RSVP
In copertina suggeriscono che
potrebbe essere Rumori Sonori Vipere Padane, e anche Ragionevoli
Sonorità Volutamente Parossistiche. E cento altri nomi,
e altri cento ancora. Questo cd nei negozi di dischi non c'è,
e nemmeno nei posti virtuali dove si vende comunque qualcosa.
Per trovarne uno ci si deve muovere spinti dalla curiosità
per le “cose” che non si mettono in vendita e che
non si possono comprare. Oppure gli si inciampa addosso per
caso in uno di quegli incontri informali della stampa e dell'editoria
marginale, fiere dove gli stand sono baracche a bassa fedeltà
che distribuiscono cataloghi colorati tutti diversi tra loro.
Il nome parla forte e chiaro: casa editrice Libera e Senza Impegni,
c'è dietro Federico
Zenoni, grafico e illustratore milanese d'alto livello (vedi
“A” 368, febbraio 2012).
L'oggetto
inizio a descrivervelo dalla superficie: la confezione è
povera e artigianale per scelta – anche politica –
precisa, fatta da due cartoni ritagliati grossolanamente da
uno scatolone, con incollate sopra un paio di schegge di bacchette
di batteria rimaste col destino sospeso, vittime di una performance
violenta. E sopra, a pennellate fatte uscire da uno stencil,
RSVP: Ridete Stolti Volonterosi Patriottici, o magari Rutilante
Scempio Volgarmente Prudente... Insomma, il gioco di prima.
A dirla così sembra un'altra di quelle cosine autoprodotte
d'una volta (“La nostra arte e creatività sono
le nostre armi più potenti” dicevano una volta
i Crass, gente che di autoproduzione e autogestione se ne intendeva):
casalinghe per forza, semplici per timidezza, dimesse per impossibilità
di mezzi, fatte con le mani e con le mani fatte anche le scritte
sopra come s'usava prima che il Microsoft Word rendesse fuorimoda
penne matite e calligrafia. È un oggetto bello già
così, senza adoperare le orecchie. Bello da tenere in
mano, concreto da toccare, rigirare, passarci sopra le dita,
aprire, richiudere, accarezzare.
Dentro, al gruppo “stabile” – il perché
delle virgolette si capirà entro qualche riga –
formato da un chitarrista (Lorenzo Alberti) più due batteristi
(Elia e Federico Zenoni, se la memoria non m'inganna rispettivamente
figlio e padre) si aggiunge una manciata di volontari al sax,
alla tromba, ad aggiungere voce, rumore e silenzi. Fatta eccezione
per l'introduzione (un mescolamento/sovrapposizione di registrazioni
in naftalina che fa mooolto anni settanta) la mia impressione
è che nel cd, invece che un progetto organico, sia raccolta
una testimonianza di navigazioni a vista in sala prove.
Eppure, nonostante la scarsa stabilità complessiva non
ci si può non accorgere delle molte intuizioni brillanti:
i tre organizzano un barbecue in giardino a base di bocconcini
di progressive e delizie di ricerca musicale in salsa tricolore.
Presto ci si ritrova a sorridere e a rincorrere i tamburi in
fuga su sentieri in salita, a inseguire la chitarra che corre
salta vola via e improvvisamente scompare come inghiottita dalla
nebbia in Valpadana o da un buco nel cielo, e che ricompare
dietro l'angolo come se nulla fosse, come il Bianconiglio o
come un fantasma rock ad Halloween. A suo modo è un lavoro
divertente, bello per giocare a riconoscere tracce e innamoramenti
– neanche tanto ben nascosti –, in bocca un sapore
speziato e buono malgrado restino appiccicati ai denti pezzettini
di già sentito che i tre hanno abilmente mischiato alla
propria ciccia creativa.
Il cd non è nuovo nuovo, ma che sia uscito due anni fa
non fa notizia e non importa a nessuno. “Una situazione
di rimbombante creatività libertaria” potrebbe
aver scritto sul serio qualcuno da qualche parte. Macché.
Queste gente è già altrove: altri panorami intorno,
altri danni, altri trampoli, altri sberleffi, altra gioia. Per
certo, qui non c'era l'intenzione di indicare lune.
Per approfondire mettetevi davanti al pc, accendetelo e collegatevi
al link senzaimpegni.altervista.org.
Le musiche di questo cd si possono ascoltare in internet al
link rsvp.altervista.org.
Per contatti postali tradizionali, che presumo assai graditi:
casa editrice Libera e Senza Impegni, via del Mare 73, 20142
Milano.
Marco Pandin |