Rivista Anarchica Online


ai lettori

Ma tu sei in regolA?

Per ragioni di risparmio e anche di sostanziale equità (“perché quello si cucca la rivista gratis e io devo pagare l'abbonamento?”), abbiamo deciso di (ri)passare in rassegna con la massima attenzione il nostro indirizzario (svariate migliaia di nominativi) e di esaminare una per una le posizioni di coloro che per le più varie ragioni ricevono regolarmente la rivista e... non sono in regola con la nostra amministrazione (detto in altre parole, da un po' non pagano).
Continueranno a riceverla, legittimamente, i collaboratori stretti di “A”, chi appunto ci ha dato e/o ci da una mano, traducendo gratis, inviandoci articoli, curando una rubrica, ecc... Chi in cambio ci invia una propria pubblicazione (ma verificheremo che continui a esistere: la pubblicazione, intendiamo). Chi ha altri titoli o meriti per riceverla.
Va poi considerato che noi non siamo soliti sospendere l'invio di “A” alla scadenza dell'abbonamento e nemmeno nei mesi immediatamente successivi. Ma una cosa è ritardare un po' il rinnovo, un'altra è non farsi più vivi. Periodicamente teniamo sotto controllo queste posizioni, ma adesso appunto lo faremo con particolare attenzione.
Analogo discorso vale per i circa 200 nostri distributori, sparsi in tutt'Italia. Ce ne sono alcuni che diffondono “A” dal primo numero (febbraio 1971), uno per tutti il gruppo Germinal di Trieste (aderente alla Federazione Anarchica Italiana), e ci hanno sempre pagato regolarmente. Ce ne sono di più “giovani”, che magari ricevono le riviste da qualche mese e sono già sulla buona strada. Ma ce ne sono altri “in sofferenza”, nel senso che ci fanno soffrire, dobbiamo sollecitarli, chiedere periodicamente se confermano la volontà di distribuire, e poi con quante copie. Altri a volte non hanno più dato, all'improvviso, segni di vita, magari ci torna indietro il pacchetto con l'avvertenza “trasferito”, “respinto”, ecc...
Insomma, il mondo è bello perché è vario. A volte vorremmo lo fosse di più, in questi casi vorremmo lo fosse un po' meno.
C'è poi il “fronte estero”, dove le spedizioni postali costano molto di più ma a volte maggiore è la nostra resistenza a tagliare invii finchè sospettiamo che possano essere apprezzati, che costituiscano un filo sottile, quasi invisibile, ma importante per “tenere i collegamenti”.
Ma tant'è, la necessità di risparmiare è sempre più forte. D'altra parte, ormai da un po', la rivista è leggibile e scaricabile gratis dal nostro sito, e questo vale naturalmente in tutto il mondo. E allora, se qualcuno non vedrà più arrivare al proprio indirizzo la copia cartacea di “A”, si domandi il perché. Se non riuscirà a darsi una risposta, ci contatti pure e noi – se avremo sbagliato – ripristineremo l'invio. Ma siamo sicuri che, se accadrà, sarà in pochissimi casi. E che alla fine, questa nostra operazione di verifica dell'indirizzario darà i suoi risultati per aiutare “A” ad andare avanti.
Aumentare le entrate e ridurre le spese: ci sembra quasi di essere uomini di governo. Mentre non siamo che semplici amministratori di una sgangherata rivista che esce da quasi mezzo secolo senza avere mai avuto una lira (e poi un euro) di finanziamento pubblico.