dossier America
Latina. 6
Chi salverà il Venezuela dal petrolio?
Intervista a Nelson Mendez
di Fabrizio Dentini
Dopo la recente conferma (per la quarta volta) dell'ingombrante capo dello stato, questa intervista a un anarchico venezuelano del gruppo editore di El Libertario, aiuta a comprendere i meccanismi del potere “bolivariano”.
Lo scorso agosto, a margine dell'incontro
di Saint-Imier, ho avuto la possibilità (che cercavo
da tempo) di incontrare Nelson Mendez, professore presso l'Universidad
Central de Venezuela, fra i redattori di El Libertario,
per provare a fare il punto sulla situazione del Venezuela,
con un venezuelano che potesse raccontarmi in prima persona
cosa sono stati questi 14 anni di Chavismo. Ecco quel che ne
è venuto fuori.
Buongiorno Nelson, vuoi cominciare a dirci brevemente
di che si tratta El Libertario?
El Libertario nasce nel 1995 come bimensile e ad oggi esce in
pratica con tre-quattro numeri annuali. Tiriamo 2?000-2?500
copie, distribuite essenzialmente in Venezuela attraverso collettivi
e gente affine, in 24 fra città e paesi. Al momento siamo
l'unica pubblicazione venezuelana della sinistra extraparlamentare.
Ci finanziamo con la vendita di libri e con prodotti affini,
come magliette, cd di musica e cene. Siamo un giornale anarchico,
fatto da anarchici, ma per lettori non anarchici. Questo per
noi ha molto valore. Ci siamo vincolati a una quantità
di lotte sociali e conflitti ed è proprio questo che
ci interessa. Non siamo interessati a convertire chi ci legge
alla buona novella dell'anarchia, ma al fatto che si potenzino
le lotte sociali, che i movimenti sociali recuperino la loro
autonomia e i loro programmi. Come priorità diamo espressione
a queste lotte, poi siccome siamo risultati essere la pubblicazione
più regolare dell'America, si possono trovare anche voci
ed esperienze di altri paesi, in maniera che ci si conosca reciprocamente.
In terzo luogo, la diffusione specifica degli ideali anarchici;
però questo non ci converte in una voce teorica esclusiva,
ma ripeto, pratica e concretamente coinvolta nelle lotte sociali.
Il processo chavista si può intendere come un
processo veramente rivoluzionario e socialista?
Guarda, posso dire che si autocaratterizza in questo modo, o
meglio che Chavez si è autocaratterizzato come qualsiasi
cosa: ha detto di essere cristiano; in Cina, di fronte alla
tomba di Mao, si è detto maoista, poi si è detto
trozkista quando ha ricevuto la visita di Alan Woods, poi peronista,
all'occasione anche gramsciano. Adesso sta appoggiando apertamente
il regime di Al Assad in Siria, prima quello di Gheddafi, poi
quello di Lukashenko e Mugabe. Lui esprime pubblicamente il
suo sostegno. Chavez è un personaggio così. Poi
si dice che lui è una figura, ma che intanto il popolo
sta costruendo un processo socialista.
E tu cosa ne pensi?
Ti voglio fare un esempio: qui con me ho un film che parla del
Venezuela e che si chiama: Fabricas tomadas “La
presa delle fabbriche”. Parla delle fabbriche venezuelane
ed è espressione della mistificazione che avviene in
Europa sul processo politico in atto in Venezuela. Lo abbiamo
conosciuto grazie a qualche compagno che ha viaggiato all'estero.
Un film sconosciuto in Venezuela. Lo abbiamo portato in alcune
di queste fabbriche e in questo modo anche gli stessi lavoratori
si sono resi conto che stavano costruendo il socialismo. Ti
intervistano, montano l'intervista come vogliono e il gioco
è fatto, passa un'immagine che poi non esiste. In realtà
queste non sono imprese socialiste, ma imprese statali con pessime
condizioni di lavoro. Ecco un esempio di che cosa consiste questo
socialismo: subappalti. Da noi non si chiamano imprese temporanee,
contratti temporanei, che suona più capitalista, da noi
le chiamiamo “cooperative”. Ad esempio io sono il
compagno Nelson Mendez che vuole contribuire al processo per
il socialismo, fondo una cooperativa e dico ai soci (che in
realtà non lo sono) questo è quanto vi pagherò,
firmate tutto quello che vi porto e silenzio. Sono quel tipo
di imprese dove supponendo di essere socio, non esistono diritti
del lavoro, non esiste contrattazione. Queste sono le imprese
socialiste.
Quindi tanto fumo e niente arrosto?
Guarda, ovviamente se siete invitati a qualche tour ufficiale,
succede come con Caterina la Grande in Russia e il suo primo
ministro Potëmkin, che quando passava la regina faceva
costruire un paese di scenografie finte, con dei contadini grassottelli,
e poi rapidamente le smontavano per rimontarle dove sarebbe
passata la regina il giorno successivo. Ecco questo è
quel che succede in Venezuela.
Se andate voi, vi portano in una fabbrica dove un funzionario
mascherato da operaio vi parlerà dell'anarcosindacalismo,
se siete maoisti, ci sarà un altro funzionario esperto
in maoismo che vi farà da guida. Se vuoi lasciarti convincere
ti convincono che stanno costruendo effettivamente il socialismo.
Per quello che vedo comunque queste fabbriche funzionano solo
perché lo Stato gli dà i soldi. Le cooperative
agricole non sono tali, dove sono i prodotti? Dove è
il circuito di distribuzione dei prodotti? Come arrivano al
consumatore? Appena cominci a vedere i dettagli ti accorgi dell'impostura.
Autolavaggi
e silicone
Soprattutto nei primi anni, Chavez ha puntato molto
sul popolo protagonista della rivoluzione bolivariana. Il cittadino
che partecipa attivamente e può-deve contribuire al miglioramento
della sua comunità. Sotto questo profilo si parla dei
Consigli Comunali come di assemblee dove questa partecipazione
si manifesta effettivamente. Che ne pensi?
Allora, ci sono molte cose da dire su questi consigli. Innanzitutto
ogni Consiglio Comunale ha base territoriale e ogni gruppo di
200 famiglie di ogni barrio può formarlo. Dovrebbe essere
una rete di partecipazione cittadina, ma in realtà è
una rete di clientele, senza nessuna possibilità di autonomia.
Non si può concepire un Consiglio Comunale che per essere
autonomo decide di non ricevere i finanziamenti statali perché
ti etichettano subito come agente dell'imperialismo.
Qui in Europa ho incontrato un compagno che mi diceva: “Questi
Consigli Comunali mi sembrano molto vicini alle nostre idee.”
Tutto però resta solo sulla carta, come il potere alla
comunità, ad esempio perché il Consiglio Comunale
si può insediare solo e in ultima istanza, con la decisione
della presidenza della Repubblica: è il presidente della
Repubblica che accetta o no qualsiasi Consiglio Comunale del
Venezuela. Ovviamente se sei raccomandato e sei del partito
il presidente firma. Ma se non sei del partito e appari nella
lista dei nemici confezionata dal governo, la famosa lista Tascon...
Tu che numero sei di questa lista?
No io non l'ho firmata, perché era una raccolta di firme
per decidere se si era favorevoli o no alla rielezione di Chavez
ed io come anarchico non ho partecipato a questo processo di
legittimizzazione elettorale. Noi non appariamo in questa lista.
Però chi ha firmato è tutta gente che ha sostenuto
quello che noi chiamiamo referendum revocatorio e se si propone
un Consiglio Comunale dove la maggioranza è in questa
lista te lo puoi scordare, non esiste proprio.
Puoi spiegarci meglio?
Supponiamo allora: esiste un Consiglio Comunale, la cosa più
frequente è che sia formato da opportunisti, gente che
cerca un'opportunità. Ti faccio un esempio incredibile:
ultimamente in Venezuela è arrivata la moda nordamericana
della chirurgia plastica, quindi nel barrio dove vive la signora
che lavora a casa mia, la prima cosa che fece la presidentessa
del Consiglio Comunale è stata di utilizzare i soldi
arrivati dallo Stato per rifarsi il seno. Si può anche
intendere come un miglioramento sociale, però per favore...
Posso continuare: in questo stesso barrio la signora ci racconta
che adesso il Consiglio Comunale ha in progetto un polilavaggio
socialista...
E cosa sarebbe?
Beh ho fatto la stessa domanda anche io. Un polilavaggio socialista
è un posto dove puoi andare a lavarti la macchina, però
stiamo parlando di un barrio, dove ci sono mille necessità,
che serve avere un polilavaggio per auto di lusso? Questo è
un altro chiaro pretesto per dividersi i soldi che arrivano.
Posso continuare parlando del barrio dove io vivo che si chiama
Los Rosales. Ecco, nel Consiglio Comunale dove vivo c'è
una minoranza di chavisti onesti, di buona gente, gente che
vuole lavorare per la sua comunità e quindi, per questione
di amicizia, abbiamo collaborato per alcune battaglie concrete,
come ad esempio contro un deposito industriale di pneumatici,
proibito da tutte la leggi, perché situato in una zona
residenziale. Questo deposito è accanto a casa mia. Hanno
comprato una casa e clandestinamente la usano come deposito.
Quindi la gente del Consiglio ci ha accompagnato in questa lotta
e abbiamo avuto quarantimila ostacoli e problemi, anche se apparentemente
sono loro il potere comunale, sono loro che rappresentano la
comunità e che dovrebbero decidere. Il deposito è
ancora lì.
Altro esempio: per installare delle rivendite di liquori nel
barrio si suppone, secondo la legge, che chi ti debba dare l'autorizzazione
definitiva sia il Consiglio Comunale.
Nel periodo in cui abbiamo controllato, invece, hanno aperto
tre liquorerie contrariamente a quanto espresso dal Consiglio.
L'apertura di una liquoreria e la vendita di liquore portano
il problema che la gente comincia a bere nello stesso luogo
in cui compra e gli abitanti del barrio non vogliono più
rivenditori accanto alle loro case. Il Consiglio Comunale si
è opposto per tre volte e le tre liquorerie sono ancora
lì. Quindi alla fine anche gli stessi chavisti si domandano:
“Che tipo di potere comunale è questo se non possiamo
decidere su nulla?”. Che faccio, continuo?
Prego Nelson...
Allora andiamo avanti: con le risorse a disposizione, la priorità
espressa dal Consiglio Comunale era un progetto di miglioramento
della scuola pubblica del barrio. Che succede? Qualche burocrata
rifiuta perché preferisce sfruttare queste risorse per
restaurare una piazza molto visibile, che viene meglio nelle
fotografie al momento dell'inaugurazione e quindi, dall'alto,
si decide che il denaro era per questa piazza e non per quello
che aveva deciso la comunità. Questa è la realtà
del potere comunale: un meccanismo clientelare affinché
la gente possa ricevere certi benefici. Ricordando che siamo
uno stato petrolifero che vive del petrolio, e quindi non è
come da voi in Europa, dove il capitalismo deve stringere sui
lavoratori perché sennò dove può produrre
ricchezza se non dal lavoro? Ecco in Venezuela non è
così. Le risorse vengono dal petrolio, abbiamo 20.000
lavoratori in questo settore, quindi il tema non è sfruttarli
più o meno, anzi hanno anche ottenuto dei miglioramenti,
il tema è il mercato del prezzo del petrolio, adesso
che viene l'inverno e il freddo ne venderemo di più e
questo significa un enorme quantità di denaro. Siamo
uno stato clientelare, ma non per invenzione del chavismo, è
sempre stato così.
Il
deterioramento delle missioni sociali
E i programmi sociali voluti da Chavez ad esempio nel
campo sanitario?
Quando Chavez arriva al potere, le missioni sociali all'inizio
del processo ebbero successo, come ad esempio “Barrio
Adentro” che portava per la prima volta la sanità
dentro i quartieri disagiati. Quindi perfetto, lo Stato comincia
a finanziare programmi sociali. Però nella misura in
cui si ebbe il tempo di formarsi una struttura burocratica centralizzata
cominciarono tutti i mali classici legati a questo tipo di amministrazione:
arrivò un funzionario che si rese conto che poteva prendere
una tangente sull'acquisto dei medicamenti, ne arrivo un altro
che si accorse che poteva lavorare la metà delle ore,
ad esempio così fecero tanti volontari cubani, che prendevano
denaro per queste missioni, ma la metà dello stipendio
rimaneva allo Stato cubano, quindi scoprirono: primo, che non
era necessario rimanere tutto il giorno dentro le missioni e
secondo, che se cominciavano a fare interventi di chirurgia
plastica avrebbero guadagnato di più. Quindi qualsiasi
telefonista, qualsiasi segretaria cominciò a rifarsi
i seni pagando in nero i medici cubani. Queste missioni cominciarono
a deteriorarsi. Abbiamo conosciuto medici che arrivarono molto
entusiasti che avrebbero lavorato anche 16 ore solo se fosse
stato necessario e che, dopo un anno, se ne andarono con un
disincanto davvero triste perché si scontrarono con una
dirigenza militare che alla luce del sole si portava via i medicamenti
e gli strumenti medici per rivenderli chissà dove e loro
rimanevano senza nulla. Arrivarono come chavisti, ma dopo questa
esperienza nel programma medico se ne andarono molto disillusi.
E questo in generale è quello che succede anche agli
altri programmi sociali, come il programma delle coperative,
la missione “Che Guevara” dove ti pagano per imparare
a fare una cooperativa, ma in ultima istanza il risultato non
conta.
“Barrio Adentro” è un modello alternativo
alla sanità pubblica, un modello che non si integra,
ma che sembra disperdere le risorse, senza che in fondo né
il primo né la seconda abbiano di che accudire i propri
pazienti. Che situazione ti risulta negli ospedali pubblici
venezuelani?
Guarda, negli ospedali pubblici oltre a doverti portare le medicine
da casa, devi portarti le lenzuola e mettere tutto in una cassa
chiusa e possibilmente legarla al letto o a te stesso per evitare
che ti rubino tutto. I medici devono stare molto attenti perché
frequentemente le sparatorie proseguono in ospedale1,
arrivano i feriti e arrivano poi le bande rivali che vogliono
terminare il loro lavoro. Il tema della salute è terribile.
Ci sono poi alcune missioni, come la “Mision Milagro”
che aveva come scopo ridare la vista a tutti i sudamericani,
con specialisti, laboratori ben puliti e con interviste a bambini
dell'Ecuador o della Bolivia o con vecchiette del Perù
che dicono: “Grazie a dio che esiste il presidente Chavez
che mi ha ridato la vista, mentre nel mio paese nessuno mi voleva
aiutare.” In concreto però, si deteriorano le missioni,
il sistema pubblico va malissimo, c'è uno spreco di denaro
tremendo e quindi la gente diventa dipendente dal sistema privato.
Però, visto che c'è così tanta domanda
di salute di qualità anche nel privato, devi vedere se
poi ci sono letti liberi per te...
E nel campo educativo, che sforzi ha messo in campo la
rivoluzione bolivariana?
Questi programmi sociali dei quali si è tanto parlato
vanno visti nel senso di dare alla gente risorse e denaro. E
questo crea una clientela politica. Come per le missioni educative,
“Robinson” per la primaria, “Sucre”
per la media e la missione “Che Guevara” per formare
futuri fondatori di cooperative.
In Venezuela stanno facendo tanti di questi corsi che siamo
diventati uno dei paesi con più cooperative del mondo.
Però sono cooperative fittizie. Siamo un paese dal socialismo
rentista, non interessa che tu produca o no, quel che è
importante e che tu possa dare un appoggio clientelare allo
Stato.
Un appoggio clientelare attraverso la formazione?
Succede qualcosa del genere con le borse di studio per ragazzi
che avevano difficoltà a studiare perché lavoravano
e quindi gli si dava questa borsa di studio perché potessero
frequentare la scuola secondaria e gli si semplificavano un
po' i corsi. Questi studenti dei settori popolari ora se ne
vanno dalla scuola perché prendono i soldi senza che
nessuno esiga nulla da loro: si crea una perversione secondo
la quale tu devi solo iscriverti a questi programmi formativi
e ti cominciano a pagare, non ci sono obblighi di presentarsi
a scuola né di dare esami.
Conosco una persona che lavora in questi programmi e mi raccontò
che, visto che non si facevano esami, propose altre forme di
valutazione, come il lavoro di gruppo. Perfetto, nessun alunno
eseguì le dispense e questa professoressa, visto che
non era stata in grado di valutare gli alunni, pensava di non
poter dare il certificato di fine corso. La fecero chiamare
dal Ministero, dopo le lamentele degli studenti, e le diedero
un imprinting di formazione ideologica, dicendole: “Compagna,
devi capire che questo è un programma per il popolo e
quindi non puoi tenere questa attitudine borghese.” Le
fecero vedere un documentario dove Chavez parlava di questa
missione e lei comprese che doveva semplicemente promuovere
tutti senza distinzione.
A quanto ammontano queste borse di studio e come vengono
erogate?
La borsa di studio è circa la metà di un salario
minimo. Al cambio officiale in dollari un salario minimo è
di circa 350 dollari. Calcola che è permesso stare in
due o tre missioni allo stesso tempo, quindi, sommando le borse
di studio, arrivi a più di un salario normale e nella
stessa famiglia tre o quattro membri possono fare lo stesso.
Quindi le persone, specialmente dei settori popolari, stanno
smettendo di lavorare e di studiare.
Accanto a questo, come se fosse poco, Chavez, nel suo impegno
per affrontare i nemici politici, che qualifica come imperialisti,
cerca di rendere debole l'opposizione creando dei favoritismi
e visto che, nella storia del paese, il governo ha sempre potuto
sfruttare questa rendita gigantesca, chi è vicino a chi
ha il potere può sfruttare appalti, prestiti, appoggio
e quindi da quando è iniziato lo sfruttamento petrolifero,
la borghesia è stata sempre protetta e appoggiata dallo
Stato e questo governo non è stata un'eccezione. Noi
abbiamo adottato il termine “boliborghesia”, la
borghesia bolivariana e cioè tutte le persone che appoggiano
il governo.
Una
nave chiamata Condoleezza
Di che tipo di appoggio gode il sistema Chavez, a parte
la rete clientelare di cui ci parlavi?
I banchieri non hanno problemi a farsi fotografare con Chavez
perché il governo gli dà risorse e gli propone
affari sempre molto favorevoli. Ti do un esempio più
vicino a voi europei: la Spagna. Parlo del banco di Santander
in Venezuela che, esattamente come il banco di Bilbao e Vizcaya,
appoggiò la candidatura di Chavez con dei finanziamenti
e ciò si è reso molto utile per gli attuali affari
delle filiali venezuelane. Il banco di Santander cominciò
a fare affari con Madoff, il finanziere truffatore, che con
il vecchio schema della catena, fregò anche questa banca
che quindi, da un giorno all'altro, si trovò con una
necessità rapidissima di liquidità e dove la cercò?
Cercò di recuperarla con la vendita delle sue filiali
al governo venezuelano, che le pagò anche qualcosa di
più che il giusto e che poi la promosse come una nazionalizzazione
dove il popolo prendeva il controllo delle banche.
Dove furono le proteste? Il Partito Popolare si mosse un po'
timidamente dando a Chavez del comunista, però anche
il banco di Santander fece pressione perché le critiche
smettessero, per paura di veder sfumare l'affare. Gli diedero
denaro quando serviva.
Il banco di Santander oggi è statale ed è diventato
il banco di Venezuela. Il banco Bilbao e Vizcaya non ha avuto
questo problema e anche per loro gli affari vanno alla grande,
della Repsol non parliamo nemmeno. Della Chevron? Voi ricordate
il discorso di Chavez in Boliva quando disse di sentire odoro
di zolfo come se ci fosse il diavolo?
Bene, Chevron-Texaco arriva in Venezuela nel 1996 e l'espansione
dei suoi affari in Venezuela è stata straordinaria, specialmente
parlando di gas e di petrolio fuori costa. Viene da chiedere,
ma Chevron-Texaco non era il diavolo, essendo l'impresa in cui
la famiglia Bush ha più interessi? Da dove pensate che
sia uscita Condoleezza Rice? Come pensate si chiami la nave
petroliera più grande della Chevron-Texaco? Condoleezza,
perché Condoleezza Rice viene dalla giunta direttiva
dell'impresa. Durante le scorse elezioni presidenziali, Chevron
ha fatto affari talmente grandi e positivi, che su Libertario
abbiamo citato, senza togliere una virgola, le parole del presidente
dell'impresa che chiedeva alla gente di votare per Chavez! Perché
Chavez può garantire la continuità della presenza
di Chevron-Texaco.
Per comprendere la realtà venezuelana bisogna aver
ben presente la sua (tossico)dipendenza dalla rendita petrolifera.
Puoi darci qualche dettaglio sulla storia di questo legame?
Il Venezuela ha nazionalizzato il petrolio nel 1976. Lo Stato
prese controllo di tutta la produzione, perché il quel
periodo, come successe infatti anche in Iraq, Libia, Nigeria,
c'erano le condizioni politiche per farlo. In quel momento era
vitale avere il controllo dell'estrazione.
Negli anni novanta, quando comincia il discorso dell'esaurimento
del petrolio, torna a interessare il tema della proprietà,
discorso però molto spinoso in Venezuela, visto che si
era creato tutto un mito attorno alla nazionalizzazione del
petrolio, che il popolo considerava suo. Allo stesso tempo esisteva
la possibilità legale, come sempre esiste nelle pieghe
dalle legge, di creare imprese miste dove il capitale straniero
partecipasse, però, politicamente poteva essere molto
pericoloso per i governi, permettere ciò.
La sinistra protestava e gridava allo scandalo ogni volta che
si prospettava un cambiamento di questo tipo; stiamo parlando
della fine dei ottanta inizio novanta, quindi specialmente nei
novanta, quando comincia la pressione del capitale per prendere
il controllo della produzione, si adotta la figura dell' “associazione
strategica” (fra impresa e Stato) che comincia a funzionare
in Venezuela sotto il secondo governo di Carlos Andres Perez
nel 1989-90. In che cosa consiste l'associazione strategica?
È un affitto: io ho una casa, te l'affitto e tu la utilizzi,
ma il bene resta mio e alle condizioni che si decidono insieme.
Le imprese ne approfittarono, ben felici di inserirsi in uno
dei paesi con le riserve petrolifere più grandi del mondo.
Poi che succede con Chavez e la sua prosopopea di sinistra?
Per inciso, ho incontrato persone in Europa convinte che sia
stato Chavez a nazionalizzare il petrolio (anche se il processo
di nazionalizzazione era avvenuto da molto tempo), quindi, avendo
l'appoggio, è lui che accelera il processo e inserisce
le “imprese miste” che permettono che sino a un
40 per cento della proprietà (quindi non si parla più
di affitto) diventi capitale straniero – e nel caso del
gas fino all'80 per cento.
Quindi si passa da un affitto dell'“associazione
strategica” ad una vendita in partnership fra Stato e
capitale nelle “imprese miste”?
Nel caso del gas, utilizzando il pretesto che in Venezuela non
si era mai investito nel settore e quindi servivano infrastrutture,
parliamo praticamente di privatizzazione.
Per quel che riguarda il petrolio, lo Stato si sobbarca una
serie di costi addizionali come luce e acqua e quindi il capitale
straniero si interessa. Ci vendono il racconto che ci stiamo
svincolando dalla dipendenza nei confronti dell'imperialismo
americano, perché adesso sono arrivate imprese come la
russa Lukoil, ma anche qui di che cosa si tratta? Di un capitalismo
transnazionale che nasconde interessi americani e britannici
perché in certi luoghi preferiscono agire sotto una bandiera
differente dalla propria.
Nel percorso che ci stai raccontando e cioè dal
petrolio statale, alle associazioni strategiche, sino alle imprese
miste, che differenze sono esistite in termini di impatto ambientale?
Il tema ambientale è una nostra preoccupazione e quello
che abbiamo capito è che tutti in America Latina –
sinistra, centro e destra – insabbiano il problema. Il
punto è che, con l'aumento dello sfruttamento, tramite
processi produttivi più complessi (come richiede il petrolio
venezuelano che è tantissimo ma non di buonissima qualità)
aumentano anche i rischi di contaminazione durante le fasi di
trasporto e raffinazione. Questi rischi stanno già diventando
evidenti. In marzo ad esempio, nello Stato di Monagas abbiamo
avuto una perdita dentro il fiume Guarapiche che passa per il
capoluogo Maturin, e come hanno cercato di contenere il danno?
Con uomini senza nessun tipo di protezione messi dentro il fiume
a togliere il petrolio per denaro. Orribile.
Ma non esistono associazioni che si battono contro queste
porcherie?
In tempo di elezioni questo problema non interessa politicamente
a nessuno. Tutti pensano esclusivamente ad approfittarsi della
rendita del petrolio. Personalmente credo che questa politica
di sfruttamento implichi maggiori rischi, però è
altrettanto vero che la maggioranza della gente ne è
assolutamente inconsapevole, anche perché molte delle
associazioni ONG ambientaliste sono finanziate sia dallo Stato
che dalle imprese petrolifere e quindi non esiste un ambientalismo
autonomo che lotti onestamente.
Siccome nessuno vuole mettersi contro la gallina dalle uova
d'oro della rendita petrolifera, questi temi sono rimossi dal
discorso pubblico, li trovi giusto su Libertario o in altri
due o tre mezzi di espressione alternativi.
Logiche
mafioso-clientelari nei sindacati
Un altro tema affrontato spesso su Libertario è
la continua violenza assassina contro sindacalisti e lavoratori.
Cosa ci dici in merito?
Tutti sanno che il paese dove si assassinano più sindacalisti
è la Colombia. Però nessuno parla del secondo
paese, e nessuno parla del paese dove quest'anno, 2012, ci sono
stati più omicidi di sindacalisti, questo paese è
il Venezuela. Come nasce questa violenza? Siamo sempre alla
questione del clientelismo e della rendita petrolifera.
Fra gli aspetti perversi stabilitisi in Venezuela da molto tempo,
specialmente nel settore della costruzione e nel settore petrolifero
dove si lavora molto, succede che le imprese hanno bisogno di
lavoratori a tempo determinato per svolgere alcune mansioni,
ben pagate, ma a tempo, come chiudere un pozzo. Ecco, le imprese
hanno dato a certi sindacati la possibilità di scegliere
quali lavoratori impiegare e questo ha generato un meccanismo
di corruzione terribile, ugualmente nel settore delle costruzioni.
È il sindacato che decide chi viene assunto. E i dirigenti
sindacali chiedono denaro per raccomandare un'assunzione. Nella
realtà questo genera un tipo di pratica mafiosa. Prima
si controllava la violenza, si cercavano alternative, mentre
adesso no. In ogni caso si tratta di una violenza di tipo mafioso:
non posso dire che si stiano ammazzando dirigenti sindacali
compromessi con le lotte operaie, solo in casi minori infatti
sono stati ammazzati attivisti e militanti.
E quindi come si originano questi assassinii?
Da una parte c'è il sindacato che ripartisce le assunzioni
e fra di loro bande di pistoleri che si fanno la guerra per
il controllo di questo tipo di clientele. In generale si può
dire che si ammazzano fra sindacalisti, ma credo che propriamente
non si possano nemmeno più chiamare tali, ma mafiosi.
Su Libertario avete parlato spesso della vicenda di un
vero sindacalista, Ruben Gonzalez. Puoi raccontarla ai nostri
lettori?
In minoranza esiste ancora un sindacalismo decente, onesto.
Ruben Gonzalez fa il sindacalista nel sud del paese, nella miniera
di ferro, settore siderurgico della Ferrominera Orinico. Ruben,
chavista della prima ora, credendo nella possibilità
di un miglioramento per i lavoratori, partecipò alle
elezioni per incarichi politici, restando però sempre
un uomo onesto, legato alla lotta sindacale. Pian piano cominciò
a rendersi conto che i cambiamenti non avvenivano nonostante
l'impresa lavorasse bene e mentre la rendita petrolifera saliva
da un lato, le condizioni di lavoro si deterioravano dall'altro,
anche con la contrattazione di lavoratori esterni a tempo determinato.
Preso atto di ciò, cominciò a lottare e reclamare
contro questo stato di cose. In automatico cominciarono le accuse
di essere un imperialista, di servire un disegno della destra,
di far parte di un piano capitalista. Tentarono di corromperlo,
ma lui, anche in virtù della sua fede evangelica, ovviamente
rifiutò. E così, siccome parliamo di un'impresa
statale, venne accusato di attentare alla sicurezza nazionale,
visto che si trattava di un'impresa strategica per il paese.
Venne incarcerato, processato e condannato a sette anni.
Ruben cominciò a leggere El Libertario in carcere. Dopo
di che successe una cosa che non era mai successa sotto Chavez
e cioè che sindacalisti chavisti e dell'opposizione diedero
vita a un comitato per chiedere la liberazione di Ruben. Fu
questo che alla fine lo fece liberare: una pressione sindacale
al di fuori dell'orientamento politico, insieme alla pressione
dei lavoratori. Dopo nove-dieci mesi di carcere, senza assolverlo,
gli sospesero la sentenza, e lo liberarono, con la spada di
Damocle della sentenza sospesa.
E oggi?
Alcune settimane fa, prima di venire in Europa, ho lasciato
il Venezuela con la buona notizia che nelle elezioni sindacali
della Ferrominera Orinoco, con 5000 lavoratori, e dove lo Stato
ha utilizzato tutti i suoi mezzi per indirizzare le elezioni
– compreso l'assassinio di un lavoratore – Ruben
ha vinto l'elezione sconfiggendo il candidato socialista, che
prima era di AD (Acciòn Democratica, un po' il PSOE spagnolo),
come tanti altri prima erano del COPEI (PP per capirsi con un'analogia
spagnola) e adesso portano la camicia rossa chavista.
Un'altra storia che avete affrontato è stata l'assassinio
di Mijail Martinez, giovane video attivista dello Stato di Lara.
In che contesto nasce questo crimine?
Questo è un fatto molto vicino a noi, perché Mijail
e il suo gruppo sono compagni che potevamo identificare come
anarchici. Insomma, nello Stato di Lara, probabilmente ancora
più che nel resto del paese, la violenza della delinquenza
e la relativa impunità è molto alta soprattutto
se associata alla partecipazione e alla complicità poliziesca.
Molte delle armi che utilizzano i delinquenti sono di proprietà
della polizia, vengono semplicemente affittate. Esiste la pratica
del sequestro express e in un caso la vittima fu sequestrata
addirittura all'interno di un commissariato2.
E i giudici?
Bene grazie.
Ma esisteranno anche giudici onesti in Venezuela o no?
Sono tutti compromessi o meglio, certo esisteranno, non bisogna
generalizzare, ma quando ne conosci uno per piacere, presentamelo.
Storie
di ordinaria violenza
Quindi, tornando alla storia di Mijail?
Il COVICIL, familiari di vittime, porta avanti un lotta coraggiosa
contro questi abusi della polizia nella loro regione, quindi
si muovono in condizioni molto difficili, gente che ha perso
il marito, i figli... che si trova nella condizione di non aver
nulla da perdere, difficile e ammirabile allo stesso tempo.
Quando sei con loro capisci la loro rabbia, te la trasmettono.
Adesso come adesso stanno guadagnando peso e spazio nella stampa,
nei media prima nessuno se li filava, oggi invece, raccogliendo
i piccoli aiuti economici che la gente gli offre, sono riusciti
a uscire con due libri, e in questo Stato ci sono anche movimenti
cooperativi indipendenti che li appoggiano, quindi in questa
lotta si aggiungono anche molti ex chavisti che hanno rotto
con il chavismo, come lo stesso padre di Mijail che venne imprigionato
quando Chavez provò il suo primo golpe negli anni '90,
e che venne anche eletto per questo sostegno come deputato regionale.
Victor Martinez, il padre di Mijail, era però coinvolto
in questa lotta contro l'impunità e nonostante fosse
molto popolare nella sua regione, il chavismo gli tolse l'appoggio.
Suo figlio cominciò ad essere il punto di riferimento
media del Comitato, si occupava di registrare i loro interventi,
di fare le fotografie, di documentare. E un giorno, nel dicembre
del 2010, arrivarono dei pistoleros a casa sua, lo chiamarono
per nome e lo ammazzarono. Dopo di che si montò una trama,
per distrarre l'opinione pubblica, con un finto colpevole che
poi venne rilasciato, i giornalisti furono aggrediti e minacciati.
Violenza insomma.
Il Comitato però continua con questa lotta contro un
regime mascherato di populismo, ma in fondo autoritario, violento
e molto corrotto. Calcola che prima di Chavez esisteva di base
una tassa di corruzione: dovevi dare un 10 per cento del tuo
giro di affari al funzionario di turno, adesso la tassa è
salita al 15 per cento. Io conosco molti funzionari marxisti
ai quali costava il vivere quotidiano e che adesso sono milionari,
hanno belle macchine, la casa sulla spiaggia e, nonostante parlino
male dell'imperialismo, amano andare con le loro famiglie a
Miami e a Disneyworld.
Parli di nuovo dei boliborghesi?
No, i boliborghesi sono ancora peggiori, loro hanno anche la
possibilità di investire, fare affari grazie al loro
ruolo nella rivoluzione bolivariana. In Panama ad esempio puoi
mettere i tuoi conti in dollari e lì i venezuelani fanno
quello che gli europei fanno in Svizzera.
Grazie Nelson, vuoi aggiungere qualcosa?
L'ultimo tema che vorrei toccare è quello della sicurezza.
Caracas è diventata una città sempre più
pericolosa, viviamo chiusi fra le sbarre, viviamo con paura,
viviamo auto reclusi, non usciamo dopo le otto di sera, abbiamo
paura di camminare per le strade. Seguendo il tasso di omicidi
per numero di popolazione la città più pericolosa
del mondo è Ciudad Juárez, per l'alto numero di
femminicidi e per la guerra dei narcos, poi c'è
una città in Honduras che si chiama San Pedro Sula e
poi c'è Caracas.
Nel 1999, quando Chavez arriva al potere, in un anno, c'erano
4400 omicidi in tutto il paese. Oggi la popolazione sarà
cresciuta del 10 per cento però gli omicidi, l'anno passato,
sono stati quasi 20.000 e quest'anno li supereremo di sicuro.
E in questi 20.000 non sono compresi tutti i morti che cadono
sotto l'etichetta di enfrentamiento, come dire, scontro
a fuoco, in cui la polizia ammazza circa altre 4000 persone
all'anno.
C'è un discorso statale demagogico molto pericoloso,
soprattutto se unito all'impunità del delinquente e al
fatto che la polizia si è messa nel business della violenza
e cioè che i poveri non sono colpevoli di nulla perché
sono poveri. E questi delitti non si denunciano perché
si sa che non ci sarà nessuna conseguenza per i criminali.
Fabrizio Dentini
Note
- “La Amenaza” di Silvia Luzi e Luca Bellino, ogni
fine settimana negli ospedali della capitale arrivano 30/40
ragazzi ammazzati dal piombo.
- Il COVICIL, Comitato di Vittime contro l'Impunità
nello Stato Lara, calcola che dal 2000 al 2007 sono stati
commessi da parte dei corpi polizieschi venezuelani 33.259
casi di violazione dei diritti umani, come lesioni, violazione
di domicilio, privazione della libertà, persecuzione,
tortura, scomparsa forzata.
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