Judith Malina
e il Living Theatre
Da oltre mezzo secolo il Living Theatre è una delle
esperienze più interessanti a livello internazionale,
nell'ambito del teatro socialmente impegnato, di orientamento
esplicitamente e orgogliosamente libertario, anti-sessista,
ecc. Una storia che ha attraversato decenni e continenti, essendo
il Living un teatro nomade per eccellenza.
La nostra rivista ne ha sempre seguito le vicende, in particolare
quando, negli anni '70, i suoi componenti vissero e operarono
a lungo in Italia. E lo ha fatto soprattutto grazie agli scritti
di Cristina Valenti, autrice tra l'altro di un bel libro-intervista
con Judith: Conversazioni con Judith Malina (Elèuthera,
Milano,1995, pagg. 220, € 18,00) e successivamente
ristampato (Titivillus edizioni, Corazzano-Pi, 2008, €
20,00).
Riproduciamo, da un foglio ebraico newyorkese, queste notizie
relative a Judith – che da queste colonne salutiamo con
affetto – e in generale al Living Theatre.
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A 43 (dicembre 1975 - gennaio 1976) |
“Judith Malina non andrà docile nella buona notte1”.
L'orgogliosa ottantaseienne direttrice del Living Theatre ha
perso sia il suo appartamento sia la sede del Lower East Side
della famosa compagnia teatrale che ha contribuito a fondare
sessantasei anni fa. Entro questa settimana si trasferirà
in un centro per anziani del New Jersey, ma promette di fare
la pendolare con Manhattan per qualche giorno della settimana
e lavorare con la compagnia che ha fatto propria la sua inflessibile
visione anarchica e utopica.
“Abbiamo realizzato diversi grandi spettacoli e siamo
riusciti a tenere in vita la compagnia in tutti questi anni,”
ha dichiarato Malina a The Arty Semite. “E la compagnia
continua a vivere.”
Lo spazio per gli spettacoli del Living Theatre in Clinton Street
ha ospitato un'ultima replica il 27 febbraio a mezzanotte. In
precedenza, nella serata, uno degli artisti veterani del Lower
East Side, Penny Arcade, si è offerto di raccogliere
soldi per noleggiare un'auto per Judith, in modo che possa venire
a Mahattan e continuare a lavorare con la compagnia.
“Se fossimo in Francia o in Giappone, o in quasi tutti
i paesi nel mondo, Judith sarebbe considerata un patrimonio
nazionale e le sarebbe garantito un sussidio,” ha dichiarato
Arcade. “Credo che la gente non capisca che lei è
tra i principali artefici delle controcultura e del teatro sperimentale
di questo paese.”
Judith si è trasferita nella Lillian Booth Actors Home
di Englewood, nel New Jersey, il 28 febbraio. Il centro, dotato
di personale esperto di assistenza e di cura, è gestito
da un fondo speciale per attori. Judith ha avuto parti in vari
film di successo, come La famiglia Adams, Risvegli
e Nemici. Una storia d'amore. La piccola attrice ha raccontato
che quando è andata a visitare l'Actors Home, è
stata avvicinata da molti residenti che avevano visto gli spettacoli
del Living Theatre nel corso degli anni.
Dal 2007 il teatro ha fatto le sue rappresentazioni in un seminterrato
di Clinton Street. Deve lasciare quello spazio perché
è in arretrato di quattro mesi di affitto, come ha fatto
sapere il suo direttore amministrativo, Brad Burgess. Malina
aveva messo di suo ottocentomila dollari per la costruzione
del teatro. I soldi erano il ricavato della vendita di dipinti
del suo defunto marito Julian Beck a una galleria d'arte italiana
e degli archivi del teatro, acquisiti dalla Yale University.
Tom Walker, che nel corso del suo impegno quarantennale nella
compagnia ha vissuto anche un soggiorno di due mesi in un carcere
brasiliano, ha detto che anche Al Pacino e Yoko Ono hanno contribuito
con proprie offerte.
“Sarebbe stato tutto più semplice, se avessimo
preso tutti i soldi che avevamo sei anni fa e fossimo andati
a Bushwick, ma Judith, superati gli ottant'anni, non se la sentiva
di vivere nella periferia di Brooklyn,” ha spiegato Walker.
“Judith per certa gente è una specie di paria,
perché è contraria alle elezioni. In tanti pensano
che sia una pazza anarchica un po' fumata e le renderebbero
la vita difficile.”
L'anarchia è un tema centrale dell'ultimo spettacolo
di Judith, Here We Are, andato in scena fino al 23 febbraio,
al quale non è mancato l'abbraccio di un pubblico fedele
da decenni al Living Theatre. Nel corso dello spettacolo, gli
spettatori hanno imparato a fabbricare sandali, hanno ballato
con gli attori e alla fine della serata hanno improvvisato versi
sull'utopia.
Il Living Theatre si è esibito in cinque continenti,
spesso in spazi non convenzionali, come prigioni o acciaierie.
Due dei più noti spettacoli della compagnia, The Connection
e The Brig, hanno segnato la nascita del movimento Off-Broadway
tra la fine degli anni cinquanta e i primi anni sessanta e sono
stati entrambi ripresi di recente nello spazio di Clinton Street.
“Abbiamo avuto sette anni di splendido teatro creativo
anarchicamente comunitario, eppure alla fine a Judith non resta
che qualche centesimo in tasca,” ha denunciato il figlio,
Garrick Beck. “Ha messo tutti i suoi soldi dove c'è
il suo cuore. Ha dato tutto quello che aveva per questo teatro,
malgrado tutto quello che le consigliavano quelli che definirei
i suoi consulenti finanziari, e nonostante quello che le dicevo
anch'io.”
Beck, che abita a Santa Fé e si occupa di commercio di
pietre preziose, non si aspetta che sua madre se ne stia tranquilla.
“Ricordatevi quello che vi dico” ha dichiarato dopo
la rappresentazione di Here We Are del 23 febbraio. “Lei
ha tutte le intenzioni di continuare a produrre spettacoli e
a sconvolgere le cose qui a teatro finché resta in vita.”
Judith ribadisce di stare lavorando al meglio ed è irremovibile
sul fatto di lavorare a New York. “Sono nel teatro perché
sono una rivoluzionaria. Voglio fare la bella rivoluzione anarchica
non violenta e credo che sia qui che succederà, se deve
succedere. Io andrò avanti. Se non troviamo uno spazio,
farò teatro di strada. Possiamo sempre lavorare in piazza
e far girare il cappello.”
Jon Kalish
Vedi anche:
http://blogs.forward.com/the-arty-semite/171875/end-of-an-era-for-judith-malinas-living-theatre/#ixzz2M55dFWa0
Fonte: The Jewish Daily Forward http://blogs.forward.com/the-arty-semite/171875/end-of-an-era-for-judith-malinas-living-theatre/
- È una citazione del primo verso di una celebre “Villanella”
di Dylan Thomas:
“Do not go gentle into that good night,
Old age should burn and rave at close of day;
Rage, rage against the dying of the light.”
[Non andare docile in quella buona notte,
I vecchi brucino infervorati quando è prossima l'alba;
Infuriati, infuriati contro il morente bagliore.] N.d.T.
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