Grecia
Molto al di là dell'economia “ufficiale”
testo e foto di Monica Giorgi
“Sono povera non quando non ho soldi, ma quando non ho niente
da offrire”, incalza la donna nel suo pacato discorso.
Le reti di libero scambio, sorte nella Grecia del terzo millennio, rappresentano la concreta espressione positiva di questo pensiero.
Ecco il resoconto del viaggio in Grecia di una nostra collaboratrice, sulle tracce di un'economia alternativa sommersa (ma nemmeno tanto).
Dalla piazza di Exarchia, il
movimentato quartiere di un'Atene libertaria e anarchica, si
diramano le mille viuzze dove rintracciare i luoghi operativi
di alcune di quelle singolari iniziative di natura socializzante,
in cui ricchezza non sta a danaro.
Proprio di iniziative si tratta. Perché, pur nelle modificazioni
assunte nel tempo e rese necessarie da nuove circostanze, esse
conservano il senso originario che fa delle relazioni viventi
la filigrana del tessuto sociale. Sono iniziative dirette, quasi
minimali, ma non minimaliste, senza troppi conti da far tornare,
ma non di poco conto; sono iniziative a investimento economico
e politico, di economia domestica e di politica delle cose prime.
Il primo bazar di libero scambio in Grecia è stato organizzato
dalla Cooperativa Sporos (Seme) nel centro di Atene. Operativo
dal 2003, benché faccia ancora parte della cooperativa,
adesso il bazar ha assunto il nome Skoros (Tarma).
Esistono altri quattro liberi bazar stanziati nelle maggiori
città del paese, molti dei quali vengono organizzati
nell'arco di un pomeriggio o per un'intera giornata, combinati
solitamente ad altre attività (pranzi conviviali, fiere
dell'artigianato, intrattenimenti culturali, ecc). I liberi
bazar sono regolarmente organizzati in diverse zone di Atene,
ma anche in molte altre città della Grecia. Per ampiezza,
volume e regolarità questi mercati sono notevolmente
cresciuti dal 2009 in poi. Per chi partecipa portare qualcosa
non è obbligatorio, ma si capisce che nei bazar indetti
per un solo giorno c'è una regola “non scritta“,
secondo cui il piacere del dono sarebbe sollecitato dal portare
almeno una cosa. Questa norma non vige nei bazar permanenti,
perché una persona può portare qualcosa un giorno
e prendere qualcos'altro dopo svariati mesi. In linea di principio
si è liberi di prendere in quantità e valore tutte
quelle cose di cui in pratica ci si può far carico.
Skoros è un locale d'angolo dove quotidianamente è
possibile offrire e prendere oggetti senza mediazione di danaro.
Si scambiano così vestiti, giocattoli, libri, scarpe,
piccoli utensili, mobiletti, soprammobili, cd e ben altro ancora
in fatto di idee, di incontri, discussioni, condivisione partecipata
e attività collaterali (corsi di cucina, ricette per
preparati cosmetici, ecc).
A prima vista Skoros può sembrare un'iniziativa a carattere
caritatevole e filantropico. Ma così non è se
si ascolta quanto dicono e si osserva dal di dentro quel che
fanno coloro che vi partecipano, anche se le misure di austerità
e il conseguente incremento dell'indigenza tendono a flettere
Skoros in quella direzione. È ben risaputo: non manca
chi si appropria di un oggetto per rivenderlo altrove in cambio
di soldi... Ma nell'intento dei promotori – molte più
donne che uomini – agisce il desiderio di stimolare in
sé, insieme ad altri, un consumo consapevole. In buona
sostanza non fa gioco l'ideologia anticonsumistica, si tratta
piuttosto di una critica al consumo (kritikì stin
katanàlosi). Lo segnala, nella parete prospiciente
l'entrata, il pannello disegnato a china: alcuni selvaggi, lancia
in pugno e fare circospetto, sono pronti a “difendersi”
con forza da quelle strane, sconosciute macchine che sono carrelli
della spesa schierati ai confini della savana.
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Atene – Murale a Psyrri, il quartiere degli
artisti |
In assoluta gratuità
In realtà cosa si fa di originale a Skoros? Una sorta
di baratto sui generis che ha assai poco a che vedere
con il “tradizionale” baratto, per cui gli oggetti
di scambio sono valutati su misure fisiche di pari entità.
Il valore dello scambio, né lineare né biunivoco,
e il movimento di senso che lo delinea sono a più ampio
raggio di quanto lo sarebbero se fossero regolati dalla norma
del do ut des.
In risalto stanno valore d'uso in rapporto agli oggetti, e valore
di transazione in sé riguardo ad un interesse non privatamente
individuale, ma singolarmente collettivo. In altri termini il
valore di scambio consiste nel prendere mentre si dà
e dare mentre si prende. Non c'è bisogno di precisare
con molte regole questo valore. Più spesso è vero
il contrario perché ci si possa rendere conto del proprio
approccio alle cose e agli altri, e metterlo in discussione.
L'anonima circolazione di beni in assoluta gratuità fa
di Skoros un punto per un commercio senza danaro, un gratuito
bazar di libero scambio (kharistikò-adalaktikò
pazari, viene significato nella lingua di chi lo agisce,
considerando che l'area semantica di 'kharistikò'
evoca l'azione del donare con piacere, per grazia). Skoros sembra
proprio non costituire, o per lo meno tenta di non costituire,
una benemerita quanto volenterosa reazione alla crisi. Non soltanto
la sua data di nascita lo conferma. In quel che racconta una
donna di Skoros c'è la costatazione di un parziale quanto
innegabile fallimento rispetto alle proposte iniziali, ma il
fallimento non preclude, almeno da parte sua – e di non
pochi altri, vista la vivacità delle presenze –
la continuazione dell'iniziativa.
Le circostanze trasformano i propositi, ed è un bene
non rimanere ad essi ancorati. A Skoros, mi si fa capire, la
scommessa sulle pratiche e sulle relazioni va avanti, fosse
altro per curiosità di come le une e le altre si svolgeranno.
Lei si è coinvolta in questa esperienza dietro l'entusiasmo
di un'amica e se anche la sua visione della natura umana non
è proprio ottimista, resta fedele alla ricerca di senso
insieme ad altre/i.
I liberi network realizzano un modello differente nel notificare
e incrementare gli scambi. Innanzi tutto le transazioni avvengono
on line; i membri del network possono notificare in tal modo
offerta, richiesta, segnalazione e reperibilità di un
oggetto, magari non ancora annunciato, rintracciabile però
presso un altro membro della rete.
In Grecia esistono tre network gratuiti che coprono l'intero
territorio nazionale. Uno è Freecycle, ramo dell'omonimo
network iniziato negli Stati Uniti diversi anni fa; l'altro
è Karise-to (Lascialo), che ha sede a Thessaloniki
e coopera con il comune della città. Il terzo network
libero è Dai-Prendi (Dose-Pare); si trova ad Atene
e a Thessaloniki, ma entrambi hanno membri in altre città
della Grecia. Le caratteristiche distintive di questo network
sono: un forum separato per gli scambi di servizi e una “biblioteca“
virtuale, dove i membri possono tra di loro dare e avere in
prestito libri.
Anche in questi network si opera senza danaro, l'enfasi è
posta sulla gratuità dello scambio in quanto valore in
sé, che non si esaurisce nel valore dell'oggetto. In
altre parole è il sovra-mercato di relazionalità
a erogare plus-valore, non quantificabile e tanto meno monetizzabile.
Il network Peliti, il più grande e il più antico
della Grecia, copre l'intero paese, sia le aree urbane sia quelle
rurali. È stato fondato nel 2002 e la sua struttura consiste
in due network distinti ma intrecciati: il primo è un
network per scambiare oggetti e servizi, mentre il secondo è
specializzato nel mettere in grado i suoi membri, ma anche chiunque
altro interessato, di scambiare o di trovare gratuitamente varietà
di piante tradizionali (frutti, alberi decorativi, verdure,
fiori, ecc…) e specie tradizionali di animali domestici.
L'idea pratica è di preservare, rigenerandole attraverso
il movimento di scambio, le varietà di piante e animali
domestici. Dato il costo di allevamento, in alcuni casi piuttosto
elevato, gli animali domestici possono essere acquistati con
moneta ufficiale, ma unicamente per coprire il costo d'allevamento
e non il valore della rarità della specie. In base a
ciò, se un membro del network sovraccarica viene segnalato.
Le negoziazioni tenute nel network generale non permettono l'uso
di danaro da parte dei partecipanti. Essi annunciano, o sul
sito o sulla rivista Peliti, le loro offerte e che cosa chiedono
in cambio.
Attualmente, oltre a Peliti, ci sono almeno altri sei schemi
e iniziative per la conservazione e la disseminazione di varietà
tradizionali in tutta la Grecia. Molte cooperano con Peliti,
alcune invece hanno deciso di agire solo localmente. Altre ancora
non sono neanche nei network, si servono della vicinanza dei
loro membri per creare un gruppo non ufficiale di persone in
grado di reperire semi gratuitamente. In questi gruppi vige
un “implicito” obbligo per il ricevente a coltivare
i semi, rinnovare la varietà per il prossimo anno e,
sempre gratuitamente, fornirli a qualcun altro. Ancora in fase
di allestimento, ma sintomatico riguardo al principio di trattare
lo scambio nel settore agricolo, è il network chiamato
Logo-Timis, dalla parola greca onore: una stretta
di mano e una parola d'onore sono monete d'alto conio...
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Atene
– Graffiti nei pressi di piazza Syntagma |
Banca del Tempo, monete parallelle, ecc.
La creazione di monete parallele è un fenomeno recente
in Grecia. La più antica fra queste monete è collegata
alle attività amministrative della Banca del Tempo (Sin-Kròno),
che ha cominciato a funzionare nell'ottobre del 2006, quale
ramo greco del Network Europeo delle Donne, un'organizzazione
non governativa impegnata nell'assistenza a donne vittime di
violenza. Le attività della Banca del Tempo tuttavia
sono separate dal resto delle attività dell'Ong, chiunque
però può parteciparvi.
La struttura generale delle banche del tempo è un network
di individui che offrono servizi agli altri membri del gruppo.
In ritorno, un membro guadagna “tempo” cosicché,
lui/lei, è in grado di richiedere i servizi degli altri
membri. Il valore dei servizi è conteggiato in unità-tempo.
Le transazioni, con le relative ore-tempo addebitate e accreditate
per ogni partecipante, vengono registrate su un computer sulla
base di un programma creato da un volontario.
Un accorgimento importante per il quale gli amministratori dello
schema hanno optato riguarda la data di scadenza della moneta-tempo:
le ore guadagnate scadono sei mesi dopo l'acquisizione. Fissando
una data di scadenza, ci si aspetta che la moneta circolerà
in modo efficace nello schema, invece di essere accumulata da
un membro mentre altri rimangono senza mansioni, che permetterebbero
loro di acquisire “tempo”. Inoltre, se qualcuno
non vuole o non ha bisogno di spendere le unità-tempo
guadagnate, può darle a qualcun altro, comprese persone
che non sono membri dello schema. In tal caso chi le avrà
ricevute sarà in grado di spenderle ma non di guadagnarle
a sua volta. La valuta-tempo potrebbe anche essere data in omaggio
a una Ong o ad un'organizzazione no-profit, che potrà
usarla come un qualsiasi altro non-membro.
Generalmente lo scambio di prestazioni è focalizzato
su servizi educativi – lezioni di lingue, di strumenti
musicali, competenze per l'uso del pc, corsi di sostegno scolastico,
ecc – ma tende ad allargarsi ad altri ambiti.
A questo punto le autorità fiscali non sembrano curarsi
delle attività della Banca del Tempo, essendo frutto
di lavoro volontario e di conseguenza non dichiarabili, né
soggette a tassazione.
La Banca del Tempo ha dovuto rivedere le sue operazioni a fronte
di problemi finanziari dell'apparentata Ong e per il fatto che
il data-base della BdT necessita di personale per le operazioni
centrali. In rapporto a ciò vengono organizzati workshop
dove partecipano persone di Atene e di altre città per
conoscere meglio e aggiornarsi circa l'amministrazione bancaria
del tempo.
La moneta Ovolos circola nelle città di Patrasso
(costa Settentrionale del Peloponneso) e Salonicco (alias Thessaloniki,
seconda maggiore città, nel nord della Grecia), dove
l'organizzazione del progetto ebbe inizio nel Gennaio 2009.
Già nell'anno successivo i membri raggiungevano quasi
le cinquemila unità e, sebbene non tutti siano particolarmente
attivi, ad oggi il numero dei partecipanti è raddoppiato.
Per di più Ovolos è usato da parecchie
persone che non abitano né lavorano a Patrasso o a Salonicco,
ma che preferiscono trattare con moneta parallela. Ciò
ha creato una situazione peculiare, per cui la località
delle negoziazioni non necessariamente corrisponde alle città-base.
Ciò è visto dagli organizzatori di Ovolos come
un vantaggio, perché fa di Ovolos una piattaforma tecnologica
on line disponibile per tutti gli abitanti nel territorio nazionale,
mettendoli in condizioni di provare ad usare valuta parallela
indipendentemente dalla località in cui vivono.
Il sistema Ovolos è ideato affinché i membri possano
usare nelle transizioni, invece di euro, moneta parallela che
è virtuale e registrata nominalmente su smart card digitale.
Per evitare abusi sul sistema da parte delle compagnie che vi
partecipano, non è consentito il doppio apprezzamento:
gli oggetti o i servizi venduti sono valutati e pagati soltanto
in Ovolos.
Ogni membro ha pari diritto di esprimersi riguardo al trattamento
del sistema. Per raggiungere questa uguaglianza in termini pratici,
e soprattutto per quanto riguarda le procedure decisionali,
i coordinatori hanno ritardato il varo della moneta, al fine
di salvaguardare la configurazione “controlli-e-resti”
dello schema servendosi della legislazione greca. Di conseguenza,
è stata creata a Patrasso un'organizzazione no-profit,
Somatìo (Corporazione), denominata “Ricerca
Ovolos e Centro di Documentazione per la Moneta Sociale”,
che è responsabile per la supervisione del sistema; provvede
i membri della documentazione necessaria e organizza attività
di ricerca: una sorta di organizzazione ombrello, i cui membri
hanno per legge uguali diritti e obblighi.
L'idea di fondo per l'emissione della moneta Ovolos parte
dalla costatazione che le classiche monete (quelle di stato),
specialmente dopo il blocco dell'equivalenza con l'oro nel 1971,
creano plusvalore fuori controllo dall'economia e senza corrispondenza
all'economia reale, cioè alla produzione reale. Contrariamente
a ciò, la valuta sociale circolerà e sarà
consumata nel momento in cui è prodotta.
Caratteristica significativa della moneta è la nominazione;
i membri di Ovolos la chiamano “Moneta Sociale”.
Essi hanno voluto: primo, mostrare l'orientamento sociale dell'intero
progetto e secondo, evitare di dare false impressioni di idee
localistiche o secessioniste che sarebbero potute sorgere se
l'avessero chiamata “moneta locale”, o, in competizione
con l'euro, se l'avessero chiamata “moneta comunitaria”
(poteva infatti essere confusa con la moneta della Comunità
europea). L'appellativo “sociale” è più
di una parola, perché il piano include caratteristiche
dei sistemi commerciali di scambio locale unitamente a quelle
delle Banche del Tempo. La caratterizzazione locale, e non regionale,
è importante non soltanto per il modello di moneta parallela
usata, ma anche perché i fondatori e gli utenti di Ovolos
credono che la valuta sarà più facile da maneggiare
e controllare dai suoi membri se rimane su base locale.
L'elemento sociale di Ovolos è marcato anche dall'uso
estensivo, da parte dei membri o da chi ne è interessato,
delle applicazioni internet dei network sociali per comunicare,
scambiare idee, discutere e aggiornarsi reciprocamente sulle
novità correnti, sui raduni ecc. È sorprendente
come l'istituzione di una moneta parallela sia stata basata
sull'utilizzo delle applicazioni di comunicazione internet per
pubblicizzare il progetto, per permettere di avere informazione
diretta e partecipare alle discussioni, non meno che per prendere
decisioni sull'intero progetto.
Cosa ancor più interessante del progetto Ovolos è
il fatto che a dargli avvio sia stato un gruppo di imprenditori,
contrariamente alla maggior parte dei sistemi di moneta parallela
negli altri paesi, che faticano molto ad attirare perfino i
piccoli affari nelle immediate vicinanze. La crisi finanziaria
ed economica dell'ottobre 2008 e le sue conseguenze, assai severe
per la città di Patrasso, hanno indotto gli imprenditori
a ricercare liquidità monetaria. Anche perché,
con il potere d'acquisto diminuito e per una personale disposizione
all'idea di poter comprare beni basilari senza bisogno di euro,
lo schema dava conto a buona parte delle loro necessità.
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Atene
– Interno del bazar di libero scambio
Skoros: Nichi e Wanda |
Forte presenza di donne
L'Unità Alternativa Locale (Ual) – Topikì
Edallaktikì Monada (Tem) – venne pianificata
per essere lanciata il 15 Giugno del 2010 nella città
di Volos, sulla costa centro-orientale della Grecia.
L'Unità è unicamente digitale e sarà usata
nel quadro del Network di Scambio e Solidarietà che copre
l'intera regione di Magnesìa. Benché la partecipazione
sia al momento piuttosto bassa – non si è ancora
proceduto con un'estesa pubblicità dato che lo schema
è in via di risolvere varie controversie pratiche –
il progetto Tem è molto interessante. La moneta è
designata a rimanere locale; si è deciso in questo senso
per evitare che il Network di Scambio e Solidarietà assuma
una forma legale di ufficialità. Gli operatori tuttavia
designano il loro progetto “prevalente” e, se lo
si osserva dall'interno, è proprio così. Il network
cerca infatti di essere quanto più possibile inclusivo,
gli operatori sono in stretto collegamento con i locali servizi
municipali, cosicché il network possa avere parecchi
punti di traffico commerciale situati nei centri sociali della
città, dove le persone che non hanno accesso a internet
o non hanno dimestichezza con l'uso del computer possono chiedere
aiuto per registrarsi e commerciare attraverso il network. Anche
la partecipazione delle aziende locali è ben accetta;
attualmente è proprio una di queste ad offrire il server
del network.
D'altra parte l'investimento del progetto poggia soltanto sui
suoi membri. Le regole adottate per l'uso di Ual sono piuttosto
rigorose: viene data una somma di 100 Ual all'atto di registrazione
e il debito per ogni membro non può superare le 100 Ual.
Naturalmente, l'oggetto in discussione riguarda l'insidia inerente
il volume totale di danaro, cioè, se il volume di danaro
sarà limitato in media a 100 Ual per persona, il problema
che si pone è come poter immettere più moneta
nel sistema senza imporre alcun “obbligo” o “tassa”
sulle transazioni e senza frammentare l'intero progetto con
l'inflazione o mancanza di fiducia nel sistema stesso.
Un ibrido e particolare schema organizzativo è realizzato
dal “Sistema Denaro di rientro”, operante a Creta
e nel Dodecaneso. Consiste in un network che combina scambio
commerciale con elementi monetari. È stato creato da
una compagnia privata che possiede anche i diritti di proprietà
intellettuale. La compagnia d'autobus di Creta e del Dodecaneso
cooperano in veste di sponsor del sistema, mentre altre compagnie
locali (supermarket, pasticcerie, negozi di abbigliamento, caffè,
mobilifici, cinema...) sono per contratto partner commerciali
della compagnia amministratrice.
Da quando fu impiantato – estate 2009 – il sistema
ha avuto così successo che, dopo alcuni mesi, le compagnie
aeree e marittime locali cominciarono a partecipare e lo schema
venne esteso all'intero paese. Secondo il progetto, i biglietti
usati per i mezzi di trasporto, non importa per quale parte
del paese siano stati emessi, possono essere utilizzati al valore
nominale per comprare beni e servizi presso le compagnie partecipanti,
ma naturalmente non possono essere riusati per il trasporto
pubblico. Ogni impresa partecipante annuncia pubblicamente quale
parte del prezzo scritto sul titolo di viaggio può essere
scontata – parte variante da un quarto a un ventesimo
– senza tener conto della data di emissione dei biglietti
stessi.
Lo schema si caratterizza per la sua semplicità, basata
sulla circolazione di biglietti usati come danaro, per la struttura
da azienda-a-azienda-a-consumatore e infine per le implicazioni
ambientali ed economiche.
La caratteristica di semplicità riscontrata nel “Sistema
Denaro di rientro” appartiene in buona sostanza a tutte
le altre iniziative menzionate. A me sembra una forma di semplicità
significativa della forte presenza di donne in esse implicata,
non soltanto come generica partecipazione ma anche, e direi
soprattutto, come apporto di idee e di pratiche ben accette
quando c'è da prendere decisioni.
Le attività economiche di libero scambio e l'invenzione,
per certi versi “spiritosa”, di moneta parallela
fanno fronte alle necessità contestuali, sono “felicemente”
prive di caratterizzazione ideologica e ricompongono, tra pubblico
e privato, il senso dell'economico. Si parla la lingua dell'ora-qui
aperta all'altrove – lingua che non scorda la realtà
di antichi valori come l'idea di rinnovabile, riciclabile, curabile.
Si consuma meno e si pensa di più, mi dicono. Si apprende
l'arte di andare avanti facendo un passo indietro.
Monica Giorgi
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Atene
– Particolare dell'interno del bazar
Skoros |
Note
Gli studi di Irene Sotiropoulou costituiscono il materiale
di riferimento da cui ho attinto molte informazioni sulle iniziative
di economia alternativa e monete parallele. I suoi numerosi
contributi di approfondimento fanno parte del più ampio
progetto di ricerca, quale lavoro di dottorato presso la Facoltà
di Filosofia dell'Università di Creta, intitolato “Network
di Scambio e Monete Parallele: Approcci teorici e il caso della
Grecia”.
Ringrazio Nichi Stavridi, preziosa e sensibile traduttrice
fra greco e italiano, per aver reso possibile la conversazione
con le donne di Skoros in lingua originale, per aver così
dato parola all'espressione di senso nei reciproci passaggi
di mondo.
Mi preme inoltre segnalare con gratitudine l'impareggiabile
lavoro di ricerca e di studio sul campo di Silvia Marastoni,
riguardanti economie alternative e movimenti sociali nella Grecia
di oggi. Prossima la pubblicazione del libro La Grecia risorge
(per informazioni in proposito si rimanda al sito di Mag Verona). |