Olanda
Il ritorno della xenofobia
di Mira Oklobdzija / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestiti
In Olanda l'estrema destra e il fondamentalismo islamico si alimentano a vicenda. E così anche una terra come quella dei Paesi Bassi (e delle dighe foranee), tradizionalmente intrisa di tolleranza e con una ricca storia di accoglienza degli “stranieri”, si ritrova a fare i conti con razzismo e intolleranza.
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Olanda, l'interno di un ristorante turco |
I Paesi Bassi rappresentano uno
dei primi paesi da cui, una cinquantina di anni or sono, ebbe
inizio l'ondata libertaria che ancora vive nella memoria collettiva
e che ha fortemente influenzato e reso possibile il '68: l'ultima
grande ventata di energie utopistiche che ha scosso l'Europa
e non solo.
Il movimento nato in quel periodo – movimento di controcultura
più che strettamente politico – ha lasciato molte
tracce visibili ancora oggi nella vita quotidiana di questo
piccolo paese.
Oggi, nello stesso luogo, siamo testimoni di una nuova tendenza
xenofoba e intollerante che diventa ogni giorno più forte
e sta guadagnando spazio e influenza trasformando quello che
una volta era un “paradiso” liberale in un luogo
in cui la vita è molto meno piacevole. Il clima politico
del paese che sosteneva di essere uno dei luoghi più
tolleranti del vecchio continente, non è più quello
di una volta.
Dall'esterno, gli olandesi hanno sempre trasmesso un'immagine
di estrema tolleranza nei confronti di una grande varietà
di culture e religioni.
Storicamente, la svolta più importante si è avuta
nel periodo in cui nei Paesi Bassi si è ristabilita la
pace, durante – ma soprattutto dopo – la dominazione
spagnola e la cessazione dello spargimento di sangue causato
dai conflitti religiosi all'interno del paese nel tardo Medioevo.
Questa rappacificazione fu portata a compimento da re Guglielmo
I di Orange (soprannominato “Padre della patria”
o “il Taciturno”), entrato nei libri di storia anche
come vittima del primo omicidio politico nei Paesi Bassi, avvenuto
a Delft nel 1584.1
Le radici dell'intolleranza
È risaputo che gli olandesi hanno offerto rifugio agli
ebrei sin dal Medioevo. Baruch Spinoza ed Erasmo da Rotterdam,
primi strenui difensori della libertà di religione, hanno
gettato le basi umanistiche del processo di pacificazione e
secolarizzazione. È importante sottolineare che lo stesso
Spinoza non sottovalutava affatto il concetto di tolleranza.
Secondo lui la tolleranza serve a mettere alla prova la resistenza
dell'intollerante che si trova a confrontarsi direttamente con
l'intolleranza. Diversamente, gli intolleranti, approfittando
del clima di tolleranza, si approprierebbero indebitamente delle
posizioni di potere, segnando così la fine della tolleranza
stessa. Vedremo come molti punti di vista e abitudini contrastanti
che rientrano in questo discorso siano parte integrante della
società olandese contemporanea.
Va sottolineato anche un altro aspetto, significativo non solo
sotto il profilo religioso ma anche culturale, che ci porta
ad affrontare il tema del modello di mentalità dominante
che ha fortemente segnato (e segna tuttora) la società
olandese. Nello stesso periodo in cui Guglielmo I sfidava la
dominazione spagnola e cattolica, il teologo e riformatore religioso
francese Calvino sviluppava le sue idee: il sistema teologico
protestante, in seguito chiamato Calvinismo.
Calvino esortava i cristiani a ritornare alla Bibbia e a stabilire
una relazione personale con Dio. Il calvinismo non prevedeva
autorità bensì predicatori e conoscitori, non
capi ma organizzatori. I fedeli godevano di maggiore indipendenza
e potevano organizzarsi autonomamente. Fu un movimento dal basso
che pose le basi della democrazia. Il calvinismo, prontamente
assimilato dalla società olandese, insegnò alla
gente a pensare con la propria testa. Modellò le persone
trasformandole in lavoratori instancabili, modesti e diffidenti
delle comodità e del lusso. Allo stesso tempo creò
un terreno fertile per individui tenaci, risoluti ma anche pronti
a discutere, disposti a condividere le decisioni e a scendere
a compromessi. In breve, la cultura olandese si aprì
a un approccio più sobrio alla vita ove apertura mentale
di stampo liberale e tolleranza coesistevano con l'esigenza
di controllo sociale e/o politico.
L'arrivo degli “stranieri”
La prima ondata di immigrati, tra il 1590 e il 1800, fu composta
principalmente da ugonotti (protestanti francesi) e da ebrei
provenienti dai paesi dell'Europa meridionale e orientale. Questa
tendenza andò diminuendo nel XIX secolo. Dal 1870 alla
fine della seconda guerra mondiale, infatti, si registrarono
più partenze che arrivi.
Dopo la guerra ci fu una nuova ondata di immigrati dalle ex
colonie. Dall'Indonesia arrivarono due gruppi: rimpatriati olandesi-indonesiani
e molucchesi. Nel 1975 il governo di sinistra di Den Uyl concesse
l'indipendenza a un'altra delle colonie olandesi: il Suriname.
Conseguentemente, anche gli abitanti del Suriname arrivarono
nella “madre patria” col desiderio di mantenere
lo stile di vita di relativa ricchezza e stabilità cui
erano abituati. Seguirono poi gli immigrati dalle Antille olandesi
e da Aruba, gli ultimi “territori d'oltremare”.
Come molti altri stati dell'Europa occidentale, negli anni '60
anche i Paesi Bassi cominciarono a importare manodopera straniera,
inizialmente dai paesi dell'Europa meridionale e in seguito
da Jugoslavia, Turchia e Marocco. Nel 1974 cessò il reclutamento
della manodopera straniera e molti lavoratori decisero di prolungare
la loro permanenza nei Paesi Bassi, facendosi raggiungere dalle
famiglie. Il processo di ricongiungimento familiare raggiunse
il picco attorno al 1980 con il risultato che la popolazione
di origine marocchina e turca aumentò di ben dieci volte.
In tempi recenti, invece, l'immigrazione nel suo complesso è
significativamente diminuita.
I gruppi non occidentali sono in genere in una posizione socio-economica
svantaggiata, i turchi e i marocchini più degli altri:
mostrano scarsa presenza sul mercato del lavoro, un elevato
tasso di disoccupazione, una significativa dipendenza dall'assistenza
sociale e profitti scolastici relativamente bassi, anche tra
gli immigrati di seconda generazione. Nel dibattito politico
attuale, marocchini e antillani vengono visti dalla società
olandese come fonte di problemi. (Per esempio, le statistiche
della polizia mostrano che oltre il 10 per cento dei ragazzi
antillani e marocchini nella fascia d'età dai 12 ai 17
anni sono stati sospettati di aver commesso un crimine.) Nel
1985 i Paesi Bassi hanno introdotto una legge che facilita l'ottenimento
della cittadinanza per gli immigrati di seconda generazione.
I figli nati in Olanda possono optare per la cittadinanza olandese
tra i 18 e i 25 anni. La terza generazione (la seconda nata
nei Paesi Bassi) riceve automaticamente la cittadinanza olandese
alla nascita.
In base alle statistiche del 2008 la composizione etnica del
paese è la seguente: olandesi 80.7 per cento, cittadini
dell'Unione Europea 5 per cento, indonesiani 2.4 per cento,
turchi 2.2 per cento, abitanti del Suriname 2 per cento, marocchini
2 per cento, caraibici 0.8 per cento, altri 4.8 per cento. La
città più multietnica è Amsterdam con il
50.1 per cento di olandesi autoctoni, il 14.9 per cento di immigrati
europei e il 34.9 per cento di immigrati non europei (i più
numerosi in questa categoria provengono da Suriname, Marocco
e Turchia). Nel 2011 tali cifre sono cambiate: 49.7 per cento
di olandesi e 51.3 per cento di stranieri.
Amsterdam è la città che ospita in assoluto la
più grande varietà di nazionalità al mondo:
ben 176. Sebbene il detto “leef en laat leven” (“vivi
e lascia vivere”) rispecchi le caratteristiche della società
aperta e tollerante olandese, e soprattutto della città
di Amsterdam, dopo la seconda guerra mondiale l'afflusso di
tante razze, religioni e culture diverse in costante aumento,
ha generato in più occasioni situazioni di forte tensione
sociale2.
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Amsterdam, marzo 2008. Un dimostrante esibisce un cartello
contro Geert Wilders durante una manifestazione |
Origini dell'estrema destra nei Paesi Bassi
La xenofobia è un problema comune a ogni società
multiculturale. Xenofobia non significa solo pura e semplice
“paura dello straniero”, ma anche diffidenza verso
tutto ciò che è nuovo e provocatorio rispetto
al modo di vivere che “noi” conosciamo e accettiamo.
In quanto tale la xenofobia è ben lontana dal concetto
di tolleranza. Allora, cosa è andato storto nella tollerante
società olandese? Come vedremo, la risposta non viene
dai gruppi che ammettono apertamente di essere di destra, spesso
di chiara ispirazione nazista e fascista.
In una ricerca3 condotta nel
2011 dall'Aivd (i servizi di sicurezza olandesi, l'equivalente
dell'MI5 inglese), si fa una sottile distinzione tra i termini
“estremo” ed “estremismo”. Secondo l'Aivd
si definiscono “estreme” persone, gruppi o organizzazioni
che agiscono ai limiti del rispetto dello stato di diritto,
ma pur sempre nella legalità. Mentre gli estremisti ricercano
l'estremizzazione o la considerano comunque accettabile, violando
i confini dello stato di diritto. Le restrizioni imposte dalla
legge e/o dallo stato di diritto sono considerate non vincolanti
e sono ignorate intenzionalmente. Ne sono esempio l'approvazione
o perfino l'uso della violenza nonché il fomentare sistematicamente
l'odio.
Tra i gruppi, partiti e movimenti della prima categoria possiamo
citare i Central Democrats, il Central Party,
il CP'86, la National Alliance, il New National
Party e il New Right. La loro ideologia era basata
su nazionalismo e xenofobia e raggiunsero il massimo successo
nel 1994, quando si aggiudicarono tre seggi in parlamento. Ma
questa tendenza (tipica dei gruppi di destra operanti nella
legalità) non è durata a lungo e oggi è
solo il debole National People's Movement a essere attivo
seppure in maniera sporadica.
Prendendo in esame quelli etichettati come “estremisti
di destra” il rapporto dell'Aivd cita: Dutch People's
Union (gruppo neonazista che sta dietro a quasi tutte le
dimostrazioni di destra in Olanda e aspira a creare uno stato
a partito unico); National Socialist Action (che si ispira
nello stesso tempo al “socialismo” e alla visione
del mondo hitleriana); e Radical Volunteer Force (piccola
emanazione dell'omonimo partito inglese, che insegue il sogno
del Quarto Reich Ariano di cui dovrebbero far parte anche i
Paesi Bassi).
Due movimenti legati invece alla musica sono Blood and Honore
Combat 18, entrambi emersi negli anni '80 (allora contavano
circa 200-250 seguaci) che si rifanno ai principi di “superiorità
della razza bianca”, “potere bianco” e “orgoglio
bianco”. Oggi sono quasi inesistenti. L'ultimo gruppo,
anch'esso di piccole dimensioni e finalizzato alla creazione
dei cosiddetti “Paesi Bassi bianchi”, liberi da
elementi multiculturali è il Netherlands National
Youth. Essi affermano di rispettare la diversità
razziale: “Non abbiamo alcun problema con l'Islam... finché
agisce all'interno del mondo islamico e non qui da noi”.
Non tutti questi gruppi percepiscono i musulmani nel “loro”
paese come “il Problema”; alcuni credono ancora
che siano gli ebrei il nemico principale, mentre altri stanno
cominciando a considerare che è il sistema l'elemento
prioritario su cui agire. Tutti intrattengono rapporti con gruppi
similari in Europa, limitandosi allo scambio di idee e dichiarazioni
d'intento durante le discussioni, cui non fanno seguito azioni
dirette. Secondo l'Aivd, il numero dei loro seguaci è
limitato e non rappresenta un reale pericolo per la società.4
Non dobbiamo tuttavia escludere l'eventualità di cani
sciolti che usino la violenza ispirandosi ai principi e alle
idee dell'estrema destra. Fino a ora questo non è mai
successo, almeno non su larga scala.
Una delle ragioni principali per cui il potere di attrarre nuovi
adepti da parte dei suddetti gruppi è diminuito va individuata
nel fatto che alcune delle loro idee sono state incluse nei
programmi di governo5, e sono
diventate del tutto accettabili dal punto di vista politico,
smettendo di essere dei tabù. Questo soprattutto per
ciò che riguarda il dibattito su immigrazione, integrazione
e Islam. Ma sarebbe sbagliato attribuire ai questi gruppi di
destra il merito di aver ispirato tale evoluzione politica.
Ragioni e motivazioni vanno ricercate nella struttura della
società olandese nel suo complesso, condizionata dal
crescente numero di immigrati. I nuovi arrivati hanno cambiato
il panorama culturale del paese e hanno iniziato a mettere alla
prova, non intenzionalmente, il livello di tolleranza dei nativi.
Questo processo è andato di pari passo con il deterioramento
della situazione economica in Europa che rappresenta una minaccia
per i Paesi Bassi dal punto di vista del welfare state.
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Il regista Theo van Gogh in un'immagine del 2001 |
Perché gli olandesi si sono avvicinati alla destra xenofoba?
Gli olandesi in genere non amano l'ideologia fascista, teste
rasate e svastiche in marcia. I ricordi dell'ultima guerra e
la vergogna per il comportamento della gente riguardo al destino
degli ebrei olandesi sono ancora fortemente sentiti. Molti cittadini
non ebrei chiusero un occhio (o divennero perfino collaborazionisti)
quando i loro vicini di casa venivano chiusi dai nazisti nei
carri bestiame e deportati nei campi di concentramento.6
Molti di loro non fecero mai ritorno.
Ora ci sono nuovi vicini di casa. “Lentamente, quasi senza
che nessuno se ne sia accorto, i vecchi quartieri olandesi della
classe operaia hanno perso la loro popolazione bianca e si sono
trasformati in 'città satellite' collegate con il Marocco,
la Turchia e il Medio Oriente attraverso la tv satellitare e
internet. Grigie strade olandesi si sono riempite di... panetterie
marocchine, kebab turchi... e di caffè pieni di uomini
dagli occhi tristi nei loro djellaba la cui salute è
spesso minata da anni di lavoro sporco e pericoloso...”7
Alcuni aspetti delle loro culture sono difficili da accettare
per i nativi: la concezione musulmana riguardo al ruolo dei
due sessi, il predominio maschile, la violenza contro le donne,
l'onore tribale o il loro rispetto per le leggi divine. Gli
olandesi europei che sono riusciti a liberarsi dalle rigide
regole della loro religione non vogliono finire nelle grinfie
di una nuova religione straniera, peraltro ancor meno invitante.
A livello di vita quotidiana, può essere esemplificativo
citare una donna olandese di uno dei quartieri “bianchi”
di un tempo, ora popolati da famiglie marocchine e turche: “Non
hanno idea di come comportarsi nella nostra società.
Getterebbero i sacchi dell'immondizia sulla strada dal secondo
piano. Sgozzerebbero le pecore sul balcone... La cosa peggiore
è che non parliamo la stessa lingua... e quando
gocciola acqua dal tuo soffitto, non puoi dire agli inquilini
del piano di sopra di chiudere il rubinetto. La gente si irrita.”
E alcuni di loro, come vedremo, si sono irritati oltremodo diventando
pericolosi.
Gli olandesi credono nell'individualismo e nella libertà
di criticare senza dover temere reazioni violente. Inoltre adorano
l'ironia, a volte esagerando. Quando l'ironia colpisce “i
forestieri” che non hanno familiarità con i giochi
di parole, gli effetti possono essere potenzialmente disastrosi
e innescare reazioni violente. È infatti realmente accaduto
che gli interventi provocatori di alcuni noti esponenti politici
in cerca di voti (o di visibilità) abbiano provocato
dei violenti moti di reazione.
Tra di essi, il primo politico da menzionare è Pim Fortuyn,
“l'outsider populista che divenne quasi primo ministro”.
Si dichiarava contrario alla burocrazia, alla sinistra e agli
immigrati, primi tra tutti i musulmani. Non voleva essere paragonato
ad altri esponenti della destra populista europea (Le Pen, Haider),
ma certamente apparteneva al loro schieramento. Il suo programma
aveva fatto infuriare gli “stranieri”, anche se
poi, il 6 maggio del 2002, non è stato ucciso da un musulmano,
bensì da un attivista animalista olandese. La sua tragica
fine ha risvegliato una forma locale di “nostalgia tribale”,
una diffidenza ancor più accentuata nei confronti degli
stranieri e una sorta di culto dell'eroe.8
Come dice Buruma, è stato un populista che faceva leva
sulla paura dei musulmani, un reazionario che accusava l'Islam
di essere un pericolo per la libertà olandese, che prometteva
un ritorno a tempi migliori, quando tutti erano bianchi. Il
suo funerale fu come l'addio a un re molto amato o a un grande
eroe nazionale.9
Poi è la volta di Theo van Gogh, regista, produttore,
opinionista, autore e attore, un uomo con “l'istinto per
il colpo basso”, provocatore dalla brutale ironia, maestro
di polemiche velenose che miravano a “scuotere”
le coscienze, che pensava che la libertà di espressione
includesse quella di insultare. Persino per molti nativi olandesi
le sue esternazioni erano difficili da digerire. Per lui Gesù
Cristo era “quel pesce marcio di Nazareth”, i mussulmani,
“quinta colonna”, “scopatori di capre”
e molto altro ancora. Fu assassinato in modo estremamente brutale
il 2 novembre 2004 da Mohammed Bouyeri, estremista musulmano.
In seguito, anche per effetto della paura e dello sdegno suscitati
dall'11 settembre, furono incendiate moschee e scuole islamiche
in varie località. Di lì a poco, la stessa cosa
accadde anche a un certo numero di chiese cristiane. L'uso di
parole aspre e dure portò a un epilogo violento aprendo
la strada al dibattito, tuttora in corso, sull'incitamento all'odio
e sulla libertà d'espressione.
Ayaan Hirsi Ali, di origine somala, attiva politicamente al
momento dell'assassinio di Van Gogh, è ricordata principalmente
per la sua critica all'Islam. Trattandosi di una ex musulmana
che spiegava al pubblico olandese i pericoli dell'Islam, il
suo ruolo in questo contesto fu eccezionale. Parlava dei problemi
del mondo islamico, con particolare attenzione al terrorismo
e alla visione distorta della sessualità. A suo avviso,
non era concepibile tollerare chi si rifiutava di accettare
le regole del paese che gli aveva offerto un posto dove rifarsi
una vita. Riteneva che “la tolleranza dell'intolleranza
fosse vigliaccheria.” Nel suo film Submission,
diretto da Van Gogh, denuncia gli abusi compiuti dagli islamici
sulle donne. Le citazioni dal Corano sono vergate su corpi femminili
nudi.
La lettera del killer di Van Gogh, infilzata con un pugnale
nel petto della vittima, era indirizzata a Hirsi Ali. Dopo molti
mesi vissuti sotto la protezione della polizia, fu costretta
a lasciare il paese e ora risiede negli Stati Uniti.
Esponente politico olandese conservatore, Rita Verdonk divenne
famosa come ministro per 'integrazione e le minoranze. A causa
della sua rigidezza e della sua politica priva di compromessi
sui temi dell'immigrazione, venne soprannominata “Rita
di ferro”. Sebbene molte delle sue proposte fossero ragionevoli
(ad esempio il fatto che tutti gli immigrati dovessero imparare
la lingua olandese prima di richiedere la cittadinanza), il
suo stile lasciava molto a desiderare e suscitava disagio tra
gli immigrati. Fu un “incidente diplomatico” a portarla
con prepotenza alla ribalta della cronaca. In un'occasione ufficiale,
un imam locale si rifiutò di stringerle la mano in quanto
donna, facendola così finire sulle prime pagine di tutti
i principali quotidiani. La fotografia con la sua mano tesa
nel vuoto è diventata “il simbolo principale della
crisi olandese, del collasso del multiculturalismo, della fine
di un dolce sogno di tolleranza...”
L'ultimo esempio da citare (ma non per questo meno importante)
è Geert Wilders, politico tuttora attivo e molto discusso.
Leader del Pvv (Partito della libertà di destra), costantemente
in conflitto con il parlamento, la sinistra e gli immigrati,
soprattutto con i musulmani. Nel 2010, il suo programma elettorale
che vietava il Corano e la costruzione di moschee portò
il suo partito da 9 a 23 seggi alle elezioni nazionali. In quell'occasione,
un raggiante Wilders disse ai telespettatori olandesi che “I
Paesi Bassi hanno scelto più sicurezza, meno crimine,
meno immigrazione e meno Islam”. Ebbe anche modo di affermare
che “l'Islam è l'ideologia di una cultura ritardata”,
che “il Corano è un libro fascista... esattamente
come il 'Mein Kampf'”, e concetti del genere. Wilders
ha rischiato un anno di prigione per cinque capi d'imputazione
relativi all'incitamento all'odio e alla discriminazione contro
i musulmani. Tuttavia, nel 2011, fu assolto da una corte di
Amsterdam, la quale sostenne che i suoi commenti provocatori
sui musulmani erano protetti dalle norme sulla libertà
di espressione in una società libera.10
E dopo la sentenza Wilders non ha certo attenuato le sue posizioni,
tanto che a maggio di quest'anno, durante la presentazione del
suo libro Marked for death a New York, ha affermato:
“La nostra civiltà giudaico-cristiana e umanistica
è superiore alla barbara civiltà dell'Islam”.
Conclusione
Da un lato, si può indubbiamente affermare che gli
olandesi sono “diversi”: i ministri vanno al lavoro
in bicicletta, la principessa porta le figlie al cinema come
qualsiasi altro genitore, le coppie omosessuali o i personaggi
pubblici non interessano nessuno, le droghe leggere si possono
acquistare legalmente nel coffee-shop vicino alla panetteria
del quartiere (persino pagando con carta di credito), l'eutanasia
è legale, la pornografia e la prostituzione sono tollerate.
Dall'altro, l'apertura della società olandese all'immigrazione
ha comportato evidenti effetti collaterali. Oggi “l'olandese
medio” è stanco degli stranieri, ad eccezione di
quelli (i cosiddetti “integrati”) che non interferiscono
con il suo modo di vivere, e percepisce il multiculturalismo
come “scontro di culture” o semplicemente come un
fardello troppo pesante da portare.
Il processo a Wilders e il dibattito innescatosi dopo la sua
assoluzione illustrano perfettamente l'atteggiamento della “classe
dirigente” olandese, politici, legislatori e intellettuali,
di sinistra come di destra. L'analisi comune verte su ciò
che può o non può essere permesso in una società
democratica alla ricerca di un equilibrio tra la tolleranza
e la punizione di chi fomenta l'odio. I politici sono alla ricerca
di un “approccio ragionevole” che possa piacere
a tutti. Vorrebbero essere visti come democratici pronti a discutere
qualsiasi argomento di carattere sociale con gli avversari,
disponibili ad accettare le differenze e a proteggere “la
libertà di espressione”, a volte a qualsiasi costo.
Sono intenzionati a continuare a seguire la “via olandese”
per la risoluzione dei conflitti attraverso il compromesso e
la negoziazione, persino di fronte a idee che si rifanno chiaramente
al fascismo.11
Tuttavia le domande cruciali non hanno ancora ottenuto risposta.
Quand'è che troppo è davvero troppo? Oppure: cosa
fare quando la libertà di uno offende quella di molti?
E mentre il dibattito prosegue, la destra olandese contribuisce
alla crescita del fondamentalismo islamico e viceversa. Il modello
di tolleranza olandese costituisce terreno fertile che alimenta
un circolo vizioso di attacchi offensivi, contrattacchi e, purtroppo,
reazioni violente. Un progetto quasi utopistico, inizialmente,
un dolce sogno di tolleranza multiculturale, oggi assomiglia
a un pericoloso dramma xenofobo che sta sfuggendo di mano.
Mira Oklobdzija
traduzione di Adriana Giacchetti – revisione a cura
di Smile Service
Note
- Agli occhi del suo killer, Balthasar Gerard, sostenitore
di Filippo II, Guglielmo aveva tradito il re di Spagna e la
religione cattolica. Dopo che Filippo II dichiarò Guglielmo
un fuorilegge e promise una ricompensa di 25.000 corone per
il suo assassinio, Gerard fu pronto ad agire, nel nome di
Dio o per soldi, nessuno potrà mai saperlo.
- Uno dei più influenti lavori sull'argomento integrazione
e immigrazione nei Paesi Bassi è The Multicultural
Drama di Paul Scheffer (2000). Nel 2007, ha pubblicato
anche il libro The Immigrants: The Open Society and Its
Limits.
- Per i risultati completi della ricerca https://www.aivd.nl/english/publications-press/@2798/right-wing-extremism/
- Nel 2007 Aivd ha stimato tale numero attorno alle 600 unità,
di cui 400 considerati estremisti di destra. Come risultato
di fratture o gruppi che si sono sciolti, il numero stimato
di seguaci attivi è ora addirittura sceso sotto i 300,
di cui circa 150-180 estremisti di destra.
- I grandi partiti più aperti ad abbracciare questo
tipo di discorso politico sono Pvv (Partito della libertà)
e Vvd (Partito liberale per la libertà). Maggiori informazioni
possono essere trovate sul seguente sito web:
http://limpingmessenger.wordpress.com/2012/02/09/moe-landers-statistical-category-as-a-basis-for-discrimination-by-dutch-pvv-vvd-parties/
- Anche se tutti conoscono la storia di Anna Frank, non è
altrettanto risaputo che il 71 per cento degli ebrei dei Paesi
Bassi finì nei campi di sterminio nazisti.
- Per questa parte ho prevalentemente usato quello che secondo
me è il miglior libro pubblicato su questo argomento:
Ian Buruma Murder in Amsterdam – The Death of Theo
van Gogh and the Limits of Tolerance, London, 2006. Edizione
italiana: Assassinio a Amsterdam. I limiti della tolleranza
e il caso di Theo Van Gogh, Einaudi, 2007.
- In una trasmissione televisiva (Television pool) del 2004,
dopo l'assassinio di Van Gogh, Fortuyn fu proclamato la più
grande figura della storia olandese (lasciandosi alle spalle
Guglielmo il Taciturno, Rembrandt e Erasmo da Rotterdam. Spinoza
non venne nemmeno nominato).
- http://www.socialistworld.net/doc/218.
Il 6 maggio di quest'anno solo 300 persone si sono riunite
a Rotterdam per commemorare, molto pacificamente, la sua vita
e la sua morte. Per ulteriori informazioni su Fortuyn, ma
anche sulle contraddizioni della società olandese,
http://limpingmessenger.wordpress.com/200205-the-sorrow-of-the-netherlands-the-murder-of-pim-fortuyn/.
- http://topics.nytimes.com/top/reference/timestopics/people/w/geert_wilders/index.html.
- Rob Riemen De eeuwige terugkeer van het Fascisme
(The eternal return of the fascism), Amsterdam, 2010.
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