alle lettrici, ai
lettori
Agorà
Anticlericalismo. In questo numero
trovate due dossier, uno anticlericale, l'altro sull'educazione
libertaria.
Massimo Ortalli chiarisce le ragioni di fondo del nostro perdurante anticlericalismo. Perdurante ma anche profondamente differente da quello ottocentesco. Perdurante perché la perdurante presenza in Italia del Vaticano – già di per sé – è ragione sufficiente per spingerci a contrastare nella quotidianità le sopraffazioni e i privilegi clericali. Ma al contempo profondamente differente, perché progressivamente depurato da quell'irrisione irrispettosa del pensiero religioso, che non ci appartiene ma che – coerentemente con la nostra apertura mentale libertaria – non intendiamo dileggiare.
La quasi totalità delle anarchiche e degli anarchici è atea, agnostica e/o libera pensatrice. Noi, tanto per parlarci chiari, non intendiamo discutere dell'esistenza o meno di dio, ma se le scuole cattoliche prendono soldi dallo stato (anche in contrasto con il dettato costituzionale) oppure se i medici cattolici sabotano il diritto all'aborto nella struttura pubblica questo sì ci interessa, eccome.
La nostra Francesca Palazzi Arduini, oltre a parlare dello sbattezzo, raccontando come si fa e che cosa ha fatto l'Associazione per lo Sbattezzo, ha intervistato il giornalista Francesco Tulli sui preti pedofili. Tulli (un paio di libri sull'argomento) è considerato il massimo esperto italiano in materia.
Di taglio diverso, seriamente storico ma anche godibile, lo scritto di Giorgio Sacchetti, sulle attività e manifestazioni anticlericali in Toscana, a cavallo tra '800 e '900. In particolare dopo la fucilazione del pedagogista anarchico Francisco Ferrer y Guardia nel 1909 a Barcellona.
Altri scritti e tre tavole di tre diversi disegnatori chiudono questo dossier.
Educazione libertaria. Il secondo
dossier è curato da Francesco Codello, uno dei
fondatori della Rel (Rete dell'Educazione Libertaria), nostro
collaboratore. E ha visto la partecipazione attiva – se
non altro nella preparazione della propria scheda – da
parte di decine di persone e/o collettivi impegnati nel funzionamento
o nella preparazione di scuole autoeducanti. E siccome la Rel
non si occupa solo di scuole alternative, ma anche di differenti
modalità di approccio e di presenza nel mondo pedagogico,
nel dossier trovano spazio anche due interventi di altrettanti
docenti nella scuola pubblica statale e due operatori della
Philosophy for children.
È la prima volta che viene effettuato (e pubblicato) un simile censimento delle scuole libertarie. E non è un caso che appaia su questa rivista, che fin dall'inizio ha seguito con attenzione la Rel, in particolare documentandone gli incontri su scala nazionale. Continueremo a farlo, cercando di far emergere al contempo quelle pratiche diverse di chi si trova ad operare nella scuola pubblica statale, certo condizionata da pesanti lacci e limiti burocratici, ma comunque concreto terreno per tentativi di strappare spazi e condizioni positive per un'educazione scolastica di segno diverso, fuori dal canone.
Questo rientra nel DNA stesso di “A”: uno dei compiti che questa rivista ha cercato di assolvere nei suoi 46 anni di vita, è stato quello di dar voce alle esperienze concrete di segno libertario, come questa della Rel. Al contempo, per scelta non ci siamo mai identificati in alcun progetto organizzativo o altro, preferendo, quando possibile, proporre più concezioni, più esperienze, più modalità di intervento.
Così è stato ed è nel mondo del lavoro, dove ha trovato spazio su “A” chi ha operato e opera nelle diverse sigle del sindacalismo libertario (Unione Sindacale Italiana/AIT, Confederazione Unitaria di Base, ecc.), ma anche anarchici presenti altrove, “perfino” nei sindacati confederali (CGIL, ecc.).
Così nel mondo dell'educazione e della pedagogia, riteniamo nostro compito dare spazio anche a chi abbia altre pratiche e/o altre idee sulle modalità migliori per un approccio libertario. Rel o non Rel.
Chi leggerà il dossier Rel e vi troverà motivi di critica o di perplessità – e questo vale evidentemente per tutto ciò che pubblichiamo – ci scriva. Noi volentieri pubblicheremo, apriremo il dibattito, spingeremo “quelle/i della Rel” a rispondere. Nel reciproco rispetto, saremo tutti più ricchi (di idee, opinioni, esperienze).
“A” cerca di essere un'agorà, una piazza aperta dove le idee, i progetti, le persone si incontrino e si confrontino. Dove le ingiustizie siano denunciate. Dove l'impegno e le energie siano dedicate alla costruzione di relazioni e di un mondo migliore.
Paolo Finzi
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