra più
adatta alle gloriose trame dei vecchi romanzi di fantascienza
affollati di alieni dagli occhi d'insetto, e finiamola una volta
per tutte con inutili perdite di tempo che nulla hanno di scientifico.
Rino: Andiamo da Deo a berci uno spritz al Select?
Luther: ... ...
Rino De Michele
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